Crepe
Austin
L'acqua gelata scivola sui polpastrelli raggrinziti, il vetro opaco riflette la coltre purpurea che sgorga dal naso, china il capo e il volto s'inabissa sotto il getto della fontana.
Un cigolio appena percettibile lo avverte che qualcuno lo ha seguito, lo sguardo di Austin s'inchioda sulla porta bianca del bagno del tribunale, una figura visibile per metà fa capolino oltre il battente schiuso.
«Cosa ti succede, Rogers?»
I ricci castani ricadono sulla fronte, le sopracciglia guizzano verso l'alto e una smorfia di disappunto storpia i lineamenti spigolosi del volto, il braccio è ancora ancorato alla spalla, una fascia bianca ne sostiene il peso.
«Che cosa vuoi che succeda, Edwards? La mia ragazza sta per raccontare dinanzi a una giuria le vessazioni subite da quell'essere. Ho voglia di andare di là e sfogare la rabbia massacrandolo per, poi, portare Trisha il più lontano possibile da qui! Hai scoperto qualcosa di nuovo?»
Attimi di esitazioni si frappongono tra loro, Austin lo osserva scavare nei luoghi reconditi della mente prima di sputare atono: «Nulla d'importante, dopo ti aggiorno. Vedi di non fare cazzate, siamo in un tribunale. Andiamo!»
Austin segue i suoi passi che lo condurranno incontro a una lenta agonia, peggiore di quella che lo pervade quando è in attesa degli esiti dei vari esami clinici.
Lievi mormorii s'innalzano quando varcano le porte dell'aula, le sedie sono quasi tutte occupate, Luke spiana la strada ad Austin e arrivano fino ai posti dietro di quello occupato da Trisha, affollati da un nutrito gruppo di familiari.
È lì, seduta accanto all'avvocato, ha le spalle incurvate per sostenere il dolore che troppe volte l'ha pressata, il capo è chino per celare la mortificazione che ha velato le iridi cristalline, le braccia sono strette intorno al corpo per proteggersi da quelle lame affilate che stanno per squarciare la candida pelle.
È lì, inconsapevole del bagliore con cui ha rischiarato le tenebre che oscurano l'anima di Austin sin da ragazzo, quando un segreto a lungo celato si è posato tra le mani acerbe, insieme a un foglio bianco trovato tra le scartoffie di suo padre dove l'inchiostro nero annunciava una verità scomoda.
Poche parole che era riuscito a leggere prima di avvertire dei passi giungere fino allo studio dell'uomo, aveva riposto quel documento che bruciava i polpastrelli doloranti, con la promessa di tornare lì non appena possibile. Un coraggio che era mancato nei giorni che si erano susseguiti tediosi, una volontà che era ritornata troppo tardi, quando quel foglio era sparito tra le pieghe delle sue paure.
Era andato avanti con la vita, affamato di emozioni che potessero rendere innocua quella scoperta. Una ricerca affannosa che lo aveva condotto nuovamente a lei e il grigiore dei suoi giorni era stato spazzato via dai vividi colori che imbrattavano l'anima dell'amica d'infanzia.
Ricordi che rigetta nell'angolo in cui erano prima di sprofondare nella sedia accanto a lei, agguanta le esili spalle per condurla tra le sue braccia, bacia il viso freddo, assapora la purezza della sua carne e respira ogni pulsazione che la scuote.
Austin posa lo sguardo oltre le sue spalle, le iridi si scontrano con il volto emaciato di Cody, le pupille s'impregnano di rosso mentre lo osserva scrutare i loro gesti e insinuarsi nella loro intimità.
Vibra, serra, involontariamente, i pugni e le nocche sbiancano, combatte una battaglia silenziosa contro l'istinto di raggiungerlo e stringere le dita sul collo fino a raccogliere l'ultimo dei suoi respiri.
Una mano si poggia sulla sua clavicola, la voce del padre giunge per infrangere ogni volere, «Non commettere errori, stanno aspettando un nostro passo falso».
Un tintinnio li riconduce tutti in quel luogo freddo e anonimo, una porta si apre innanzi a loro e diverse figure avanzano fiere prima di giungere al proprio posto.
Parole pronunciate con distacco, capi di accusa elencati a mo' di enunciazione mentre l'ultimo granello di raziocinio muore lentamente, soffocato dagli abusi che graffiano le pareti dell'anima.
Il sudore scivola lungo la colonna vertebrale, la camicia si fonde con il corpo, il sangue pulsa incessante e i polsi vibrano al suo passaggio, battiti perpetui si abbattono sulle pareti delle tempie mentre assimila che il nome di Trisha è stato appena pronunciato.
Lei, inchiodata alla sedia, non accenna ad alzarsi per raggiungere il posto dove è attesa, per far affiorare le immagini che riempiono di terrore le pupille spalancate.
È l'avvocato a esortarla ad andare mentre Austin fissa, silente, il posto vuoto dinanzi a sé, incapace di infondergli quella sicurezza di cui necessita e che sembra abbandonare pure lui.
Trisha avanza lenta, mesta, l'onta anima i suoi passi, avverte il peso di sguardi colmi di commiserazione gravare sulle piccole spalle.
Espelle poche formalità prima di dar vita a quel tormento che animerà ogni loro giorno, le sue parole sono aghi che penetrano nelle orecchie di Austin, amplificati dalla sua voce incrinata, spezzata, segata dall'orrore vissuto.
Lui assorbe ogni parola che si posa sulle labbra carnose, lettere scandite dalla vergogna che riempiono ogni minuscolo pezzo dell'essenza di Austin.
Le mani si aggrappano con forza al tavolo su cui sono posati senza cura i documenti dell'avvocato, pile di fogli su cui ha schematizzato un dolore che è solo loro, tentenna, vacilla, perde una battaglia contro se stesso, ma una voce s'insinua minacciosa nel suo orecchio. «Non fare cazzate, Rogers! Non uscire da qui, posso immaginare come tu possa sentirti, ma lei ha bisogno del tuo sostegno. Andar via equivarrebbe a farla sentire sporca ai tuoi occhi. Stringi i denti e resisti!»
Le parole di Luke sono ghiaccio che scivola sul corpo per placare il fuoco che divampa dentro di lui. Innalza il capo, le ciglia battono un'ultima volta prima di schiudersi e riempire le pupille del volto di Trisha, seppellito da una coltre umida.
Un sorriso modella le labbra del ragazzo, un dono che lei ricambia speranzosa. «È arrivato, poi, quel giorno e le sue mani affondavano su ogni parte del mio corpo...»
«Non è vero, Trisha,» la voce di Cody riempie l'aula silenziosa e sgomenta, vano è il tentativo del suo avvocato di farlo tacere, «sai benissimo quel che provo per te. Ti ho sempre amata e, a differenza di qualcun altro, non ti ho mai tradita. Sono l'unica persona a non averti mai abbandonato!»
Più braccia circondano il busto di Austin per trattenere la furia innescata, scalcia mentre sputa minaccioso in direzione di Cody: «Sei morto!»
Spazio autrice
Sono viva 🙈 scusate l'assenza ma è stata una settimana impegnativa.
Che dire? È un capitolo abbastanza particolare e reputavo giusto trattarlo con entrambi i punti di vista. Nel prossimo sarà Trisha a viverlo.
In questo capitolo c'è un piccolo accenno a un segreto che conosce solo Austin sebbene inconsapevole che sia la chiave di tutto.
Volevo ringraziare tutti coloro che sono arrivati fin qui, commentatori e lettori silenziosi, lettori che hanno aggiunto mesti la storia a un elenco denominato Preferiti o simile. Grazie di cuore.
Nel prossimo capitolo non ci sarà uno spazio autrice. Mi dileguo prima dell'inizio degli insulti.
A presto.
Baci
Mariarosaria
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