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Capitolo 10 "Milano ha due occhi da cui non ti puoi più nascondere"

Il mio sonno fu destato da qualcuno che mi scuoteva delicatamente la spalla.

"Ale...Alessia dai svegliati" la voce di Michele mi arrivò chiara e presto i miei occhi si aprirono

Mi stropicciai gli occhi e appena lo guardai, sorrise.

"Il treno si sta fermando" disse e io annuì

Poco dopo arrivammo e noi scaricammo i bagagli.

"Lì c'è Alice" sorrise e mi indicò una ragazza bionda poco distante

La sua migliore amica, già.

"Ti serve un passaggio?" Chiese

"No tranquillo, prenderò un taxi" alzai le spalle e sospirai

"Ehi...andrà tutto bene" mi sfiorò il braccio e sorrise

"Speriamo" mormorai

"Poi fammi sapere" mi tirò in un delicato abbraccio e io lo strinsi

"Grazie"

Gli sorrisi, poi mi voltai e uscì dalla stazione.

****

Pagai il taxi e dopo averlo ringraziato mi diressi verso la porta della casa.

Sospirai e dopo aver mormorato le migliori preghiere, entrai in casa.

Trovai mio padre come al solito che lavorava al computer e mia mamma in cucina.

"Ben tornata" disse sarcastica lei notandomi

"Ciao" dissi

"Mi vuoi spiegare il perché di questa tua improvvisa partenza?" Chiese incrociando le braccia al petto

"Avevo bisogno di cambiare aria per un po'! E voi non avete niente da dirmi dopo mesi che non mi vedete?!?" Sbottai

"Dovevi rimanere qua a studiare" replicò lei

"Neanche un 'come stai' mi avete detto, non vi importa più niente, solo dei vostri stupidi soldi" esclamai

"E della scuola, per voi dovrei stare tutto il santo giorno a studiare e basta, ma sapete una cosa? Anche io ho una vita! Sono un'adolescente e merito di vivere la mia vita indipendentemente se voi ci sarete o no!" Buttai tutto fuori, tutto quello che sentivo

Poi mi rintanai in camera mia.

Dopotutto mi era mancata, il luogo dove mi nascondevo nelle giornate più nere, la mia tana, il mio nascondiglio.

Buttai la valigia sul letto e mi sedetti di fianco ad essa.

Sentì il telefono squillare, così lo presi frustrata e risposi.

"Pronto??" Sbottai

"Ale...tutto ok?" Riconobbi la voce di Michele e mi sentì gelare

Mi passai una mano fra i capelli e sospirai.

"No" mormorai

"Cos'è successo?" Chiese preoccupato

"Solo discussioni con i miei" mormorai

"È andata così male?" Domandò

"Insomma...ma ci sono abituata, ormai non importa più" sospirai

"Bugiarda" esclamò

"Cosa?" Ero confusa

"Non è vero che non ti importa più, tu ci soffri ma non vuoi ammetterlo" sbottò

Quanto è vero...

Rimasi in silenzio per un po'.

"Devo andare, ci sentiamo" cercai di liquidarlo

"No Alessia aspet-" non fece in tempo a parlare che avevo già staccato

Lui sì che aveva capito tutto.

Sospirai e mi misi a sistemare la mia roba.

Poi improvvisamente sentì bussare alla porta e vidi la figura di mio padre entrare nella stanza.

"Posso?" Chiese

Io annuì e gli feci cenno di entrare.

Mio padre è sempre stato un tipo tranquillo. Non si arrabbiava quasi mai ma quando lo faceva era terribile. Però era facile fargliela passare.

"Ti sei divertita a Roma?" Chiese mentre si sedeva sul letto

Alzai le spalle.

"Abbastanza, mi sono riposata un po' " sorrisi

"Meglio così" commentò

"Senti...la mamma esagera a volte, non badare a ciò che dice" confessó poi

Annuì.

"Grazie papà, ora però vorrei disfare le mie cose"

Lui annuì, poi si alzò.

"Ti lascio allora" affermò ed uscì dalla stanza

Eh si, ero di nuovo a Milano.

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