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ventidue

<<per favore!>>
Lo supplicai.
Era il giorno dopo l'esame, in questi tre giorni i miei genitori mi avevano riempito di messaggi dicendo che non vedevano l'ora di conoscere il mio ragazzo, tutti, tutti tranne mio padre... era un po' freddo.
Michel è tornato al suo collegge, oggi stesso, da quel che ho capito ha pure chiesto il numero a Andrew.
Ma ha rifiutato, quindi glielo ho dato io.
Mi spiace per Andrew, ma Michel è Michel.
Mi mancherà.

<<no!>>
Risponde brusco.

<<ti prego, una settimana, una settimana per finta! Non hai nemmeno i corsi in questo periodo!>>
Lo scongiuro<<mia madre crede che io abbia un ragazzo! Per colpa tua!>>
Ah ah... certo... credici.

<< Per colpa mia?! Mi hai baciato tu, e non ti volevi staccare dalle mie labbra... quella è la felpa del mio liceo?!>>
Mi squadro da testa a piedi.

<< è... altamente probabile...>>dico distogliendo lo sguardo.
È comoda e ha un buon odore.
Il suo odore.
Mi piace starci dentro, è come se mi abbracciasse sempre, ma questo non posso diglielo.
<<comunque... ti prego, faccio qualsiasi cosa! Qualsiasi!>>
Il suo sguardo si fa interessato e sul suo viso appare un sorriso sghembo.

<<qualsiasi?>>

<<entro certi limiti!>>
Specifico prima che si faccia strane idee.

<<a casa tua dormirai con me>>

<<nello stesso letto?>>
Che domanda stupida! Ovvio.
Lo vedo annuire... accetto, sapendo che mio padre non lo avrebbe mai permesso.

<<inoltre...>>

<<inoltre ?>>

<<uscirai con me>>
No! Non uscirei mai con lui, sarebbe... complicato... se qualcosa andasse male io dovrei convivere comunque con lui e sarebbe imbarazzante.

Condivido lo stesso cervello con un idiota...è assicurato.
Tesoro, se gli dici di no lui non verrà mai.

<<forse>>
Rispondo... tanto è no.
Idiota.
Cioè, lo hai visto?

<<Forse?>>

<<ci penserò li, a fine settimana ti darò una risposta>>

<<ci sto>>
Tiro un sospiro di solievo per la sua affermazione.

<<partiremo domani all'ora di pranzo, dodici in punto, andremo con la tua macchina>>
Faccio per voltarmi e vado in camera mia.

<<mi ridarai la felpa?>>

<<mai!>>

Non ho dormito niente questa notte.
Ho fatto la valigia ieri sera, dopo quel bacio ho il cervello completamente in pappa.
Non so cosa pensare, insomma è bello, dannatamente bello, è gentile, quando vuole.
E ti fa anche tremare le gambe, quando non vuole.
Giusto... cioè... no... sbagliato...
Ma, mi piace?
Mi arriva un messaggio che mi dice che lui è tornato dal suo pranzo con gli amici ed è giù ad aspettarmi.
Esco di casa con valigia grande quanto il mio armadio.
Non sono il massimo della femminilità, è pur sempre vero peró che sono una donna e le donne hanno bisogno di tutta la casa in una valigia per dormire tranquille da un' altra parte... anche se quella è la mia vecchia casa.
Percorro il lungo corridoio e saluto Neville, un ragazzo basso e schivo con grandi occhiali e un po' paffuto.
È talmente timido.
Da quel che ho capito è del liceo e ha fatto un'mese qui come prova.
Alza la mano e mi saluta per poi, con un movimento fulmineo, entrare nel suo appartamento momentaneo.

<<ehi Jen!>>

<<ciao Steve...>>
Saluto il ragazzo dalla pelle ambrata, sarebbe capace di trovare qualsiasi informazione su qualsiasi persona... da quel che ho capito è un Hacker professionista.

<<dove vai?>>
Chiede.

<<torno a casa per una settimana>>

<<Caleb viene con te?>>
Annuisco e lui scappa con stampato un sorriso malizioso.
Continuo e porto la valigia giù per le grandi scale poiché l'ascensore si è rotto, di nuovo.

Arrivo al primo piano e vengo salutata da Jim, un ragazzo alto e sportivo.
Gli urlo di mettersi qualcosa addosso visto il suo piacere di andare in giro per il condominio in mutande ma lui fa spallucce.
Ho visto più ragazzi in boxer qui che al mare.
Arrivo finalmente al pian terreno e vado verso il mio coinquilino.

<<quante cose ti sei portata dietro?>>
Chiede Caleb stressato indicando la mia valigia.

<<tutto quello che è entrato in questa valigia... dove è la tua?>>
Chiedo non vedendola.
Lui indica un trolley dove non ci sarebbero stati nemmeno un paio di scarpe.
Guardo sbalordita quella sottospecie di valigia.

<<come hai fatto a farci stare l'armadio?>>

<<semplicemente non portandomi dietro l'armadio... sali che partiamo>>
Mi ordina stufo delle mie osservazione per lui poco acute.
Ubbidusco e salgo in macchina seguita da lui che si mette alla guida.
Impostiamo il navigatore sul indirizzo di casa mia e Caleb inizia a muoversi con la macchina.
Il viaggio sarà lungo quindi tiro indietro il sedile e mi metto comoda con il volto verso Caleb e le mani sotto il mio orecchio che mi fanno da cuscino.
Lui ridacchia un po' e io lo guardo male.

<<perché ridi?>>

<<niente Mocciosetta>>

<<dimmi perché ridi!>>

<<sei buffa>>
Ariccio il naso come infastidita.

<<non sono...buffa>>
Mi lamento.

<<si, lo sei... dormi, ci aspetta un lungo viaggio>>

<<non voglio dormire>>
Cambio idea solo perché me lo ha detto lui.
<<se no con chi parli?>>

<<giusta osservazione>>
Dopo questo non parla più.
Guarda la strada attentamente con la mascella serrata e una mano sul volante, mentre qualche volta con l'altra si pettina capelli, anche se pettinare è una parola grossa.
Oggi ha i capelli più spettanti del solito, è talmente bello...

<<bambinetta>>
Una bellissima voce mi sussurra all'orecchio... come non detto, mi sono addormentata.
<<ehi... svegliati>>
Mugugno qualcosa di incomprensibile persino a me che dovrebbe essere un no.
Poi delle labbra morsicano dolcemente il mio lobo.
Sbarro gli occhi immediatamente e guardo il volto di Caleb sorridente a poca distanza dal mio.
Mi da un piccolo e veloce bacio a stampo, come se fosse del tutto naturale e poi guarda la strada.
<<hai avuto un buon risveglio?>>
Eccome.
No.
Ma non rispondo, sto zitta a ancora incantata per l'accaduto.

<<quale numero?>>
Chiede guardandomi il viale di casa mia.

<<32>>
Va avanti con la macchina percorrendo tutta la strada piena di piccole villette con fantastici giardini.
Fino ad arrivare al numero 32.
Mi volto verso Caleb e lo guardo preoccupata.

<<ti avviso, la mia è una famiglia particolare...>>

<<in che senso?>>

<<vivo con mia nonna, mia mamma mio papà, mio fratello non so se è tornato a farci visita e ho due sorelle, sono cugine in realtà, per questo non te ne ho parlato, ma per me sono come sorelle... siamo una strana famiglia...>>

<<certo,amore>>
Dice sarcastico.
Tiro un sospiro ed esco dalla macchina solo dopo che Caleb ha scaricato la mia valigia.
E se odiasse la mia famiglia? Come reagirà mio padre?
Oh no.... nonononononononono.
Andrà male... andrà malissimo.

<<hei, principessa, stai calma, andrà bene>>
Mi da un piccolo bacio sulla fronte e stranamente mi tranquillizza.
Apro la porta di casa mia con le chiavi nascoste sotto lo zerbino, non le tolgono mai.
Apro la porta e quando siamo entrati del tutto la chiudo.

<<QUANTE VOLTE TI HO- ciao cara, ben tornata a casa>> mi saluta mia madre con un mestolo in mano e con l'altra mi accarezza il viso per poi fare cenno di aspettare un secondo << KEIRA! QUANTE VOLTE TI HO DETTO CHE LA VASCA DEL PESCIOLINO NON È IL GABINETTO! NON TIRARE L'ACQUA!>>

<<casa dolce casa>>
Sussurro.

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