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Sogni Infranti

Casa di Bryanna dista circa quindici minuti di cammino da villa Rogers, tempo che trascorre mentre i suoi pensieri sono rivolti alla notte precedente. Nelle ultime settimane, ha vissuto nuove avventure e un crescendo di emozioni contrastanti si sono susseguite nella sua quotidianità.

La paura, più volte, ha fatto capolinea durante i giorni trascorsi in ospedale per accudire Austin, sin dalla prima volta che si è accasciato davanti ai suoi occhi sul portico di casa, quando ancora l'amarezza per il passato riempiva le giornate e la frustrazione eclissava ogni altro sentimento. Eppure, era bastato un attimo, un malore improvviso di cui non capiva la natura, a raschiare il risentimento per il ragazzo che troppe volte aveva inferto duri colpi all'autostima di Trisha.

Austin, prima d'esser il fautore del suo sentirsi inadeguata, era stato l'anello di congiunzione tra lei e l'infantile spensieratezza.

Non voleva continuare a guardare ai loro trascorsi, tutto ciò di cui aveva necessità per essere appagata era nello sguardo innamorato del vecchio amico.

Aveva scoperto l'amore nelle sue più complete sfaccettature: la paura di perdersi, il duello tra la razionalità e l'impulsività, le speranze, la gelosia e la passione impetuosa.

Le loro mani si erano congiunte senza che lei potesse oppure volesse impedirlo e quelle di Austin avevano marchiato indelebilmente la pelle della giovane.

A ogni suo tocco, seppur involontario, una fiamma ardente infuoca i sensi di Trisha, che non può immaginare di esserne privata, è l'unica scintilla che riesce a farla sentire viva.

La ragazza alza lo sguardo e si accorge di essere arrivata a casa di Bryanna. La piccola villetta a due piani, dove l'amica vive con i genitori e il fratello di sette anni, si presenta ai suoi occhi in tutta la sua semplicità: un recinto di legno, pitturato di verde scuro recentemente, circonda il piccolo giardino antistante all'abitazione. È sufficiente suonare al portone un'unica volta e, dopo pochi secondi, Nicholas, il pestifero fratellino, lo spalanca per gettarsi tra le braccia della nuova arrivata, «Ti ho visto arrivare, principessa. Bry ti stava aspettando. Posso venire con voi?»

«No! Non puoi venire», Bryanna tallona i suoi passi, «... quante volte ti dobbiamo dire di non aprire il portone? Devi aspettare me oppure mamma o papà».

«Lo sapevo che era Trisha.»

«Come facevi a saperlo?»

Il piccolo Nick, che a malapena arriva all'altezza dei loro fianchi, si mette in punta di piedi per guardare la sorella nei bulbi. Nei suoi occhioni verdi spunta un luccichio di sfida, «Avevo sentito il profumo della mia principessa!»

Trisha ride a crepapelle, è piegata in due mentre la mano finisce nel suo ciuffo castano per scompigliarlo, «Arrenditi, Bry, non riuscirai a competere mai con il mio furbetto», poggia le labbra sulla guancia paffutella del bambino e scocca un sonoro bacio.

«Andiamo, Trisha, altrimenti si fa tardi. Tu, entra in casa!»

Le due giovani, dopo aver aspettato il rientro di Nick nella propria dimora, si avviano in direzione del centro commerciale, dove arrivano poco dopo.

È una lunga ed estenuante ricerca quella di Bryanna, ha bisogno di un nuovo vestito poiché è stata invitata alla festa di fidanzamento di una cugina di Ryan, dove conoscerà l'intera famiglia Howard. Trisha implora l'amica di fermarsi a mangiare al fast food del centro commerciale, un locale in tipico stile country e pressoché vuoto quando loro vi entrano.

Scelgono un tavolo per due persone in fondo al locale e, mentre si siedono, vengono raggiunte da una ragazza mora, poco più grande di loro, che mette, svogliata, tra le loro mani i menù, avvisandole del suo ritorno entro cinque minuti.

Le due leggono con attenzione la lista che hanno davanti, sfogliano le pagine, fanno avanti e indietro per, poi, ordinare un panino con hamburger e patatine e una coca cola.

«Hai più sentito Rose?»

Bryanna guarda Trisha con disincanto, innalza le pupille fino a osservare un punto indefinito del soffitto, «Qualche volta, sembra arrabbiata con noi per esser passate con il nemico».

«Almeno con te parla, seppur raramente. Io sono scomparsa per lei. Non guardarmi così, so cosa stai pensando e sì, ho provato a cercarla. Al cellulare non mi risponde e a casa si fa negare. Mi odia perché ho lasciato Luke per Austin.»

Bryanna, senza replica alcuna, addenta il panino che la giovane cameriera le ha appena servito. Anche lei, come Trisha, soffre per il cambiamento di Rose, poiché loro l'hanno sempre appoggiata, soprattutto nei momenti difficili della sua vita.

Trisha accantona in un angolo della mente i pensieri sulla vecchia amica per non rovinare la giornata a entrambe, «Austin mi ha chiesto di andare in vacanza insieme nella sua villa sull'isola di Matinicus. Ha invitato anche te e Ryan a raggiungerci. Cosa ne pensi?».

«Ogni volta che parli di Austin, spunta un sorriso sul tuo bel volto e i tuoi occhi s'illuminano.».

«Parli così perché non puoi vederti quando sei tu a parlare di Ryan. Come procede il vostro rapporto?»

«Bene! Anche se spesso ripenso a quello che è successo lo scorso anno, preferisco procedere per gradi prima di fidarmi completamente di lui. Per rispondere alla tua domanda, per me va bene venire in vacanza con voi e credo sia lo stesso per Ryan. Devo solo convincere i miei e tu mi aiuterai!»

Trisha annuisce sorridendo e, dopo aver pranzato, tornano a girare i diversi negozi del centro commerciale.

È pomeriggio inoltrato quando le due si separano davanti alla dimora di Bryanna e Trisha si avvia verso casa. Imbocca l'intersezione tra Maine Street e West Street ma, davanti l'entrata dell'Agamont Park, si scontra con un corpo. Barcolla, incespica e si appoggia per non cadere a un muscoloso braccio. «Mi scus...» le parole muoiono sulle sue labbra quando, innalzando le pupille, inchioda le iridi di Luke.

Lui, sorridendo innocente, tenta di spostare una ciocca dei suoi capelli sfuggita alla coda, ma la ragazza, nonostante lo smarrimento, schiva lesta il suo tocco. «Trisha!» Luke ha la mano a mezz'aria, è incerto e rassegnato, conduce, poi, lo stesso palmo con cui voleva accarezzarla nel ciuffo castano, «Non aver paura di me. Sono mortificato per ciò che è successo tra noi. Non avrei voluto, le ultime volte che ci siamo visti, arrivare a essere crudele con te. Spero tu possa perdonarmi un giorno e sappi che ci sarò sempre per te».

Il giovane la oltrepassa, prova ad allontanarsi ma si ferma dopo qualche passo, «Hai saputo? Abbiamo vinto la gara di chimica, la prossima settimana ci sarà la premiazione a scuola. Riapriranno l'istituto per la cerimonia e saranno invitati tutti gli alunni e le loro famiglie. A presto, Trisha».

Lei aveva già ricevuto la comunicazione e sua madre ne era stata entusiasta. Austin si era complimentato, nonostante fosse riluttante nel vederla nuovamente accanto a Luke, sebbene per l'esigua durata della premiazione.

Lo guarda mentre si allontana, portando il suo cellulare all'orecchio dopo aver avviato una telefonata.

Riprende la strada verso casa, ripensando allo strano e repentino cambiamento di Luke, è avvilita e delusa, da lui e da se stessa. Impiega più di dieci minuti per raggiungere casa, poiché si è fermata più volte a rimuginare sui suoi comportamenti, ma ogni pensiero è spazzato via alla vista dell'auto di Austin ferma nel cortile. I Rogers sono ancora in azienda, mentre la madre aveva una commissione da svolgere sulla terraferma, sono soli e lo resteranno a lungo.

Apre il portone d'ingresso, chiama Austin a gran voce, si bea dell'opportunità di goderselo fino a sera poiché credeva, in realtà, che Austin si trattenesse più tempo con Ryan. È felice di essersi sbagliata, brama di poter restare con lui senza che nessuno possa disturbarli. Austin non risponde, lei sale le scale saltellando sui gradini e continua a invocare il suo nome. Arriva al primo piano, batte i piedi sul pavimento e alza gli occhi che si posano sulla porta socchiusa della sua camera, oltre la quale avverte con nitidezza sospiri e gemiti. Il primo ansito che giunge alle sue orecchie la fa sussultare, poggia la mano sulla maniglia, ma non accenna nessun movimento. Lacrime irrefrenabili erompono dagli occhi e solcano la guancia, mentre i suoi singhiozzi si fondono ai loro gemiti.

Sente le viscere essere invase dal disgusto, vorrebbe scappare ma avverte l'urgenza di osservare con i suoi occhi fin dove fa male la verità e spalanca la porta. Quella che si presenta innanzi a lei è la più crudele delle realtà e neppure il tonfo della porta distrae Austin dal baciare appassionatamente Caroline sdraiata su di lui, mentre con la mano accarezza il suo corpo nudo.

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