10| Mi fai bene
"Ed ho imparato col tempo
che le cose più belle
non vanno secondo i piani,
rimangono sulla pelle."
⏯️ Mi fai bene, Lortex.
23 Maggio 2021.
Monaco. 📍
La sveglia di Cloe suonò presto quella mattina, così come tutte le volte che era obbligata a prepararsi per andare a lavoro. Aprì lentamente gli occhi, non riuscendo inizialmente a mettere a fuoco a causa della forte luce che giungeva dalla finestra della camera in cui aveva dormito. Quando dopo una decina di secondi ne fu in grado, riuscì finalmente a capire dove si trovava. Quella era casa di Daniel.
Si alzò di scatto dal letto, con gli occhi sbarrati, ricordandosi ciò che era successo la sera prima: il litigio con Evan, la fuga da casa sua e il quasi girovagare per strada da sola in piena notte. E poi Daniel. Quel ragazzo le aveva letteralmente salvato la vita ritrovandosi nel posto giusto al momento giusto, e non era ancora riuscita a ringraziarlo davvero.
Quando uscì dalla stanza, incrociò Daniel in corridoio. Il pilota era appena uscito dal bagno ed era senza maglietta e pantaloni, e con solo dei boxer addosso. «Oh... buongiorno. Come stai? Hai dormito bene?» la salutò con un sorriso lui, per nulla imbarazzato al contrario suo. Ritrovarsi Daniel in quelle condizioni a prima mattina non era la cosa migliore per lei, o per chiunque.
«Sì, no, credo... cioè sì. Ho dormito bene, grazie.»
Daniel inclinò leggermente la testa verso destra, confuso dalla reazione di Cloe. «Che succede? Perché stai... oh shit.» disse improvvisamente con un buffo accento australiano. Solo in quel momento, guardando il suo corpo, si ricordò le condizioni in cui era appena uscito dal bagno. «Scusami, è che non sono abituato ad avere ospiti a casa.» si scusò poi con Cloe, parecchio imbarazzato, correndo in camera per indossare pantalone e maglietta.
Pochi minuti dopo ritornò, totalmente vestito. «Io vado a prepararmi.» lo avvisò la ragazza, quasi scappando via da lì prima che Daniel potesse dirle qualcosa e soprattutto prima che potesse vedere l'effetto che aveva avuto su di lei. Era da quel maledetto ballo che non riusciva più a toglierselo dalla mente, o forse anche da prima di quella sera.
«Tra poco viene a prendermi Michael, puoi venire con noi.» le propose Daniel, una decina di minuti dopo, quando la vide entrare in cucina. Cloe avrebbe voluto accettare volentieri il passaggio, soprattutto per passare del tempo con Daniel. Ma non potevano, non così alla luce del sole. Se qualcuno li avesse visti, sarebbe stato un disastro per entrambi. Ecco l'altra faccia di quella medaglia che in quel caso prendeva il nome di popolarità.
«Credo sia meglio evitare. Non vorrei che qualche fan o giornalista ci veda uscire dalla stessa macchina, ma grazie lo stesso. Chiamerò un taxi.» rispose Cloe, con un lieve sorriso sperando di non essere stata troppo maleducata nel rifiutare un suo aiuto. E invece non lo era stata affatto, perché a Daniel le parole da bocca erano uscite senza pensarci su due volte.
E infatti, Daniel non potè fare a meno di annuire. Sapeva che Cloe avesse ragione, e condivideva ciò che aveva appena detto. Era sempre stato attento alla sua vita privata. Aveva sempre cercato di non comparire sulle copertine dei giornali con qualche ragazza e di non creare possibili gossip sui social. Non voleva rovinare tutto proprio ora che, probabilmente, aveva trovato la ragazza che stava cercando... anche se di un altro.
Quando finalmente Michael arrivò a casa di Daniel, Cloe era già in taxi diretta verso il paddock. Stessa destinazione, ma in macchine diverse. Poco prima di giungere al circuito, le arrivò un messaggio di Iris in cui le comunicava il luogo dove si sarebbero dovute incontrare. Non aveva accennato a ciò che le aveva scritto la sera prima Cloe, e in parte la ragazza fu grata di questo. Non voleva parlarne per messaggio, in realtà non voleva parlarne e basta.
«Cloe!» la chiamò Iris, non appena la vide arrivare verso di sé. Le andò incontro, quasi correndo e senza preoccuparsi delle persone che aveva accanto. In quel momento le interessava solo sapere se la sua amica stesse bene. «Come stai?» le chiese poi, abbracciandola e alludendo alla litigata che aveva avuto con Evan.
«Sto bene, grazie. Solo... in questo momento non ho voglia di parlarne. Voglio solo concentrarmi sul lavoro.»
«Va bene.» si limitò a dire Iris, spostando lo sguardo dalla sua amica alla strada davanti a sé. Avrebbe voluto che Cloe le raccontasse qualcosa su ciò che era successo la sera precedente. Voleva sapere del litigio con Evan, del motivo per cui fosse scappata da casa sua e soprattutto di come avesse incontrato Daniel per strada e avesse accettato di dormire da lui. Ma sapeva bene anche che Cloe aveva bisogno di tempo.
«Non è che, camminando per il paddock, hai... hai visto Daniel in giro?» domandò poi timidamente Cloe, dopo qualche minuto di silenzio. Aveva cercato di evitare di parlare di lui, e per questo aveva subito liquidato Iris non appena aveva iniziato a fare domande. Eppure poco dopo si era ritrovata ad agire al contrario di come si era ripromessa di fare.
«No, mi dispiace. Dopo ieri sera avete parlato?»
«Pochissimo. C'è stato abbastanza imbarazzo tra di noi.» ammise Cloe, sospirando. La sera prima aveva accettato di dormire da Daniel senza però pensare all'imbarazzo che si sarebbe sicuramente creato tra di loro la mattina seguente. Imbarazzo nato dal nulla, senza un motivo ben preciso. O forse un motivo c'era, ma era lei che cercava di fare finta di niente.
«Sei parecchio silenzioso stamattina, cosa non da te. È successo qualcosa?» solo qualche ora più tardi, fu Max a porre quella domanda a Daniel, mentre insieme si dirigevano verso la pista per la sfilata sul carro. L'australiano si voltò verso il suo migliore amico, indeciso se parlargliene o meno per evitare qualche fraintendimento, ma poi si rese conto che sentiva il bisogno di dirlo a qualcuno che non fosse se stesso. E chi se non Max Verstappen?
«Cloe ha dormito da me stanotte.» ammise, sospirando. Come si sarebbe aspettato, Max si voltò di scatto verso di lui con occhi sbarrati. Stava per dire qualcosa, ma Daniel lo fermò. «Comportati normalmente, non voglio che qualcuno ci noti.» l'avvisò, e Max si ritrovò ad annuire per poi ricomporsi. L'ultima cosa che avrebbero voluto in quel momento era pressione mediatica da parte dei giornalisti. «Lei e il suo ragazzo hanno litigato ieri sera. Le ho solo offerto un tetto dove dormire.»
«Ma non siete venuti insieme al paddock, o sbaglio?» continuò a chiedergli Max, salendo al seguito di Daniel sul carro. L'australiano ebbe solo il tempo di negare con la testa, poi entrambi si ritrovarono a salutare con la mano e un sorriso sulle labbra i tifosi sugli spalti mentre il carro faceva il giro della pista. La loro conversazione finì in questo modo, e non fu più ripresa nemmeno successivamente.
Entrambi i piloti furono infatti costretti a percorrere strade diverse, una volta finita la parata. I Motorhome di Mclaren e RedBull erano situati in due zone abbastanza lontane tra loro del paddock e sia Max che Daniel, così come tutti gli altri piloti, non avevano molto tempo per perdersi in chiacchiere. Non in quel momento.
Entrambi si concentrarono ad organizzare le proprio idee, anche se avevano modi alquanto distinti nel farlo. Max si comportava proprio come Pierre, chiudendosi nella camera con il suo personal trainer per poter svolgere i classici esercizi di riflesso. Solo in seguito sarebbe uscito e avrebbe evitato la maggior parte delle persone.
Daniel invece tirava su le cuffie, ormai sue compagne di avventure, e si isolava fin dal primo istante. Michael lo aiutava con alcuni esercizi, ma bastavano pochi minuti ed era di nuovo solo, con la musica nelle orecchie, a svolgere quelli che ormai venivano riconosciuti come gli squat alla Ricciardo. E pensava, Daniel, a niente se non alla gara che avrebbe dovuto correre solo qualche ora più tardi.
Quella gara, vinta da un grandioso e sempre più sbalorditivo Max Verstappen, che al tempo stesso però fu sfortunata per un altro pilota altrettanto straordinario: Charles Percival Leclerc. Il pilota monegasco, che il giorno prima era riuscito miracolosamente a piazzare la sua Ferrari in prima fila al fianco di una spettacolare RedBull, a causa di problemi alla macchina non sarebbe potuto partire in pole quel giorno. In realtà non sarebbe potuto partire affatto.
Sarebbe invece stato costretto a seguire l'intera gara ai box, e festeggiare sotto al podio per il secondo posto del suo compagno di squadra. Era senza alcun dubbio felice per Carlos, ma il suo peggior rimpianto sarebbe stato pensare per tutto il tempo a cosa sarebbe riuscito a fare se mai fosse stato capace di partire con la sua macchina quel giorno.
Cloe ed Iris avevano intervistato Charles subito dopo la partenza, ed era stato abbastanza doloroso vederlo in quello stato. Per qualche assurda maledizione, Charles sembrava non essere mai stato capace di portare a termine una corsa a Monaco, a casa sua.
Al termine della gara e della premiazione che ne era seguita, invece, le due ragazze si occuparono di puntare i propri microfoni verso altri piloti protagonisti di quel Gran Premio. Ed uno di questi era stato proprio Lando Norris. «Lando, complimenti per il podio.» si congratulò con lui Iris, a nome di tutta la redazione di Sky Sport Italia.
Lo avrebbe fatto volentieri anche Cloe, se non si fosse ritrovata Daniel di fronte a loro, ma girato di spalle, intento a rispondere alle domande di un giornalista inglese. Non poteva vederlo in volto, non fino a quando l'australiano si voltò per andare via ed incrociò lo sguardo di Cloe. Alla ragazza bastarono pochi secondi per capire che quello che le stava rivolgendo purtroppo non era un vero sorriso. Non un sorriso alla Daniel Ricciardo.
E come avrebbe mai potuto esserlo? Aveva appena perso una gara, non era arrivato a punti e per di più era stato doppiato dal suo compagno di squadra. Più giovane, più competitivo, e più forte di lui. La felicità era l'ultimo sentimento che Daniel avrebbe potuto provare in quel momento.
«La Mclaren è migliorata molto negli ultimi anni. E tu con lei.» Cloe rivolse la propria attenzione a Lando, interrompendo il gioco di sguardi con Daniel qualche attimo dopo. In realtà fu il pilota stesso a farlo nel momento in cui decise di andare via dalla zona interviste. Aveva bisogno di allontanarsi dai giornalisti, e da Cloe.
«Ho molta fiducia nel mio team, e loro la hanno in me.» rispose Lando, spostando velocemente lo sguardo verso Iris che sembrò accorgersene anche fin troppo bene. «Il mio miglioramento è dovuto anche alla mia competizione dello scorso anno con Carlos. Senza di lui non sarei il pilota che sono oggi. È molto bravo a dare consigli, sapete?» continuò poi, facendo spuntare un sorriso sul sorriso di entrambe le ragazze.
Carlos e Lando erano stati un duo di piloti perfetto. Erano riusciti a divertirsi, in pista e fuori. Erano riusciti ad imparare molto l'un dall'altro. E tutto questo portando ottimi risultati alla squadra. Lando in particolare aveva beneficiato di questa sorta di competizione con il suo compagno di squadra.
Carlos Sainz era un ottimo pilota, sottovalutato da molti e non considerato da altri. Era capace di starsene per le sue, lavorare sodo in qualsiasi momento della giornata pur di lottare in pista. Ed era anche bravo ad aiutare il proprio compagno di squadra, nonostante una volta abbassata la visiera tutto il suo perbenismo scompariva. E come dargli torto?
Lando Norris era approdato in Formula 1 al fianco di Carlos Sainz. Era stato il suo primo compagno di squadra, il suo primo nemico in pista, ma soprattutto il suo primo amico in quel campo. Aveva imparato molto da lui, che riguardasse la Formula 1 o la sua vita privata. Carlos aveva molta più esperienza di Lando, proprio a causa della loro differenza di età, e questo aveva aiutato entrambi i piloti.
Qualche ora più tardi, durante il tragitto di ritorno, mentre era in taxi con Iris, Cloe si ritrovò più volte a pensare a Daniel. Non aveva avuto occasione di parlare con lui al paddock. Avrebbe invece voluto chiamarlo, ma non sapeva se fosse impegnato o se potesse semplicemente dargli fastidio. Decise quindi di inviargli un breve messaggio, solo per sapere se stesse bene, nonostante conoscesse già la risposta che, purtroppo, in quel caso sarebbe potuto essere solo una.
Va tutto bene?
Non sapeva se Daniel l'avrebbe mai risposta, ma lei si era sentita di contattarlo e quindi lo aveva fatto, senza pensare troppo alle conseguenze. Per tutta la durata del tragitto sbloccò più volte il suo telefono per vedere se l'australiano l'avesse contattata, e proprio quando stava per giurare a se stessa che avrebbe dovuto smetterla di farlo, lo schermo si illuminò improvvisamente.
Potrebbe andare meglio, ma passerà.
A te invece? Stai meglio rispetto a ieri?
Due semplici ma significativi messaggi da parte di Daniel. Il primo era una risposta alla sua domanda, scritta velocemente e che senza troppi giri di parole esprimeva lo stato d'animo del pilota australiano. Attraverso il secondo messaggio invece, Daniel aveva provato a capire se anche lei stesse passando un momento no.
L'hai detto tu. Passerà, no?
Gli rispose Cloe, richiamando le parole usate poco prima da lui stesso. I messaggi terminarono lì, con un visualizzato da parte di Daniel. Cloe però non riusciva a smettere di pensare a ciò che era successo al Gran Premio. Per Daniel vincere a Monaco era importante. Nel 2016 aveva perso a causa di un pit stop prolungato, nel 2018 aveva avuto la sua rivincita proprio lì. Per lui era una gara particolare e non arrivare persino tra i primi dieci, senza quindi guadagnare punti, era stato molto doloroso.
Pensò a Daniel anche quando, una volta scesa dal taxi insieme a Iris, si ritrovò con lei dopo pochi minuti nella loro camera d'hotel. Dovevano prepararsi in quanto un paio di ore successive avrebbero avuto una cena con i loro colleghi e non sarebbero volute mancare per nulla al mondo. O almeno questo era ciò che aveva pensato Cloe fino a quando non aveva visto come era terminato il Gran Premio per Daniel.
«È per Daniel, non è vero?» la risvegliò dai suoi pensieri Iris, sedendosi accanto a lei. Cloe sospirò, non essendo in grado di alzare lo sguardo. Sapeva che la gara non era andata come sperava, anzi era stata un vero e proprio disastro per lui. L'aveva sentito durante la sua intervista, nella sua voce, nel suo gesticolare, nei suoi occhi. «Se preferisci, puoi rinunciare alla cena e andare da lui. Inventerò una scusa se mi dovessero chiedere di te, dopotutto non è obbligatorio partecipare.»
«Grazie, Iris.» sussurrò con voce bassa ma con un sorriso sulle labbra Cloe, per poi abbracciarla. Iris ricambiò, stringendola a sé. Non la conosceva ancora benissimo, ma una cosa di lei la sapeva. Poteva nasconderlo a tutti, persino a se stessa, ma era convinta che a Cloe Daniel non era del tutto indifferente. La sua amica non le aveva mai raccontato di ciò che era successo a casa dell'amico di Carlos, ma non ce n'era stato bisogno. Lei aveva notato tutto.
«Aspetta, chiamo Lando. Lui saprà qualcosa su Daniel.» le disse Iris bloccandola non appena dopo aver sciolto l'abbraccio. Si diresse in bagno, dove aveva lasciato il suo telefono a caricare. Compose poi il numero del ragazzo e lo chiamò, in attesa che rispondesse nel minor tempo possibile. Stava cercando di aiutare la sua amica, e se ci fosse stato un modo, allora lo avrebbe fatto.
La telefonata durò qualche minuto. Cloe cercò di capire dalla espressioni di Iris cosa Lando le avesse detto, ma per saperlo con certezza aspettò che fosse lei stessa a dirglielo. «Daniel sarà a casa, questa sera. Lando e Max hanno provato a convincerlo a uscire, ma lui preferisce riposarsi.» l'avvisò infine Iris dopo aver salutato Lando e terminato la chiamata.
In quel modo, grazie all'aiuto dei due ragazzi, Cloe si preparò per andare a casa di Daniel. Non sapeva perché aveva improvvisamente preso quella decisione. Dopotutto andare a cena con i suoi colleghi era una delle cose che avevano più desiderato lei e Iris da quando erano diventate giornaliste della Formula 1. Sedersi al tavolo con persone del calibro di Federica Masolin, Mara Sangiorgi o Davide Valsecchi era qualcosa di nuovo per entrambe.
Al tempo stesso, però, aveva sentito la necessità di capire se Daniel si fosse ripreso o meno. Lei non era nessuno per lui a differenza di persone come Max, Lando o Charles. Era però preoccupata per lui tanto quanto loro. Anche quando si ritrovò di fronte alla porta di casa del pilota australiano, si chiese se quella fosse stata veramente la scelta giusta da fare.
Per evitare di creare altre paranoie nella sua testa, bussò velocemente il campanello in attesa che il ragazzo le aprisse. «Max ti ho detto che non ho voglia di uscire! Devo cacciarti ancora una volta?» sentì dire dall'altro lato della porta. La voce di Daniel era parecchio scocciata, e irritata soprattutto. Forse aveva sbagliato ad andare da lui. Aveva fatto la scelta giusta?
Con sua grande sorpresa, non appena aprì la porta, Daniel si ritrovò Cloe davanti. Quando la vide, l'espressione irritata che aveva sul volto e che aveva riservato a Max fece spazio ad una più rilassata e sorpresa. «Ma io non sono Max.» gli disse Cloe con un piccolo e timido sorriso. «Caccerai via anche me?» gli chiese poi, fingendosi offesa.
«Entra.» si limitò a rispondere con un lieve sorriso, facendosi da parte. Quando si erano scritti qualche ora prima, aveva sperato che Cloe si fosse presentata sotto casa sua per convincerlo ad uscire. Se lo avesse fatto lui non avrebbe esitato a mettersi la prima cosa che avrebbe ritrovato nell'armadio e ad uscire di casa con lei al suo fianco. «Che ci fai qui? Non dovresti essere alla cena con i tuoi colleghi a quest'ora?»
«Come sapevi della cena?» gli chiese curiosa Cloe. Incrociò le braccia al petto, attendendo una risposta da parte di Daniel che però arrivò in ritardo. Il pilota infatti si era tradito con le sue stesse parole. Cosa avrebbe dovuto dire ora a Cloe? Che dopo la gara aveva sentito Lando e Iris parlarne e aveva poi chiesto al suo compagno di squadra se alla cena avrebbe partecipato anche lei perché era l'unica di cui le interessasse davvero?
«Me lo ha detto Lando. Sai meglio di me che lui e Iris si stanno sentendo sempre più spesso ultimamente. Credo che lei te lo abbia detto, no?» si limitò quindi a rispondere, cercando di salvarsi in calcio d'angolo. «Allora? Perché sei qui?» continuò a chiederle in seguito. Ora toccava a lui fare domande e ottenere delle risposte per conoscere le vere intenzioni di Cloe.
La ragazza si sedette sul divano per poi osservare Daniel imitarla pochi secondi dopo. «Volevo solo assicurarmi che stessi bene. So che hai detto che lo sei, ma eri parecchio strano durante le interviste e così ho voluto controllare di persona.» ammise in seguito, guardandolo negli occhi e vedendolo nascondere un timido sorriso.
«Potevi divertirti stasera, e invece hai preferito deprimerti con me.»
«Sappiamo entrambi che senza di te il divertimento non è lo stesso.» controbatté Cloe, facendolo ridere lievemente. Non era uno dei sorrisi alla Daniel Ricciardo, ma almeno era qualcosa. «Se disturbo e sei stanco, posso andare via e...» continuò poi, imbarazzata. Aveva scelto di fargli una sorpresa senza sapere se lui ne sarebbe stato felice.
«No.» la bloccò sul nascere Daniel. «Mi fa piacere che sia qui. Davvero.» ammise poi, con un dolce sorriso di fronte al quale Cloe non potè fare a meno di fare lo stesso. Daniel era così, era capace di sorridere anche quando stava male solo per non farlo pesare alle persone da cui era circondato. E così stava facendo anche in quel momento con Cloe al suo fianco.
«Vedrai che la prossima volta andrà meglio. Devi ancora abituarti alla macchina.» cercò di rassicurarlo la ragazza, capendo infatti a cosa stesse pensando Daniel. «Se non ricordo male è stato così anche per la Renault.» continuò poi, non appena il pilota alzò verso di lei lo sguardo che poco prima aveva abbassato, durante quei pochi secondi di silenzio tra di loro.
«È solo che... ogni anno che passa diminuisce la mia possibilità di diventare campione del mondo. Di questo passo non lo diventerò mai. Ci sono giovani piloti molto più bravi di me.» ammise con voce rotta. Le lacrime iniziarono a formarsi attorno ai suoi occhi, ma non avrebbe mai voluto piangere. Non quando si ritrovava accanto a sé l'ultima persona che avrebbe voluto che lo vedesse in quelle condizioni.
«Non sottovalutarti, Daniel. Tu vali molto più di quello che credi.» cercò di confortarlo Cloe, nonostante lui non intendesse alzare lo sguardo verso di lei. «È stato mio padre a farmi appassionare ai motori e alla Formula 1. Vedevo ogni gara in tv, e ho visto anche cosa tu sei in grado di fare.» continuò poi, prendendogli istintivamente la mano per dargli coraggio.
Solo pochi secondi dopo si rese conto del suo gesto forse un po' troppo azzardato e fece per ritrarre la mano, ma prima che potesse farlo Daniel la fece intrecciare alla sua, iniziando ad accarezzarla disegnando piccoli cerchi immaginari attorno. I due ragazzi rimasero in quella posizione per qualche minuto in silenzio e senza smettere di guardarsi negli occhi.
«Evan non ti merita.» disse improvvisamente Daniel. Non sapeva il motivo preciso per cui avesse tirato in ballo quell'argomento, forse perché voleva che anche Cloe parlasse dei suoi problemi con lui in modo da sfogarsi. Era dalla sera precedente, da quando l'aveva vista quasi camminare per strada da sola, che avrebbe voluto farlo. «Non dovresti stare male per uno come lui.»
«Non è così facile. Siamo stati insieme per tre anni e abbiamo litigato solo perché...» controbatté, ma appena si rese conto di ciò che stava per dire, si zittì. Non poteva di certo dire a Daniel che la causa dei loro litigi sempre più frequenti era proprio lui. «Non importa. Non voglio pensare ad Evan in questo momento.» continuò quindi, alzandosi frettolosamente dal divano.
«Che ne dici di recuperare quella cena, stasera? Posso ordinare qualcosa e possiamo dimenticarci di tutto ciò che vogliamo.» le propose Daniel, avvicinandosi a lei e sperando in una risposta positiva. Quando aveva deciso di non presentarsi alla cena con i colleghi per andare da Daniel, Cloe non aveva pensato a ciò che sarebbe successo dopo. Non si era minimamente preoccupata di dove mangiare, e forse fu proprio questo che la convinse ad accettare l'invito. O forse era stato altro.
Decisero insieme di mangiare sushi. Inizialmente Daniel le aveva proposto di ordinare la pizza, ma Cloe lo aveva fermato prima che potesse farlo. La pizza a Monaco non era come quella in Italia, soprattutto non come quella della sua città, Napoli. Si era categoricamente rifiutata di assaggiarla e Daniel aveva deciso di accettare la sua scelta, anche se a malincuore. Non aveva mai assaggiato la pizza di Napoli, ovviamente, altrimenti anche lui si sarebbe comportato allo stesso modo.
Cloe adorava il sushi, ma a differenza di Daniel era incapace nell'usare le bacchette. Aveva però deciso di usarle solo per non fare la figura dell'idiota di fronte all'australiano, ma quella sua decisione stava solo provocando l'effetto contrario. «Che c'è?» chiese un'indaffarata e confusa Cloe, dopo aver notato Daniel ridere.
«Sei buffa con le bacchette.»
Cloe decise di stare al gioco dell'australiano. Smise di mangiare, incrociò le braccia al petto e mise su un broncio, cercando al tempo stesso di non ridere. «Sai che potrei offendermi per ciò che hai appena detto.» disse poi, facendo finta di essersela presa. Daniel sorrise, sapendo cosa Cloe avesse in mente di fare di lì a poco.
«So che non lo farai.»
«Sei troppo convinto di te, Ricciardo.» sbuffò scherzosamente Cloe, guardandolo negli occhi e trattenendosi dal ridere. Daniel le sorrise ancora una volta, poi prese il bicchiere di vino che era sul tavolo dall'inizio della cena e fece un sorso. Dopo una decina di secondi si avvicinò maggiormente a Cloe fino ad avere il viso della ragazza ad un palmo dal suo.
«Davvero?»
Cloe, anche se con difficoltà a causa della vicinanza di Daniel, annuì. «Se fossi troppo convinto di me, come dici tu... a quest'ora ti avrei già baciato.» disse di punto in bianco l'australiano, quasi come se le parole gli fossero uscite da bocca senza avere il minimo controllo su di loro. Le aveva appena ammesso senza troppi giri di parole la sua volontà di baciarla? Era stato uno stupido, e doveva ammettere che ultimamente si sentiva tale sempre più spesso quando di trattava di Cloe.
«Perché non lo fai, allora?» lo sfidò Cloe, spiazzando entrambi. Quella conversazione stava degenerando, ed entrambi lo sapevano. Non avrebbero fatto però nulla per evitarlo, anzi. Erano propensi a continuare a sfidarsi l'un l'altro anche solo con un semplice sguardo. In quel momento erano diventati entrambi competitivi, entrambe testardi, entrambi determinati a far cedere per prima l'altro.
«Perché tu mi respingeresti.» rispose con naturalezza Daniel, perché dopotutto quella era la verità, o meglio... era ciò che aveva sempre temuto. Baciare Cloe era una delle cose che più avrebbe voluto in quei mesi, ma non si era mai permesso di farlo, soprattutto perché sapeva che era fidanzata con un altro. Ma da qualche giorno lei aveva litigato con Evan.
«Chi lo ha detto questo?» lo sfidò per l'ennesima volta Cloe, facendo sfiorare le loro labbra. Se solo Daniel si fosse leggermente sporto, sarebbe riuscito a baciarla. Volevano però entrambi vincere quella piccola sfida, e quindi aspettarono che fosse l'altro a fare la prima mossa. Entrambi però non avevano tenuto conto di ciò che quello avrebbe potuto comportare. Non potevano più negarlo. Loro si volevano.
Per questo motivo Daniel non riuscì più a resistere. Avrebbe perso la sfida, ma finalmente avrebbe fatto ciò che desiderava fare da mesi. Quasi come se fosse un gesto del tutto normale, prese il viso di Cloe tra le mani e la baciò. Fu un bacio semplice, ma solo per pochi secondi in quanto Cloe ricambiò quasi subito. Avvolse le braccia attorno al collo di Daniel ed approfondì il bacio.
Si staccarono solo per riprendere fiato e, ancora con i visi a pochi centimetri di distanza, si guardarono negli occhi. Daniel avrebbe voluto baciarla nuovamente, ma non sapeva ciò che invece avrebbe voluto Cloe. Ciò che era accaduto solo pochi attimi prima, per la ragazza poteva essere stato solo un momento di debolezza, cosa che invece non era affatto vera per lui. Lui provava qualcosa per lei.
Quasi come a leggergli nella mente, fu proprio Cloe ad annullare nuovamente le distanze. Sorrise, per poi avvicinarsi a Daniel e far congiungere ancora una volta le loro labbra. A quel punto entrambi capirono che il tempo per la cena era ormai terminato e, in pochi minuti, si ritrovarono uno tra le braccia dell'altro.
Forse era stato quel bicchiere di troppo, o l'atmosfera che si era creata. Forse era stata propria quella chimica che - era ormai anche inutile negarlo - era presente tra di loro fin dal primo momento in cui i loro sguardi si erano incrociati in Bahrain. Non avevano idea di cosa li avesse portati fino a quel punto, sapevano solo che nessuno dei due avrebbe mai voluto interrompere quel momento così magico.
Nessuno dei due pensò alle conseguenze. Entrambi invece si dedicarono a godersi il momento, quell'attimo che avrebbero fatto durare più di una notte, e in quel momento lo pensavano davvero, che fosse per il vino o per altri motivi. E quel tipo di comportamento per Daniel era all'ordine del giorno, al contrario di Cloe, sempre occupata a preoccuparsi di ogni minimo dettaglio.
Tra le braccia di Daniel, però, sembrò aver totalmente cancellato le sue abitudini. Per una notte cancellò tutto, non pensò alle conseguenze che quella situazione avrebbe creato la mattina successiva, proprio perché con Daniel al suo fianco sembrò non importarle più di niente.
Forse se ne sarebbe pentita, o forse avrebbe accettato i suoi sentimenti. Di questo, però, se ne sarebbe occupata solo qualche ora più tardi perché in quel momento aveva altro a cui pensare. Altro, che portava il nome di Daniel Joseph Ricciardo.
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