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Capitolo Cinque - Senso Di Colpa

Il piccolo oggetto di metallo cade lentamente nelle mani di Deathstroke, dopo essere stato liberato dalla presa ferrea del moro.
"Ecco a te"
"Molto bene, Deathmachine. Sei stato un buon combattente. Come sempre, d'altronde" lo elogia Slade con enfasi. "Mi è piaciuto soprattutto il colpo all'aliena. Colmo di disprezzo, di odio. Veramente ottimo"
Dick serra i pugni e fa scontrare tra loro i denti, mentre una fitta allo stomaco lo trapassa. Si era quasi scordato di aver ferito quella che riteneva il suo amore segreto. Ha scelto il tempo verbale giusto, riteneva. Perché si sente male a ricordare quella piccola creatura indifesa priva di sensi? Lei non ha sofferto così tanto per cercare di riaverlo indietro.
"Come va il marchio?" continua Deathstroke, riacchiappando il suo apprendista dal mare di pensieri ove stava affogando.
"Non benissimo. Come hai potuto notare Stella mi ha colpito in quel punto preciso, quindi si è leggermente rimarginato. Però niente di eccessivamente grave"
Deathstroke annuisce, dando il concesso a Dick di ritirarsi nelle sue stanze. Il ragazzo si dirige con andatura spedita verso la sua camera, mentre nelle orecchie ode l'urlo di Stella. Non l'aveva mai sentita gridare così forte. Come se da un momento all'altro le sue corde vocali si stessero per staccare dalla gola. Richard si porta le mani alle orecchie, straziate da quello strillo raggelante.
"Robin... perché mi hai fatto questo?" chiede fra i singhiozzi una soave voce femminile, che rimbomba nell'apparato uditivo di Dick come un eco eterno. "Perché mi hai ferita, Richard? Potrei essere morta, Richard. Hai ucciso la tua amata, Richard"
"Basta! Basta! Esci dalla mia testa! Io non ti amo! Ti odio! Ti odio!" grida il ragazzo, mentre si dispera tra le mura grigie della sua stanza. Però la voce continua, tormentando Dick con la stessa noiosa cantilena. Il moro sente un forte dolore alla pancia, che in questi due mesi aveva totalmente dimenticato.
Senso di colpa?
No, non lo deve provare. Quelli non se li meritano. Non meritano niente da Richard. Lo hanno abbandonato, e ora lui abbandona loro. Il suo cuore è diventato troppo impuro per perdonare. Niente perdono. Niente pietà per i Titans.

Il soggiorno è casa di dolore. Il gruppo dei Giovani Titani è immerso in una cumulativa sofferenza pungente.
Lei non parla. Non geme. Non piange. Resta a guardare il soffitto con occhi vitrei, persa nel vuoto gramo della realtà. Lui non la ama. L'ha attaccata. Le ha puntato quel raggio nel petto e ha sparato, uccidendo la sua fragile anima appena rinata, frantumandola. Per poco non moriva davvero. Forse era meglio se fosse accaduto.
"Lo sapevate, gusto?" domanda l'aliena ad un certo punto, facendo trasalire tutti i presenti.
"Cosa?" chiede BB, stupito del fatto che l'amica sia riuscita a trovare la forza di far uscire qualche parola.
"Sapevate com'era diventato, vero?"
Un silenzio vacuo cade tristemente sui quattro, fino a che Raven non decide di romperlo.
"Sì. Anche se non è stato sempre così. All'inizio, era molto attento a non procurarci ferite gravi o grandi lesioni, ma dopo un mese è cambiato tutto. Ha iniziato a scagliarsi contro di noi per ogni minima piccolezza, riservandoci colpi duri e potenti, che mai gli ho visto scagliare. Giorno per giorno è diventato sempre peggio. Fino al combattimento di oggi"
"Ma come è possibile?! Lui ci vuole bene, non ci farebbe mai del male!" grida Stella, inumidendo gli occhi.
"Non lo capiamo neanche noi. Evidentemente, Slade lo ha convinto ad odiarci" si aggiunge Cyborg con tono triste.
"Troppo tardi..." mormora l'aliena in un sospiro.
"Cosa?"
"Troppo tardi"
"Ma per cosa?"
"Robin mi ha detto queste parole prima di...". Un anomalo grumo alla gola blocca l'andatura della frase di Stella. La tamaraniana si affretta a ricacciarlo dentro la faringe.
"Fidatevi, quello lì è totalmente suonato" dice BB roteando il dito accanto alla tempia destra. "Forse è stato traviato da Slade ed è diventato cattivo"
"Improbabile. Ci deve essere una buona ragione per cui si è trasformato" ribatte Raven, con gli occhi puntati su Stella, curiosa di conoscere la sua opinione. Tuttavia, lei sta zitta. Contempla il pavimento in religioso silenzio.
"Qualunque cosa sia accaduta, noi la dobbiamo scoprire. Prima pensavamo Robin fosse diventato semplicemente cattivo, ma ora abbiamo la conferma che era sotto ricatto. Eppure, nonostante gli abbiamo detto che potrebbe tornare da noi, non ha voluto accettare" riepiloga serio Cyborg, con tono cadenzato e leggermente cantilenante.
"Totalmente suonato" ripete BB sottovoce, come per non spezzare la melodia del discorso del mezzo robot.
"L'ipotesi più plausibile è che sia stato plagiato da Slade per agire da cattivo. Dobbiamo farlo rinsavire in qualche modo" continua Cyborg, gettando lo sguardo verso lo scuro monitor del computer.
"E c'è solo una persona che potrebbe avere una minima possibilità di riuscirci"

Il crimine sembra essere scomparso nel nulla, tra le strade caotiche di Gotham. Ormai il pipistrello non indossa il suo costume fuori dalla Bat Caverna da tre settimane. Non ne è mai stato così tanto tempo senza. Ma la cosa più strana è che gli manca. Gli manca consegnare alle giustizia i criminali, quel pizzico di azione che insaporiva una giornata passata tra le caotiche scartoffie lavorative. Ormai Bruce è diventato paranoico, tanto da far quasi impaurire Alfred con le sue lunatiche supposizioni. Il Cavaliere Oscuro continua a ripetere che è una farsa, solo uno sciocco trucco in cui sta ottusamente cadendo. Ogni attimo libero dal lavoro di Bruce Wayne, Batman lo passa nella scura caverna ad analizzare minuziosamente ogni possibile piano malefico tramato dai cattivi. Alfred tenta di redimerlo da quest'idea, di convincerlo che è stata la sua bravura da vigilante a far terminare il crimine a Gotham. Ma lui non si convince, rimane chiuso in sé stesso a rimuginare sui suoi sbagli.
"Ancora qui, Signor Bruce?"
"Sì, Alfred. Credo di essere vicino ad una svolta. Non posso abbandonare tutto proprio ora" mormora Wayne cercando di non sbadigliare.
"Può continuare domani. Deve riposarsi" riprende Alfred imperterrito, deciso a non cedere.
Il milionario sente le borse sotto gli occhi farsi pesanti, mentre nelle sue orecchie le parole sfumano in un borbottio remoto. Gira la sedia, puntata fino a poco prima sui monitor, per osservare faccia a faccia l'espressione severa del maggiordomo. Sotto quello sguardo colmo di disappunto, sospira rassegnato.
"Ok, va bene. Andrò a dormire" dice Bruce in un gigantesco sbadiglio, da troppo tempo represso. Alfred sorride mentre guarda compiaciuto il suo protetto avanzare adagio verso l'uscita della Bat Caverna. Tuttavia, un trillo squillante blocca il tentativo di Bruce di ritirarsi nelle sue stanze. In qualche secondo, il Cavaliere Oscuro si è già precipitato alla solita sedia, dove ormai si è formato un calco tondeggiante. Alfred sospira amareggiato, ce l'aveva quasi fatta. Nel monitor si disegnano quattro figure ansianti racchiuse in un riquadro, con in primo piano un risoluto e robusto mezzo robot. Dietro di lui, altri due ragazzi presenti sembrano volere anche loro partecipare alla conversazione, dato che stanno protendendo il loro busto in avanti. Invece, l'unico tratto visibile della quarta ragazza sono alcune ciocche rosse e un accenno di pupilla affogato in una strana sclera verde.
"Dobbiamo parlarti, Batman. Si tratta di Robin"

•Angolo autrice•
Eccomi di nuovo :D

Come poteva non esserci Batman, eh? Come?
Diciamo che in ogni mia storia dei Titans (bozze) deve sempre comparire, perché adoro l'idea di un crossover fra i Teen Titans e Batman😍

Vbb, alla prossima, sieu💕

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