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Capitolo Quattro - Troppo Tardi

"Oddio, sì! Sì!" strilla la tamaraniana eccitata, mentre nel gigantesco monitor  del salone i suoi globuli rossi nuotano in una mare di sangue, accompagnati da microscopici parassiti metallici.
"Non avrei mai pensato che qualcuno potesse essere felice scoprendo di avere delle sonde mortali dentro al corpo" sghignazza BB, seguito dai sorrisi dei suoi amici. Stella ride fragorosamente, facendo ballare tutta l'attrezzatura attaccata al suo corpo. Era da così tanto che non dava aria ai polmoni con una risata.
"Cyborg, quanto ci vorrà per togliercele?" chiede Raven.
"Per toglierle un po', ma per disattivarle qualche minuto a persona" risponde il mezzo robot, fiondandosi al computer centrale. "Iniziamo con te, Stella"
La tamaraniana reprime un urlo eccitato, mentre l'amico lavora freneticamente per riuscire nell'intento in meno tempo possibile. Dopo solo cinque minuti, fa cenno all'aliena di alzarsi, con un sorriso in volto. Lei, in risposta, spicca il volo verso il soffitto, dilettandosi in un paio di giravolte, libera sia dai cavi del computer, sia dalla tristezza. Le pare che il suo cuore si sia alleggerito, finalmente privo dal pesante macigno dello sconforto. Robin potrà tornare di nuovo con loro, dai Teen Titans, dai suoi amici. Dalla sua amata che lo sta aspettando. Stella è rimasta in vita solo per questo momento. Ha combattuto con la depressione in questi due mesi, solo per rivedere il bellissimo viso di quel pettirosso che le ha rubato il cuore. Non voleva morire senza averlo rivisto un'ultima accanto a sé. Senza avergli potuto rivelare l'amore sconfinato che prova per lui. Quello che ha mostrato a Stella la verità. Quello che lo salverà dall'inferno in cui è rinchiuso.
In poco tempo, il resto dei Titans viene liberato dalla piaga delle dannate zecche metalliche di Slade, con immensa gioia di tutti. Il momento di gaiezza generale ha vita breve, interrotto dal suono squillante dell'allarme. Una fastidiosa luce rossa inonda la stanza del colore del diavolo, mentre la voce seria del mezzo robot cala sui suoi compagni di squadra.
"È Deathmachine"

Richard sbuffa annoiato, è stato troppo dannatamente facile. "Non fanno più i sistemi di sicurezza di una volta" ridacchia fra sé il ragazzo, scagliando una bomba fumogena verso le ultime guardie rimaste. Mentre affogano nel mare fuligginoso che li attornia, riescono solamente a scorgere qualche ciuffo scuro dell'ex-pettirosso e a udire la sua risata strafottente. Dick stringe saldamente il gelido oggetto metallico fra le mani, continuando a correre all'impazzata verso l'uscita del caveau.
"Fermati, Robin" gli intima una voce soave alle sue spalle, che cerca disperatamente di trattenere l'euforia. Dick si gira scocciato, squadrando uno ad uno i suoi vecchi amici. Non si può non notare la punta di felicità che nascondono le loro sfavillanti pupille.
"Quando lo capirete che Robin è morto?!" ringhia Deathmachine con ira per intimorirli.
"Noi lo faremo risorgere" continua la fulva, sorridendo amorevolmente a Richard. Lui ne rimane perplesso, ma si affretta a reprimere il suo stupore. Il combattimento non lo necessita. Inizia con lo scagliarsi rabbioso contro Raven, donandole un vigoroso calcio in pancia. La maga barcolla, per poi ricadere stremata tra le braccia di BB.
"Non ho voglia di giocare, Titans" sibila il moro con un sorriso malefico dipinto in volto.
"Raven, amore mio!" urla il verde disperato, prendendo tra le braccia la sua ragazza dolorante.
"Tranquillo, sto bene" ansima la mezza demone, mentre si rialza a fatica dalla presa di BB.
"Titans, go!" grida Cyborg deciso, scagliando contro Richard tutti i suoi compagni. Tutti meno una. Il moro riesce a superare con facilità gli ex-amici, adoperando anche molte armi fornite da Slade senza un minimo di rimorso. La tamaraniana lo fissa interdetta; ancora non aveva avuto il coraggio di sfidarlo, si era solo potuta immaginare le sue frequenti battaglie con la squadra. L'illusione che i combattimenti fossero forzati ad essere violenti sta pian piano svanendo in una gigantesca coltre di fumo scuro. Sembra che Robin goda nel ferire i Titans.
"Stella, vieni ad aiutarci!" grida BB, prima di essere gettato da Deathmachine addosso a Cyborg con un poderoso tonfo metallico. L'aliena si riprende dallo sbalordimento e esegue la richiesta dell'amico, tirando, a malincuore, un dardo sul petto dell'amato. Lui lancia un grido straziato che si propaga nell'aria, capace di raggelare il sangue anche ad un cadavere. Il colpo è stato scagliato nella pelle arsa dal marchio. Il ragazzo barcolla con le mani allo stomaco, per poi cadere a terra, confuso dal troppo dolore.
"Robin!" strilla la tamaraniana, raggiungendolo.
"No, Stella, non farlo! Non avvicinarti!" grida Cyborg. Nonostante la raccomandazione, l'aliena rialza il moro con amore, ancora lievemente stordito.
"Robin, ascoltaci. Abbiamo scoperto il ricatto di Slade! Finalmente potrai tornare da noi!" esclama esuberante Stella, mentre lascia che l'odore screziato dei capelli di Dick le accarezzi le narici.
"Troppo tardi" sibila il moro con disprezzo, scagliando un raggio nel petto della ragazza, grazie ad uno dei tanti strumenti donati dal suo mentore. L'aliena grida con tutto il fiato che ha in gola, per poi rilasciare Deathmachine e ricadere sfibrata sul duro pavimento. L'ultima cosa che riesce a scorgere nell'ovattata foschia in cui i suoi occhi affogano, è il suo amato raccogliere il marchingegno rubato e scappare con un ghigno malefico; lo specchio di un'anima rotta dalla solitudine. Il principale sentimento che alberga nel cuore del pettirosso, macchiato da lacrime sporche d'odio.

•Angolo autrice•
Capitolo corto, ma abbastanza ricolmo di tristezza :(. Giuro che mi fa male scrivere cose contro la Robstar, anche se non è esattamente il caso, però siamo lì.
Vbb, oggi non so che dire.
Ciao.

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