Le radici del male
Anonimo
È lì, distesa su un giaciglio improvvisato, il corpo è inerme, i lunghi capelli biondi sono macchiati dal liquido vermiglio, le palpebre tremano e smorfie di dolore storpiano le labbra piene.
Lui si avvicina per annusarla e, nonostante sia ancora priva di sensi, la carne emana l'odore della paura. S'inebria di quel profumo che ha impregnato la candida pelle della scialba ragazza distesa ai suoi piedi, laddove dovrebbe lui, il ragazzo che vuole realmente annichilire.
È lui il suo obiettivo, sebbene colpirlo direttamente, non avrebbe sortito lo stesso effetto. Perdere l'amata lo porterà a impazzire, un dolore che reciderà la sua carne, squarcerà il petto, polverizzerà uno spirito già a lungo provato.
Il cuore batte veloce infrangendosi contro lo sterno, pochi gesti ancora e la sua vendetta sarà compiuta e questo lo eccita, una scarica di adrenalina serpeggia lungo la colonna vertebrale.
L'infanzia rubata, gli stenti patiti, le privazioni mal sopportate, un ultimo tassello è tutto avrà la giusta ricompensa.
Troppo a lungo aveva aspettato affinché giungesse l'occasione opportuna, diversi colpi erano stati inferti, ma lui era sempre riuscito ad alzarsi, neppure la malattia era riuscita a scalfirlo.
È sempre stato lì, dinanzi a lui, il suo tallone di Achille, ma l'odio aveva offuscato la ragione e ogni senso. Sarebbe stato più facile, veloce e indolore scoprirlo prima.
Una ragazza priva di ogni attrattiva, insulsa e traboccante di amore, è riuscita a irretire il giovane a cui la vita aveva sempre sorriso, almeno fino al suo arrivo.
Giorni trascorsi a meditare, il veleno fluiva veloce nelle vene laddove avrebbe dovuto esserci lo stesso sangue di colui che aveva vissuto la sua vita.
Una casa enorme grondante di affetto era stata la dimora di Austin, edifici fatiscenti e saturi d'indifferenza, la sua.
Passava da una famiglia affidataria all'altra, mai era riuscito a mettere radici, pochi mesi e tornava laddove era partito colmo di speranza.
Radici.
Quelle che t'inchiodano a un luogo, che t'incatenano a una persona, legami indissolubili che talvolta opprimono, ma di cui nessuno riesce a privarsi.
Speranza.
Un soffio che riempie l'animo di aspettative, giorni in cui continui a ripeterti che tutto andrà bene, il peggio è ormai passato finché ti ritrovi tra i palmi freddi la sola consapevolezza che non esiste fine al male.
Quanto sono simili lui e quella strana creatura che non accenna a risvegliarsi, marchiata da un dolore perpetuo e sorretta da una speranza vana.
Un filo sottile e indissolubile lega entrambi alla stessa persona, unico responsabile dell'efferato destino abbattuto su loro, il suo adorato fratello.
Lui che aveva avuto l'affetto del loro padre, l'uomo che non aveva esitato ad abbandonare il frutto del tradimento di cui si era macchiato. Sean Rogers aveva lasciato pochi spiccioli su un tavolo usurato per, poi, varcare la soglia di casa della gravida donna e scomparire dalla loro vita.
Con le iridi acerbe, aveva visto la madre sfiorire, rinsecchita da una passione che le aveva lacerato l'animo e la mente fino quando era sopraggiunta la morte a lenire i suoi tormenti.
Neppure in quel frangente, Sean Rogers aveva avuto pietà per il bambino che era, lo aveva osservato con indifferenza mentre vagava tra le pareti decrepite dell'orfanotrofio dove lo aveva condotto.
Erano trascorsi alcuni anni prima che giungesse quella famiglia capace di tirarlo fuori di lì. Ci avevano provato in tanti per finire, poi, con il rispedirlo al mittente.
I momenti trascorsi all'orfanotrofio non erano stati infruttuosi, appena possibile sgattaiolava nell'ufficio della direttrice per scovare tracce che lo conducessero al nome dell'uomo ben vestito, reo di averlo trascinato in quel luogo. Era riuscito nel suo intento, il nome Rogers era impresso indelebile su un pezzo di carta nascosto nel polveroso archivio della signora Marshall.
Conseguenza naturale della sua scoperta era stata convincere i genitori adottivi a trasferirsi a Bar Harbor, lì aveva conosciuto il fratellastro e una nuova verità si era annidata sotto pelle, iniettando un veleno da cui non sarebbe mai stato disintossicato: era Austin il responsabile del suo abbandono.
E le radici di un male supremo erano affondate leste nel suo corpo, l'odio era stato innaffiato dalle grida di gioia che riempivano quella casa e la sua vita.
Laddove lui si era insinuato abile, aveva mosso fili sottili e, poco per volta, spazzato via le sicurezze di cui era pregna la sua vita.
Era stato facile con Roxane, aveva seguito Austin ed era stato lesto nel fotografarlo mentre spostava il corpo della giovane in preda a una crisi di astinenza.
Austin si era allontanato per allertare i soccorsi e lui aveva visto giungere gli spacciatori per cui lavorava la tossicodipendente, era scappato prima che lo scorgessero, ma con il sul obiettivo in tasca.
La sorte di quella ragazza era stata decretata da lui, abile nell'insinuare, anonimo, il tarlo del dubbio nelle orecchie dei suoi aguzzini sperando di poter riuscire a incastrare Austin, che già da tempo la tallonava per scoprire le intenzioni di quei ragazzi su Trisha.
Aveva rimuginato per anni, aspettava il momento propizio per tirarle fuori, non poteva inviarle alla polizia perché il loro adorato padre lo avrebbe fatto uscire dal quel casino, lesto così come vi era entrato, necessitava dell'opportunità giusta. Ed era arrivata!
Luke non aveva digerito di esser stato lasciato da Trisha, tantomeno Caroline aveva sopportato la scelta, sarebbero stati loro le prossime pedine da muovere.
La foto era finita dritta nelle loro mani e il resto era venuto da sé. Non bastava, Austin era pronto a subire le conseguenze di quella sera pur di ricongiungersi alla sua amata, doveva, quindi, ideare un altro piano.
La sorte era stata dalla sua parte e giunto ad Augusta aveva scoperto la relazione appena nata fra Trisha e Cody.
L'inetto di Cody aveva commesso un passo falso che lui avrebbe sfruttato a suo favore, la violenza perpetuata ai danni di Trisha sarebbe stata il miglior movente nel caso fosse successo qualcosa al vigliacco molestatore.
La colpa sarebbe ricaduta su Austin, in virtù, anche, di una foto che si era premurato di far arrivare a Cody qualche settimana prima.
Un mugolio lo avverte che l'innocente Trisha sta per risvegliarsi, le viscere sono invase da tanta soddisfazione al pensiero di poter infliggere il colpo mortale alla felicità del caro fratello.
La giovane stropiccia le palpebre prima di innalzarle a fatica, i suoi polsi sfregano tra loro e lui li osserva irrigidirsi quando avverte l'impossibilità di muoverli, una corda simile trattiene le caviglie.
L'aguzzino può udire l'urlo di terrore posarsi sulla lingua di lei e rotolare nuovamente giù per le corde vocali; le ciglia umide di Trisha trattengono a stento i ricordi di quel che è accaduto prima di giungere lì, le pupille si dilatano appena quando si posano sul volto conosciuto.
Lei schiude le labbra e un rantolo gracchiato soffia la sua condanna: «Tu?»
Spazio autrice
Ebbene siamo giunti a scoprire il peccato ma non il peccatore.
Chi sia il peccatore lo scopriremo nel prossimo capitolo.
In realtà, sarà Austin a scoprirlo.
Un piccolo indizio l'ho fornito nel capitolo in cui Trisha è arrivata ad Augusta per il processo.
Alcuni elementi non sono stati chiariti, non potevo dire tutto ora.
Piccola domanda: le cose sono andate esattamente così?
A presto.
Baci
Mariarosaria
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