Capitolo Uno - L'alba Di Una Nuova Speranza
Il sole irradia il cielo terso del mattino, pitturandolo di un delicato colore rosato. Dalla piccola collina che si scorge in lontananza, dei flebili raggi fanno capolino stancamente, salutando il moro, puntuale come sempre al solito appuntamento mattutino. Dick ama l'alba. La brezza estiva gli accarezza i capelli e lui si culla in quella piacevole sensazione. Chiude gli occhi, lasciandosi trasportare dal vento verso mondi lontani. Al suo non vuole più appartenere.
"Perché sei già sveglio a quest'ora, Deathmachine?"
Richard non risponde, continua a osservare la stella dorata ascendere con lentezza. Deathstroke aspetta indulgente una risposta, che tarda troppo ad arrivare. Dopo una manciata di minuti, spazientito, picchia vigorosamente la nuca del ragazzo, che emette un gemito di dolore.
"Quando ti faccio una domanda devi rispondere!" grida con rabbia, mentre fissa il moro massaggiarsi il punto del colpo.
"Scusa, Deathstroke. Mi piace l'alba, tutto qui" mormora Dick, notando di aver ormai perso lo spettacolo della nascita di un nuovo giorno. Sospira. "Però ora posso rientrare"
"Bravo. Devi allenarti"
Gli occhi nudi di Richard si scontrano con le pupille di Slade racchiuse nella fredda maschera bicolore.
"Non sono in forze, Slade. Ieri mi sono ferito" sibila Richard indicando il suo povero braccio dolorante, ancora avvolto in fasciature bagnate qua e là da macchie di sangue. In risposta, Deathstroke digrigna i denti iroso e prende con forza l'arto del ragazzo, portandoglielo dietro la schiena. Dick emette un urlo soffocato dal dolore, che si propaga lesto per il nascondiglio. Chiude le palpebre, ha i battiti accelerati.
"Non mi importa. Tu farai l'allenamento, chiaro?" ringhia il maestro, mentre porta il braccio del suo apprendista in posizione eretta tra le sue scapole. Negli occhi azzurri di Richard sono nate delle piccole perle di lacrime.
"Chiaro, maestro" mormora lui, con i muscoli tesi e le corde vocali lacerate. In qualche modo, la sofferenza blocca ogni leggero spiraglio d'aria che vorrebbe uscire dalla sua cavità orale. Deathstroke gli lascia prepotentemente l'arto dolorante, concedendo al ragazzo di massaggiarselo per lenire il dolore.
"Bene. Adesso sbrigati, devi fare almeno tre quarti d'ora di allenamento prima di consumare la colazione" enuncia Deathstroke, con il suo solito tono inespressivo. Dick annuisce e si dirige a passo strascicato verso la sala d'allenamento, notando delle macchie rosse all'estremità del portone. Il suo sangue versato nell'inferno in cui risiede. Ma l'inferno ora è la sua casa. Perché non può più appartenere al paradiso.
Due mesi. Sono passati due lunghi mesi. All'inizio, i giorni scivolavano sulle vite dei Titans a velocità inaudita. I minuti si susseguivano lesti tra ore e ore di amarezza generale. Tuttavia, ora la maggior parte della squadra si è ripresa e ha riavviato la solita routine di sempre. A poco a poco, ogni membro sembra abbia ricominciato a vivere: riescono a ridere, a scherzare e ad andare in missione. Tutti tranne lei. La ragazza più solare ed estroversa nella squadra si è trasformata nell'ombra di sé stessa: una figura sciatta, sempre triste, priva di sorriso. Come se fosse il pettirosso a donarle quella sempiterna gioia che possedeva. Ora, risiede nella sua lugubre stanza ventiquattr'ore su ventiquattro, in compagnia dell'aria imbevuta di depressione e lacrime che l'attornia. Ogni mattina, si alza alle sei in punto, per osservare la nascita di un nuovo giorno: l'alba. Il parto più bello che il mondo ha donato all'umanità. Lui amava l'alba. E forse l'ama ancora. Così, Stella si alza dal letto di buona lena e si siede sulla sua veranda a piangere, con la speranza che Robin stia osservando l'ascesa del sole insieme a lei. Sembrerà una sciocchezza, ma questo è l'unico momento in cui alla tamaraniana pare di stare con il suo amato, l'unico momento in cui non si sente totalmente abbandonata. Grazie a questa convinzione, Stella ha imparato ad amare l'alba.
"Sarà il caso di dirglielo?" chiede BB titubante, con una specie di anomalo nodo alla gola. Raven rimugina tristemente sulla questione, poi annuisce.
"Non la possiamo tenere all'oscuro, è la mia migliore amica. Anche se probabilmente questo la devasterà" mormora la ragazza abbassando la testa. BB le prende dolcemente la mano, sorridendole rassicurante.
"Insieme, Rae"
"Per sempre"
I due, con i palmi congiunti, si dirigono a passo svelto verso la stanza della tamaraniana. Raven picchia lentamente la porta d'acciaio con le nocche, mentre lascia la presa di BB a malincuore. Nessuna risposta.
"Stella, sono io, Raven. Posso entrare?" chiede con tenerezza la mezza demone, per poi percepire un fievole borbottio da dentro la camera. La maga fa cenno al verde di poter entrare, aprendo adagio la porta. La stanza che si presenta agli occhi dei due è esattamente come immaginavano fosse diventata. Tuttavia, ne rimangono comunque interdetti. Il letto è disfatto, con sopra sparpagliati a casaccio capi d'abbigliamento di ogni genere: BB è certo di aver scorto anche la maschera di Robin là in mezzo. Il resto dell'ambiente non è messo meglio: la stessa situazione sembra ripetersi in ogni centimetro del pavimento. Un occhio attento, riuscirebbe a scorgere ogni singola lacrima versata dalla distrutta aliena. Una camera ormai conquistata dallo sconforto.
Ed eccola lì: in un angolo cupo, una fulva creatura minuta che singhiozza e trema senza sosta, dando le spalle ai nuovi arrivati nell'antro della desolazione.
"Stella, ci possiamo sedere nel letto? Con me c'è anche BB" mormora Raven, riacchiappando la mano di Garfield, per darsi coraggio. A modo suo, la ragazza annuisce, mentre si alza lentamente e si accascia nelle coperte. Gli altri due la imitano.
"Ti dobbiamo fare un annuncio molto importante" annuncia la maga in tono solenne, sotto lo sguardo confuso di Stella. Raven prende un bel respiro e stritola la mano di BB, intanto che il ragazzo la squadra sorridendo.
"Ci siamo fidanzati"
La mezza demone getta le parole tutto d'un fiato, per poi spostare lo sguardo dall'amica al suo ragazzo.
Quella semplice frase, così naturale, così magnifica, si trasforma in una granata buttata malamente nel cuore di Stella. La consapevolezza di essere circondata da persone felici l'assale, senza darle tregua. Perché non può essere così anche lei? Perché non può andare avanti? Deve capire che Robin è cambiato, si è trasformato in un criminale, non è più il paladino della giustizia di Jump City. Eppure non ci riesce: non vuole accettare un così repentino mutamento. Tuttavia, i suoi compagni lo hanno fatto, perché lei non ne è in grado? Semplice: Stella ama il pettirosso. Quindi, dato che ne è innamorata, si pone molte più domande e dubbi per il suo amato, a differenza dei semplici amici del ragazzo. Il suo amore la fa vedere oltre, oltre quella coltre da cattivo che Robin si è creato attorno. E lei sa che dentro quel petto marchiato da una "S", palpita il cuore di un eroe.
•Angolo autrice•
Ed eccomi con la nuova storia annunciata :D
Non so come riuscirò a mandare avanti entrambe le mie "opere" con l'inizio della scuola (tra l'altro superiore), però penso di farcela. Credo.
Vi giuro che ce la metterò tutta per riuscire a gestire entrambe le storie.
Come sempre, se volete, commentate con la vostra opinione, ci tengo molto ;)
A presto, sieu💕
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