L'amico ritrovato
«Non mi fido di lui! Fa' attenzione, Trisha.»
Le parole di Mason riecheggiano nella mente di Trisha. Il suo amico era riuscito ad alleviare le pene inflitte da un amore sbagliato, che ancora riusciva a tormentare i sogni della ragazza. Palese era il suo interesse verso Trisha, arrecando al suo orgoglio ferito maggior confusione.
Trisha sentiva ancora vivo l'amore per Austin, non disdegnando, però, le premure di Mason. Soventi erano le volte cui era tentata di cedere alle sue attenzioni, conscia del giovamento che avrebbero arrecato all'anima martoriata dal sentimento provato per il ragazzo che era scomparso nuovamente dopo la visita ad Augusta.
Invano, Trisha aveva scavato in lei per scoprire cosa la trattenesse dall'iniziare una relazione con Mason, fin quando uno scambio culturale organizzato dalla scuola aveva designato l'amico come prescelto per rappresentare il loro liceo. Silenziosamente, lei era indietreggiata per evitare un suo rifiuto verso quell'occasione che avrebbe influito sul futuro accademico.
«Ragazze, tutto bene? Sembrate delle statue, volete correre ad abbracciarmi?» Mason sbuffa sonoramente, mentre sprofonda sul divano, agguanta il bracciolo di pelle e inclina la testa sul bordo dello schienale, fissa gli occhi al soffitto e tenta di evitare che le palpebre calino, vinte dalla stanchezza.
Trisha percepisce i suoi movimenti senza voltarsi, le ecchimosi sul volto tormentano la mente alla ricerca di una scusa plausibile da propinare al giovane.
«Sei tornato prima?» la voce di Meredith tradisce un velo di sollievo, nutrendo speranza nell'abilità di Mason nel curare le ferite di Trisha e, soprattutto, la consapevolezza che riuscirà a costringerla a denunciare lui.
«Sì, ho portato a termine il progetto con maestria nel minor tempo possibile. Avevate dubbi al riguardo, mie signore?» Trisha immagina l'amico mentre spalanca le braccia in un gesto teatrale. Un sorriso amaro increspa le sue labbra e una lacrima silenziosa traccia la guancia martoriata.
L'allontanamento di Mason, sebbene fosse stato necessario per il suo futuro, aveva riportato alla luce le paure di Trisha, che non voleva sentirsi nuovamente sola.
La sua partenza era stata un'ombra che aleggiava sulla serenità conquistata a fatica nei primi mesi trascorsi ad Augusta, nonostante il suo ruolo fosse stato degnamente supplito da Meredith.
Lui ne aveva approfittato.
Si era insinuato nella sua vita in punta di piedi, manifestando la volontà di colmare quel vuoto che ancora una volta aveva avvertito, colpendo il tallone di Achille della ragazza: il timore di essere sola.
Era stato più abile di Mason, o forse più infido, nell'abbattere ogni sua resistenza. Lei aveva ceduto ai suoi baci colmi di promesse e alle carezze sature di speranza, sentendo che non l'avrebbe abbandonata.
Trisha, però, non riusciva a spingersi oltre con lui, limitandosi ai baci e alle carezze, e questo aveva scatenato la sua ira, sfociata nelle violenze inaudite di cui era stata vittima.
«Posso sapere cosa vi prende?» Trisha ha la mano ancora poggiata sul corrimano di legno della scala, lo sguardo inchioda la parete davanti a sé e trema mentre ode i passi di Mason avanzare nella sua direzione. «Trisha, perché non ti giri? Guardami, per favore», le dita si poggiano dolcemente sul braccio di lei, che sussulta spaventata e si sottrae al suo tocco.
«Trisha...» l'incertezza percepita dalla ragazza nella voce incrinata di Mason brucia sulla sua pelle.
«Mason, lasciala andare. Ti racconterò io cosa è accaduto, ti prego.» Meredith interviene affinché il giovane desista, sa che Trisha prova vergogna per quanto subito e vuole evitarle la mortificazione di confessare. Trisha osserva, piantando le pupille negli angoli degli occhi, Mason scuotere il capo per dissentire quanto detto dall'amica. Il ragazzo porta due dita alla base del mento di Trisha, inducendola a voltare il capo verso lui.
I suoi occhi sgomenti fissano ogni graffio, ogni escoriazione e la bocca spalancata palesa l'orrore invade le viscere e implodere nel petto.
«Chi è stato?» sussurra piano, serra, poi, le palpebre con forza e morde le labbra, ha il nome del carnefice sulla punta della lingua, ma desidera che sia Trisha a pronunciarlo.
«Chi diavolo è stato?» quello di Mason è un urlo smorzato dal tentativo di non spaventarla, mentre i suoi polpastrelli raccolgono le lacrime che lei non riesce a trattenere.
«Mason, ti prego, lasciala andare. Per ora, ha bisogno dei suoi tempi per parlarne e anche per denunciare. Le facciamo solo del male se insistiamo in tal modo.»
Mason abbassa la mano e fissa le pupille sulla figura di Meredith, sostante ancora accanto alla porta, scende i pochi gradini che lo separano da lei e le ghermisce il polso, «È stato lui, vero?» non riesce a controllare il timbro della voce che rimbomba nel silenzio della stanza.
I ricordi delle raccomandazioni di Mason, allertato dal finto buonismo sin dal suo arrivo, riecheggiano nella mente di Trisha. Consigli che il ragazzo ha ripetuto puntualmente quando, durante le loro telefonate intercontinentali, Trisha lo informava sul proseguimento della relazione, moniti che, stupidamente, lei imputava come mera gelosia.
«Mason...» lui scatta nella direzione di Trisha appena ode la sua voce per la prima volta da quando ha varcato l'uscio.
«Cosa ti ha fatto, Trisha?» il corpo vibra iracondo mentre pronuncia la domanda a cui lei non può rispondere.
«Non riesco a parlartene, mi vergogno troppo.»
Mason affonda il palmo nei folti capelli castani e sospira frustato, «Lo ammazzo, giuro che lo ammazzo!»
In uno scatto fulmineo, il ragazzo lascia la casa senza proferire parola, vano è il tentativo di Meredith di fermarlo. Lei si accascia distrutta sull'ultimo gradino mentre l'amica prende il suo viso tra le sue mani, «Trisha, Mason lo ammazza davvero. Dobbiamo andare alla polizia e denunciarlo, non abbiamo alcuna scelta. Mason finirà nei guai.»
Trisha le nega i suoi occhi, sentendosi vile, e scuote il capo, incapace finanche di pronunciare un "no"; Meredith si siede accanto a lei e cerca di placare i suoi singhiozzi quando afferma: «Non posso farcela!»
«Sì, ci saremo noi al tuo fianco. Non temere, Trisha, non potrà più farti nulla. Denuncialo, prima che lo trovi Mason!»
La vergogna, il timore, il ribrezzo riaffiorano prepotenti, ma l'immagine di Mason furente che abbandona la casa dei suoi nonni la induce ad ascoltare le mute suppliche di Meredith.
Un'ultima lacrima sfugge dalla cavità oculare mentre pronuncia a fior di labbra: «Accompagnami a denunciare Cody Patel!»
Spazio autrice
Bentrovati amici, come state?
Come promesso, appena terminate le vacanze ho pubblicato il nuovo capitolo, svelando il nome del mostro, nostra vecchia conoscenza.
Nel capitolo precedente avevo fornito un piccolo indizio, colto in pieno da wrongperfectly , bravissima.
Adesso cosa succederà? Riuscirà Trisha a denunciarlo?
Lo scopriremo presto.
Baci
Mariarosaria
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