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Un camice verde ricopre gli abiti comodi, una cuffia dello stesso colore cela la chioma dorata e una mascherina nasconde la bocca; è tutto ciò che indossa Trisha da quasi una settimana.
Quel giorno fatidico, Austin aveva avuto un attacco di panico e, secondo il parere del dottor Sanchez, è normale prassi in pazienti che, come lui, sono isolati in una camera sterile.
Austin si era svegliato, aveva notato l'assenza della ragazza e il panico aveva scosso il suo corpo. La solitudine di quella stanza era stata amplificata dalla mancanza di Trisha fuori al vetro divisorio.
Il dottor Sanchez, per evitare la manifestazione di nuovi attacchi, ha accordato il permesso affinché una persona possa fargli compagnia, senza nessun tipo di contatto fisico e indossando abiti sterili.
La scelta di Austin è ricaduta su Trisha, non ha esitato un solo attimo nonostante le proteste della madre, che voleva restare accanto a suo figlio giorno e notte.
Trisha è pronta per entrare quando Annie arresta la sua avanzata. «Trisha, tutto quello che fai per mio figlio è straordinario. Ho creduto davvero che tu lo facessi per quell'amicizia che vi legava sin da bambini sebbene avessi notato, con mio sommo dispiacere, il vostro allontanamento negli ultimi tempi», la donna interrompe il suo discorso, arriccia le labbra e storce il naso quasi a voler cercare le parole più adatte, «... vi ho osservato, però, e ho inteso che c'è qualcosa in più di tale sentimento a legarvi».
La ragazza ascolta, attenta, ogni sua parola, cerca un segnale che le faccia capire la direzione del suo discorso. La trova lì, nascosta tra le pieghe delle rughe scavate dal timore e la richiesta di Annie non tarda ad arrivare. «Se non provi i suoi stessi sentimenti, non illuderlo! È bastato poco per capire che per lui sei più di quel che dice, sei l'ossigeno che gli consenta di respirare.»
Trisha serra le palpebre, mentre gli angoli della bocca s'innalzano in un sorriso di rassegnazione, che la donna non può vedere poiché celato dalla mascherina.
«Non voglio sapere il motivo del vostro allontanamento. Credo che la risposta non potrebbe per nulla piacermi. Ma, ora, non è più il tempo di giochi e ripicche. Voglio solo sentirti dire che non è pietà la tua! Non confondere l'affetto con l'amore.»
«Annie, non sapevo cosa fosse fin quando una voragine, che rischia d'inghiottirmi, si è aperta sotto i miei piedi la prima volta che l'ho visto inerme. E anche tutte le volte successive. Non immaginavo la potenza dei sentimenti provati fin quando le sue mani non hanno accesso un fuoco, che rischia di divorarmi, quando si sono posate la prima volta su di me.» La copertura in nylon impedisce alla madre di Austin di vedere il rossore che si è propagato sulle sue guance.
«Si è svegliato, ci sta guardando. Va' da lui, comincia ad agitarsi. Non riesce a stare senza te.»
Austin è curvato sul letto, ha il cuscino stretto tra le braccia e posa le azzurre iridi su di lei, ma una lastra di vetro le impedisce di scorgerne la luce che si è accesa. Trisha procede verso la porta ma Annie le posa una mano sul braccio, un tocco gentile e, allo stesso tempo, deciso. «Trisha, cerca di stare attenta. Ho visto più volte, a vagare per l'ospedale, il ragazzo che ti ha accompagnato al prom e non mi convince il suo comportamento. Inoltre, credo di averlo già conosciuto da qualche parte, anche se non ricordo dove.»
Annie è assorta nei suoi pensieri, le sue parole sono affrettate e si alternano a sospiri spazientiti, arriccia gli occhi nel vano tentativo di ricordare il momento in cui ha visto Luke per la prima volta, destando tanta curiosità nella ragazza.
«Buongiorno, finalmente ti sei svegliato!» Trisha entra nella camera di Austin, inclina il viso per far combaciare i loro sguardi, bramando una carezza che non può giungere.
«Buongiorno, tesoro. Perché eri fuori?» lei sprofonda sulla poltrona dove dorme ogni notte, mentre lui segue con ardore ogni suo movimento aggraziato.
«Mi sono svegliata un'ora fa e sono andata a prendere un caffè.»
«Che cosa voleva mia madre?»
«Niente, mi ha chiesto come hai passato la notte.»
«Trisha, non mentirmi! Ti ha detto qualcosa che non vuoi dirmi?» lei scuote il capo in senso di diniego, evitando di pronunciare frasi che potrebbero tradirla, non vuole impensierirlo su Luke né confidargli i timori di sua madre sulla loro relazione.
«Tuo padre, ieri, è andato a scuola per spiegare la mia assenza. L'hanno rassicurato che, come per te, anch'io non rischio di perdere l'anno. Ormai è quasi finita», porta il discorso in un'altra direzione, mentre il suo corpo si muove frenetico, segno della sua incapacità di mentire.
«Mi dispiace, tesoro, ma non voglio che tu vada a scuola senza di me. Non mi fido di Luke e di quello che potrebbe farti.»
Trisha rivive le immagini di cinque giorni prima, quel ricordo di Luke che minaccia di uscire dalla sua mente e dalla bocca, li accantona in un angolo e impiega ogni sua forza per celare ogni paura, poiché Austin non deve assolutamente saperlo.
«Non sopporto questa lontananza, vorrei poterti toccare, abbracciare, baciare. Mi manca il tuo odore, il tuo sapore», Austin esterna i reconditi desideri e brividi incessanti rotolano giù lungo la colonna vertebrale della ragazza, perle di sudore colano sul collo e la brama di lui si poggia tra le pieghe delle sue ciglia.
«Le tue parole peggiorano la situazione, mi viene voglia di stendermi accanto a te. Tra non molto tutto questo sarà finito, Austin!» Avverte pulsazioni che non aveva mai provato, tumulti che non l'avevano mai sfiorata e vibrazioni che non avevano mai scosso il suo corpo.
Gli addominali dell'ex quaterback non sono più evidenziati, colpevoli i chili che ha perso, i capelli sono stati rasati la prima volta che una ciocca era caduta tra le mani, occhiaie profonde circondano le pupille, eppure nulla è cambiato per i sentimenti di Trisha, il desiderio che ha di lui non è mai affievolito.
Austin scorge l'eccitazione che le fa brillare le pupille, «Appena esco da qui, ti porto alla baita».
La baita in montagna dei Rogers è il luogo dove andavano in vacanza e portavano anche lei quando era piccola. Una promessa che riporta alla mente di Trisha due bambini che si rincorrono sulla neve, un pupazzo modellato abilmente e palle innevate che sfrecciano nell'aria e colpiscono i visi acerbi.
«Non andremo per fare un pupazzo di neve!» Austin riesce a comprendere i suoi pensieri, sebbene un'altra fosse la sua idea e sorride quando scorge le gote di Trisha imporporarsi e le pupille sgranarsi, «Il tuo candore mi stupisce sempre di più. Come ho fatto questi anni senza di te? Non riesco a spiegarmelo.»
È l'arrivo del dottor Sanchez a interrompere, fortunatamente per lei, l'accorata e maliziosa dichiarazione di Austin. «Buongiorno, ragazzi! Come ti senti oggi, Austin?»
«Bene, dottore. Quanto tempo dovrò restare ancora in isolamento?»
«Sono venuto qua per questo, la tua situazione si è stabilizzata. Ormai, possiamo procedere con il trapianto», finanche il volto del medico si palesa soddisfatto mentre sventola a mezz'aria la cartella clinica.
Trisha balza dalla poltrona e finisce tra le braccia del medico, irrigiditosi all'istante mentre una fragorosa risata erompe dalla bocca di Austin.
Imbarazzata, lei si stacca mentre il dottore comunica le sue intenzioni: «Trisha, dovrebbe seguirmi. Le voglio fare un'ultima analisi e se il risultato è quello sperato, domani inizierà il trattamento che ci condurrà al trapianto».
«Torno subito, non agitarti. Pensa a noi alla baita. Tra poco ci andremo», è attanagliata dall'ansia e smaniosa di baciarlo; si morde il labbro inferiore per impedirsi di compiere una sciocchezza simile, mentre lui la osserva con ardore. Hanno fatto l'amore con gli occhi un'infinità di volte, gli stessi che si sono toccati e accarezzati prima delle loro mani, si sono baciati prima delle loro labbra.
Trisha vaga, insieme al dottor Sanchez, per l'intero istituto sperando nell'esito positivo di questo esame. Un solo desiderio accompagna i suoi passi, la guarigione del ragazzo che ama.
Un'altra puntura buca la sua pelle, ma non se ne cura pur di sapere che Austin sarà presto salvo.
Il cellulare vibra nella tasca dei jeans, lo sfila per leggere il nome di Bryanna e riaggancia appuntandosi mentalmente il dovere di richiamarla appena terminato.
Bryanna è l'unica a essersi interessata a loro, Rose si è allontanata ogni giorno sempre più fino a scomparire. Unico motivo a tale gesto è la fine della relazione di Trisha con Luke, nel momento in cui lei è diventata la ragazza di Cody, secondo l'attendibile fonte che porta il nome di Bryanna.
L'infermiera le comunica l'esito positivo e la congeda, la ragazza schizza dal lettino su cui era stesa per andare da Austin e comunicargli la bella notizia, dimenticando persino di telefonare a Bryanna.
«Ciao, Trisha. Come stai? Hai una faccia davvero stanca. Le occhiaie non ti donano», la voce impastata di Luke giunge alle sue orecchie, un battito del cuore si spegne lento e il tremore la investe. È nulla, però, a confronto di quel che prova mentre si volta e nota la presenza di Caroline accanto a quella del suo ex ragazzo.
«Mia cara Trisha, goditi questi momenti perché non dureranno molto.» Caroline ammonisce la sua nemesi, ghigna soddisfatta e le gira intorno per intimorirla.
«Cosa ci fate voi due qui?» Trisha ostenta una sicurezza che non prova, innalza il capo e incrocia le braccia.
«Volevamo farti un saluto e raccomandarti di sfruttare al meglio questi giorni. Finora, non ho fatto nulla perché non mi andava di vestire i panni di una crocerossina. Quando tutto sarà finito, però, riprenderò il mio posto!» replica la bionda inarcando le sopracciglia ben curate e ammiccando in direzione di Luke.
«Fossi in te, non ci spererei molto», Trisha freme dalla voglia di sbatterle in faccia ciò che Austin prova per lei, un desiderio che è lì, poggiato sulla sua bocca, e lei muore dalla voglia di sputare la verità.
Luke le impedisce, però, di proseguire, «Trisha, conviene pure a te che Caroline riprenda il suo posto. Non ti piacerebbe sapere chi è davvero Rogers e lui non gradirebbe che tu lo scoprissi. Appena torni da lui, chiedigli il motivo dell'odio reciproco che ci accompagna da più di un anno!»
Pensieri sconnessi e illazioni, prive di fondamento, tracciano un solco profondo nella dedizione che lei ha riversato su Austin, mentre osserva i due andar via.
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