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sette

Tic tac tic tac tic tac....
L'orologio... che nervi... odioso a mio parere....
<<bambinetta>>
Sento qualcuno squotermi la spalla.
<<bambinetta!>>
Urla più forte, apro piano piano le palpebre e la prima cosa che vedo e la faccia di Caleb troppo vicina alla mia...non è un brutto risveglio...
<<che c'è Caleb?>>chiedo con la voce impastata dal sonno.

<<siamo arrivati>>risponde senza lasciar intravedere emozioni.

<<dove?quanto ho dormito?>>

<<solo due ore, sono le 5:00>>

<<le 5:00?! Domani ho i corsi!!!>>

<<li salterai>>

<<sono qui per studiare Caleb! Non per andare con il mio coinquilino in un posto lontano 2 ore dal campus>>

<<non è lontano 2 ore>>

<<allora perché mi hai fatto dormire cosí tanto?!>>

<<eri divertente, sai che sbavi mentre dormi?>>

<<non è vero! Adesso mi dici dove siamo!>>

<<sei una bambina>>
E con questo esce dalla macchina.
Esco anche io... un bosco?!

<<seppelirai qui il mio cadavere?>>
Ma lui non risponde ed entra nel bosco.
Tento il più possibile di seguirlo, diciamo che stare in un bosco con vestito non è il massimo, si incastra ovunque.

<<Caleb aspettami !>>
Ma niente... non mi da retta.
Stupido egocentrico, mi porta nei boschi! Chi mai porterebbe una ragazza nei bosch-
I miei pensieri vengono interrotti dal contatto della mia faccia col suolo.
Sono inciampata in una radice.
<<idiota>>
Dice finalmente fermandosi.
Mi alzo e mi squadro il ginocchio sbucciato.
<<adesso siamo pari almeno>>
Dice e continua a camminare.

Camminiamo per circa 20 minuti, se non di più e dopo un po lui si ferma e mi guarda.
<<Se dici a qualcuno che ti ho portat->

<<so mantenere i segreti, Caleb>>
Tira su il mento e mi guarda negli occhi per vedere se mento o meno, poi annuisce mi prende il polso e mi tira verso la direzione scelta.
Guardo in basso per capire dove sto mettendo i piedi e quando ci fermiamo per poco non cado.

Siamo sul orlo di un precipizio da cui si può ammirare una chiazza verde e un torrente che passa in essa.
<<sta attenta>>
dice e mi tira verso di sé per non farmi volare giú.

<<grazie>>
Mi stacco leggermente da lui... è davvero stupendo qui... vorrei scendere e andare a fare il bagno in quel torrente.

<<come hai scoperto questo posto?>>
Lui si siede sull'orlo con le gambe a penzoloni e sospira.

<<mia sorella>>risponde, intanto io mi siedo accanto a lui cercando, il più possibile, di non sembrare goffa.
<<non quella della foto, un altra, una sorella maggiore, la portó qui un ragazzo per un appuntamento, ma lui voleva solo scoparsela e io lo sapevo, così li seguii e... insomma cosí ho scoperto questo posto>>

<<quante sorelle hai?>>faccio questa domanda per non parlare del accaduto durante quel appuntamento, insomma, era chiaro che non voleva parlarne.

<<tu quanti fratelli hai?>>

<<uno, un fratello maggiore>>

<<brava>>
Brava...
Lo imita la vocina nella mia testa e non posso non sorridere.

<<che hai da ridere?>>

<<e che... sei proprio uno stronzo>>
Ridacchio,non sono abituata a dire parolacce.

<<oh, beh, molte grazie>>
Inizia a guardare in alto le stelle che piano piano spariscono con l'alba.

<<insomma sei cosí... privo di sentimenti, niente ti smuove, prendi in giro le ragazze, o ci fai sesso e le butti via o le stuzzichi fastidiosamente>>

<<possiamo mettere in chiaro questa cosa? Sono loro che lo vengono a chiedere a me, sanno cosa aspettarsi, che poi io ci guadagni del piacere e solo una cosa in più, a me piace a loro piace... solo sano sesso>>

<<oh mio dio>>
Ridacchio.

<<hai qualche problema con il sesso? So che sei vergine ma prima o poi dovrai essere mentalmente pronta>>
Faccio spallucce.

<<prima o poi>>

E a rovinare l'attimo è la suoneria del cellulare di Caleb.
Lo sfila dai suoi jeans e guarda lo schermo da cui è perfettamente leggibile il nome Ashley.

<<che ti dicevo?>>
Sì porta il telefono al orecchio.

<<ehi, sono le cinque, perché mi chiami a questa cazzo di ora?>>
Delicato come sempre.
<<per fare cosa?>>
Il mio sorriso piano piano si stava spegnendo...buon dio se è troia.
<<no... non ora>>
<<perché no>>
<<sono fuori>>
<<non te ne deve fregare>>
<<allora niente>>
<<appena torno>>
<<non lo so!>>
Poi d'un tratto lo sento osservarsi e divento rossa, sono triste perché mi aveva portata qui ed era una cosa importante per me... e adesso arriva questa Cornacchia.
<<si, sono con lei>>
Mi volto di scatto e lo guardo cambiare direzione con gli occhi e tornare a fissare il vuoto.
<<non è lei che chiede il mio pene>>
<<che cosa facciamo?>>
Probabilmente lo sta ripetendo.
È più una domanda a se stesso che a lei.
Poi d'un tratto dice <<Manatham, oggi andiamo a New York>>
<<ciao Ashley>>
Sgrano gli occhi, ma poi capisco che sta scherzando.

<<divertente, per un attimo ci ho creduto>>

<<bhe>>dice alzandosi in piedi <<credici>>
Mi tiro su in piedi agfrapandomi a lui per non cadere di sotto.

<<oh mio dio!vado a New York! Insomma! New York City!>>

<<prima peró facciamo una fermata, senza offesa, ma stai davvero male così>> e si riavvia nel bosco.

In macchina le parole sono proibite, la radio è accesa e si ascoltano gli annunci del traffico che interrompono ogni canzone passabile ma lasciano stare quelle orrende.
stiamo cosí per un ora circa e alla fine arriviamo in un quartiere tipico americano, quelli con le ville dai giardini perfetti.
Ci fermiamo davanti a uno di questi.

<<cosa è questo posto?>>

<<casa mia, cioè, della mia famiglia>>
Apre la porta e come immaginavo è perfettamente arredata con quadri, busti e cose altrettanto costose.

<<vatti a fare una doccia e prendi qualche vestito, poi andiamo>>
Okay Jen... adesso troviamo il bagno.



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