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Epilogo-Prima Parte-Quel che resta di Austin

L'epilogo sarà diviso in due parti, una scelta dettata non da esigenze di lunghezza. Questa prima parte è un regalo per chi ha amato Austin, la seconda è, invece, l'esposizione della verità.

«Austin, scendi! È il mio turno per fare un giro sull'altalena!» la bambina dalle trecce castane sbuffa sonora mentre smette di spingere l'altalena su cui è seduto il suo migliore amico.

«Spingi più forte, voglio andare dal mio papà. Mamma dice che è lassù nel cielo. Lo sai, non l'ho mai conosciuto. Voglio solo vederlo e parlare un po' con lui. È un eroe, mamma lo ripete ogni giorno e voglio conoscere i suoi poteri», il bambino scuote la testa per dissentire alla richiesta della piccola amica, vorrebbe scendere e accontentarla, come di consueto, ma il desiderio di conoscere suo padre è più forte della volontà di obbedirle.

Trisha osserva la scena, le sue spalle sono poggiate sul battente rosso, le braccia strette su se stesse, il capo chino e piccole lacrime si posano agli angoli degli occhi, laddove le ciglia si uniscono alla carne. Trattiene il ricordo dei giorni andati nelle pulsazioni frenetiche del cuore, mentre brama di poter tornare a respirare al ritmo di un tempo.

Lui è ancora lì, sulla sua pelle candida, tra le unghie mangiucchiate, nella carne intorpidita, sulle labbra martoriate, tra le pieghe delle ciglia inumidite, nei meandri della mente e nelle crepe dello spirito. Austin continua a vivere in lei e per lei, Trisha si riempie di lui in ogni gesto compiuto e si nutre di quell'amore che mai era sopito.

Quel giorno si era lasciata andare, accasciata sul corpo rigido dell'unico ragazzo che avrebbe mai amato e che non avrebbe più potuto stringere a sé. In tanti avevano provato a staccarla da quell'abbraccio ma, irremovibile, la ragazza era rimasta ancorata a lui, sebbene fosse privo di vita.

Per mesi, il letto di Austin era stato il suo rifugio, si stendeva tra le bianche lenzuola che erano state scenario di quegli attimi in cui i loro corpi si erano fusi, spezzati e, poi, incastrati.

Tra le pieghe di un cuscino sgualcito, Trisha assaporava i momenti in cui si erano abbandonati l'uno all'altra e si cibava del ricordo della loro unione, unico sostentamento per il suo spirito.

Era viva sebbene avesse smesso di esistere nello stesso istante in cui il respiro di Austin si era posato sulle sue labbra per l'ultima volta. Erano arrivati i giorni in cui tutto girava vorticosamente nella sua testa ed era stata trascinata con vigore nello studio di un giovane medico. Lì, sul lettino freddo e nero, aveva scoperto che il sangue di Austin continuava a scorrere dentro di lei.

Era rinvigorita, quel tanto necessario affinché il bambino crescesse forte. Il buio continuava a riempire le sue giornate, differente, però, dal vuoto che la divorava prima di sapere dell'esistenza di un piccolo cuore che batteva dentro di sé.

Il piccolo era nato, uno strillo acuto a cui era seguito un pianto incessante, aveva sgranato le pupille in un gesto urgente e Trisha si era smarrita in quelle iridi dello stesso colore del cielo in tempesta, così uguali a quelle del padre che non avrebbe mai conosciuto.

Il piccolo Austin cresce forte e generoso come quel genitore di cui porta il nome, unica fonte di vita per sua madre e per le nonne.

La vita è andata avanti un po' per tutti, Sean Rogers cerca ancora un modo per espiare le sue colpe, i ragazzi frequentano il college, Cody e Ryan marciscono in galera.

«Mamma, se Lily spinge forte, posso arrivare da papà?»

Gli occhi si serrano ogni qualvolta suo figlio avanza la stessa richiesta, smarrita in un dolore che non rinviene la pace, le parole le muoiono in gola e rimane lì a osservarli, stringendosi nella felpa di Austin che ancora indossa per inspirare il suo odore.

Trisha si bea nel vedere il piccolo ometto giocare con la figlia dei nuovi vicini, le sembra di poter rivivere i giorni spensierati della sua infanzia, impressi a fuoco nella mente, quando l'unica preoccupazione per lei e Austin era poter scorrazzare per il prato senza sporcarsi troppo, per evitare i borbottii delle loro madri.

«Andate dentro, nonna Maggie vi ha preparato una torta e nonna Annie non smette di chiamarvi», i suoi polpastrelli accarezzano la riccia chioma del bambino, affonda le falangi e tira dolcemente alcune ciocche, come faceva con suo padre ogni volta che si univano.

«Qualcuno sta parlando di torte?» una voce conosciuta interrompe quel loro momento, il piccolo sfugge alle carezze della madre per correre in direzione del nuovo arrivato.

«Zio Luke!» il piccolo Rogers atterra tra le braccia vigorose di quell'amico che, dal giorno in cui è nato, ha indossato gli abiti da padrino, tenendo fede alla muta richiesta di Austin di occuparsi di Trisha.

«Campione, sbrigati a mangiare la torta così possiamo giocare a basket.»

«Voglio giocare a football, non mi piace il basket!»

Lo stesso sorriso si modella sulle labbra di Trisha e Luke, nella mente di entrambi balena il ricordo della testardaggine di suo padre e la stessa sua innata passione per il football.

«Football sia, allora! Ora, vai dentro con Lily. Ti raggiungo a breve.»

I due vecchi amici osservano i bambini sgattaiolare in casa, si stringono, poi, in un abbraccio fraterno. «Come stai, Trisha?»

La ragazza scrolla le spalle e inspira forte prima di rispondere, «Bene, tu cosa mi racconti? Ho saputo di te e Helena, sono felice per voi. Lei è la ragazza giusta per te, ti ha sempre amato in silenzio e ha aspettato che fossi pronto.»

«Dovevo pur rassegnarmi al fatto che per te sarò sempre e solo un amico. L'unico che sembra ancora non accettarlo è Mason, spera ancora che tu possa svegliarti un giorno e capire di amarlo follemente. Io, invece, sono consapevole che il tuo cuore è morto insieme con lui.»

Luke non si è mai illuso, conscio che nulla avrebbe mai potuto sostituire un sentimento sbocciato in tenera età e le cui fondamenta avevano resistito oltre il tempo.

«Hai saputo di Meredith e Bryanna? La loro relazione procede a gonfie vele nonostante la differenza caratteriale, Rose è troppo presa dallo studio per tenersi un fidanzato per più di due mesi e Mason rincorre ogni ragazza del campus.»

Il giovane cambia discorso, non vuole rattristarla e il suo unico scopo è sempre stato confortarla e sostenerla, prendendosi cura di lei, come promesso ad Austin, e del bambino. I due ragazzi siedono sul gradino e si perdono in chiacchiere allegre, quel che fanno un po' tutti quando tornano a casa per le vacanze e passano a salutare Trisha. Amici e familiari si sono stretti intorno a lei, sebbene solo il piccolo Austin sia capace di lenire il suo dolore con baci appiccicosi.

Guardano il giardino, dove si erge la casa sull'albero fedelmente ricostruita dall'afflitto Sean Rogers, Trisha posa il capo sulla spalla del suo amico prima di soffiare piano: «Mi manca».

Spazio autrice
Come annunciato, questo è un regalo per chi ha amato Austin.

Tempo fa, una lettrice mi chiese di voler rivedere Austin e Trisha sull'altalena ed io avevo già previsto la scena iniziale di questo capitolo. Tutta per te

È ancora vivo, nella ragazza che continua ad amarlo e nel figlio così simile a lui.

Alcune domande sono ancora senza risposta, vi basterà girare la pagina per scoprirle.

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