2| Gioco di sguardi
"È nato tutto da
un gioco di sguardi,
tu che mi parli,
io che ti osservo."
⏭ Avrei solo voluto, Rea.
25 Marzo 2021.
Bahrain. 📍
Poche volte nella sua vita si era svegliata con lo stesso entusiasmo di quella mattina. Come poteva non essere altrimenti? Quello per lei poteva essere considerato il suo primissimo giorno di lavoro e per di più quella mattina stessa avrebbe già dovuto intervistare due piloti insieme alla sua collega Iris, nonché nuova amica.
Lando Norris e Daniel Ricciardo. Un ragazzo che da pochi anni era entrato in Formula 1 e uno che invece quella stagione avrebbe raggiunto le duecento gare in tutta la sua carriera. Lando e Daniel erano una coppia che molti erano curiosi di vedere in pista, proprio a causa della loro differenza di età. Il pilota inglese era giovane e proprio per questo voleva dimostrare a tutti il suo potenziale. L'australiano invece aveva attraversato un periodo difficile dopo aver lasciato la Red Bull, ma non aveva mai mollato.
«Come ti senti?» le chiese improvvisamente Iris, una volta uscita dal bagno privato che avevano nella loro camera d'hotel. Se Cloe era emozionata ed euforica, la sua collega lo era ancora di più. Non vedeva l'ora di iniziare la sua prima giornata di lavoro e soprattutto non vedeva l'ora di intervistare i primi piloti, proprio come Cloe. «Perché io non sto più nella pelle.» esclamò poi, buttandosi a peso morto sul letto dove la sua collega era seduta per potersi allacciare le scarpe.
«L'ho notato.» rispose la ragazza, accennando una risata. Aveva conosciuto Iris solo il giorno prima, eppure le erano bastate meno di ventiquattro ore per rendersi conto di quanta euforia mettesse in ogni cosa facesse. Cloe non era come lei, era più razionale nell'affrontare la vita. Iris sembrava affrontarla invece più con il proprio istinto. «Comunque io sono pronta. Se lo sei anche tu, possiamo scendere.»
Cloe si alzò dal letto, seguita da Iris che invece si limitò ad annuire. Prese la sua borsa e le chiavi della camera e insieme alla sua collega si diresse verso l'ascensore. Federica Masolin e Davide Valsecchi avevano riferito loro di dirigersi autonomamente all'autodromo, con uno dei taxi presenti fuori l'hotel. Si sarebbero incontrati direttamente nel paddock e da lì gli avrebbero spiegato cosa avrebbero dovuto fare.
Il giovedì nel paddock era sempre la giornata meno caotica, - se si considerava anche il weekend con la presenza dei tifosi - ma al tempo stesso ricca di giornalisti. Era il media day, dedicato a interviste di ogni tipo al punto tale che gli stessi piloti quasi si divertivano ad essere intervistati. Alcuni in particolare, e tra questi vi erano proprio Daniel Ricciardo e Lando Norris. E quel giorno Cloe lo avrebbe sperimentato lei stessa.
«Come dobbiamo comportarci secondo te? Aspettare che siano loro a venire da noi o chiedere a qualche responsabile?» le chiese Iris, subito dopo essere entrate. Avevano mostrato il loro badge ed erano passate attraverso i tornanti, per la loro primissima volta, ma non avevano idea di dove iniziare a cercare la Masolin e Valsecchi.
«Ora provo ad inviargli un messaggio.»
Fu ciò che provò a fare, senza però in realtà averne il tempo. Davanti a loro, quasi come se si fossero materializzati, si ritrovarono in pochi secondi i due veterani che stavano cercando. «Eccoci qua! Avete dormito bene questa notte?» esclamò Valsecchi con un enorme sorriso sul volto. Aveva provato a metterle a loro agio fin dal primo momento in cui le aveva viste, e ci era riuscito anche piuttosto bene.
«Siamo state benissimo, grazie.» rispose Cloe, ricambiando il sorriso e parlando anche per conto di Iris, che invece si limitò ad annuire. «Ora però non vediamo l'ora di iniziare.» continuò poi, facendo trapelare tutta l'euforia che provava in quel momento. Di lì a poco avrebbe svolto la sua prima intervista in Formula 1, come poteva non sentire l'adrenalina che scorreva forte nelle sue vene?
«Perfetto.» disse invece Federica Masolin. Sfogliò i fogli che aveva tra la mani, cercando qualcosa che sembrò trovare quasi subito. «L'intervista a Lando e Daniel è tra circa due ore. Avete il tempo di prendere tutta l'attrezzatura che vi serve e anche di farvi un giro nel paddock durante l'attesa. Vicino alla motorhome della Ferrari troverete Mara Sangiorgi. Sarà lei ad occuparsi di voi.» spiegò loro mentre indicava da lontano la strada per arrivare alla loro destinazione.
E fu così che, una decina di minuti dopo, Cloe e Iris si ritrovarono in giro per il paddock, senza una vera e propria meta. Avevano a disposizione quasi un'ora e, essendo nuove, avevano deciso di esplorare quel luogo tanto grande ma che al tempo stesso sembrava per loro un vero e proprio labirinto. La strada principale era facile da individuare, ma esistevano stradine ulteriori che avevano messo in difficoltà soprattutto Cloe che perdeva facilmente il senso dell'orientamento.
Durante la loro escursione, se così potevano chiamare quel breve viaggio che avevano svolto per rendere il paddock un luogo a loro più familiare, notarono la presenza di diversi piloti. Incontrarono tra i tanti Esteban Ocon, Valterri Bottas e Lance Stroll. Notarono da lontano che i tre piloti erano occupati con tre giornalisti diversi. E tra poco sarebbe toccato a loro lo stesso compito di questi ultimi.
Quando infatti fu l'ora di dirigersi nei pressi del Motorhome della Ferrari, intravidero Mara Sangiorgi. Inizialmente non avevano idea di come comportarsi, ma per loro fortuna fu proprio la donna ad avvicinarsi a loro. «Ciao ragazze, che bello vedervi qui.» disse loro la donna non appena se le ritrovò davanti. Mara era un'altra veterana della redazione di Sky Sport Italia che Cloe ed Iris ammiravano tantissimo e che, come tutti gli altri, avevano conosciuto il giorno prima poco dopo essere arrivate in hotel.
«Credo che Davide e Federica vi abbiano già spiegato le cose principali, giusto?» chiese loro Mara dopo qualche attimo di silenzio. Iris e Cloe annuirono e, a quel punto, la donna fece loro segno di seguirla. «Questa è la vostra attrezzatura per l'intervista che dovrete fare a Lando e Daniel.» spiegò alle due ragazze porgendo loro due microfoni e un paio di cartelline con dentro qualche foglio, probabilmente dove scrivere qualche appunto. «Ora dov...»
Mara non fece in tempo a terminare la frase perché qualcuno di fronte a lei - e quindi alle spalle di Iris e Cloe - la bloccò sul nascere. «Mara stai per caso spaventando queste due povere ragazze?» esclamò quel qualcuno da lontano. Non era una voce sconosciuta a nessuna delle tre, anzi. Era fin troppo conosciuta da tutti lì nel paddock in realtà. Quattro volte campione del mondo. 2010-2013. Scuderia Red Bull. Sebastian Vettel.
Era da sempre stato il pilota preferito di Iris e Cloe. Quando avevano conosciuto il mondo della Formula 1 - a circa sette anni Iris, a circa nove Cloe - Sebastian non era ancora presente. Quando poi, nel lontano 2007, era arrivato quel pilota tedesco in Formula 1, era stato in grado di colpire entrambe fin da subito. Come poteva essere il contrario? Sebastian Vettel era sempre stato in grado di entrare nel cuore dei tifosi.
«È un onore conoscerti, Seb.» fu Iris a parlare, con un ampio sorriso sul volto. Sebastian Vettel faceva quell'effetto, era inutile negarlo. Era uno dei piloti in griglia che non potevi non amare o anche solo sostenere. Era una grande persona prima di essere un grande pilota. Lo aveva dimostrato tante volte, così come lo avrebbe dimostrato anche in futuro.
Sebastian ricambiò il sorriso, spostando lo sguardo da una ragazza all'altra. «Mi promettete un'intervista? Mi ero proposto per quella di oggi, ma Daniel e Lando mi hanno anticipato. Devo ancora rimproverarli per questo.» disse poi, facendo ridere entrambe le ragazze ma anche Mara Sangiorgi che stava ascoltando la loro conversazione in silenzio. «Ora credo di dovervi lasciare. Vedo Lando laggiù che sembra si sia perso.»
Sebastian indicò con l'indice in una direzione e solo in seguito a quel gesto Cloe ed Iris si voltarono entrambe. Il pilota aveva ragione. Lando Norris, in compagnia del suo addetto stampa, stava girovagando in quei pressi non sapendo dove andare. Probabilmente gli era stato detto di aspettare in quella zona chi avrebbero dovuto intervistarlo.
Fu così che, dopo aver salutato Sebastian e Mara - che continuarono a parlare tra di loro - , Cloe ed Iris si diressero invece verso il pilota inglese, insieme al cameraman e con tutta l'attrezzatura di cui avevano bisogno per quell'intervista. «Ciao.» le salutò Lando, con un timido ma dolce sorriso, non appena le vide giungere di fronte a lui.
Cloe invece si guardò intorno, in cerca di Daniel Ricciardo, ma di lui sembrava non esserci ancora alcuna traccia. Non sapeva bene cosa fare: aspettare che l'altro pilota arrivasse per l'intervista o procedere solo con Lando Norris? Per Iris invece sembrò non sembrò importare più di tanto, siccome Cloe notò che aveva già iniziato a porre le prime domande a Lando.
Si limitò quindi ad ascoltare in silenzio la sua collega, intervenendo solo qualche volta e solo per poco. Iris sembrava così contenta nell'intervistare Lando al punto tale che lei aveva deciso di dare alla sua collega una maggiore opportunità di parlare con lui. «Grazie per il tuo tempo, Lando.» disse poi, solo quando il pilota ebbe finito di rispondere all'ultima domanda che Iris gli aveva posto qualche minuto prima.
Lando si limitò a sorridere ad entrambe le ragazze per poi andare via mentre Cloe iniziò a guardarsi nuovamente intorno. Erano passati quasi dieci minuti e ancora nessuna notizia di Daniel Ricciardo. Solitamente le interviste non erano programmate, ma essendo la prima volta per entrambe, Federica Masolin e Davide Valsecchi avevano deciso di affidare loro uno delle poche che invece lo erano.
Ciò significava che Daniel Ricciardo aveva avuto un imprevisto, o che se n'era totalmente dimenticato. La sua seconda ipotesi era però quasi del tutto impossibile, siccome ogni pilota aveva un addetto stampa sempre con sé che lo aiutava a ricordare tutti i suoi impegni giornalieri. Perfetto quindi, la sua prima intervista in Formula 1 non poteva non iniziare nel migliore dei modi.
«Scusate il ritardo, ragazze. Sono stato trattenuto da un'altra intervista.» si scusò qualcuno alle loro spalle, proprio quando Cloe stava iniziando a perdere le speranze. La ragazza fu la prima tra le due a voltarsi e quindi la prima ad incrociare gli occhi color castano di Daniel Ricciardo. Non lo aveva mai visto così da vicino, così come non aveva mai visto da vicino tutti gli altri piloti. Daniel però le sembrava diverso da Sebastian, da Lando e dai due piloti Ferrari che aveva incontrato il giorno precedente.
Il pilota, nell'incrociare gli occhi di Cloe, rallentò il proprio passo. Procedette più lentamente verso i microfoni di Sky Sport, provando ciò che aveva provato anche Cloe. Non aveva mai visto quella ragazza nel paddock, eppure c'era qualcosa che aveva catturato fin da subito la sua attenzione. Non le staccò infatti gli occhi di dosso, nemmeno mentre attendeva che una delle due ragazze che aveva di fronte a sé iniziasse a porgli qualche domanda.
«Ciao Daniel. Prima di tutto grazie per essere qui con noi.» iniziò a dire Iris per poi continuare non appena Daniel spostò lo sguardo verso di lei. «È il tuo primo anno in Mclaren, come ti senti ad intraprendere questa nuova avventura? Credi di riuscire ad aiutare la squadra come Carlos Sainz ha fatto l'anno scorso insieme a Lando Norris?» iniziò a porgli diverse domande, tutte riguardanti l'inizio del suo nuovo percorso con il team Mclaren.
Gli anni precedenti, quando era già consapevole di dover lasciare la Red Bull, aveva considerato a lungo le proposte fatte dai diversi team. Quello della Mclaren gli era sembrato interessante, ma non lo aveva convinto del tutto come invece aveva fatto la Renault. Aveva quindi trascorso due anni con la scuderia francese per poi firmare un contratto con quella inglese. Sarebbe stata una nuova avventura per lui, ma così come aveva vissuto con entusiasmo quella con la Renault, avrebbe fatto la stessa identica cosa con la Mclaren.
«Sono contento di essere in questo team quest'anno.» ammise Daniel, con un sorriso, guardando Iris negli occhi. «Carlos l'anno scorso ha fatto un ottimo lavoro con la squadra, e quindi quest'anno io ho tante responsabilità. Farò di tutto pur di non deludere il mio team.» continuò poi, con tono piuttosto serio. Daniel era una persona sempre con il sorriso sulle labbra, ma quando parlava del suo lavoro e di tutta la fiducia che il team per cui correva gli affidava, assumeva un atteggiamento completamente diverso.
«Domani ci saranno i primi practice di questa stagione. Come ti senti all'idea di ritornare in pista dopo tanto tempo?» fu Cloe a porgli quella domanda. Erano le prime parole che usava per rivolgersi a Daniel e solo in quel momento lui spostò totalmente la sua attenzione su di lei. L'australiano non parlò subito, ma impiegò almeno una trentina di secondi a guardare Cloe negli occhi senza però dire una parola.
«Sono felice.» rispose quasi un minuto dopo, parlando improvvisamente con un buffo accento italiano. «È il mio lavoro, e ti amo.» disse poi, sbagliando totalmente preposizione. Iris scoppiò a ridere, Cloe invece abbassò lo sguardo imbarazzata per le parole dell'australiano. «Cosa ho detto? Ho sbagliato qualcosa?» chiese preoccupato, spostando lo sguardo da Cloe a Iris e viceversa più e più volte. Le due ragazze avevano improvvisamente iniziato a comportarsi in un modo piuttosto strano. Doveva per forza averne combinata una delle sue.
«Si dice lo amo, Daniel. Non ti.» cercò di spiegargli l'italo-spagnola, provando a non ridere ancora. In quel momento non aveva idea di cosa fosse più divertente, se le guance rosse di Cloe o l'espressione seria ma al tempo stesso buffa sul volto di Daniel. «Ti è rivolto a Cloe.» continuò poi, vedendolo poi sbarrare gli occhi nell'attimo in cui comprese il suo errore. Era stato un idiota.
«Oh.» fu l'unica cosa che riuscì a dire inizialmente, spostando totalmente l'attenzione verso Cloe. La ragazza aveva alzato lo sguardo solo da pochi secondi e, nel momento in cui su ritrovò lo sguardo di Daniel su di sé, si sentì avvampare nuovamente. «Scusami, è che non parlo perfettamente italiano.» ammise poi imbarazzato l'australiano.
«Tranquillo, va tutto bene.»
Cloe lo rassicurò, notando che fosse piuttosto agitato. In realtà a lei stessa serviva qualcuno che la rassicurasse. Era solo la sua prima intervista, e già era successo qualcosa che non si sarebbe mai aspettata. Eppure una decina di minuti prima aveva intervistato Lando, e non le era sembrato così difficile come compito. Con Daniel invece tutto era diventato improvvisamente imprevedibile.
«Comunque grazie per questa intervista, Daniel.» lo ringraziò infine Iris. L'australiano ricambiò con un sorriso, poi andò via, probabilmente per altre interviste o per ritornare nel loro motorbox a discutere della gara con il suo team. Poco prima di voltare loro le spalle e dirigersi verso il motorbox della Mclaren, però, si ritrovò nuovamente ad osservare Cloe. La ragazza ricambiò quello sguardo, non riuscendo ad interrompere il contatto visivo che terminò invece solo quando il pilota girò l'angolo.
«Certo che da vicino sono ancora più belli di come appaiono in tv.» fu il commento di Iris a riportarla alla realtà, risvegliandola dai suoi pensieri. «E poi comunque... quel ti amo?» le chiese in seguito, guardandola negli occhi. Cloe avrebbe solo voluto dimenticare quel momento in cui si era ritrovata in imbarazzo a causa delle parole di Daniel, e invece Iris non aveva perso tempo a ricordarglielo.
«Ha sbagliato, lo ha detto lui stesso.»
«Ha sbagliato perché improvvisamente, senza motivo, ha iniziato a parlare italiano.» continuò invece ad insistere Iris. Con lei aveva parlato inglese e, quando poi aveva rivolgo l'attenzione verso Cloe, la situazione era cambiata. «E, guarda caso, proprio quando tu hai iniziato ad intervistarlo.» le fece notare in seguito, con un sorrisetto malizioso sul volto.
«Per oggi abbiamo finito. Ritorniamo in hotel per sistemare le ultime cose dell'intervista, che ne dici?» le propose Cloe, con lo scopo principale di cambiare subito discorso. Non sapeva nemmeno lei il motivo per cui Daniel avesse improvvisamente cambiato lingua proprio quando aveva iniziato a parlare con lei, e non poteva negare che Iris avesse in parte ragione. Perché lo aveva fatto?
«Io devo un attimo andare in bagno.» l'avvisò invece Iris. Aveva capito che l'intenzione di Cloe era stata quella di non parlare più di quell'argomento e l'aveva accontentata. «Per evitare di perdere tempo, vai tu ad avvisare Mara che abbiamo finito?» le chiese poi, ricevendo come risposta un cenno del capo da parte della sua collega. «Ci vediamo al di fuori del paddock tra un cinque minuti allora.»
In questo modo, mentre Iris si dirigeva verso uno dei bagno che qualche ora prima aveva intravisto durante il loro giro nel paddock, Cloe invece si mosse verso la direzione opposta insieme al cameraman. Mara Sangiorgi, dopo aver terminato la sua conversazione con Sebastian Vettel, si era spostata leggermente verso il Motorhome della Mclaren e Cloe aveva dovuto raggiungerla direttamente lì. «Mara, ciao. Noi abbiamo finito, questa è tutta l'attrezzatura.»
«Va bene, allora ci vediamo domani durante i practice.» la salutò la donna, con un sorriso. «Appena finite di sistemare l'intervista che avete fatto, mandatela alla mia email. Eccola qui.» le disse poi, dandole un pezzo di foglio con sopra scritte le informazioni di cui lei ed Iris avrebbero avuto bisogno qualche ora più tardi.
Erano passati pochi minuti da quando aveva salutato Mara e il cameraman, e ancora non era riuscita a trovare l'uscita del paddock. Era ancora ferma nei pressi della Motorhome della Mclaren, quasi come se stesse girando in tondo. Non aveva un ottimo senso dell'orientamento e questo lo avevano capito persino le persone che, camminando per il paddock, l'aveva vista con un'espressione spaesata sul volto.
Proprio quando sembrò aver trovato la giusta direzione, però, si scontrò con qualcuno. «Mi scusi. Non avevo la minima intenzione di...» sussurrò a voce bassa Cloe, con ancora la testa bassa. Stava per continuare e terminare la sua frase, ma si interruppe non appena alzò lo sguardo e notò gli stessi occhi che circa una mezz'oretta prima la stavano fissando, fare lo stesso proprio in quel preciso momento.
Daniel Ricciardo era davanti a lei, ma quella volta erano soli. Non c'era Lando, non c'era Iris, non c'era Mara, non c'era il suo addetto stampa. Non c'era nessuno. Solo loro. E se ancora avesse ripensato a quello che era successo poco prima, le sue guance si sarebbero dipinte di rosso a causa della gaffe del pilota australiano e dell'imbarazzo che aveva provato in quel momento.
«Di nuovo tu.» Daniel ci scherzò su, abbozzando un sorriso. La sua giornata di lavoro non era ancora finita, a differenza di quella di Cloe, e infatti si stava dirigendo quasi di corsa nella Motorhome della Mclaren per un incontro con il suo team. Era in ritardo, e stava correndo. Ecco il motivo per cui si era letteralmente scontrato con Cloe. Lui non stava guardava dove stava andando, proprio come la ragazza.
«È la prima volta che giro nel paddock della Formula 1. È tutto nuovo per me e mi perdo facilmente.» ammise Cloe, abbastanza imbarazzata. In quel momento si era ritrovata a parlare con un famoso pilota come Daniel Ricciardo, e non per un'intervista bensì a causa di una brutta figura che aveva fatto proprio con lui. Come poteva non esserlo?
«Quindi sei nuova. Ecco perché non ti avevo mai vista qui in giro.» disse l'australiano, rivolgendosi più a se stesso che a lei. Non l'aveva mai notata, eppure lui notava sempre tutti. «In ogni caso, dove devi andare? Posso aiutarti a trovare la strada giusta evitando di travolgere altre persone.» continuò poi, ridendo e strappando un sorriso anche alla ragazza che aveva di fronte a sé.
«Oh, ehm... ho appuntamento con la mia collega al di fuori del paddock.»
«Allora per di qua. Devi procedere sempre dritto e alla fine di questa strada girare verso la tua destra.» le spiegò Daniel, mettendosi accanto a lei e iniziando a gesticolare per poterle mostrare nel modo più facile e veloce possibile la strada che avrebbe dovuto fare per incontrare nuovamente Iris. Cloe osservò attentamente i suoi movimenti, provando a non distrarsi ripensando a ciò che era successo.
«Grazie mille.»
«See ya!» esclamò Daniel con il suo accento australiano, salutandola con una mano mentre si allontanava nella situazione opposta alla sua. Cloe si ritrovò a sorridere inconsciamente mentre lo vedeva scomparire dietro l'angolo. In quel momento comprese che Iris aveva perfettamente ragione. Erano ancora più belli da vicino.
Senza perdere altro tempo, ma con ciò che era successo poco prima ancora nella sua mente, si diresse verso la direzione che le aveva indicato Daniel. «Dov'eri? Sono passati dieci minuti.» fu la prima cosa che le disse Iris, non appena la vide arrivare quasi di corsa verso di lei.
«Non trovavo la strada.»
E Iris le credette, dopotutto era la verità ciò che era uscita dalla sua bocca. Ma dal tono di voce che Cloe aveva utilizzato percepì anche dell'altro, qualcosa che la sua collega stava cercando di nascondere. «Tutto bene?» le chiese infatti, inclinando leggermente la testa verso destra, inarcando un sopracciglio e incrociando le braccia al petto.
«Sì, ora andiamo? Il taxi ci aspetta.»
E così, quasi un'ora dopo, si ritrovarono nella loro camera d'hotel a sistemare a computer le ultime cos'è riguardanti le due interviste che avevano fatto a Lando e Daniel. «Abbiamo scritto tutto, dobbiamo solo rileggere e mandare a Mara come ci aveva detto.» disse Cloe, mentre scorreva con il mouse e iniziava a leggere ciò che aveva scritto.
«In realtà hai mancato una parte.» Iris interruppe il lavoro che stava facendo con quella semplice frase, non tanto innocente come inizialmente invece era sembrata. «Devi aggiungere il ti amo di Daniel, altrimenti l'intervista non è completa.» e a quel punto Cloe capì che la sua collega stava scherzando. O forse non più di tanto quanto pensava.
«Mettiamola così.» iniziò con il dire Cloe, spostando il suo sguardo dal suo computer alla sua collega. «Se Daniel avesse detto una cosa del genere a te, e non a me, come ti saresti comportata?» le chiese in seguito, curiosa di sapere la sua risposta. In realtà quello era anche un modo per capire come altre persone avrebbero agito, al posto suo.
Quando Daniel aveva sbagliato la preposizione, con quel buffo accento italiano, Cloe si era imbarazzata ma aveva subito pensato che per sua fortuna quell'intervista non era in diretta - come invece lo erano la maggior parte - e che quindi avrebbe avuto la possibilità di tagliare quella parte dell'intervista stessa. Peccato che non sempre sarebbe stato così facile.
«Gli avrei detto: ti amo anche io.» e quella risposta Cloe non si rassicurò per niente, anzi. Con quelle parole capì ancora una volta, in meno di quarantotto ore, quanto Iris fosse così diversa da lei. Il suo lavoro non richiedeva la timidezza che l'aveva sempre caratterizzata, e per qualche assurdo motivo durante le ore lavorative era capace di nasconderlo. Non avrebbe però mai avuto il coraggio di essere così spavalda così come lo era Iris. «Che c'è? Si vive una volta sola, no?»
E, dopo quella frase, la loro conversazione terminò lì. Cloe infatti si limitò a scuotere la testa, divertita dalle parole della sua collega e pensando a come lei non sarebbe mai stata in grado di comportarsi nel suo stesso modo. Forse in futuro avrebbe agito diversamente da come avrebbe pensato di agire in quel momento, o forse no. Non ne aveva la minima idea e, con quel pensiero ancora fisso nella sua mente, continuò insieme ad Iris il loro lavoro.
Nel frattempo Daniel invece era ancora nel paddock. Aveva fortunatamente finito tutte le interviste e tutte le riunioni con il suo team programmate per quella giornata, proprio come Lando. Solo in quel momento aveva avuto la possibilità di rilassarsi anche solo per cinque minuti. In realtà però la sua mente non sembrava affatto pensarla nel suo stesso modo, visto che ancora era fissa al momento in cui aveva incrociato per la prima volta lo sguardo di quella giornalista.
«Daniel? Mi stai ascoltando?» lo risvegliò dai suoi pensieri Max, passandogli una mano davanti agli occhi. Solo a quel punto riportò la sua attenzione sull'olandese. «È successo qualcosa?» gli chiese poco dopo il suo migliore amico, abbastanza preoccupato. Daniel era sempre attento a ciò che il suo interlocutore diceva, soprattutto se a ritrovarsi di fronte o al suo fianco era proprio Max Verstappen.
Daniel gli rivolse un veloce sguardo, poi ritornò con gli occhi fissi davanti a sé. Aveva da poco finito le interviste che aveva in programma quella giornata e Michael gli aveva concesso un po' di tempo libero prima di ritornare da lui per gli ultimi esercizi. «Tu non sei mai stanco dopo una giornata di interviste?» si ritrovò a quel punto a controbattere.
«Sì, ma tu sembri pensieroso.»
«Credi ai colpi di fulmine?» e Daniel glielo chiese così, all'improvviso, senza pensarci su due volte. Una delle domande che si stava ponendo in quelle ore era proprio quella, e appena ne aveva avuto l'opportunità l'aveva sputata fuori, quasi come se non fosse più in grado di tenerla dentro di sé. Era ormai un uomo di trentuno anni, quasi trentadue, eppure sembrava un ragazzino alle prime armi che non aveva idea di cosa gli fosse successo.
«Cosa?»
«I colpi di fulmine, Max. Sai cosa sono o devo spiegartelo visto la tua giovane età?» lo prese in giro Daniel, accennando un sorriso. Max gli diede una leggera spallata, e a quel punto lui non potè fare a meno di ridere. L'olandese lo seguì nella risata, decidendo di stare al suo gioco così come aveva sempre fatto da quando lo aveva conosciuto.
«So cosa sono, Ricciardo. È che non mi aspettavo una domanda del genere da uno come te.»
«Forse sono troppo vecchio per queste cose.» sbuffò Daniel, passandosi una mano sul volto. Max aveva ragione, quella non era una domanda da lui. Daniel Ricciardo non si era mai preoccupato di un colpo di fulmine perché non me aveva mai avuto uno. C'erano state volte in cui fin dal primo incontro era apparso attratto da una ragazza, ma in quel momento era diverso. Tutta la situazione in cui si era improvvisamente ritrovato era diversa.
«Ma se dentro sei un bambino, Dan.» continuò a prenderlo in giro Max. Tutto ciò che ottenne però fu un leggero pugno a livello della spalla da parte del suo migliore amico. «Ahi, cosa ho detto di male?» si lamentò poi, guardandolo negli occhi quasi a chiedersi cosa avesse fatto di sbagliato, anche se lo sapeva fin troppo bene. Ma dopotutto lui era Max Verstappen, e amava prendere in giro il suo migliore amico Daniel Ricciardo.
«Sai quando ieri mattina ci hanno chiesto di fare un'intervista programmata?» cercò di fargli ricordare l'australiano, dopo qualche minuto di silenzio. Max si limitò ad annuire, in attesa che Daniel continuasse il suo discorso. «Io e Lando ci siamo offerti, senza che nessuno ci costringesse. Eravamo curiosi, tutto qui. Non ci avevano detto il motivo, e noi volevamo scoprirlo a tutti i costi.»
«E?» gli chiese Max, notando il suo migliore amico interrompere il suo discorso dopo aver sospirato. Una delle caratteristiche che mancavano a Max Verstappen era proprio quella: la pazienza. «Avanti, Dan, parla. Sai che odio aspettare.» gli ricordò infatti, anche se Daniel lo sapeva piuttosto bene. In quel momento però era come se se ne fosse dimenticato perché la sua mente era occupata da tutt'altro.
«Si trattava di due ragazze nuove. Da come ho capito questo è il loro anno di prova come giornaliste all'interno della Formula 1.» iniziò a spiegare l'australiano. «Sai che ho detto ti amo ad una di loro?» gli riferì poi, alzando lo sguardo e guardandolo negli occhi. Era ancora abbastanza imbarazzato per ciò che aveva detto, si sentiva un idiota. Aveva deciso di parlare italiano per un motivo che neanche lui sapeva, e aveva rovinato tutto.
«Non credevo fossi un tipo così veloce nel dichiararti, mate.» e Max lo disse con tono piuttosto scherzoso, eppure Daniel non la prese affatto sul ridere. L'espressione seria sul suo volto era l'ennesima prova che l'australiano stava pensando fin troppo a ciò che era successo poche ora prima. Niente, non era successo niente eppure lui continuava ad avere la mente fissa a quel momento.
«Infatti non lo sono, ho solo sbagliato.»
E nel modo in cui Daniel lo ammise, nel modo in cui strinse leggermente gli occhi e abbassò lo sguardo, Max Verstappen capì che Daniel Ricciardo quella volta aveva provato qualcosa di diverso. Conosceva il suo migliore amico e sapeva bene come si comportava durante le interviste. Semplicemente si divertiva, e non gli era mai importato di sbagliare qualche vocabolo nel momento in cui parlava in una lingua che non fosse l'inglese.
«Ti sei imbarazzato.» notò Max, e solo a quelle parole Daniel riportò lo sguardo su di lui ed annuì. All'australiano non capitava spesso, soprattutto a causa di una parola sbagliata durante un'intervista. Eppure quella volta qualcosa era cambiato. Daniel Ricciardo aveva provato imbarazzo. Davvero surreale come situazione. «Eh sì, mate, credo che si tratti proprio di un colpo di fulmine.»
Max gli diede conferma di ciò che era successo. Non aveva mai creduto ai colpi di fulmine, così come non ci aveva mai creduto Cloe. Eppure quella situazione aveva messo a dura prova il pensiero di entrambi. E credere che tutto era iniziato proprio in quel modo, da una semplice intervista programmata e da un gioco di sguardi che entrambi avrebbero avuto difficoltà a dimenticare.
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