La partita
Tre giorni sono trascorsi da quel pomeriggio, dove Trisha ha eliminato un altro tassello dal puzzle dei ricordi. Settantadue ore, la maggior parte delle quali vissute in compagnia di Luke: nel tragitto per andare a scuola e durante la pausa pranzo, dove è diventata una piacevole abitudine esser seduti al suo stesso tavolo, immancabilmente accompagnata da Rose e Bryanna, per la gioia incontenibile della prima e l'impassibilità della seconda. La giovane ha trascorso con Luke interi pomeriggi a studiare; s'incontriamo alla caffetteria all'angolo della scuola, la stessa dove lui l'aveva portata la prima volta e occupando sempre quello che è diventato il loro tavolo, riservato rispetto agli altri per esser lontano da occhi indiscreti.
Luke la riaccompagna a casa in auto e restano a parlare sul portico fino all'imbrunire.
Tre giorni che Trisha ha trascorso imponendosi di non incrociare lo sguardo di Austin, o avrebbe cercato di leggervi dentro un po' di rimpianto. Quando, costretta dagli eventi, si è ritrovata nella sua stessa stanza, ha finto noncuranza. Ha avvertito, però, ogni suo sguardo che bruciava di rabbia per l'indifferenza da lei palesata.
Luke, con il suo interesse verso la ragazza, ha zittito quel senso di frustrazione che l'accompagnava da quando Austin, per suo volere, ha smesso di essere il centro del mondo di Trisha.
Sebbene sia consapevole della celerità con cui sia evoluto il rapporto, Trisha non può farne a meno: con lui ha assaporato l'emozione di sentirsi importante per qualcuno, una persona che non sia la madre.
Arriva, finalmente, il giorno in cui si disputerà la partita, a seguire la ragazza parteciperà alla sua prima festa con Luke.
La mattina trascorre lenta, lei resta in camera per provare a studiare sdraiata sul morbido letto a due piazze, ma i libri sono sparsi sulla scrivania di legno chiaro posta di fronte a sé e non fa alcun tentativo per alzarsi e prenderli.
Guarda i ripiani della libreria, dove ci sono i libri di scuola, i romanzi, i riconoscimenti scolastici, e la vede: una foto che la ritrae accanto ad Austin e che conserva ancora, non avendo mai avuto il coraggio di buttarla. È posta accanto alla fotografia in cui è una neonata tra le braccia del padre.
Era stata scattata il giorno del decimo compleanno di Austin. Il bambino si era nascosto nella casa sull'albero, costruita per loro da Sean Rogers, quando per scherno lei aveva mentito dicendo che non sarebbe andata alla sua festa. Aveva, poi, impiegato mezz'ora per convincerlo della burla e, alla fine, Austin aveva preteso che lei lo affiancasse durante il rito del soffio sulle candeline.
Trisha ripensa a quei giorni e parla a se stessa, cercando sollievo in quei momenti: Ti rivedo bambino mentre mi rincorrevi nel giardino e finivi sempre con afferrarmi e buttarmi sull'erba, per sdraiarti, poi, su me urlando "Ho vinto".
La ragazza pranza, come ogni giorno, con sua madre in cucina mezz'ora prima dei padroni di casa. Di consueto, la donna consuma il suo pasto celermente per, poi, dedicarsi a ultimare il pranzo dei Rogers. Oggi, con enorme dispiacere di sua figlia, non smette di chiederle informazioni sulla festa a cui parteciperà e di propinare mille raccomandazioni. Trisha ascolta, paziente, ogni sua remora poiché la madre non ha mosso alcuna obiezione, limitandosi a elargire consigli sulla sua prima uscita.
Appena riesce a sottrarsi alla curiosità materna, Trisha sgattaiola in camera sua; sale i due piani di scale, che conducono alla mansarda dove ci sono le loro camere da letto, timorosa d'incontrare Austin.
Il suo desiderio di evitarlo è stato realizzato, riesce a tornare in camera senza incontrare nessun membro della sua famiglia e, quando sente il rumore dell'auto di Austin mentre si allontana dal viale, decide di potersi concedere una nuotata nella piscina riscaldata che si trova al piano seminterrato.
Infila in batter di ciglia un bikini rosa, regalatole da Bryanna, e un accappatoio dello stesso colore e si avvia in direzione della piscina. Arrivata a destinazione, nota con stupore che le luci sono accese e, ancor prima di spalancare la porta socchiusa, ode il rumore di un corpo fendere l'acqua. Resta inerme, accanto alla porta, ad ammirare Austin, che non si accorge della sua presenza fin quando non si ferma per riprendere fiato. Il ragazzo si sente osservato e volta il capo nella sua direzione e lei, colta in flagrante, scappa via solerte.
«Resta, Trisha!» il richiamo di Austin non ferma la fuga di Trisha, il cuore della ragazza batte furioso contro il costato mentre le gambe tremano; arriva in camera e sprofonda sul letto, cercando di cancellare dalla sua mente l'immagine di Austin che riempie le sue pupille.
È distesa e la testa è nascosta sotto il cuscino, non riesce a muoversi, ma la suoneria del cellulare le segnala l'arrivo di un messaggio, con cui Rose le intima di iniziare a rendersi presentabile, l'amica è, difatti, conscia della sua repulsione per agghindarsi. Trisha, però, vuole stupire tutti e, quindi, decide di alzarsi e si avvia nel bagno presente in mansarda, che condivide con la madre, per una doccia veloce.
È davanti allo specchio, pasticcia con il trucco, ma non si arrende e riprova fin quando il risultato è quantomeno accettabile. Si veste in fretta poiché teme che Luke sia già arrivato, andrà con lui e le sue amiche la raggiungeranno in palestra. Infila la giacca di pelle sulla blusa bianca, liscia i jeans a vita bassa e controlla che nessuna macchia abbia rovinato il candore delle anonime scarpe ginniche, si osserva un'ultima volta allo specchio e sbuffa nel vedere ciocche di capelli sfuggire da quella che doveva essere una coda perfetta.
Scende le scale correndo e pregando di non imbattersi, in prossimità del primo piano dove ci sono le camere da letto dei Rogers, nella sua croce, ossia Austin.
Giunge al piano terra con il fiato corto e innalza il braccio a mo' di esultanza poiché non l'ha incrociato, ma lo riabbassa subito quando lo scorge, circondato dai suoi e dalla madre, nell'ampio salone.
Sono lì a incitarlo e sostenerlo, Trisha scopre così che nello stesso pomeriggio si disputerà anche la partita di football. «Mamma, io vado. Non preoccuparti, non tornerò tardi. Buona serata a tutti.»
La ragazza cerca di svignarsela quanto prima per non essere costretta a respirare la sua stessa aria, ma la voce di Annie, la madre di Austin, arresta i suoi passi quando è già accanto all'uscio di casa. «Dove vai, cara, così bella?»
«Alla partita di basket della mia scuola e, poi, in un locale per festeggiare la loro vittoria», Trisha tradisce, con la sua risposta, l'entusiasmo provato.
Austin tace, ma le sue iridi azzurre, un tempo care alla ragazza, scrutano ogni dettaglio della sua figura e lei avverte l'ostilità provata.
«Sono sicura che sia opera di qualche giocatore il tuo entusiasmo», Annie è una donna arguta e curiosa ma, notando l'imbarazzo di Trisha, lascia cadere il discorso, limitandosi ad augurle una buona serata e regalandole uno dei suoi sorrisi più belli.
Trisha sa di essere la sua pupilla e si è impegnata, oltremodo, per ottenere la borsa di studio, soprattutto per rendere la donna e sua madre orgogliose di lei.
All'uscita di casa, la giovane trova Luke ad aspettarla, è appoggiato alla carrozzeria della sua auto, ostenta sicurezza ed eleganza pur indossando una semplice tuta.
«Oggi sei più bella del solito», appena vede la sua amica, Luke la regala un sorriso mesto e Trisha lo raggiunge lesta, posando un lieve bacio sulla sua guancia.
Nessuno dei due si accorge della presenza di Austin, lui passa accanto a loro senza salutare, entra in auto sbattendo lo sportello e avvia il motore del veicolo, ma lo spegne, poi, di colpo e scende dall'abitacolo. I suoi piedi calpestano con foga il manto erboso e li raggiunge, guardandoli con astio malcelato.
«È un modo per vendicarti, Edwards?» i suoi occhi si assottigliano mentre inchioda le pupille di Luke con le sue.
«Non so di cosa tu stia parlando, Rogers!» Luke si difende, ma accenna un lieve sorriso soddisfatto.
«Di Trisha, non è da te frequentare una come lei!» il volto di Austin si accende di rosso e sputa fuori, con stizza, la sua affermazione.
Il respiro di Trisha accelera mentre cerca, invano, una spiegazione alle sue parole, senza che arrivi nessuna giustificazione. «Perché cosa c'è di male in me? Non sarò all'altezza di essere tua amica ma Luke non si pone questi problemi!»
Ira, sdegno, indignazione. Vili sentimenti che rotolano sulla mia pelle.
«Non era mia intenzione offenderti, Trisha. Volevo solo dire...»
La sua frase è interrotta da parole che allietano lo spirito di Trisha, Luke interviene per zittirlo e lei si augura che sia per sempre. «Se sono qui, è perché Trisha m'interessa davvero, tu continui, però, a sminuirla! Ti consiglio vivamente di non farlo più in mia presenza.»
Il respiro della ragazza torna a essere regolare, i battiti decelerano mentre Luke spende parole in sua difesa, l'unico che lo abbia mai fatto.
«Perché altrimenti cosa fai?» Austin ribatte ostinato, le sopracciglia guizzano verso l'alto e tiene le braccia conserte.
«Luke, andiamo. Ricorda che devi essere lì prima di tutti» Trisha soffia le uniche parole, colme di gratitudine celata, che le vengono in mente per convincerlo ad andarsene, prima che la situazione degeneri.
«Hai ragione, è inutile restare qui.» Luke le poggia un braccio sul fianco e la fa accomodare in auto, per poi partire appena salito anche lui. Austin rimane fermo accanto alla sua auto e, dallo specchietto laterale, Trisha intravede la sua figura mentre scuote ripetutamente il capo.
Nella sua mente vorticano mille pensieri, le parole di Austin l'hanno ferita, benché continui a ripetersi di esserci abituata. Il risentimento viene, però, sostituito ben presto dalla curiosità di sapere a cosa alludeva Austin mentre inveiva contro Luke. Trisha è tentata di chiederglielo, ma la natura schiva le impone di aspettare che sia Luke a parlarne, un'aspettativa delusa giacché lui si trincera dietro un muro di silenzio.
Arrivano nella palestra dove si svolgerà la partita, Luke la fa accomodare sugli spalti e si avvia, poi, negli spogliatoi. Trisha è assorta nelle sue elucubrazioni e non avverte l'arrivo delle amiche fin quando non ode la voce di Bryanna. «Ciao, Trisha, cosa ti succede? Sembri assente.»
«Scusate, ragazze, non vi ho sentito arrivare.»
I successivi minuti trascorrono raccontando loro quanto accaduto fuori di casa. Sono le uniche ad aver saputo di tutte le umiliazioni inflitte a Trisha e delle sofferenze che le hanno arrecato.
«Lascia stare ciò che dice quello lì. Concentrati sul quel gran figo che non ha occhi che per te!» Rose detesta Austin e non ha alcuna remora nel dimostrarlo.
«Voi dove eravate, invece? Perché siete arrivate in ritardo? Dovevate essere qui quasi mezz'ora fa!»
«La partita di football è già iniziata da un po'. Bryanna voleva passare a vedere il suo defensive lineman preferito in azione. Siamo state giusto venti minuti»
Rose non tollera neppure Ryan, non sopporta nessuno degli amici di Austin. Trisha non può biasimarla poiché, anche lei, è stata una vittima dei loro soprusi.
La partita comincia e le giovani si concentrano sul gioco. Trisha non aveva mai assistito a una competizione di basket e s'incanta a osservare i suoi compagni di scuola impegnarsi oltremodo per battere gli avversari dell'East High School.
Mancano pochi minuti alla fine, la loro squadra è in svantaggio di due punti; il cigolio di un portone fa voltare la ragazza, che vede entrare i giocatori della squadra di football.
Hanno iniziato a giocare molto prima e, quindi, terminato già nonostante le loro partite durino di più. Fresco di doccia, Austin fa il suo ingresso accompagnato da Ryan e Caroline.
Luke si accorge della loro presenza nel momento esatto in cui tira la palla nel canestro, guadagnando tre punti e portando la squadra in vantaggio pochi secondi prima del suono della sirena che mette fine alla partita.
Tutti i tifosi scattano in piedi per esultare, mentre Luke corre sugli spalti nella direzione di Trisha; le tende la mano per invitarla ad alzarsi e avvicinarla a lui. Trisha afferra la sua mano, sebbene imbarazzata, aggrappandosi a essa come a un'ancora di salvezza. I loro corpi si sfiorano appena, è un contatto capace di eclissare dalla mente di lei ogni umiliazione o offesa subita e Luke è abile nel percepirlo. Le braccia del giocatore circondano i suoi fianchi, mentre i busti si scontrano tra loro, i nasi s'incastrano e le iridi s'inchiodano. La bocca di Luke cattura quella di Trisha, che schiude le labbra intorpidite, e ansimi affannosi riecheggiano intorno a loro. Lì, innanzi a tutti gli studenti che mai avevano prestato attenzione a una ragazza simile, lei assapora le prime pulsioni e i tifosi, ammutoliti per i primi secondi, applaudono estasiati.
Luke pone fine al bacio per riprendere fiato, appoggiando la sua fronte a quella della compagna che ha baciato con ardore. Lei intravede nei suoi occhi scuri un luccichio di soddisfazione.
Trisha interrompe ogni riflessione appena intravede l'espressione compiaciuta che Luke rivolge ad Austin, che li osserva infastiditi.
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