tre
Apro lentamente gli occhi e mi guardo intorno, il soffitto è nero, sembra quasi risucchiarmi.
Mi giro, so di essere in un letto, ma non è né il letto della compagna di stanza di Lyla ne quello della mia camera.
Mi giro su un fianco e capisco, guardando il comodino e le foto sopra esso, di essere nella stanza di Caleb, nel letto di Caleb... nel mio appartamento.
... e di Caleb.
Si... si anche suo.
Guardo i miei vestiti, sono ancora quelli di ieri sera con giubbotto e tutto, sto praticamente facendo la sauna.
Tolgo i primi strati dei vestiti, comprese le calze, e poggio i piedi nudi sul parquet caldo per via dei tubi di riscaldamento che passano sotto di esso.
Mi alzo e vado verso il soggiorno, la figura di un ragazzo girato di spalle dai capelli neri che armeggia con i fornelli con solo indosso un paio di boxer è davanti ai miei occhi.
Tossisco per far notare la mia presenza ma Caleb mi ignora del tutto.
Poi dalla porta di quella che doveva essere camera mia esce un ragazzo alto circa un metro e settanta con i capelli castani e un pigiama a quadri.
Il naso leggermente aquilino e degli occhiali tondi che mi ricordano molto Harry Potter.
<<ciao>>
Saluta lui per niente sorpreso di vedere una ragazza qui.
Faccio un cenno con la testa e vedo Caleb lanciargli un occhiata e poi puntare gli occhi su di me, ma appena i nostri sguardi si incrociano lui distoglie il suo.
<<vai già via? È presto, di solito le altre vanno via più->>
<<sta zitto Jordan>>
Lo interrompe bruscamente Caleb.
Mi viene una fitta allo stomaco, so benissimo di non aver ancora dimenticato del tutto Caleb, ma di certo non provo per lui quello che provavo prima.
<<si, scusa>>
Si scusa il ragazzo.
Mi fa un po' tenerezza.
Si chiama pena, ti fa un po' pena non tenerezza.
Anche questo è vero, insomma so per esperienza quanto Caleb possa essere freddo e scomodo come persona.
<<lei è Jennifer, la ragazza che era qui prima di te...>>
Continua.
<<ah... la famosa Jennifer! Si, ho sentit->>
<<cosa non hai afferrato della frase stai zitto"?>> sospira spegnendo il fuoco e mettendo in un piatto tre pancake.
<<...prenderà il tuo posto>>
Dice tutto d'un fiato.
<<in che senso?>>
Caleb, con tutta tranquillità, versa dello sciroppo sui pancake e ci mette un piccolo pezzetto di burro.
<<nel senso che devi fare le valige e andartene... Jeremy al terzo piano non ha un coinquilino, starai lí>>
<<Caleb, non c'è problema, davvero, troverò un altro posto dove dormire>>
Decido di intervenire, ma lui mi guarda male e si avvicina a me lasciando il piatto sul bancone della cucina.
<<e dove? Su una panchina, di nuovo? O magari questa volta andrai direttamente su un prato, o appollaita su un ramo di un albero o forae sul marciapiede davanyi allo Starbucks del campus? >>
Sì è avvicinato talmente tanto che ogni mio minimo sforzo di controbattere sarebbe inutile, mi mette troppa soggezione.
<<tu resti qui e lui va da Jeremy, fine della discussione>>
C'è come una gara di sguardi in questo momento, si,quelle gare in cui per vincere non devi distogliere lo sguardo... e non sono mai stata brava in questi giochi.
<<perché non può andare lei da Jeremy?>>
Chiede Jordan, io distolgo lo sguardo consapevole di aver perso, ma lui non si dà per vinto, continua a fissarmi e stringe i pugni.
<<ho detto: fine della discussione, hai tre ore per prendere le tue cose e trasferiti al terzo piano>>
Poi prende il piatto e va nella sua stanza sbattendo la porta.
Mestruato.
Concordo.
Io e Jordan ci scambiamo degli sguardi, io dispiaciuto e lui preoccupati.
<<certo che tu lo fai andare davvero fuori di testa...>>
Detto questo se ne va anche lui nella sua... o mia... non lo so... stanza.
Resto qualche secondo in soggiorno senza pensare a niente in particolare, poi decidi di seguire il ragazzo della mia età.
<<aspetta, ti do una mano a mettere via le cose>>
***
<<ecco, queste sono le ultime cose >>
Dice Michel portando dentro l'appartamento l'ultimo scatolone con dentro la mia roba.
Sono le sette di sera e Caleb è uscito, così io ne ho approfittato per chiamare Michel e farmi dare una mano a portare le cose che avevo da Lyla qui.
Non direi "farti dare una mano" visto che ha fatto tutto lui.
Non ha fatto tutto lui.
Già, tu lo hai chiamato e gli hai chiesto, o meglio, ordinato di andare da Lyla e portarti qui le tue, e sottolineo tue, cose.
Si, ma se lo racconti così sembra brutto.
<<okay, grazie Mick>>
<<di niente, tanto dovevo andare da Andrew>>
<<ma ora sei tutto sudato...>
<<non importa, sudato fa sexy... anche se sono sempre sexy, quindi tecnicamente ora sono ancora più sexy>>guarda un attimo il vuoto <<devo evitare di guardarmi allo specchio, potrei innamorarmi della mie stessa figura>>
Sopira e mi da un bacio sulla fronte per poi salutarmi ed andarsene verso la porta di casa di Andrew.
Resti un attimo fuori, per vedere la scena, e quando questo apre si accorge di me quasi subito ed arrossisce, io gli sorrido e lui mi fa un cenno col capo per poi tirare dentro di forza Michel, che mi sorride maliziosamente come per dire :" te l'ho detto che sono sexy".
***
Mi guardo le scarpe rosa che mia mamma mi aveva comprato per il mio settimo compleanno mentre aspetto in sala d'attesa seduta su una di quelle scomode sedie senza manici, cerco allungare il più possibile le gambe per riuscire a toccare il pavimento da seduta.
<<è inutile che ci provi, sei troppo bassa... non toccherai mai con i piedi il pavimento>>
Mio fratello Pierre mi guarda infastidito, non so perché ma lui amava portare i capelli in stile moicano a quell'età... ho sempre odiato quel taglio di capelli.
Sto per ribattere contro mio fratello quando ci votiamo entrambi e vediamo nostra nonna con lo sguardo perso che con un braccio stringe mia madre a se mentre lei è in lacrime.
Mio padre con la schiena diritta ci sorride amorevolmente.
<<papà? Come sta il nonno?>>
Chiedo con voce innocente.
Io non avevo capito, ma a mio fratello bastò lo sguardo di mio padre... forse adesso ci sarei arrivata anche io... ma li ero ancora piccola, troppo piccola.
<<... sta bene...>>
Risponde mio fratello al posto di mio padre, si gira verso di me e si abbassa per far stare i nostri occhi allo stesso livello.
<<... è andato solo a fare un lungo viaggio... starà via per un po'>>
Continua.
<<posso andare anche io? Domani ho una verifica sulle tabelline...>> dico <<... io non so quella del nove...>>
Sussurro poi a mio fratello.
Osservo la tazza di latte caldo davanti a me.
Sto seduta con la schiena il più dritta possibile mentre sfrego i piedi per terra cercando di riscaldarli.
La porta dell' appartamento si apre e si chiude velocemente, sobbalzo per lo spavento e guardo la figura di Caleb andare dritta in bagno mentre tiene i pugni serrati.
Mi alzo dalla sedia velocemente e lo seguo in bagno.
Cerca furiosamente qualcosa ma non riesco a capire cosa.
<<Caleb, cosa è successo?>>
<<nulla di cui di debba importare, vattene Jen>>
Dice brusco senza smettere di cercare.
Gli stringo un polso ed è come se avessi schiacciato il suo pulsante di spegnimento.
Si ferma improvvisamente e si gira verso di me.
Guardo il suo occhio viola e il suo labbro spaccato, poi gli guardo le mani con le nocche violacee.
<<non ti chiederò cosa è successo, ma siediti e sta fermo>>
<<Jennifer, voglio fare il medico, so come guarire qualche graffio e livido>>
Apro il cassetto ed estraggo il cotone e il disinfettante, bagno il primo con l'ultimo è glielo do.
<<non fare il bambino>>
Lo ammonisco.
<<senti chi parla>>
A quel punto non lo lascio parlare e gli metto il cotone sul labbro spaccato, lui stringe la bocca in una smorfia eio lo guardo male per fargli capire di stare fermo.
<<tienilo qui un attimo>>
Vado in cucina e prendo dal frigo due bustine con dentro il ghiaccio e poi torno in bagno.
Lo guardo mentre segue ogni mio singolo movimento con gli occhi.
Tolgo il cotone dalle labbra e ci metto sopra un piccolo cerotto, che avevo comprato prima di andarmene da qui.
Il pensiero mi fa venire i brividi ma cerco di ignorarli.
Gli prendo la mano con più lividi e ci metto sopra una bustina di ghiaccio, il contatto delle nostre mani lo fa innervosire, cerco di ignorare anche quello.
Poi gli dico di tenerlo li per un po' intanto metto l'altra bustina di ghiaccio sull'occhio nero.
Ci guardiamo.
Che diavolo ti passa per la testa Caleb?
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