
9| Indelebile
"Sei indelebile come l'inchiostro
che ho sulla pelle.
Indelebile come la vita
che prende a sberle."
⏯ Indelebile, Fasma.
22 Maggio 2021.
Monaco. 📍
Alla fine quel casino che aveva sperato di non combinare, lo aveva combinato eccome. Lo aveva creato nella sua testa, lo stesso luogo in cui oltretutto negli ultimi giorni la confusione era sempre più grande e opprimente. Non aveva mai nascosto a se stesso l'interesse che provava per Cloe, ma dopo quella sera qualcosa in lui era cambiato. Qualcosa sembrava essersi evoluto in lui.
Quando aveva saputo che fosse fidanzata, aveva deciso di lasciar perdere e di dimenticarla. Ci aveva provato e probabilmente ci sarebbe anche riuscito se non fosse stato per la serata trascorsa a casa dell'amico di Carlos. Aveva sbagliato ad andarle vicino, a parlarle come se fosse una semplice amica e poi ad invitarla a ballare. Quel maledetto ballo era stato probabilmente la causa di tutto.
«Pianeta Terra chiama Daniel Ricciardo.» lo risvegliò dai suoi pensieri il suo migliore amico, Michael. Era talmente soprappensiero che non aveva minimamente sentito aprirsi la porta della sua stanza nel motorhome della Mclaren. «Cosa ti prende?» gli chiese l'amico, sedendosi accanto a lui. Non era la prima volta che lo aveva trovato in quello stato, con lo sguardo fisso nel vuoto. «Ti ha scritto Cloe per caso?»
Daniel gli aveva accennato che a casa dell'amico di Carlos si era presentata anche Cloe, ma non gli aveva raccontato tutto ciò che era realmente successo tra di loro. Non perché non si fidasse di lui, ma perché aveva deciso di non dirlo a nessuno e di tenerselo per sé. Sperava che se non lo avesse ammesso ad alta voce, allora tutto si sarebbe rivelato un sogno. Ma non era affatto frutto della sua immaginazione, e in fondo anche lui ne era consapevole.
«Nessun messaggio. Sto solo pensando alla qualifica di oggi.» dovette quindi mentire a Michael che però, essendo il suo migliore amico da quando avevano circa dodici anni, lo conosceva abbastanza bene da sapere che non gli avesse detto tutta la verità. Decise però ugualmente di lasciar perdere. Come aveva detto poco prima Daniel, dopo qualche ora ci sarebbe stata la qualifica e lui non avrebbe voluto mettergli altra pressione più di quanta già non ne avesse.
«Cerca solo di restare concentrato. È importante che tu lo sia per ottenere buoni risultati, lo sai.» si limitò quindi a dirgli. Daniel lo guardò negli occhi, per poi annuire consapevole che le parole di Michael erano più che veritiere. Doveva smetterla di pensare a Cloe e sarebbe anche stato facile se solo non se la fosse ritrovata davanti ad ogni Gran Premio. Proprio come successe poco dopo, quando lui e Michael uscirono dal motorhome della Mclaren per dirigersi ai box.
Era nel paddock, seduta in una zona ombrata, con Iris al suo fianco. Non aveva una bella cera, sembrava stanca. Non avrebbe dovuto avvicinarsi a lei, rispettando ciò che si era ripromesso di fare, ma lo voleva... e tanto. Era più forte di lui. «Ciao ragazze.» le salutò educatamente Daniel con un sorriso. «Stai bene?» chiese poi preoccupato a Cloe, poggiandole una mano sulla spalla. Lei annuí distrattamente, cercando di rassicurarlo anche se con scarsi risultati. «Hai preso qualcosa?»
«Sì, poco fa. Devo solo aspettare che faccia effetto.» gli rispose, alzandosi lentamente. «È solo un piccolo mal di testa, ragazzi. Grazie per preoccuparvi per la mia vita, lo apprezzo, ma non sono in pericolo. Non ancora almeno.» continuò poi scherzosamente, non appena notò le espressioni preoccupate sul volto dei tre ragazzi che aveva accanto a lei. «Credo che ora sia il momento di andare, per tutti quanti.»
Daniel annuí e aprì la bocca per dirle qualcosa, ma non fece in tempo perché Cloe trascinò letteralmente Iris via di lì. «Frena Cloe, che ti prende ora?» le chiese l'italo-spagnola, una volta essere scomparse dalla vista di Daniel e Michael. «In questi giorni mi hai più volte ribadito che non provi niente per Daniel e che sei fidanzata con Evan, allora perché stai cercando di evitarlo da due settimane?»
Anche Cloe, così come Daniel, non aveva detto alla sua amica ciò che era veramente successo a casa dell'amico di Carlos Sainz. Sapeva solo che l'aveva riaccompagnata in hotel e che era stato carino nei suoi confronti, ma non aveva accennato minimamente ai battiti mancati durante il ballo che avevano condiviso o all'aria divenuta soffocante in macchina di Daniel. Non glielo aveva raccontato, ma ad Iris era bastato osservare il suo comportamento nei giorni seguenti per capire che qualcosa in lei non andasse per niente.
«È tardi, dobbiamo andare da Mara al box Ferrari per l'inizio delle qualifiche.» si limitò a dire Cloe, cambiando totalmente discorso e accelerando il passo per evitare di rispondere. Iris sospirò, alzando gli occhi al cielo, così come si era più volte ritrovata a fare quando in quei giorni le aveva posto sempre la stessa domanda senza però mai ricevere una vera e propria risposta.
E avrebbe dovuto aspettare ancora un po', perchè Cloe non era una ragazza espansiva come lei. Aveva difficoltà ad esprimere ciò che provava, e Iris lo aveva capito in poco tempo. Per questo motivo aveva più volte insistito, ma non ossessivamente. Aveva più volte provato a cacciare le parole da bocca a Cloe, ma puntualmente non ne era mai stata in grado.
E quindi si ritrovò ad assistere alle qualifiche insieme alla sua collega, senza saper ancora cosa fosse realmente successo in quei giorni. E, come più volte le aveva detto Cloe, il lavoro e la vita personale dovevano rimanere separate, soprattutto durante i weekend di gara. Non era facile stare al passo con le continue novità della Formula 1, e quindi loro non avevano tempo da perdere.
Accanto alla felicità nascosta delle due ragazze causata dalla pole position di Charles Leclerc - non avevano mai negato di tifare Ferrari, ma al tempo stesso a lavoro non potevano esprimere le loro preferenze -, Cloe sembrò essere attraversata anche da un velo di tristezza. Ad Iris non servì nemmeno guardarla negli occhi per capire chi ne fosse il motivo: Daniel.
Era riuscito a classificarsi solo quattordicesimo, non sarebbe stata una bella serata per il pilota australiano. E di quello ne erano ben consapevoli lui, il suo team e tutti i suoi tifosi. Persino Cloe sembrò rimanerci male. Dopotutto non era mai stato bello vedere una persona ottimista e sorridente come Daniel Ricciardo perdere il sorriso a causa di una qualifica o una gara andata male. E quello sarebbe stato solo l'inizio.
Cloe ed Iris non ebbero l'opportunità di intervistare il pilota australiano, e forse era stato meglio così. Vedere Daniel in quelle condizioni, a Monaco, non era una cosa che avrebbe voluto fare Cloe. Ma in fondo era il suo lavoro e avrebbe dovuto attenersi alle regole. Fortunatamente, però, Lance Stroll fu più veloce di lui e giunse per primo davanti ai microfoni delle due ragazze. O forse era stato Daniel ad aver rallentato il passo per permettere a qualcun altro di prendere il suo posto?
Quando concluse la sua intervista con un giornalista olandese, dedicò solo pochi secondi la sua attenzione alle due ragazze, o meglio... a Cloe. Aveva lo sguardo dritto verso di sé. Con il microfono in mano e gli occhi puntati su di lui, Cloe era in attesa che il pilota più atteso di quella giornata si palesasse di fronte a lei.
E fu ciò che accadde, proprio qualche attimo dopo. Charles Leclerc, il poleman del Gran Premio di Monaco 2021, era pronto per essere intervistato da Cloe ed Iris. Aveva un sorriso sul volto e un luccichio negli occhi che erano in grado di esprimere tutto ciò che a parole non sarebbe stato mai in grado di esprimere. Non davanti a tutta quella gente. Alla sua gente.
«Sei stato spettacolare, Charles. Come sempre d'altronde.» Iris fu la prima a rivolgersi al monegasco, complimentandosi con lui come avrebbero voluto fare tutti in quel momento. Perchè Charles Leclerc era riuscito a piazzare in prima fila, e soprattutto in prima posizione, una Ferrari che in quella stagione era indubbiamente inferiore ad una Red Bull o ad una Mercedes.
E lo aveva fatto grazie alle sue capacità, le stesse che ancora non era riuscito a dimostrare del tutto. Ma un giorno lo avrebbe fatto. Un giorno Charles Leclerc si sarebbe guadagnato l'importante titolo di campione del mondo così come negli anni precedenti si era guadagnato quello del predestinato. Aveva solo bisogno di una macchina con cui lottare, un muretto in grado di scegliere le migliori strategie e un po' più di esperienza. Le potenzialità le aveva, e tutti coloro che seguivano ed amavano la Formula 1 ne erano ben consapevoli.
«Domani partirai primo, a Monaco. Sai bene che questa è una delle piste più importanti in cui correre un Gran Premio, ma sarà altrettanto importante perchè questa è casa tua. Come ti senti al riguardo?» domanda di curiosità fatta da Cloe, a cui però Charles sarebbe sempre stato felice di rispondere. Come le aveva detto la ragazza, quella era casa sua, e avrebbe sempre avuto tempo per parlarne.
«Ho sempre sentito molto il peso del Gran Premio di Monaco, così come sento tanto anche quello di Monza da quando vesto i panni della Ferrari.» iniziò il suo discorso il monegasco, dopo aver ringraziato con un tenero sorriso le due ragazze. «Oggi ci godiamo questa vittoria, ma sappiamo tutti che la vera gara è domani. È domani che non bisogna sbagliare.» continuò poi con tono ancora più serio.
Quando Charles si allontanò dai loro microfoni, Cloe voltò nuovamente lo sguardo nella direzione dove fino a poco prima c'era Daniel. Era andato via, probabilmente insieme a Michael. Aveva un briefing da fare, insieme a Lando, e non avrebbe potuto perdere altro tempo. Finite le sue interviste, quindi, si era diretto verso il Motorhome della Mclaren.
«Vedrai che domani andrà meglio.» Lando aveva cercato di rassicurare Daniel fin dal primo momento in cui l'aveva visto scendere dalla sua monoposto. Stessa macchina, stessa scuderia... eppure Lando era riuscito a qualificarsi quinto e lui solo dodicesimo. Non era stato un bel colpo per Daniel sapere che il suo compagno di squadra aveva fatto meglio di lui.
Era felice per Lando, indubbiamente, ma ogni pilota conosceva bene le regole di quel gioco: il peggiore nemico era il proprio compagno di squadra. E Daniel odiava essere essere totalmente consapevole che un novellino era riuscito a batterlo su una delle sue piste preferite. Se avesse continuato in quella direzione, per lui la situazione sarebbe precipitata in casa Mclaren.
Daniel non rispose. Se avesse aperto anche solo per qualche secondo la propria bocca, avrebbe detto cose che non avrebbe dovuto e voluto dire. Non aveva nulla contro Lando, ma vederlo ottenere risultati sempre più spettacolari mentre lui ne collezionava di sempre più deludenti era qualcosa che non riusciva più a sostenere. Non uno come lui, che era stato abituato ad essere in alto durante i suoi anni in Red Bull.
«Il tuo principe azzurro dov'è?» Cloe ed Iris erano fuori al circuito, in attesa che Evan arrivasse per dare loro un passaggio. In realtà essendo il suo ragazzo di Monaco, Cloe aveva deciso di trascorrere quei giorni a casa di Evan. Avrebbero prima dovuto accompagnare Iris in hotel, poi si sarebbero diretti verso la loro destinazione finale.
«Smettila di chiamarlo così.» sussurrò Cloe, timidamente. Iris aveva continuato a prenderla in giro per il suo ragazzo per giorni. «Dovrebbe essere arrivato, solo che non lo vedo.» disse poi, guardandosi intorno senza però trovare Evan. Era un persona puntuale, addirittura più puntuale di lei. Era strano come non fosse ancora arrivato al circuito.
Proprio quando però decise di prendere il telefono dalla borsa per poterlo chiamare, Cloe vide la macchina che stava cercando giungere al parcheggio. «Ciao ragazze!» le salutò Evan, non appena entrarono in macchina. Si voltò verso i sedili posteriori per sorridere ad Iris, e poco dopo spostò la sua totale attenzione verso Cloe, salutandola con un tenero bacio sulle labbra. «Come è andata? Ho visto i risultati.»
Ho visto i risultati. Con quella frase, Cloe sapeva bene che il suo ragazzo non si stesse riferendo allale qualifiche di Charles Leclerc, di Lewis Hamilton o di Lando Norris. Quella era una chiara frecciatina verso Daniel Ricciardo e verso ciò che era successo qualche tempo prima. Il motivo principale per cui in quelle settimane avevano litigato più del dovuto.
«Se hai visto i risultati, allora sai già come è andata.» prima che Iris potesse rispondere, Cloe aveva preso l'iniziativa. E non perché era così euforica nel dare una risposta al suo ragazzo, ma perché sapeva bene dove Evan sarebbe voluto arrivare. E infatti il suo tono di voce era sembrato piuttosto scocciato ed infastidito per quelle parole.
Daniel era sempre stato uno dei suoi piloti preferiti, e dimenticando per un attimo ciò che era successo tra di loro fino a qualche settimana prima, a prescindere da tutto lo avrebbe sempre difeso come pilota di Formula 1. Così come lo avrebbe fatto anche con Lewis Hamilton e Sebastian Vettel.
Fortunatamente il telefono di Iris squillò improvvisamente senza dare la possibilità ad Evan di controbattere alla risposta di Cloe. Il ragazzo si limitò quindi a lasciare il parcheggio nel minor tempo possibile, mentre nel frattempo Cloe aveva iniziato ad ascoltare la conversazione che la sua amica stava avendo con Lando. «Ci vediamo più tardi, allora.» concluse dopo un paio di minuti Iris.
Quel ci vediamo più tardi Cloe aveva iniziato a sentirlo sempre più spesso, weekend dopo weekend, gara dopo gara. E quella volta non le servì nemmeno voltarsi verso la sua collega per capire quali fossero le loro intenzioni. «Ci divertiamo, tutto qui.» le aveva ribadito fino a qualche giorno prima, e forse era davvero così in fondo.
Anche dopo aver lasciato Iris in hotel, quello strano silenzio che si era creato tra Evan e Cloe aveva continuato ad esistere. Il ragazzo non aveva idea di come iniziare la conversazione, forse in realtà era ancora provato nel pensare alla risposta abbastanza seccata di Cloe. Perché Evan aveva scelto quelle parole con cura, proprio per mandare una chiara frecciatina alla sua ragazza.
«Io vado a cucinare qualcosa. Se hai bisogno sono di là.» le aveva detto qualche minuto dopo essere entrati in casa. Una delle cose che Cloe più amava di Evan era la sua capacità nel cucinare. Lei non era molto portata, almeno non quanto lui. Forse era destino per lei circondarsi di persone con alte qualità culinarie. Prima Niccolò, poi Evan. Chissà se avrebbe conosciuto anche qualcun altro in futuro.
Cloe in attesa era rimasta sul divano, in quel salotto piccolo ma accogliente che tanto amava, con gli occhi puntati verso il panorama che quella vista offriva. La casa di Evan non era molto lontana dal centro di Monaco, ma era situata su una piccola altura che permetteva di vedere una parte del porto dela città dalla finestra del salotto.
E, mentre era occupata ad osservare le tante luci - delle case vicine, o delle navi nel porto - e rimanere incantata da esse, Cloe sentì qualcosa vibrare accanto a lei: il suo telefono. Lo prese quasi di corsa, aspettandosi un messaggio di Iris che l'aggiornasse con qualche novità, e invece... era un messaggio di Daniel.
Ti senti meglio?
Senza rendersene conto, si ritrovò a sorridere di fronte allo schermo del suo telefono. Apprezzava la preoccupazione dell'australiano nei suoi confronti. Anche Iris e Niccolò le avevano mandato messaggi per rimanere aggiornati sulla sua condizione di salute, ma si era solo limitata a rispondergli. Non aveva sorriso così tanto come invece aveva fatto alla vista del messaggio di Daniel.
«Chi è?» le chiese improvvisamente Evan, mentre si sedeva accanto a lei sul divano. Cloe bloccò subito il cellulare, sperando di non destare sospetti nel suo ragazzo, ma Evan in realtà sapeva bene chi fosse. Non era la prima volta che Cloe reagiva in quel modo per lui. «È lui, non è vero?» continuò infatti.
«Mi ha solo chiesto come stessi. Stamattina ha notato che stavo poco bene.»
«Solo perché è famoso non ha il diritto di scrivere alla mia ragazza.» sbottò Evan, stanco del modo in cui Daniel Ricciardo continuava a comportarsi con Cloe. Ci stava provando con lei dalla prima volta che l'aveva vista. Aveva sentito quell'intervista in cui scherzosamente l'aveva invitata a cena, e fin da lì aveva capito quali fossero le intenzioni del ragazzo.
Quando se lo era ritrovato di fronte per la prima volta, aveva sperato di sbagliarsi. Evan seguiva poco la Formula 1, ma aveva iniziato ad interessarsi maggiormente ad essa da quando la sua ragazza aveva iniziato a lavorare in quel mondo. Non conosceva quindi perfettamente Daniel Ricciardo, ma dalle poche interviste che aveva sentito in tv sembrava essere il ragazzo perfetto per Cloe.
E, la verità, era che Evan aveva semplicemente paura. Aveva paura di perderla come mai gli era successo in quei loro tre anni di relazione. In quelle settimane le era sembrata più distratta e pensierosa del previsto, e sapeva bene che la causa di tutto era Daniel Ricciardo. Non aveva mai avuto niente contro quel pilota, eppure in pochi giorni sembrava aver cambiato totalmente opinione su di lui.
«Siamo amici, Evan.» continuò a ribadire Cloe. Ma erano realmente solo amici? Lo credeva davvero o in quel momento stava solo cercando di rassicurare il suo ragazzo? In fondo, nel profondo, lei sapeva che c'era qualcosa tra di loro. Qualcosa a cui nessuno dei due era in grado di dare un nome, ma qualcosa che man mano era sempre più evidente anche ad altri come Evan, o Lando, o Iris.
«Perché sei così cieca, Cloe? Lui prova qualcosa per te!» cercò per l'ennesima volta di farglielo capire il monegasco, e per Cloe non aveva in fondo tutti i torti. In realtà non sapeva se Daniel fosse attratta da lei, ma aveva notato ciò che succedeva ogni volta che si ritrovavano da soli. L'aria diventava pesante, quasi soffocante, il cuore batteva forte e il respiro diventava corto. Ad entrambi.
«Quindi questo mi impedisce di parlargli?» gli chiese, incrociando le braccia al petto. Era in attesa di una risposta da parte del suo ragazzo, che però sembrava non arrivare. Per Evan Daniel era troppo espansivo nei confronti di Cloe, e lui ne era profondamente geloso. Non lo era mai stato di nessun ragazzo perché Cloe aveva sempre avuto occhi per lui. Aveva capito fin dal primo istante, invece, che Daniel non era tutti gli altri per Cloe.
«Non voglio che ti giri intorno.»
«Non sei tu a decidere chi può o non può essere mio amico.» sbottò Cloe, puntandogli il dito al petto. Evan non aveva il diritto di controllare la sua vita, nessuno mai lo avrebbe avuto. Non poteva impedirle di parlare con Daniel, o addirittura di non vederlo più. Anche se in realtà evitarlo e cercare di smettere di pensare a lui era quello che aveva fatto in quelle settimane, proprio per non creare altre discussioni con Evan.
«Allora vattene. Non voglio avere una ragazza che vuole stare con due piedi in una scarpa.» disse istintivamente il monegasco, senza ragionare, indicando con il braccio destro l'uscita. Era talmente arrabbiato che aveva detto cose che non pensava realmente. Conosceva da tanto Cloe, erano stati amici per un paio di anni prima di fidanzarsi. Lei non era mai stata quel tipo di ragazza, e lui era stato così stupido anche solo a pensarlo in quel momento. La paura di perderla aveva preso il sopravvento.
«Io non amo lui, amo te!» urlò esasperata Cloe, con le lacrime agli occhi. Aveva fatto di tutto per evitare di litigare con Evan, ma nulla era servito. «Ma tu sei troppo cieco per capirlo.» continuò poi, in un sussurro. Pochi secondi dopo si asciugò le lacrime e, con un gesto improvviso, corse verso la loro camera. Evan la seguì e la vide prendere la sua valigia e metterci distrattamente dentro tutte le sue cose.
«Che stai facendo?»
«Quello che mi hai detto di fare. Me ne vado.» sbottò lei, continuando a raccogliere i suoi vestiti nonostante Evan cercasse in qualunque modo di ostacolarla. In quel momento però Cloe era più determinata che mai a voler andare via. Era meglio per entrambi stare lontani per un po', che fosse per qualche ora o per qualche giorno. Voleva solo stare da sola in quel momento.
«Non dicevo sul serio.» cercò di convincerla Evan. Provò a prenderle i vestiti tra le mani, ma lei lo spinse via e li mise in valigia. La chiuse e, pochi secondi dopo, uscì dalla camera con Evan al suo seguito. «Cloe, aspetta!» esclamò il ragazzo, rincorrendola per poi fermarla per il braccio.
«Lasciami.»
Cloe provò a liberarsi dalla presa di Evan, senza però riuscirci. «Perdonami, ti prego.» si scusò il monegasco, con le lacrime agli occhi. Amava Cloe e l'ultima cosa che avrebbe voluto in quel momento sarebbe stato perderla a causa della sua gelosia. «Fuori piove, non vorrai mica...» cercò poi di dire, allentando la presa sul braccio della ragazza al punto tale che lei fu finalmente in grado di liberarsi.
Si diresse verso la porta della casa e a quel punto Evan capí che non avrebbe più potuto fare niente, o almeno non in quel momento. Probabilmente Cloe aveva ragione, sarebbero dovuti rimanere per un po' lontani. «Buonanotte, Evan.» disse infine Cloe, aprendo la porta e uscendo definitivamente dalla casa del suo ragazzo, lasciando quest'ultimo sull'uscio ad osservarla correre via. Tutto per un suo stupido errore.
In questo modo Cloe si ritrovò a girovagare da sola per la strade di Monaco, in tarda serata e per di più sotto la pioggia. Appena fuori casa di Evan, cercò invano un taxi. Sbloccò il telefono per chiamare Iris e avvisarla di ciò che era successo, ma non aveva linea. Sbuffò, irritata per ciò che era successo. La rabbia fece poi spazio alla delusione e gli occhi le divennero lucidi nel pensare a come Evan l'aveva trattata. Lei lo amava, perché lui continuava a dubitare di lei? Perché non si fidava delle sue parole?
«Cloe, cosa ci fai qui da sola?» le chiese improvvisamente qualcuno alle sue spalle. Cloe sobbalzò, asciugandosi velocemente le lacrime. Si voltò di scatto e notò Daniel scendere dalla sua macchina. Il ragazzo le si avvicinò e, in attesa di una risposta, si tolse il giubbino che indossava e lo mise sulla sua testa per evitare che si bagnasse ulteriormente più di quanto già non lo fosse.
«Daniel, ciao. Io... non lo so.»
«Sali in macchina, sta piovendo.» le disse prendendole la valigia tra le mani e mettendola nel portabagagli. Cloe non se lo fece due volte e salì in auto seguita poco dopo da Daniel. Prima di partire, il pilota si voltò verso di lei e la prima cosa che notò furono i suoi occhi gonfi. «Cosa è successo? Non dovevi essere a casa di Evan?» le chiese preoccupato.
Non avrebbe dovuto saperlo, e invece Lando aveva parlato fin troppo. Anche se in realtà tutto era partito da Iris. Daniel non sapeva che Evan abitasse a Monaco e che di conseguenza Cloe sarebbe stata da lui durante il weekend di gara. Ma Iris lo aveva rivelato a Lando, e Lando lo aveva riferito a Daniel. Proprio come un telefono senza fili.
«Abbiamo litigato e sono andata via.» si limitò a dirgli, con lo sguardo basso. Non voleva mostrarsi debole agli occhi di Daniel, anche se ormai l'australiano aveva notato lo stato in cui si trovava. Era tutta bagnata a causa della pioggia, aveva una valigia tra le mani e le lacrime agli occhi. «Puoi portarmi in hotel per favore? Devo prenotare una camera per questa notte.»
Aprì la borsa e prese il telefono per chiamare la reception, ma prima che potesse comporre il numero sentì Daniel bloccarla poggiando una mano sulla sua. «È tardi, Cloe. Puoi dormire da me questa notte, e domani ti accompagno in hotel.» le propose in seguito, sperando che lei accettasse. Forse era stato troppo azzardato a invitarla a casa sua, ma in quel momento voleva solo che lei stesse bene.
«Non voglio disturbarti. Hai già fatto abbastanza per me questa sera.» si ritrovò a controbattere Cloe. Sarebbe stato parecchio imbarazzante per lei dormire a casa di Daniel, non perché fosse uno sconosciuto ma perché non erano da molto amici e ancora non si conoscevano del tutto. D'altro canto però il ragazzo aveva ragione. Non aveva un posto dove stare e avrebbe dovuto svegliare Iris per una sciocchezza quando aveva già qualcuno al suo fianco che era pronta ad aiutarla.
«Non mi disturbi affatto, credimi.» continuò a ripeterle Daniel. All'ennesimo insistere del ragazzo Cloe si convinse, pensando che per lei peggio di come era la situazione non sarebbe potuta andare. A quel punto Daniel le sorrise, accese la macchina e con lo sguardo fisso sulla strada iniziò a guidare verso casa sua. Non distava molto da dove si trovavano, quindi non ci avrebbero impiegato molto.
Il viaggio fu particolarmente silenzioso. Daniel si voltò più di una volta per osservare lo stato in cui si trovava Cloe, stringendo poi forte tra le mani lo sterzo dell'auto nel vederla in quello stato e pensare che era tutta colpa di Evan. Come poteva aver lasciato la sua ragazza girovagare da sola senza una meta in piena notte e per di più sotto la pioggia?
Cloe invece cercò di far finta di niente, ma con la coda degli occhi riuscì a notare lo strano comportamento di Daniel e non ne riuscì a capirne il motivo. In quel momento però non aveva voglia di pensare, e quindi lasciò perdere. Si limitò solo a prendere il suo telefono dalla borsa e ad inviare un messaggio a Iris.
Sono con Daniel, dormo da lui. Ho litigato con Evan e sono andata via, ti spiego domani mattina. Io sto bene, non preoccuparti. Buonanotte.
«Siamo arrivati.» la risvegliò dai suoi pensieri Daniel. A quel punto Cloe, senza guardarlo, aprì la portiera e scese dalla macchina. Il ragazzo fece lo stesso, e prese dal bagagliaio la valigia della ragazza e il suo borsone. «Non preoccuparti, faccio io.» le disse quando Cloe provò a prendergli la sua valigia dalle mani.
Prese le chiavi di casa e, una volta arrivati al quinto piano grazie all'ascensore, aprì la porta facendo entrare per prima Cloe. «Ho una stanza in più. Puoi dormire lì. Vieni, ti faccio vedere.» l'avvisò indicandole il corridoio. Posò il suo zaino sul divano, poi si diresse con la valigia della ragazza verso la camera che solitamente utilizzava per gli ospiti. «Non è il massimo, ma...»
«Grazie, Daniel. Davvero.» lo interruppe però Cloe, ancora con gli occhi un po' lucidi, guardandolo. Avrebbe potuto girovagare tutta la notte in giro per la città in cerca di una camera d'hotel, e invece era inaspettatamente arrivato Daniel per caso a salvarla in calcio d'angolo. Era sembrata tutta una coincidenza, e probabilmente lo era stata.
Dopo aver lasciato Michael a casa sua, si era diretto verso il suo appartamento. Il caso aveva voluto che quella sera la strada che lui era solito percorrere al ritorno era stata chiusa per dei lavori. Era stato quindi costretto ad allungare il percorso, passando senza saperlo davanti alla casa di Evan. Lo aveva capito solo quando aveva visto Cloe uscire dal portone con un'espressione abbastanza sconvolta sul volto.
Se non fosse stato per quell'improvviso cambio di rotta, probabilmente Daniel non avrebbe mai saputo di ciò che era successo poco prima tra Cloe e Evan. E, inoltre, non avrebbe potuto aiutare quella ragazza che ora aveva accanto a sé, a casa sua. Delle volte il destino era parecchio strano.
Daniel uscì per qualche minuto dalla camera, e nel mentre Cloe si sedette sul letto. Chiuse gli occhi e sospirò. Odiava litigare con Evan, per motivi poi così stupidi. Succedeva sempre più spesso ultimamente, precisamente da quando Cloe aveva conosciuto Daniel. Avrebbe voluto chiarire subito, ma lui non era intenzionato a farlo. Era chiaramente geloso di Daniel, ma aveva davvero motivo di esserlo?
Più volte aveva pensato al rapporto che aveva con l'australiano, rapporto a cui non sapeva in realtà dare un nome. Amava Evan, ma si trovava bene anche con Daniel. Amava Evan, ma non riusciva a dimenticare il ballo che aveva condiviso con Daniel. Si sentiva così confusa in quel momento. Forse non avrebbe dovuto accettare di dormire a casa del pilota e avrebbe invece dovuto dirigersi in hotel nonostante l'ora.
«Ti ho portato qualcosa di comodo e asciutto con cui dormire.» la risvegliò dai suoi pensieri Daniel, comparendo nuovamente nella camera dove lei avrebbe dormito quella notte. Cloe lo ringraziò con un timido sorriso, prendendo i vestiti e dirigendosi in bagno per cambiarsi. Erano piuttosto larghi, dopotutto erano di Daniel, ma ciò che più le fece effetto fu il sentire il suo profumo.
Cercando di pensare ad altro che non fosse il pilota australiano, pochi minuti dopo uscì dal bagno per dirigersi nuovamente in camera. Con sua enorme sorpresa notò Daniel ancora seduto sul suo letto. «Non dovresti andare a dormire? Domani hai la gara.» sussurrò con voce bassa, quasi sul punto di piangere. Lo aveva fatto prima di incontrare Daniel, e lo aveva fatto anche poco prima in bagno.
«Voglio prima assicurarmi che tu stia bene.» ammise con lo stesso tono di voce Daniel, alzandosi poi dal letto per potersi avvicinare alla ragazza. Appoggiò una mano sulla guancia di Cloe, provocandole un leggero sussulto. Forse Evan aveva ragione ad essere geloso di Daniel. «Se hai bisogno di parlarne, sono qui.»
«Grazie Daniel, per tutto quello che stai facendo, ma non ho voglia di parlarne. Non ora almeno.»
Daniel le sorrise teneramente, attirandola a sé in un abbracciò. Di tutta risposta Cloe appoggiò la testa contro il petto del ragazzo e chiuse gli occhi, inebriando il suo profumo. Istintivamente lo strinse a sé, quasi come se avesse proprio bisogno di quello. L'ultima volta che era stata tra le sue braccia era stata a casa dell'amico di Carlos, quando avevano condiviso quel ballo.
Da quella sera Daniel era diventato indelebile nella sua mente, indelebile al punto tale da non riuscire a pensare ad altro, così come lei lo era diventata per Daniel. Indelebile come l'inchiostro che aveva sulla pelle. E lo aveva capito proprio in quel momento, o meglio... proprio in quel momento aveva preso la piena consapevolezza che per lei Daniel non fosse minimamente come tutti gli altri. E quello avrebbe avuto delle importanti conseguenze per il futuro... di entrambi.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro