venti
Faccio un passo fuori dalla stanza ancora frastornata dalle parole di Caleb e dal discorso con Nicholas che ho origliato da dietro la porta, anche se ho la netta sensazione che Caleb volesse farmi sentire tutto, come se da un momento all'altro Nick dicesse qualcosa che mi avrebbe per sempre allontanato da lui per sempre.
Sospiro e scendo le scale quando una piccola bambina dalla folta chioma rossa e riccia mi abbraccia le ginocchia.
<<Ciao Keira!>>
Dico accarezzandole i capelli.
Lei alza lo sguardo e i suoi grandi occhi verdi smeraldo brillano nel vedermi.
<<chi è il ragazzo dai capelli biondi?>>
Chiede con la voce acuta mentre allunga le braccia verso di me per farmi segno di prendermi in braccio.
Il la sollevo da terra e intanto vado in cucina da mia nonna.
<<è il mio ragazzo>> le spiego.
Lei scuote la testa per dirmi di noi e poi indica Caleb che ci guarda di sott'occhi mentre parla con zio Adolfo.
<<lui è il tuo ragazzo>>
Dice convinta.
<<no... io e Caleb siamo... amici>>
Suona più come una domanda che un'affermazione.
<<ma Caleb è più simpatico e poi mi ha portato un regalo!>>
Sbarro gli occhi, perché deve sempre spendere soldi? Sono felice che abbia fatto un regalo a mia cugina ma continua a spendere soldi quando non c'è ne è bisogno.
<<e cosa ti ha portato?>>
Chiedo alzando gli occhi al cielo con un sorriso falso sulle labbra.
La piccola apre immediatamente le braccia e parla:
<<un grande peluche a forma di orso! È grande come te! Ed è tutto marrone con un fiocco rosso!>>
In quel momento arriva Nicholas da dietro che mi sorprende con un bacio sulla guancia, le guance mi bruciano e mi sento in imbarazzo.
Mia cugina guarda me imbronciata e guarda lui con occhi socchiusi e le sopracciglia rosse incurvate.
<<ciao, tu sei la piccola rossa,giusto?>>
Chiede porgendole la mano gentilmente, lo guardo con un sorriso...è così gentile.
Nauseante semmai.
Cerca solo di essere il più estroverso possibile e questo lo apprezzo.
<<Tu non mi piaci, preferisco Caleb... io sono del "team Caleb">>
La piccolina mette le mani sopra la testa e forma un cuore con le braccia urlando a squarcia gola "team Caleb", tutti i parenti si girano, il mio coinquilino compreso, e ci guardano divertiti dall'imbarazzante situazione.
Tra tutte le risate il mio orecchio distingue perfettamente quella di Caleb, che guardando la bambina alza i pollici e mima con le labbra le parole "ben fatto".
Nicholas è visibilmente imbarazzato e triste dalle parole di mia cugina che continua a ridere per uno sporco piano del mio coinquilino snervante.
<<Keira, io voglio molto bene a Nicholas, e di solito non sono amica delle persone antipatiche...puoi provare a diventare amica di Nick?>>
La piccola rossa sembra pensarci un po' sempre con lo sguardo imbronciato.
Poi annuisce e fa segno a Nicholas che vuole essere presa in braccio da lui, il mio ragazzo sbarra gli occhi e sorridente la prende.
Si avvicina a me e mi da un bacio a stampo piu passionale del solito, quando ci stacchiamo lo vedo guardare Caleb.
Alzo gli occhi al cielo e osservo anche io il mio coinquilino che al momento stringe i pugni e scambia sguardi di odio con Nicholas.
<<caro stai bene?>>
La voce di mia madre interrompe quel momento.
Chinata vicino a mio padre, che stende a terra in ginocchi tossendo, gli poggia una mano sulla schiena mentre lui annuisce.
Immediatamnte sono affianco a lui e, come mia madre, in ginocchio che lo sorreggo.
Noto sopo il fazzoletto di stoffa bianco che tiene davanti alla bocca.
Tutti i nostri parenti sono in cerchio intorno a noi che osservano mio padre preoccupati.
Caleb compreso.
<<papà? Papà? Tutto okay? Cos'hai?>>
Lui scuote la testa per far segno che è tutto okay, intanto da un altro colpo di tosse.
Passa qualche minuto e mio padre fa per rialzarsi, io lo tengo giù, cerco di fargli capire che non puó alzarsi e che deve stare seduto ma lui continua a insistere.
Ad un certo punto sento delle braccia che mi sollevano dalla vita.
Riconosco le mani e mi dimeno.
Ma lui mi tira sempre di piú ed esco dal cerchio dei miei parenti e mi porta in soggiorno.
Quando mi lascia io mi giro verso di lui e gli tiro uno spintone, lui barcolla ma non cade e si ferma quasi subito senza più muoversi.
Sto per tornare da mio padre ma come faccio il primo passo, la mano di Caleb afferra il mio polso con tanta forza da farmi male.
<<Caleb lasciami>>
Ordino ma lui non ha nessuna reazione, scuote semplicemente la testa e alza gli occhi al cielo.
Io tiro per cercare di fargli mollare la presa ma lui continua ad essere indifferente.
Il suo sguardo mi trapassa la mente nel momemento in cui i nostri occhi si incontrano, parte una guerra tra il verde delle piante e il marrone della corteccia... ma so benissimo chi sarà il vincitore.
<<Caleb mio padre sta male! Lasciami subito o non ci penso due volte a prenderti a schiaffi>>
Lo minaccio ma ottengo olso una risatina che si spegne subito.
<<non è vero... non lo farai>>
<<tu dici?>>
Lui alza un sopracciglio con sguardo di sfida.
<<si, io dico>>
Mi faccio avanti, la mia mano accellara dritta verso la parte destra del suo volto, quando, a un millimetro da questo, mi afferra anche questo polso, ad una rapidita incredibile mi fa girare e le mie braccia si incrociano dietro la schiena poggiata al suo corpo.
<<visto? Non lo hai fatto>>
Cerco nuovamente di liberarmi ma non ci riesco, lui stringe la presa e mi tiene praticamente legata a se.
<<l'avrei fatto, ma mi ha bloccato>>
In quel momento mio padre, camminando lentamente e a fatica, entra in soggiorno e ci guarda.
Caleb mi libera immediatamente ed esce dalla stanza, mio padre lo segue con lo sguardo e gli sussurra un "grazie" con voce roca e affaticata.
Lui fa un cenno con la testa ed varca la porta del soggiorno.
Mi massaggio i polsi ancora caldi per la stretta presa.
<<cos'hai avuto? O meglio, cos'hai?>>
Chiedo guardandolo negli occhi con tanta serietà da far paura.
<<niente>>
<<quello>>dico indicandolo <<io non lo chiamo "niente">>
<<Jennifer, non è importante...è stato solo un calo di zuccheri>>
<<certo come no...papà? Quanti anni pensi che io abbia? Riconosco quando una persona sta male!>>
Alzo la voce, mi ha sempre insegnato che non si deve mentire ed ora eccolo qua.
<<a quanto pare no! Sto bene Jennifer, non mettere naso in storie che non ti riguardano>>
Alza la voce anche lui, per la prima volta lo sento alzare la voce con me.
Mi avviccino a lui e lo guardo negli occhi.
<<sei mio padre... mi riguarda eccome...quando vorrai dirmi la verità sai dove sono... per ora se vuoi continua a mentirmi>>
Esco dal grande portone in soggiorno.
Cammino, lentamente, con gli occhi di tutti puntati addosso... sanno qualcosa che io non so, ogni singola persona in questa stanza mi nasconde qualcosa.
Perfino Nicholas, adesso sta parlando con Caleb e mi lancia delle occhiate preoccupate.
La pentola a pressione inizia a fischiare e il silenzio viene interrotto.
<<Il sugo!>> urla mia nonna alzando le braccia al cielo mentre corre verso i fornelli <<il sugo sta bruciando!>>continua.
Prende per una manica Caleb e lo trascina ai fornelli.
<<tu vieni con me, bocconcino! E per voi altri... filate a tavola che è pronto!>>
Nessuno discute, i parenti dalla cucina vanno nella sala da pranzo insirme a tutti gli altri della casa.
Hanno allungato il tavolo e, in disparte, hanno messo un tavolino per i bambini.
Ci mettiamo tutti seduti, praticamente mi obbligano a mettermi a capotavola.
Le due sedie vicino a me sono occupate una da Nicholas e l'altra da Keira.
<<Keira... guarda che devi andare con i tuoi cuginetti a mangiare nell'altro tavolo>>
Le dice mia madre.
Lei annuisce.
<<lo so>>risponde con ovvietà.
<<dai allora alzati>>
Continua.
<<no... sto tenendo il posto a Caleb!>>
Incrocia le braccia e aspetta che Caleb arrivi.
Quando lui arriva lei se ne va felice, guardo di sott'occhi Nicholas visibilmente infastidito.
<<allora Jennifer? È da un po'che non ci vediamo...cos'è successo in qiesti mesi?>>
Chiede Clarissa.
Tutti voltano verso di me, tranne Caleb che, con un sorrisetto sulle labbra, guarda in basso aspettando che io risponda.
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