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Non sono stato io

«Trisha Hall. Il mio nome è Trisha Hall e ho diciassette anni.» abbassa la testa e fissa le ginocchia che tremano per non incrociare lo sguardo attento dell'agente Morris, il giovane investigatore intento a raccogliere la sua deposizione. È poco più di un ragazzo a cui la divisa sembra stare già stretta, la pelle olivastra e le rughe di espressione che contornano gli occhi scuri gli conferiscono un aspetto severo.

Le iridi dilatate dell'uomo scrutano con attenzione le ecchimosi sul volto della ragazza, quelle che non può celare con strati di vestiti. «Per quale motivo sei qui?»

«Non è evidente?» Meredith si guadagna un'occhiata truce dal giovane poliziotto, mentre, imperterrita, continua a picchiettare le unghie prive di smalto sulla scrivania in mogano.

«Lei sarebbe?» l'agente Morris palesa la sua irritazione nei confronti della giovane che più volte ha interrotto le sue domande, con aria saccente.

«Un'amica. Non provi ad allontanarmi da qui, nulla mi schioderebbe da questa sedia fin quando lei è qui!» Meredith indica Trisha per, poi, riprendere il fastidioso ticchettio.

L'agente Morris la osserva con ammirazione, pochi istanti prima di riportare le pupille e l'attenzione sulla vittima. «Trisha, contro chi vuoi sporgere denuncia e per quale motivo?»

«S... stup...» lei passa la lingua sulle labbra e le inumidisce, inspira lentamente per infondersi il coraggio latente, mentre la sua amica pone fine al molesto rumore e porta il palmo sul dorso della mano di Trisha e fa scivolare le falangi tra le sue, intrecciandole.

Il giovane poliziotto non attende oltre, afferra la cornetta del centralino telefonico e compone un numero di poche cifre. «Frank, mandami l'agente Grey.» Morris non smette di guardare la ragazza, cercando di incrociare il suo sguardo che è fisso sulle mani che lei e l'amica hanno intrecciato.

«Ho ritenuto opportuno chiamare la mia collega. Reputo che una donna possa farti sentire più a tuo agio.» lei annuisce e non mostra alcun interesse, sebbene sia grata per il gesto, Meredith, invece, rilascia un lungo sospiro di sollievo.

Attendono pochi istanti prima che una giovane donna spalanchi la porta dell'ufficio di Morris, si siede sul bordo della scrivania sorridendo alle ragazze in segno di saluto. È minuta, i corti capelli corvini incorniciano il volto spigoloso, osserva minuziosamente ogni dettaglio sul volto delle due, soffermandosi sui segni di violenza che deturpano il volto di Trisha, mentre batte ripetutamente le ciglia infoltite da un abbondante strato di mascara.

Morris si alza in piedi, fa un cenno alla collega affinché occupi il suo posto nella verbalizzazione della denuncia. «Grey, la ragazza deve sporgere una denuncia. Preferisco che sia tu a occupartene, la questione è delicata.» La poliziotta acconsente all'ordine impartitole e il suo superiore lascia l'ufficio. La donna scende dalla scrivania, scrolla con la mano il filo di polvere che è attecchito sulla gonna del tailleur blu scuro e sistema il colletto della camicia bianca, e va a sedere sulla sedia girevole del collega.

«Ti faccio portare un po' d'acqua prima?»

Trisha muove il capo, oscillando da destra a sinistra, per rifiutare la sua offerta. «Mi chiamo Trisha Hall, ho diciassette anni e ieri sera sono stata violentata dal mio ragazzo. Lo frequento da poco più di un mese, anche se ci conosciamo da anni, veniamo entrambi da Bar Harbor. La nostra relazione si è tramutata sin da subito in una prigionia. Ogniqualvolta mi sottraevo alle sue pressioni sul voler... sul fare sesso, lui... mi scusi...» è un monologo privo di emozioni che si interrompe quando le immagini delle ultime settimane scorrono davanti ai suoi occhi e le parole per descrivere l'orrore vengono a mancare.

«Tranquilla, Trisha. Hai tutto il tempo cui hai bisogno.» un lampo di compassione squarcia le iridi della donna, è un luccichio che non sfugge a Trisha, che vede accadere quello che più temeva.

Butta fuori tutta l'aria che aveva trattenuto, finge di non udire le lacrime di Meredith e prosegue il suo racconto. «Preferivo aspettare prima di avere rapporti sessuali, ma lui non gradiva la mia decisione. Una sera, dopo l'ennesimo rifiuto, ha iniziato a picchiarmi: morsi, schiaffi e anche altro...»

«Cosa intendi per altro, Trisha?» la donna inizia a palesare la crescente irritazione per quanto ode, stringe le falangi intorno alla matita e assottiglia le palpebre.

La voce di Trisha non riesce a emettere alcun suono, la ragazza si limita ad alzare la manica del maglione per mostrare le cicatrici circolari e rosse, segno delle cicche di sigaretta che lui spegneva sulle sue braccia.

La poliziotta serra le palpebre, stringe le labbra e porta i capelli dietro le orecchie, «Va' avanti!»

«Ogni volta si gettava ai miei piedi, implorando il perdono. Le solite scuse e i soliti pianti che avevo imparato a memoria. Si starà chiedendo perché lo lasciavo fare? Continuava a ripetere che lui era l'unica persona a non avermi mai abbandonato, mentito o tradito. Era abile a far leva sulle mie più grandi paure.»

«Ti va di raccontare quello che è successo ieri sera?»

La ragazza abbassa la manica del maglione sperando che i brividi di freddo che la invadono cessino.

M'illudo.

I brividi persistono, rotolano su ogni lembo di pelle lasciato scoperto, si annidano sottopelle, le ossa scricchiolano sotto il peso del suo corpo mentre le mani aumentano la presa sulle mie braccia per impedire ogni movimento.

«Trisha...» l'agente Grey la richiama più volte e lei riemerge lentamente dai ricordi.

«È arrivato a casa dei miei nonni nel tardo pomeriggio, abbiamo guardato un film e abbiamo parlato di quando eravamo a Bar Harbor, di lì ha iniziato a incupirsi. Succede ogni qualvolta inizia a parlare del mio ex ragazzo. Ha iniziato a baciarmi e toccarmi con insistenza e quando ho cercato di sottrarmi lui... non ci riesco, mi spiace», nessuna lacrima bagna il suo volto, nessun bagliore rischiara le iridi, squarciate unicamente da un lampo di umiliazione.

«Non preoccuparti, cara. Possiamo parlare un altro giorno, però ci occorrono le sue generalità per procedere.»

«Posso occuparmene io», Meredith interviene per alleviare le pene dell'amica, la ragazza ha singhiozzato, cercando di non farsi scorgere da Trisha, per l'intera durata della sua confessione.

L'agente Grey non avanza obiezioni e invita Meredith a procedere, «Fuori troverai l'agente Morris, puoi fornirle a lui. Appena hai finito, vi accompagneremo noi a casa. Trisha, domani dovrai tornare con i tuoi genitori, sei minorenne. Mi spiace, non possiamo evitarlo.»

Trisha sgrana le pupille, ode le parole della poliziotta, pronunciate con distacco professionale, e sprofonda ancor più, la sua paura è amplificata dall'assenza di Meredith, precipitata fuori l'ufficio per fornire le generalità di Cody.

Meredith impiega poco meno di cinque minuti per tornare, un esiguo intervallo che Trisha trascorre con il capo chino, per cercare di sfuggire agli occhi vigili dell'agente e alla compassione che vi ha letto dentro. Avverte un peso sul petto che non riesce a mandar giù, ricordando tutte le persone che hanno sfiorato la sua vita e la sua anima a cui vuole nascondere quello che l'ha marchiata.

I due agenti accompagnano le due a casa Harris con l'auto di servizio, Augusta scorre davanti a Trisha senza che lei riesca a vederla per davvero.

Sulla sponda del fiume Kennebec, una visione agghiacciante arresta quei pochi battiti rimasti e Trisha riesce a fatica a parlare. «Fermi!» Morris arresta l'auto, i poliziotti e Meredith la osservano con sgomento, seguono la direzione del suo sguardo e lei vede i due agenti impugnare la pistola prima di scendere. Meredith la trattiene per i polsi cercando, invano, d'impedirle di seguire i due.

La scena che hanno davanti è surreale, Cody è disteso a terra in una pozza di sangue, Mason stringe tra le falangi una pistola, s'inginocchia e sussurra tra le lacrime: «Non sono stato io! Non sono stato io!»

Spazio autrice

Qualcuno inizierà a dubitare della mia stabilità mentale.

Nutro seri dubbi anche io. Ovviamente scherzo ma sono interessata alle vostre opinioni.

Se qualcuno se lo stesse chiedendo, Cody è ancora vivo. L'erba cattiva non muore mai.

Vi aspetto al prossimo capitolo per conoscere le sorti del povero Mason.

Baci

Mariarosaria

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