Capitolo 4 "Spingi le ombre, lascia entrare la luce..."
P.O.V Alessia
Da quella telefonata con i miei e l'incontro con Michele era passato poco più di un mese e nessuno si era fatto più sentire.
Non mi aspettavo di certo che Michele comparisse magicamente davanti alla mia porta ma quell'incontro mi era rimasto nel cuore.
Sospirai caricando la mia valigia sul treno. Stavo andando a Roma, da alcuni miei parenti che abitavano là.
Mi avrebbe fatto bene quella piccola vacanza, perché io non stavo per niente bene.
Rimanevo là solo per tre giorni, poi sarei tornata a casa a prepararmi per l'inizio della scuola.
L'ultimo anno.
Avevo bisogno di una pausa da tutto. Non ce la facevo più.
I miei genitori stavano tornando a Milano per un po', io non gli avevo detto niente di questa mia fuga improvvisa.
Mi sedetti al mio posto dopo aver sistemato la valigia.
Sospirai guardando il cellulare.
"Scusi, quello è il mio posto, può farmi passare?" Chiese una voce fin troppo familiare.
Alzai lo sguardo e vidi Michele davanti a me.
"Ehy...Alessia, giusto?" Disse sorridendo leggermente.
"Ciao" lo salutai un po' imbarazzata ricordandomi il nostro precedente incontro.
Mi spostai facendolo sedere accanto a me.
"Anche tu a Roma?" Chiese curioso.
Io annuii. Che casualità.
Bene e adesso dovevo farmi tre ore di viaggio con Michele Bravi accanto. Se quello dell'altra volta non lo era, questo doveva essere per forza un sogno.
Il treno era in partenza, i passeggeri si stavano sistemando.
Michele era intento a smanettare il suo cellulare con un auricolare messo e l'altro no.
"Come stai?" domandò lui all'improvviso.
Scrollai leggermente le spalle, indifferente.
"Normale" dissi solo.
"E qual è la tua definizione di normale? Sono curioso" sorrise leggermente e appoggiò il mento sul palmo della mano.
"Né bene né male, sono in questo limbo di monotonia incredibile" mormorai.
"Per questo vai a Roma? Per uscire da questo limbo?" continuò.
"Credo di si" annuii spostando poi lo sguardo sul mio telefono.
Qualche secondo dopo sentii il treno iniziare a muoversi, segno che eravamo ormai in viaggio.
Presi il telefono e aprì instagram per controllare le notifiche.
Non c'era molto da vedere.
Visualizzai il mio profilo e guardai alcune vecchie foto.
Poi riflettei su quale foto pubblicare.
Una notifica però mi distrasse dai miei alquanto futili pensieri.
Era un direct.
Mi accorsi che era proprio Michele che mi aveva scritto. Il mio cuore perse un battito.
-Sai, credo di essere interessato a questo tuo stato di normalità
Diceva solo quello il messaggio.
Alzai lo sguardo verso di lui e lo vidi fissare il telefono con un sorriso lieve sulle labbra.
Ma era serio?
Così decisi di tenergli il gioco e rispondergli.
-Perché mi scrivi quando siamo a dieci centimetri di distanza?
E come hai fatto a trovare il mio profilo?
Lui mi rispose in poco tempo.
-È bastato sporgermi a guardare il tuo telefono, e poi boh, è più divertente così
Risi per la sua risposta e lo vidi sorridere.
"Seriamente?" Risi guardandolo.
Lui sorrise alzando le spalle.
"Almeno ti ho fatto ritrovare il buon umore" sorrise.
Poi mi squillò il cellulare.
Erano di nuovo i miei.
"E qualcun'altro invece è arrivato a distruggerlo" sospirai guardando il cellulare.
Esitai un po' prima di rispondere.
"Pronto?" Dissi infine portandomi il telefono all'orecchio.
"Alessia dove sei?" Era mia madre.
"Sto andando a Roma" dissi secca.
"E la scuola?" replicò.
Ovviamente, questo era il suo unico pensiero.
"Sono solo tre giorni, non un anno, poi ritornerò a casa per prepararmi per la scuola" dissi alzando gli occhi al cielo.
"E dove starai?" Chiese ancora.
"Dagli zii" dissi solo.
"Vedi di muoverti e di ritornare a casa il prima possibile" poi chiuse la chiamata.
Sospirai cercando di trattenere le lacrime che cercavano di uscire.
"Tutto ok?" chiese all'improvviso Michele con voce preoccupata.
Annuii e misi il telefono in tasca.
"Allora volevi sapere di più su questo stato di normalità?" ripresi l'argomento.
"Mi piacerebbe, raccontami un po' di te" disse lui distraendomi dai miei brutti pensieri.
"Che ti devo dire?" mormorai un po' imbarazzata.
Era strano parlare con lui di persona ma era esattamente come me l'ero sempre immaginato.
"Non lo so, potresti dirmi per esempio quanti anni hai, cosa fai nella vita, da dove vieni" Disse ridacchiando.
Vuole i dettagli eh.
"Ho 18 anni, devo iniziare l'ultimo anno" dissi stringendomi nelle spalle.
"Ah sei di maturità quest'anno" esclamò sorpreso.
Annuii.
"E sei di Milano presumo" continuò.
"Sono siciliana ma abito a Milano da parecchi anni ormai" affermai.
"Oh wow" commentò.
"E tu cosa vai a fare a Roma?" Chiesi curiosa guardandolo negli occhi.
"Non posso certo dirlo ad una sconosciuta" disse con un tono apparentemente scherzoso.
Mi strinsi nelle spalle sapendo che aveva perfettamente ragione.
"Già" sussurrai abbassando lo sguardo.
C'ero rimasta un po' male e lui se ne accorse.
"Ehi, stavo solo scherzando" continuò dolcemente cercando il mio sguardo.
Non lo guardai.
Perché avrebbe dovuto dirmelo, ero solo una sconosciuta per lui.
"Devo andare a registrare un paio di cose, sto lavorando ad un nuovo pezzo da un po' " spiegò vedendo che non avevo intenzione di guardarlo.
Il mio cuore da fan tornò a battere all'impazzata e alzai gli occhi su di lui.
"Che bello" commentai solamente.
Avrei voluto chiedere di più, avere più informazioni ma non volevo sembrare invadente.
Giocherellai con l'anello che portavo al dito torturandomi il labbro inferiore con i denti.
Ero nervosa, tantissimo. Stare accanto a lui mi faceva questo effetto. Avrei voluto fargli un sacco di domande, parlargli di quanto lui fosse stato importante per me e di quanti momenti tristi mi aveva aiutato a superare senza saperlo.
Posò gli occhi sul mio viso, poi sulle mie mani.
"Vado un attimo in bagno" disse dopo un paio di minuti passati in silenzio.
Mi spostai per farlo passare, poi ne approfittai per riposarmi un po'.
E ben presto mi addormentai.
Quando mi svegliai, credo una mezz'ora più tardi, notai ancora l'assenza di Michele.
Poco dopo lo vidi tornare e notai un'espressione quasi sollevata nel vedermi sveglia.
"Ma dov'eri finito?" gli sorrisi leggermente alzandomi e lasciando che si sedesse al suo posto.
"Ti eri addormentata e io mi vergognavo troppo a svegliarti" disse imbarazzato grattandosi la nuca.
Scoppiai a ridere scuotendo la testa.
"Non posso credere che tu sia stato chiuso in bagno tutto questo tempo, avresti dovuto svegliarmi" esclamai.
Lui scrollò le spalle sorridendo.
Decisi allora di ascoltare la musica con le cuffie per poter riprendere sonno fino all'arrivo.
***
Sentii qualcuno scuotermi per il braccio delicatamente.
Aprii gli occhi e subito incontrai gli occhi verdi di Michele.
"Hai visto, stavolta ti ho svegliata...siamo quasi arrivati" ridacchiò mentre le note di The Days scorrevano nelle mie orecchie.
"Grazie" mormorai assonnata sistemandomi meglio sul sedile.
Spensi la musica e tolsi le cuffie riponendo il tutto nel mio zaino.
Ben presto il treno si fermò nella stazione di Roma termini.
Presi la valigia e mi avviai verso l'uscita del treno con Michele al mio fianco.
Nessuno dei due disse niente fino all'uscita della stazione.
Io dovevo prendere un taxi per andare a casa dei miei zii.
"Ti va di andare a prendere qualcosa?" chiese prima che io ne chiamassi uno.
"Mi farebbe piacere, ma prima devo posare questa valigia, penso anche tu" risposi sorridendo guardando la valigia al suo fianco.
"In effetti non hai tutti i torti, ti scrivo dopo va bene?" Chiese allora
"È perfetto" dissi.
Prima di salire sul taxi, mi girai un'ultima volta verso di lui. Michele mi regalò un sorriso, poi mi salutò con la mano.
E così partii verso la casa dei miei parenti, pronta per vivere questi tre giorni in maniera totalmente nuova.
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