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Sweet Creature

Trevor, Kay e Rachel //parte 2: sweet creature

Sweet creature
Had another talk about where it's going wrong

Kay toglie i tacchi e si guarda allo specchio-non una lacrima riga il suo volto, ma il funerale è stato straziante.
E' stretta in un vestito nero che fascia fastidiosamente le sue forme,
gli occhi decorati dalla sottile riga di Eyeliner che Trevor ha tracciato al posto suo appena qualche ora prima, il rossetto bordeaux che fa sembrare la sua carnagione più chiara di quanto sia effettivamente.
Ha perfino tirato fuori i tacchi neri, gli unici che ha, sui quali cammina stentatamente , costringendosi a muoversi a passo bradipo, agganciata al braccio di suo padre o di John per tutto il giorno. Perché papi è morto.
E' morto, e aveva sostenuto per anni che la giovane avrebbe dovuto sfruttare le sue belle curve latine con dei vestiti, mettere in evidenza i tratti fluidi e affilati con un po' di trucco, e magari lasciare i capelli sciolti dalla sua coda scombinata, una volta ogni tanto.
Non avevano voluto fare un ricevimento dopo il funerale.
Trev non ha voluto.

Kay non capisce lo stato d'animo di suo padre. Lui non piange, non urla.
Sembra quasi stia bene.
Non è vero per niente però.
Lo vede comparire alla sua porta, totalmente vestito di nero, dai pantaloni alla camicia alle scarpe.
Stringe tra le dita una catenina sottile, una fede e una stellina al suo interno, come se ne dipenda della sua vita.
-Ehy.- mormora. -Non fare l'orgogliosa ok? Se non riesci a dormire vieni, parliamo. Se hai degli incubi, o anche solo se semplicemente ti va.- le sorride di circostanza, e lei ripensa alle parole di Rachel.
"Tuo padre. Lui amava Nate più di chiunque altro. Più di quanto lo ami tu, e io e Lija e John. Per lui Nate era il respiro dopo l'apnea, e ora non c'è più. Devi avere un po' di pazienza perché non reagirà come ti aspetti.
L'amore della sua vita è morto, Kay. Ora deve imparare tutto da capo. "
Guarda quell'uomo, e sa che se non fosse per l'amore che hanno avuto, lei ora starebbe marcendo in un orfanotrofio, e ci crede un po' mentre annuisce a Trev. Lui fa per allontanarsi, ma
-Papà?- chiama Kay e lui si gira. -pensi di potermi abbracciare?-
Trev non esita un secondo, seppellendola in un abbraccio, e quando si separono hanno entrambi le guance rigate di lacrime e il cuore un po' più leggero-comunque non abbastanza perché uno dei due riesca a dormire. Non abbastanza perché Trev non pianga anche per il resto della notte.

🌪️

17 anni prima

But we're still young
We don't know where we're going
But we know where we belong

Nate si alzò per fumare una sigaretta, lasciandosi alle spalle un Trevor addormentato e terribilmente nudo nel suo letto-non era comunque come se fosse la prima volta.
La prima volta in cui aveva aveva baciato Trev, quasi due anni prima, lui era terribilmente sbronzo e Trev terribilmente vergine. La mattina dopo a nessuno dei due potevano più attribuire quegli aggettivi.
Nate non sapeva se fosse stato il sesso a farli diventare così amici, o magari le cose che avevano in comune, ma la verità è che non avevano mai smesso, e a furia di chiacchierare tra le coperte, avevano iniziato anche a chiacchierare fuori, e poi a sedersi allo stesso tavolo a mensa, e a prendere i libri insieme sulla via della classe di arte.
E poi non era stato più solo un gioco. Poi non era stato più solo sesso. Avevano solo diciotto anni cazzo, e non era più solo sesso, ma Nate bramava quelle mani sul suo viso, quelle labbra sulle sue, desiderava baci innocenti e abbracci lunghi e oh dio, stava diventando smielato.
Nate Johnson. Smielato. Non aveva senso, quindi invece di accucciarsi sul corpo di Trev, si era alzato a fumare.
-Non volevi entrare nei pompieri?-
Chiese una voce alle sue spalle e Nate sussultò mentre Trev lo abbracciava da dietro poggiando il mento sulla sua spalla e facendo scorrere le dita sottili sui fianchi tracciando con i polpastrelli il profilo delle anche.
Nate prese un ultimo tiro e sbuffò fuori il fumo in un sì, prima di spegnere la sigaretta.
-Si, perché?- chiese a Trev piegando il collo all'indietro per poggiare la testa sulla sua spalla.
-Oh niente. Vi prenderanno di sicuro.-
Affermò come se niente fosse, e
-Ci?- chiese Nat stranito
-Tu e il tuo cancro ai polmoni.-
Nate fece di tutto per nascondere la sua risata -Sta zitto nanetto.-
-Primo di tutto, sono più basso di te solo di cinque...-
-sei!-precisò Nate e Trev roteò gli occhi -sei centimetri, ma sono comunque un metro e ottanta. Sei tu la stanga.-gli pizzicò il fianco, e Nate scattò in avanti, prima di tornare a poggiarsi al più basso come prima.
-E secondo di tutto?-chiese, godendosi il calore del corpo dietro il suo.
-Secondo di tutto...- sussurrò Trev nel suo orecchio. -Mi facilita questo.-lasciò un bacio sul suo collo. E poi in altro e un altro, finché Nate non si girò e gli lasciò un bacio sulle labbra. Un bacio innocente.
- Io ti...- esitò
-Nat?-chiese Trev.
-Niente. Lascia stare. Scusa.- disse, e provò a baciarlo con gli occhi un po' più spenti, un po' più vuoti. Trev sorrise nel bacio.
-fa niente. Ti amo anche io.-
E Nate non lo aveva mai baciato così.

🌪️

And oh we started
Two hearts in one home

Quando suonano al citofono sono appena le nove e mezza del mattino e Lijah guarda le dita di Trevor avere un tremito dentro il manico della tazza di ceramica.
Ha solo dieci anni e gli fa strano non vedere la tazza verde acqua di Nate quella mattina.
Fa scorrere gli occhi attraverso la stanza, verso Kay.
Ha solo dieci anni, ed è per questo che la vede, la debolezza negli occhi di Kay.
Sa perfettamente che nessuno dei due è in grado di reggere altre condoglianze, che hanno bisogno di vivere il lutto per conto loro, e naturalmente Tia è troppo piccola per andare ad aprire, quindi lascia il suo biscotto sul piano cucina e va ad aprire alla porta.

Ora, la rivalità fredda di Billy Andrews nei confronti dei suoi genitori non é una novità per Lija, non perché i suoi genitori lo coinvolgessero in discorsi del genere, pieni di lamentele e imprecazioni, solo che Lijah non ha mai perso una virgola di alcuna conversazione.
Quindi per il piccolo rosso è strano trovarsi davanti il collega biondo del defunto padre.

-Ciao Elijah.- sorride di circostanza l'uomo.
-Ciao. Se devi fare solo le condoglianze, Kay è stanchissima e papà non ce la fa. Quind...-
-È una cosa davvero importante. Sul serio.- Lijah lo guarda poco convinto, ma chiama suo padre e Kay. E poi si sposta di lato lasciando che suo padre e la sorella fronteggino l'uomo.

-Dimmi pure Bill.-
-Sono qui per piedere scusa.-
Lijah guarda suo padre aggrottare le sopracciglia.
-Se è per i vostri litigi non ha impor...-
-No. Ho preso il suo paziente.-
Kay scuote la testa, come divertita, e Trev, si sistema distrattamente Tia in braccio, come ad attendere la parte importante.
Ma Lijah aveva ascoltato. Aveva ascoltato le parole di John e le parole di Sandra Clark, mentre Kay fissava il vuoto e Trev cercava di realizzare.

È un pensiero sfuocato, il capo Clark che stringeva l'elastico sui ricci afro totalmente zuppi, I pantaloni della divisa rigidi di fango secco, la canotta scollata bianca con un buco sulla spalla.
"aveva trascinato un uomo fuori dalle onde con Andrews, e si era fatto male a una gamba, quindi gli avevo detto di rianimare l'uomo, e a Andrews di tornare nella mischia."
"come sta Andrews?" aveva chiesto Rachel disinteressatamente, nel disperato tentativo di distrarre il suo migliore amico.
"perfettamente."

Fa un passo avanti e stringe la mano di Kay-ne avrà bisogno anche Trev, ma c'è Kay di mezzo tra loro, e Lijah non vuole spostare l'equilibrio della conversazione.
-In che senso?- lo sprona Kay, tenendo la mano del fratellino con distrazione.
Sta aspettando che quel momento finisca, deve ancora metterlo a fuoco.
Lijah si assicura a quella mano. Perché sa che quel vuoto nel petto diventerà rabbia non appena anche lei capirà che lui ha ucciso suo padre.

Sarebbe tornato in mente a sua sorella. Questo di sicuro.
Quell'uomo ha ucciso suo padre, e Lijah vorrebbe odiarlo. Ma ha dieci anni ed è stato cresciuto nell'amore.
Vorrebbe odiarlo, ma lo faranno gli altri, e a lui non interessa. Papi è morto, ha già abbastanza paura, non ha lo spazio anche per l'odio. Non lo vuole, lo spazio per l'odio.

-Ho preso il suo paziente.- rafforza il pensiero Billy con gli occhi lucidi, e Lijah lo sente arrivare. -E allora lui è tornato nella fanghiglia anche se sanguinava.
Kay strinse la sua mano.
Gli passò un attimo negli occhi, sapeva che Kay avrebbe parlato, con disprezzo.
Strinse più forte la mano anche lui.

-Perché.- butta fuori Kay gli occhi ridotti a due fessure, e finisce per farla sembrare un accusa.

-Io...-inizia Bill, e Kay lo interrompe.
-Dimmi che lo hai fatto perché voleva che tornasse a casa, o alle tende da triage per farsi sistemare la gamba. Dimmi che non lo hai mandato a morire perché dovevi provare a essere il migliore, di nuovo.- e Kay molla la mano di Lijah per stringere entrambe le sue in pugni.
-Io..- esita l'uomo, e Kay sibila.
-Figlio di puttana.- fa per lanciarsi in avanti e Lija lo sapeva.
Kay è facile da leggere, si butta nella mischia e fa più male possibile.
Si butta e tira morsi e calci e pugni finché il nemico non è sanguinante e in lacrime sotto il poco peso del suo corpo.
Anche suo padre Nate era facilmente interpretabile, affilava le parole perché facessero talmente tanto male da farlo vincere anche se alla fine perdeva la rissa. Se lo vide un istante, piantato davanti Trev e Kay, a guardare Bill con odio e sussurrare parole dolorose, anche se forse, se quell'uomo avesse ucciso Trev, si sarebbe buttato a calci e a pugni senza pensarci troppo.

Trevor piazza Katia in braccio a Kay prima che quella possa scagliarsi sull'uomo, lasciando la figlia sbigottita
e a Lijah prende un colpo.
Perché Trev è illeggibile lo è sempre stato.

Fa un passo verso l'uomo e lo sguardo di quello è terrorizzato, ma si costringe a non fare un passo indietro.
-Cosa sei venuto a chiedermi Bill? Perdono? Comprensione? -
Sibila appena, e l'uomo abbassa lo sguardo.
-Io... Non riuscivo solo a dormirci la notte. Lui... Mi vole-ma Trev lo interrompe freddo.
-Com ti permetti a venire qua per sentirti meglio? Non sei nemmeno qualcuno di decente. Non gli hai rubato la vita perché era migliore di te, quella è ambizione. Ci puo stare, non sapevi che sarebbe successo.
Tu non lo accettavi perché sei omofobo. Perché non potevi accettare che un omosessuale fosse più bravo di te, e se fossi stato meno stronzo, e ignorante e incapace, allora sarebbe ancora vivo.
Ma non lo sei e vieni qua a chiedermi di perdonarti. Al marito dell'uomo che hai ucciso.
Col cazzo, che ti perdono William. Tu sei un fottuto assassino. Hai ucciso un uomo innocente, un buon padre, l'amore della mia vita. Hai ucciso una persona migliore di te, diecimila volte.
Meriti di non riuscire a dormire. Meriti di vivere nel senso di colpa. Tira avanti, su. Non hai perso nemmeno la metà di quello che ho perso io, vediamo se sarai debole anche in questo. Se mollerai anche in questo.
Sei un assassino, William. Uno sporco assassino. Ricordalo per sempre.-
E poi sbatte la porta.
Lijah ringrazia di non aver mai visto suo padre così prima- e poi in un moto di freddo terrore capisce che era sempre stato grazie a Nate.
Era sempre stato la sua valvola, il suo sfogo.
Trev non ha mai litigato direttamente con nessuno oltre lui, e onestamente Lijah capisce il perché-non aveva mai visto quell'espressione sulla faccia di qualcuno che si era preso un pugno da Nate-la faccia di qualcuno che si fa schifo, e paura e disgusto da solo.
E ora Trev esploderà.
Viene assalito un solo istante dall'immagine di suo padre che crolla su se stesso, e il terrore nei suoi occhi deve essere chiaro come l'acqua, anche se Trev aveva gli occhi appannati da due lacrime solitarie.

-no.- sussurra buttandosi in ginocchio da avanti al bambino. -Mi dispiace tesoro. Scusa non volevo spaventarti. Perdonami.- tutta via Trev deve averli frainteso.
Lijah lo abbracciò circondandogli il collo con le braccine sottili -Non crollare anche tu, pa'. Ti prego.-
-tesoro...-
-Ho paura.- afferma, e un altra lacrima attraversa le guance di Trev.
-Anche io tesoro. Anche io.- e nessuno di loro sa se quella sia propriamente una mossa da padre modello-mostrare al bambino le proprie paure si intende, ma è quello che li ha sempre resi tutti così uniti, e nessuno di loro ha intenzione di smetterla e creare dei filtri, se non fosse che questi filtri c'erano gia.
Kay guardò suo padre, l'unico che le era rimasto e ingoio a vuoto, stringendo la piccola Tia tra le braccia. L'affetto che la univa a Trev era silenzioso, laterale. Non era mai stato lui a capirla per davvero. Accettarla certamente, ma non capirla.
Quella fu la prima volta in cui Kay pensò che sarebbe stata la rovina della sua famiglia.

🌪️

9 anni prima

It's hard when we argue
We're both stubborn
I know, but oh

Kay ricordava che i suoi genitori avessero litigato una volta sola, quando lei aveva sette anni. non aveva mai scoperto per cosa litigassero ma ricordava le espressioni sui loro volti.
Non si parlavano, non si guardavano, non si sfioravano. Tutto ciò che rendeva evidente fossero a conoscenza l'uno della presenza dell'altro era il freddo 'Ti amo" che si scambiavano prima di separarsi.
E ricordava le urla in soggiorno ogni volta che provavano a parlare di qualsiasi cosa, il rumore delle mani sbattute sul tavolo, i passi veloci di uno dei due che abbandonava la stanza. E poi ricordava la volta peggiore, quando aveva fatto finta di dormire così che potessero parlare liberamente.
-Dobbiamo parlare Nate.-
-Di cosa?-
-Di quello che siamo facendo. Non mi guardi nemmeno negli occhi Na'.-
-Sai perchè lo faccio, andiamo Tre. ogni volta che parliamo finiamo per litigare, e io sono stanco. Sono stanco si combattere.-
-Ah tu sei stanco. Però non vuoi parlarne.-
-Esattamente, non voglio. Non voglio perchè finiremmo a litigare anche su quello e non mi va. Quindi preferisco aspettare che passi se per te non è un problema.-
-Bhe, è un problema.-
-Allora che dovremmo fare? 'Parlarne'?-
-Si esatto, parlarne. Non siamo una fottuta nube temporalesca Nate, Non passerà da solo. Dobbiamo parlarne. Capire perchè litighiamo.-
-Se non che ci farà litigare ancora di più. Se non che urleremo come due pazzi, di nuovo, per un'altra cazzata qualsiasi, di nuovo. -
-Gia, e se non che risolveremo.-
-Davvero Trev, risolveremo? Perchè io non la penso così? Forse litigheremo ancora di più e ci rinfacceremo inutilmente vecchie colpe come facciamo ogni. Cazzo. Di. Volta. E non capiremo un cazzo.-
-Allora dovremmo farlo. Almeno così ci avresti provato, huh? Almeno così...-Trev portò le mani alla bocca per zittirsi, piegando la testa in avanti e digrignando i denti.
-No prego, dimmi pure. Vogliamo provare? Dimmi pure su. Tanto peggio di così...-
-Nate, sul serio...-aveva scosso la testa quello e
-Sono serio Trev. Dimmi pure, forza. Visto che nemmeno ci ho provato dimmelo, su. Dimmi qualunque cosa sia, cazzo.-
Trev prese un breve respiro -Almeno così quando mi dici 'ti amo' uscendo non penserò che sia un enorme cazzata.-
E Trev si sbagliava di grosso, quello era peggio. Era IL peggio, quello che gli dava il tormento.
-é questo che pensi?-digrignò i denti -litighiamo un paio di volte e pensi che non ti amo? -
-un paio di vo...PORCA PUTTANA NATE, LITIGHIAMO A RUOTA CONTINUA DA PIU' DI UN MESE. UN FOTTUTO MESE NA'. VIENI QUI, MI BACI, UN 'TI AMO' ANNOIATO E TE NE VAI. SE SEI IN PRESA A BENE SCOPIAMO E CAZZO, NON MI SEMBRA NEMMENO DI ESSERE A LETTO CON MIO MARITO. NON ERI COSI' FREDDO CON ME NEMMENO QUANDO NON CI CONOSCEVAMO PER NIENTE, CAZZO.-
-AH , GIUSTO SONO IO ORA! SONO IO, PERDONAMI SE NON RIUSCIAMO A STARE NELLA STESSA STANZA, PERDONAMI SE SONO STANCO DI LITIGARE. MA VEDI SE NE AVESSI VOLUTO UNO MIGLIORE AVRESTI POTUTO PRENDERTI LE-OH ASPETTA LO HAI FATTO.-
-DAVVERO? PARLIAMO DI ALEC? QUATTRO FOTTUTI ANNI FA. HO SCELTO TE QUATTRO FOTTUTI ANNI FA.-
-ALLORA FORSE NON AVRESTI DOVUTO.-
Il cuore di Trev si spezzò. Era pieno di parole vuote e speranza piatta e all'improvviso era un piatto spaccato per terra. Una lacrima solcò la sua guancia. E voleva urlargli che lo aveva fatto comunque perchè era lui che avrebbe amato per sempre. Sempre Nate, solo Nate. Le parole si bloccarono in gola-non aveva intenzione di rispondere 'ti amo' a una vigliaccheria come quella.
-Già forse non avrei dovuto. Ma l'ho fatto, hai sposato un coglione che non sa nemmeno scegliere la persona giusta, povero te.- prese a sussurrare.
-Come scusa?-
-Ma si sai, la persona giusta, quella che non ti rinfaccia che lo ami come se fosse un arma. avrei dovuto controllare meglio le carte in tavola e vedere che sei un marito fantastico nel bene e uno stronzo galattico nel Male.-
-Sono uno stronzo ora? SONO IO LO STRONZO? DUBITO DI OGNI TI AMO? SEI SICURO DI NON DUBITARE DEI TUOI SENTIMENTI INVECE CHE DEI MIEI?-
-SCUSA?AH NO, NON SEI UNO STRONZO HAI RAGIONE, E' SOLO COLPA MIA. E' COLPA MIA SE HO PAURA. E' COLPA MIA SE VOGLIO SISTEMARE LE COSE. E' COLPA MIA SE NON MI COMPORTO DA SOTTONE? VUOI CHE TI DIA RAGIONE, NATHAN? ECCOTI SEVITO CAZZO. CREDO PROPRIO CHE NON AVREI FANCULO DOVUTO SCEGLIERE TE. NON HO SCELTO PROPRIO TE, ANZI. HO SCELTO L'UOMO CHE AMO. TU CHI CAZZO SEI?-
Nathan prese una boccata d'aria, le guance che rigavano le sue lacrime già da un po'.
-Vaffanculo Trev.-
-OH E NON USCIRE DA QUELLA CAZZO DI PORTA NA', HAI RAGIONE STIAMO LITIGANDO, E NON TI INSEGUIRO', E NON SOLO PERCHE' NON E' DA ME, MA ANCHE PERCHE' C'E' UNA BAMBINA DI SETTE ANNI CHE DORME DI LA. E SE ESCI NON LASCI SOLO ME. LASCI ANCHE LEI.- gli tremò la voce in una maniera terrorizzante mentre vedeva Nate voltargli le spalle per andare verso la porta. Fu scosso da un singhiozzo -MI HAI SENTITO NA- E poi la porta venne sbattuta.
Trev si piègò in avanti sul tavolo, il dolore che lo percorreva come una lama fredda da sotto lo sterno.
Una lacrima sfuggì al suo controllo, poi due, poi tre.
Piangeva e singhiozzava e si lamentava rumorosamente, come non aveva mai fatto, come non si era mai concesso. Sentì le gambe cedergli poco lontano dal tavolo e Trev non aveva mai pianto. Non quando i suoi lo avevano mandato a quel paese per la sua sessualità, non quando suo fratello era finito steso sei metri sotto terra, non quando gli avevano detto che forse non erano idonei ad adottare. Eppure ora si svuotava. Nate lo trovò terrorizzante, sentire i suoi lamenti da dietro la porta, il rumore delle mani che sbattevano sul tavolo. Terrorizzante, l'amore della sua vita che piangeva in quel modo a causa sua.
Trev non capí Nate fosse rientrato in casa finchè non lo aveva stretto tirandolo su dal tavolo, facendolo poggiare su di se.
-Ti amo.-sussurrò tra i singhiozzi di entrambi. -Tiamotiamotiamo. E te lo ripeterò ogni volta che ti sorge il dubbio che non possa essere così.- Lo baciò piano, a lungo , con tante labbra e tante lacrime.
-Non so che mi sia preso, so che ho fatto bene a scegliere te, ed è te che amo. Non so perché ho provato a ferirti. Ti amo anche io Na'.- Un altro bacio, le lacrime di sollievo che sostituivano il dolore.
-Ti ho fatto piangere. Che marito di merda.- sussurrò Nate accarezzandogli la guancia e poggiandosi col sedere al tavolo e trev ridacchiò poggiando la fronte sulla sua. -Se non altro ci hanno accoppiati bene.-
Nate lo guardò,e non poteva vivere senza quello, non dopo averlo vissuto. Non poteva vivere senza quel sorriso, e il sapore di quelle labbra e il suono di quella voce, quindi semplicemente disse -Dobbiamo parlarne. Ma proviamo senza la rabbia.-
Trev annuì. -Però promettimi che se non ci riusciamo non uscirai da quella porta.- Nate negò con la testa e lo baciò di nuovo, piano. -Non senza aver fatto pace o averti detto che ti amo.-
E poi si erano seduti al tavolo.
Non c'erano stati altri litigi.

🌪️

Sweet creature, sweet creature
Wherever I go, you bring me home

Rachel non è una donna facile-non lo è mai stata. Ha sempre avuto una terribile reputazione, e non fatica a ricordare i tempi in cui le sue curve facevano fremere molti nella loro zona-non che ora non lo facciano più, la sua bellezza sembra quasi inattaccabile, solo che non asseconda più i suoi pretendenti, ecco tutto.

Il punto è che per quanto Rachel sia un casino, Nate è sempre stato accanto alla rossa.
E davvero Trev è entrato nella sua vita e gli vuole lo stesso identico bene nella stessa identica quantità, solo che non aveva mai pensato che Nate potesse abbandonarla, dalla prima volta in cui quelle psicopatiche di sua madre e della sua migliore amica avevano fatto fare loro il bagnetto insieme fino a quattro settimane prima, quando Kay aveva urlato con voce spezzata il nome di suo padre - il nome del suo migliore amico.

-Mamma. Ti ho chiesto se va tutto bene.- i suoi occhi nocciola e verdi si spostano su John, il suo corpo slanciato, i capelli biondastri, gli occhi di troppi colori insieme perché li si possa categorizzare, e sa, sa con tutta sé stessa che c'è un po' di Nate anche in quella sua scelta- se non si fosse rivolta all'associazione che le aveva consigliato, la stessa che gli aveva permesso di adottare Kay, poi Lijah e infine Tia, ora non avrebbe questo figlio fantastico e dolce e terribilmente educato, che sta crescendo così bene.

-È tutto ok tesoro.- afferma ma è talmente ovvia che persino un cieco riuscirebbe a capire che sta mentendo, pur non vedendo le lacrime che le solcano le guance.
John scuote la testa e si avvicina per abbracciarla. È più alto di lei di una ventina di centimetri, e il suo busto inizia ad assumere la forma e la consistenza di un armadio grazie all'allenamento che fa.
Tuttavia non è quella la forza di John.

Rachel non dubita che Kay possa essere un faro nella tempesta, né che la sua sia una forza grande e imponente, che risplende di coraggio. Non afferma che Trev  sia troppo debole senza la sua colonna portante, né che Lijah, nonostante i suoi nove anni sia un bambino intelligentissimo e molto dolce. Non si dimentica della propria forza e capacità di adattamento.
Solo che ora John lì tirerà su dal baratro, tutti quanti.

-Scusami.- butta fuori mentre prova a tornare a respirare regolarmente.
John le sorride con circostanza.
-Andrà tutto bene. Vado a prendere Lijah a scuola. Non ho capito bene che   orientamento avesse, ma aveva un orientamento. -
-Trev?-
-Non lo so, mi sono offerto io di andarlo a prendere. Non credo che uscire lo aiuti ora come ora, sai?-
E Rachel annuisce perché è fatto così e lei lo sa.
Non deve ricominciare, Trev non ricomincia mai. Lui continua. Va avanti. Però prima deve rimettere insieme i pezzi, capire come portare avanti la sua famiglia.
Cavoli già se la vede Kay, a chiedergli di uscire con qualche nuovo uomo-solo dopo che avranno superato la loro incombente crisi, e lei si ricorda quelle storie.
E ricorda Trev correre sotto la pioggia fredda e chiedere a Nat se davvero non lo ama più, perché se non potrà avere il suo amore allora sposerà Alec, ma se ha interpretato bene i fremiti, e i respiri affannarsi e gli occhi lucidi allora deve dirglielo.
Ricorda Nate baciarlo con tanta intensità da far perdere a entrambi l'equilibrio facendoli scivolare sul prato bagnato del parco Sweet Nature, mentre loro continuavano a baciarsi e forse anche a piangere-nemmeno un falco sarebbe stato capace di dirlo con tutta quella pioggia.
Trev sarebbe andato avanti da solo, lei lo sapeva. Aveva già avuto il suo grande amore, quell'amore talmente forte da lasciarlo senza fiato e senza pensieri, quell'amore talmente forte da salvarlo dal baratro, quell'amore  che ora lo stava tenendo in vita. Pur da morto, Nathan permetteva a Trev di continuare a respirare. Era difficile da comprendere.

"ti amo ti amo ti amo. Ti prego possiamo ricominciare da capo?"
"No. No tu sei il mio migliore amico, e mi sono innamorato di te e mi hai reso incredibilmente forte e poi incredibilmente debole e più abbiamo fatto un casino."
"Trev, io ti prometto che-"
"Sistemeremo le cose, ma non ricominceremo. Amo troppo questa storia per lasciarla andare. Amo troppo te"

Una lacrima attraversò il suo viso.
Era finita anche quella storia, non è vero?

Bhe, in effetti no, non è vero.

Sweet creature, sweet creature
When I run out of road,
you bring me home

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