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ventisette

Dieci minuti.
Dieci minuti che piango a dirotto.
Dieci minuti che non riesco a dire fraso di senso compito.
Dieci minuti ancora senza alcuna notizia di mio padre.
Dieci minuti che le braccia di Caleb mi cullano.
Faccio fatica a respirare, tra un singhiozzo e l'altro pronuncio qualche "non è vero" o "non può lasciarmi".
E ogni volta che "parlo" lui mi stringe più forte e mi sento un po' meglio.

Ha ragione... non servono le banali parole, in questo caso servono i gesti.

Passano altri cinque minuti, nei quali tra l'altro Nicholas sbircia fuori dalla porta...

<<Jennifer>>
Dice una volta che sente che non singhiozzo più come prima.

<<s-si?>>
Chiedo balbettando.

<<ti va di sederti? Magari non davanti all'entrata dell'ospedale... sul lato, lì sull'erba>>
Annuisco sul suo petto, prmai il suo maglione è fradicio delle mie lacrime... ma non sembra importargli.

Le nostre dita si intrecciano dopo tanto, sento un fremito ma lo ignoro, mi trascina tenendomi per mani nell'erba verde, accando ad un distributure di sacchetti per mettere gli ombrelli bagnati.

Ci sediamo, mi tengo le ginocchia vicino al viso con le gambe, lui, invece, poggia la testa al muro e gli avambracci sulle ginoccha aperte.

<<ti va di raccontarmi?>>

<<no>>

<<okay...vuoi rientrare?>>

<<no>>

<<va bene...vuoi stare qui a fissare il vuoto?>>
C'è un breve silenzio... voglio?

<<si>>

<<allora che così sia...>>

<<Caleb?>>
Lo chiamo con la voce spezzata.

<<si, bambinetta?>>

<<puoi abbracciarmi? Ti prego>>

Con un gesto lento e rassicurante mi avvicina a se, sposta un braccio dietro le mie spalle e mi sento un po' più prottetta.

<<leucemia>>
Sono io a parlare senza volerlo.

<<come?>>
Domanda confuso.
Tanto vale che dica tutto.

<<leucemia... sta morendo per leucemia... gli è stata diagniosticata meno di un mese fa... inizialmente->> mi blocco un attimo senza volerlo e lui se ne accorge.

<<non sei obbligata se non vuoi raccontarlo>>

<<...inizialmente era leggera, non curabile, certo, ma nessuno se ne era ancora accorto... poi, sono iniziati gli atttacchi di tosse, sputava sangue, perdeva sangue sia dal naso che dalle gengive dalle orecchie... ma il peggio è arrivato questa mattina... quando noi eravamo in biblioteca.>> uso le stesse identiche parole di mia madre... non dimenticherò mai quel discorso << mia madre si è svegliata, il letto, le lenzuola bianche erano pregne di sangue, mia madre non si è accorta di niente durante la notte ma quando si è svegliata... lui era lì svenuto, non si muoveva... pensa cosa è significato per lei... prova solo a pensarci>>

Lui non dice niente... ma vedo nel suo sguardo vuoto ce lui sapeva... non ho voglia di discutere ora.

Ma ecco l'ultimo pezzo del puzzle.
Ecco da cosa Caleb mi doveva distrarre, ecco di cosa mio padre non voleva parlarmi...

Guardo l'orologio della chiesa, è l'una di pomeriggio...

<<noi non dovremmo essere qui... dovremmo essere a casa, a festeggiare  il mio compleanno, mio padre dovrebbe essere li con me a ridere...>> singhiozzo <<non qui... è tutto sbagliato... tutto quanto>>

Fortunatamente Caleb non dice niente.



Il giorno passa lentamente, tornati in sala d'attesa non ho più pianto, ho consolato mia madre, mio fratello e le mie cuginette.

Abbiamo mangiato dei panini presi alle macchinette e abbiamo passato tutto il pomeriggio sedute su quelle scomode sedie, ma ancora nessuna notizia, del mio papà non si sa nulla.

Dopo aver cenato Nicholas ha portato Clary e Keira a casa, sarebbero tornati la mattina seguente.

Quindi, adesso, siamo solo io, mia madre, Pierre e Caleb.
Ho chiesto a Caleb di non lasciarmi sola un attimo... crollerei, ne sono sicura.
Seduta sulle sue gambe aspetto che mia madre si addormenti così da poter dormire anche io.

Ho esplicitamente chiesto alle infermiere di svegliarmi in caso di qualsiasi notizia si mio padre, sia buona che cattiva.

Quando mia mamma inizia a dormire, ci provo anche io... ma con scarsi risultati...
Quando il mio coinquilino inizia a dirmi che devo cercare di dormire ci provo davvero e finalmente, alle due di notte, mi addormento insieme a lui.

<<ehi, amore!>>
Guardo mio padre.
È giovane, ha ancora quei buffi baffi.
Siamo in giardino, è estate e fuori è stata riempita la piscinetta gonfiabile.
C'è una bambina, ha si e no cinque anni ed è in costume, un orribile costume a fiori intero.
Sono io.
<<tesoro vieni qui da papà!>>
Corro verso di lui e finisco tra le sue braccia.
Rido.
<<chi è che sei?>>
Chiede in tono scherzoso.
<<la tua bambina!>>
Urlo ridendo per il solletico.
<<esatto!>>

<<ti voglio bene papà!>>

<<anche io, amore, promettimi una cosa>>
Annuisco.
<<sarai sempre e solo la mia bambina...sempre e solo mia, anche quando avrai settant'anni e io non ci sarò più, promesso?>>
Annuisco facendo muovere i miei capelli marroni a quei tempi Pettinari a caschetto.
<<perché non ci sarai più?>>

<<tutti prima o poi c'è ne andiamo, piccola>>

<<ti farà male?>>

<<no tesoro, andarsene non fa male, non a noi almeno... un uccellino mi ha detto che è come dormire>>

Ho già fatto questo sogno, o meglio ricordo... quando ero in coma se non sbaglio...
Papà... come dormire eh?

<<un-due-tre. Un-due-tre. Un-due-tr->>
Calpesto un piede a mio papà e sbaffo seperando le nostre mani.

<<è inutile papà! Non imparerò mai a ballare!>> incrocio le braccia e mi butto sulla poltrona in soggiorno.

Il salone ha ancora le pareti bianche... mi ricordo questa scena, avevo sette anni... volevo essere una principessa, mio papà si era offerto di insegnarmi a ballare.

<<amore di papà! Sei stata bravissima, molto più di tua mamma... lei si che è una vera frana>> sussurra, mia madre, sposta un quadro da sopra il camino e alza gli occhi al cielo.

<<non è vero! Da chi pensi abbia imparato tu padre a ballare così bene?>>
Ridono entrambi, poi mio padre mi guarda con il suo solito sorriso.

<<vieni qua, piccola peste>>
Mi prende per mano e mi fa scendere con un balzo dalla comoda poltrona in pelle.

<<allora, guarda... fai così>> mi prende anche l'altra mano e si avvicina di più a me <<metti i tuoi piedi sui miei, va bene? Tu seguimi>>

Annuisco convinta che quella volta ce l'avrei fatta.
La musica riparte e mio padre inizia a muovere i piedi.

<<sei un vero portento piccola peste...>> mi dice mentre entrambi fissiamo i nostri piedi <<da grande sarai una brava ballerina>>



<<mi scusi?>>
Sento una voce femminile che mi chiama e so che proviene dalla stessa persona che mi sta scuotendo delicatamente la spalla.

<<mmmh? Che succede?>>
Mugugno qualcosa di incomprensibile perfino a me stessa e apro lentamente gli occhi.

<<riguarda suo padre signorina... sì è svegliato>>

Chiedo appello alle ragazze che guardano gli Anime! Aver qualche anime romantico scolastico e divertente da consigliarmi? Perchè ne ho visti un sacco e non so più come fare.
Viva gli unicorni 🦄 Kora

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