Ventinove
Picchietto con la punta della scarpa il pavimento... dovrei poter entrare a minuti.
Mio padre ha chiesto di vedere Caleb prima di me, sarà lì dentro da piú di un ora... cosa tutto gli starà dicendo?
Conoscendo Caleb non avrà accennato al fatto di Nicholas per far sì che i suoi ultimi pensieri a mio riguardo non siano di preoccupazione.
Ma allora di che parlano?
Il pensiero fisso che Caleb possa combinare qualche guaio non vuole lasciare il mio cervello.
In quest'ora avró bevuto non so quanti caffè.
Un continuo avanti e indietro alla macchinetta.
Mi distruggo le mani pensando ai ricordi che ho sognato qualche ora fa...
Le lacrime bruciano dentro i miei occhi e pregano di uscirne... ma io le tengo a bada come il piú forte esercito contro una rivolta mondiale.
Quasi sfinita cerco di resistere il piú possibile.
E poi, eccolo, il rumore dei leggiadri e potenti passi.
Mantiene un passo lento, senza fretta... non ne ha.
Quando entra in sala d'attesa il primo sguardo che incrocia è il mio... i suoi occhi lasciano benissimo intendere che ha versato una sola lacrima, non di piú... non ne aveva di piú.
Mi guarda come se avesse appena incontrato il suo unico desiderio e se lo fosse lasciato sfuggire dalle mani per poi ritrovarlo ancora lí, dove lo aveva perso, ad aspettarlo.
Non mi faccio dire una parola in piú e vado verso la stanza di mio padre.
Quando passo accanto a Caleb vedo che sta allungando la mano per prendermi il polso e fermarmi... ma non lo fa.
Quindi mi fermo io e lo guardo.
Le sue labbra mimano due parole.
<<sei forte>>
Allora capisco che quello che mi aspetta è molto peggio di quanto pensi.
Cammino lentamente nel corridoio, ogni passo rimbomba tra le pareti, tutto è amplificato, sento a qualche metro di distanza il pianto di una donna e di sua figlia... i singhiozzi sono talmente simili che collego i pianti alla stessa famiglia.
Perdo un battito ogni passo che faccio.
Davanti ad una stanza è seduta una bambina dai capelli castani e grandi occhiali che evidenziano gli occhi verdi. Aspetta facendo dondolare le gambe sulla sedia.
Deglutisco il groppo di aria... ho la bocca secca.
Intanto i ricordi con mio padre si fanno freschi.
Corro in casa e sbatto la porta spaventando Clary in soggiorno intenta a studiare.
<<tesoro? Sei tu?>> la voce di mio padre mi chiama. Asciugo le lacrime con l'avambraccio e rispondo.
<<si papà>>
Salgo le scale di fretta e, mantenendo la stessa velocità, vado in camera mia. So benissimo che Clary mi ha sentito e che fra un po' salirà, quindi mi affretto a chiudere la porta di camera mia, tolgo le scarpe nere della divisa insieme alle lunghe calze parigine per poi buttarmi sul letto e soffocarmi con il cuscino.
Al momento ho davvero voglia di rimanere in questa posizione a commiserarmi ma, come avevo già previsto, qualcuno bussa alla porta.
<<va via Clary!>>
Urlo con l'imbottitura che mi tappa la bocca.
<<mi spiace, sono papà...spero di non aver deluso le tue aspettative>>
Oh...
<<cosa c'è?>>
Chiedo tirandomi su con i compiti, mi sistemo gli occhiali e guardo la porta come se dovesse darmi una risposta lei.
<<dovrei chiederlo io a te... è successo qualcosa di grave? Qualcuno ti ha preso in giro... o centra qualche... Emh... ragazzo ?>>
Domanda intonando l'ultima frase con tristezza e speranza di sbagliarsi.
<<piú o meno>>
<<piú o meno la prima opzione o piú o meno la seconda e... Jennifer... che ne dici di aprire la porta? Ho portato dei biscotti>>
Mi alzo dal letto e vado ad aprire la porta stando attenta a non inciampare nelle mie scarpe.
Spalanco la porta che mi presenta davanti mio padre con i baffi appena tagliati e un grosso pacco di biscotti alle gocce di cioccolato.
Prendo i biscotti e lo lascio entrare.
<<dovresti mettere un po' in ordine la tua stanza>>
Mi spettina i capelli.
Io intanto apro il pacchetto di biscotti.
<<non sei la mamma... lascia a lei il compito ingrato di sgridarmi>>
Addento un biscotto e mi siedo sulla sedia girevole. Cerco di ondulare il meno possibile o vomiterei la punta di biscotti che ho mangiato.
<<giusto... allora? Cos'ha la mia piccola peste lentigginosa?>>
Si avvicina a me prende un biscotto.
<<tua madre non dovrà mai venire a scoprire che abbiamo mangiato in camera>>
Mi sono accorta di aver fatto solo metà corridoio... la stanza di mio padre è in fondo a destra e per ora non riesco a pensare ad altro che a lui.
<<Jennifer... oh mio dio...>>
Michel piange e si sfoga con me al telefono.
Ha appena fatto coming out, la sua ragazza gli ha sputato i faccia davanti a tutta la scuola dopo aver ammesso di averlo tradito milioni e milioni di volte.
I genitori sono venuti a scoprirlo dalla scuola dopo essere stati chiamati dalla preside per "lite infondata" e suo padre lo ha appena sbattuto fuori casa.
<<Mick... vieni da me... non è un problema... sul serio>> lo rassicuro.
Non ho ancora chiesto a mio padre ma non credo avrà nessun problema.
<<no, Jenny, davvero.... non voglio creare altri disturbi alla tua famiglia... ho un po' di soldi da parte dai lavoretti estivi... potrei andare in un motel per qualche notte,poi mi sistemo>>
Sento il suo rolley andare sul marciapiede pieno di ghiaia.
<<non dirlo nemmeno per scherzo... tu vieni qui>>
Insisto.
<<ma->>
<<muoviti, mia madre sta mettendo le lasagne in forno... non vorrai perderti le lasagne con la besciamella di mia madre?>>
Michel tira su col naso e singhiozza ancora ma sento che sta ridendo.
<<va bene Jenny... Arrivo>>
Il campanello suona e io mi ricordo solo ora che non ho avvisato mio padre.
<<papà!>>
Urlo scendendo le scale.
Fortunatamente c'è la partita e li Yankees stanno vincendo, questo vuol dire che è di buon umore.
<<dimmi>>
Dice senza distogliere lo sguardo dallo schermo.
<<Michel resta qui qualche giorno... circa un mese.. i suoi genitore lo hanno cacciato di casa per la sua sessualità e non ha un posto dove andare... possiamo ospitarlo noi?>>
Dico tutto d'un fiato senza lasciare spazio all'aria aspettandomi chissà quale scenata o quale reazione al fatto che sia gay.
<<okay>>
<<lo so papà, ma->> mi blocco un attimo e realizzo la sua risposta <<okay?>>
<<è gay no? Questo significa che non c'è pericolo che entri dentro le tue mutande...>>
<<non sei sorpreso che sia gay?>>
<<Jennifer... figlia mia... ho capito che quel ragazzo non era etero da quando è entrato a casa per la prima volta e si è compliementato con tua madre per le scarpe di non so quale marca,non so quale stagione non so quale pelle... e aveva sette anni... credi davvero che ti avrei permesso di frequentarlo se fosse stato etero? Dai... quel poveretto sta aspettando fuori da ore... fallo entrare>>
Mi fermo davanti alla stanza di mio padre, Poggio una mano sulla porta ed entro.
Buon ferragosto♥️
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