Chapter Twenty-eight
Nel Regno di Seylan.
Shivarra, seduta a gambe incrociate davanti a Talitha, stranamente faticava controllare le sue illusioni. Una cosa del genere non le era mai successa e non capiva cosa fare. La Dodicesima Strega non era come lei si era immaginata: non era debole. Lei stava combattendo anche se era intrappolata dentro un'illusione. Nessuno prima d'ora era mai riuscita a combattere o solo a muovere un dito dopo essere caduti sotto una sua illusione. Shivarra era brava in quello che faceva e lei sapeva di esserlo ed era per questa ragione che ora era confusa, spaventata e sopratutto irritata.
-Shivarra! Non hai ancora finito?- la voce del suo fratello maggiore fece sussultare la strega.
-È più difficile di quanto avessi immaginato, fratello. Questa mocciosa sta combattendo!- rispose con disprezzo guardando il corpo immobile di Talitha appoggiato al muro. I suoi capelli biondi leggermente ondulati le cadeva morbidi lungo le spalle. -È riuscita a mettersi in contatto con il suo subconscio e i ricordi che avevo cancellato dalla sua mente. È furba.-
-O è più forte di te.- suggerì l'uomo divertito.
Shivarra fece una smorfia di disappunto, lei odiava l'ironia di suo fratello. Anche se non riusciva mai a capire se era ironico o meno. Suo fratello dall'altro canto si divertiva molto a punzecchiare sua sorella. I due fratelli Shivarra e Rafros, nati con due ore di differenza, sebbene fossero gemelli erano come la notte e il giorno. Rafros aveva capelli neri come la pece, lunghi come quelli di Shivarra, ma a differenza di lei, lui teneva legati i suoi capelli. I suoi occhi erano bianchi, così chiari che quasi non sembrava che avesse gli iridi. Dagli angoli interni degli occhi partivano due linee rosse e finirono verso le sue orecchie. La sua bocca non era cucita e indossava un paio di pantaloni di pelle neri, lasciando scoperto il suo petto esageratamente muscoloso e pieno di cicatrici e tatuaggi.
-Non dire stupidaggini fratello!- esclamò Shivarra concentrandosi sulla strega. Aumentò la forza della sua magia soffiando ancora del fumo dentro la sua bocca. -Ricorda chi sono. Io sono più potente di questa neo strega. Nessuno è mai riuscito a spezzare le mie illusioni e di certo non sarà una ragazzina come lei a farlo!-
Rafros in un lampo alzò il suo gigantesco machete senza forzarsi nemmeno. Shivarra si voltò verso il fratello ancora più confusa.
-Che vuoi fare?-
-A quanto pare sorella, la tua illusione è stata spezzata.-
Presa dal panico Shivarra guardò Talitha che in quel momento, sebbene ancora incosciente, buttava fuori una sostanza liquida di color verde che al contatto con aria diventò fumo e dissolse come un acido.
-Non può essere! Non può essere vero! Nessuno riesce a spezzare le mie...- ma lei non ebbe nemmeno il tempo a finire la frase che Talitha spalancò gli occhi prendendo un grosso respiro, come se stesse respirando per la prima volta dopo tanto tempo. L'illusione di Shivarra era stata ufficialmente spezzata da Talitha, che in quel momento la guardava furiosa, scoppiando di rabbia da tutti i pori, mentre Shivarra davanti a lei, la fissò sbalordita ribollendo di odio per aver spezzato la sua magia. Per la prima volta nella sua vita, Shivarra aveva assaporato l'amaro gusto della sconfitta.
***
Talitha.
Quando aprii gli occhi, la prima cosa che vidi fu la sua faccia sconvolta. Mi guardava come se fossi uno zombie appena uscita da una bara. Dietro di lei notai un'altra persona con un'arma in mano che mi guardava con odio e rabbia.
-Tu! Brutta stupida come hai osato?- gridò la donna e su entrambe le sue mani apparve del fumo verde, la stessa sostanza che mi aveva fatto ingerire. -In tutti questi anni nessuno è mai stato in grado di spezzare una mia illusione e ora arrivi tu e...- marcò bene la parole "nessuno" e si alzò di scatto. Nei suoi occhi lessi puro odio e prima ancora che potessi fare qualcosa, mi diede un calcio a stomaco aperto. Mordendo forte le labbra per il dolore, mi piegai in avanti per sputare sangue. Sentii le sue dita gelide nei miei capelli.
-Chi diavolo ti credi di essere huh? Io non ho paura di te stupida Strega del Circolo! Tu e il tuo Circolo potete benissimo andare a farvi fottere!- gridò lei tirandomi su per i capelli e poi come se non pesassi nemmeno un chilogrammo, mi alzò e mi buttò addosso ad uno scaffale e caddi per terra con una montagna di libri addosso. Cercai di alzarmi, ma le gambe ormai avevano ceduto. Non avevo più le forze per reagire, forse nemmeno respirare. Il mio corpo non reagiva, era paralizzata dal dolore e dalla paura. Forse avevo persino qualche costola rotta per via del suo calcio. Alzai appena la testa per vedere Shivarra soffiare del fumo verde sulle mani e il fumo, nel giro di alcuni secondi, si trasformò in una palla di fumo verde che galleggiava sopra la sua mano. Piano si avvicinò a me, mentre la sfera di fumo sopra la sua mano galleggiava ruotando in senso orario. Sapevo di dover fare qualcosa, di combattere o almeno cercare di scappare, ma il mio corpo era ancora immobile sotto quei pesanti libri. Guardai in faccia a Shivarra che ormai era solo due passi da me. Nei suoi occhi non c'era pietà. Erano vuoti, i suoi occhi, come se non vedessero una gioia da tanto tempo. C'era una profonda sensazione di oscurità, di malvagità e c'era qualcosa che mancava nei suoi occhi. In quel istante mi accorsi che anche lei era immobile a fissarmi. Non stava architettando nessuna illusione o incantesimo, era solo in piedi davanti a me che mi fissava con uno sguardo completamente vuoto, privo di ogni sentimento che la mente umana potesse provare. Ecco che cosa mancavano nei suoi occhi: i sentimenti. Lei non provava nulla. Nessun sentimento oltre la rabbia. Era come se quella donna fosse fatta interamente di rabbia, rancore e odio e niente altro.
-Shivarra!- la voce dell'uomo fece sussultare la strega. -Finisci quello che hai iniziato, altrimenti ci penso io a staccare la testa a quella ragazzina!-
-Non mettermi fretta fratello, so quello che faccio!- disse girandosi verso quello che doveva essere suo fratello, poi si voltò verso me. Questa volta con uno sguardo di chi è pronto per scatenare un uragano e finalmente quando eravamo a faccia a faccia, l'una davanti al altra, con l'angolo dell'occhio vidi qualcosa muoversi sotto quel ammasso di libri per terra e nel attimo dopo Shivarra urlò di dolore. Tutto successe in una frazione di secondo perciò non capii molto la dinamica delle cose. Vidi il viso ferito di Reizel che mi urlava scappare mentre il fratello di Shivarra era ormai sopra di lui a combattere.
Io corsi. Era l'unica cosa che mi restava da fare. Corsi, scappai via come mi aveva urlato Reizel. Passando attraverso la grande biblioteca, accanto al tavolo, per terra vidi il corpo di Maryssa in un pozzo di sangue. Trattenni me stessa dal piangere anche se dentro di me volevo solo accasciarmi per terra e piangere. C'erano due lance che trapassavano il suo stomaco e sulle braccia aveva vari tagli e lividi. Andai da lei e le chiusi gli occhi mentre un singhiozzo mi scappò a tradimento. In lontananza vidi Shivarra zoppicare verso me con uno sguardo furioso. Uscii fuori dalla biblioteca e corsi senza badare a dove correvo, volevo solo andare in un posto dove non c'erano dei cadaveri per terra. Il respiro si era fatto pesante e non smisi di piangere nemmeno un secondo. Le cose stavano ripetendo come un circolo vizioso. La gente innocente si faceva male per causa mia. Prima Cassie e ora Maryssa e Reizel.
-Ashton aiutami.-
Lui non rispose.
-Ti prego. Io non sono forte. Non ce la faccio più.-
In quel momento mi sentii la persona più patetica del mondo. Io non ero forte. Non sapevo come affrontare situazioni del genere. In passato quando avevo un problema io ero abituata a scappare da esso invece di affrontarlo. Non sono mai stata abbastanza coraggiosa ad affrontare i problemi.
Aprii l'ennesima porta e attraversai l'ennesimo corridoio fino a quando mi ritrovai in una parte del castello in cui non sono mai stata prima. Le cose qui sembravano intatte, nessun segno di lotta o cadavere di qualche innocente guardia diventato l'ennesimo l'effetto collaterale di una stupida guerra. Faceva freddo questa parte, era un corridoio interno dove non c'erano finestre, nessuna luce naturale a parte di quelle delle piccole lanterne a candela. A differenza degli altri corridoi ornati con un tappeto blu, in questo corridoio, il pavimento era di legno e scricchiolava a ogni passo e mi dava un'impressione strana. Mi voltai in dietro per vedere se qualcuno mi stava seguendo o meno e in quel momento mi accorsi di aver lasciato delle orme di sangue che avevo calpestato lungo la strada.
-Merda no, no, no.- mormorai togliendomi le scarpe e le presi in mano. Al contatto della mia pelle con il legno freddo del pavimento, sentii una lunga serie di brividi correre lungo la schiena facendomi venire la pelle d'oca.
-Ashton!- lo chiamai di nuovo. -Louis! Niall ti prego! Ellen o Charlotte. Dove siete?- chiamai anche gli altri, ma nessuno mi rispose.
-Oh cazzo no, è ufficiale: mi sono persa.- mormorai tra me e me. Non potevo nemmeno tornare in dietro. Ero nella merda. Camminai per alcuni minuti, il corridoio era spaventosamente vuoto, anche se era pieno di porte e stanze e scale che portavo ad altri corridoi. Sembrava un labirinto. Di scatto, in quel momento, in lontananza, sentii il rumore di una porta che si chiudeva e spaventata accidentalmente feci cadere le scarpe per terra.
Merda no.
-Yuuhooo, strega del circolo! Vieni fuori dai, non voglio giocare a nascondino! Io odio questo gioco!- gridò cercando di attirare la mia attenzione. Salii le prime scale che avevo alla mia destra senza fare rumore e mi appoggiai al muro per nascondermi, cercando di non guardare in dietro. -So che sei qui!- poi canticchiò la voce di Shivarra.
Fantastico, sono fottuta.
Che cosa dovevo fare in situazioni come queste? Io non ero preparata per affrontare situazioni come queste, anzi non ero preparata per nulla. Le uniche cose avevo fatto in questo mese da quando sono arrivata qui, era d'imparare la storia di Zarah e il Francese. Non come sopravvivere ad una specialista di arti illusorie che cercava di uccidermi. Guardai le scarpe che avevo in mano, Dovevo creare un diversivo e guadagnare tempo. In quel momento il mio sguardo venne catturato dal segno dei Magici del Buio sul mio polso. Io ero una Strega, non una ragazzina, dannazione. Ero una Strega del Circolo e sopratutto ero una mezza Elfa. Non potevo lasciare a quella stronza di uccidermi. Non potevo morire, non così.
Presi un grosso sospiro e scesi le scale ad uno ad uno, attenta a senza fare alcun tipo di rumore. Quando arrivai al ultimo gradino, guardai se Shivarra era in giro. Non c'era nessuno in quel corridoio desolato. Buttai giù un leggero sospiro di sollievo stringendo le scarpe che avevo in mano. Afferrai una lanterna a candela e la battei sul muro per rompere il vetro della lanterna e diedi fuoco alle mie ballerine di pizzo che Charlotte mi aveva regalato per indossare durante la festa in mio onore che si era tenuta al castello. Lanciai le mie scarpe infuocate dalla parte opposta del corridoio e la vecchia carta da parati floreale sui muri iniziarono a prendere fuoco. Senza perdere tempo salii sù e mi intrufolai in una delle tante camere che avevo davanti. Questo sembrava di essere uno specie di ufficio: c'era una enorme scrivania che occupava metà della stanza, con una decina di fogli, cartine e varie mappe sparse su essa. Accanto a essa c'era uno scaffale enorme, pieno zeppo di libri antichi e due armadi. Uno era più grande dell'altro ed era fatto di vetro. Dentro l'armadio di vetro c'erano altri libri, però questi sembravo più vecchi dei libri vecchi che c'erano negli scaffali della biblioteca. Questi forse erano addirittura più vecchi del castello stesso. Insieme ai libri c'erano anche vari pergamene e penne d'oca e inchiostri di vario colore. A parte questi pochi oggetti nella stanza non c'era nulla con cui potessi difendere me stessa. Non potevo di certo lanciare libri addosso a Shivarra, poi vecchi come erano si sarebbero trasformati in cenere nel attimo in cui li afferro con un po' di forza.
Fantastico, non potevo entrare in una stanza peggio di questa per nascondermi da un assassino che vuole uccidermi.
-Smettiamola di giocare Talitha!- Sentii l'ansia crescere in me nel momento esatto in cui sentii la sua voce. Come diavolo aveva fatto a superare il corridoio infuocato? Mi guardai in giro cercando un'arma qualsiasi, ma questa sembrava la stanza di un noioso scrittore allergico alle armi.
-Merda, merda merda!- mormorai arrabbiata battendo un pugno sull'anta del armadio di vetro, e senza volerlo, involontariamente lo ruppi. Terrorizzata feci qualche passi in dietro, le mie nocche erano tagliate e del sangue uscì da esse. Asciugai il sangue con la stoffa del vestito che indossavano e in quel momento, quando alzai lo sguardo, accidentalmente vidi uno vecchio straccio posato nel armadio, appena dietro le bottiglie di inchiostro. Un posto strano per uno straccio, eppure prima non c'era. Notare uno straccio sporco in una stanza che dovrebbe appartenere a uno scrittore ossessionato di avere tutto pulito e in ordine non era poi molto difficile. Infilando la mano dentro il buco che avevo fatto con il pugno di prima, afferrai lo straccio e in quella bizzarra circostanza, quando afferrai lo straccio, sentii qualcosa di solido. Era come se lo straccio avvolgesse o nascondesse qualcosa. Tirai fuori la mano procurandomi un lieve taglio sul fianco del polso. Aprii lo straccio e dentro esso, nascosto, c'era un pugnale che a vista d'occhio era lungo più o meno trenta centimetri. Era una spada corta con una lama ricurva. Il manico del pugnale era fatto di cuoio di un colore verde alga e sopra quello c'era un nastro nero intrecciato che formavano sette X. La lama era color argento, pulita e affilata e verso la punta della lama c'era una piccola incisione: umphefumulo.
Che diamine significa ora umphefumulo? Nemmeno sapevo pronunciare quella parola senza mordermi la lingua.
Il rumore della voce di Shivarra che urlava il mio nome mi svegliò dai miei pensieri. La voce era vicina, probabilmente era nello stesso corridoio in cui mi trovavo io. Afferrai il pugnale per la manica facendo cadere per terra lo straccio sporco e cercai un posto per nascondersi. L'unico posto era l'altro armadio, quello più piccolo, fatto di legno. Quando aprii le porte del armadio mi aspettavo di trovare altri libri vecchi o un passaggio per Narnia ignaro persino per il signor Lewis, però questa volta l'armadio era vuoto a parte per qualche ragnatela. Mi chiusi lì dentro, con le gambe che mi tremavano sotto il vestito, tenni il pugnale stretto tra le mani pronta ad attaccare chiunque.
-Andiamo, vuoi ancora continuare a giocare a nascondino piccola stronza? Ti cercherò in tutte le stanze di questo castello e sappi che non ho intenzione di andare via a mani nude!- gridò e sentii un tonfo come il rumore di qualcosa che cadeva per terra e seguito da esso anche il rumore di vetro che spezzava. Sobbalzai per ogni rumore. Lei ormai aveva capito che ero qui, eppure non avevo lasciato indizi. L'agitazione e l'ansia mi fece sudare, lo stomaco iniziò a farmi male per la paura mentre il cuore aumentò il ritmo del suo battito. Poi Shivarra di colpo scoppiò a ridere. Ora la sentii più vicina di prima.
-Sul serio, nascondersi dentro un armadio. Quanti anni hai, sei?- canzonò. -Dio quanto sei patetica?-
La sua era una domanda retorica, ma in quel momento sentii l'irrefrenabile bisogno di urlare che non ero patetica. Però la verità era che Shivarra aveva azzeccato in pieno: io ero patetica.
-Ormai dovresti aver capito che nessuno verrà a salvarti. Puoi gridare se vuoi, puoi incendiare tutti i corridoi di questo stupido castello per quello che vale, ma la verità è che qui sei sola Talitha e nessuno ti verrà a salvare.- continuò. -Sai, dimmi una cosa: quello che non capisco è che tu sulla Terra avevi una vita eppure hai preferito lasciare tutto e venire qui dove tu non hai nessuno a combattere una guerra stando pure dalla parte sbagliata! La tua famiglia di Elfi è estinta quanto lo sono i draghi che abitavano nella Valle! Poi cosa credevi eh? Che ti avrebbero accolta a braccia aperte perché sei la Dodicesima Strega del Circolo? Ma non farmi ridere, tu non sei nemmeno un vera strega, sei solo una strega per metà e per altra metà una Elfa. Eppure sei qui come se fosse un tuo dovere aiutare queste persone. Davvero non capisci che ti stanno solo usando? Per loro tu rimarrai sempre un BlackSIders che ha ottenuto dei poteri da strega da un'unione illegale. La tua unica fortuna è quella di essere nata una strega della Luce, altrimenti avrebbero preferito essere sottomessi a Lord Ren che...-
Senza ascoltare quella donna che blaterava cose inutili e totalmente insensate, aprii le porte del armadio con un veloce scatto. Shivarra lei mi guardò impassibile con un ghigno sul viso.
-Ti sbagli Shivarra! Io non ho avuto quella che tu chiami "la fortuna di essere nata una strega della Luce".- dissi tirando su le maniche del vestito che indossavo e le mostrai il segno sul mio polso. -Come vedi Shivarra io sono una strega del Buio, esattamente come te o come Ren e sì cavolo, sono anche una Elfa, eppure questa gente non mi hanno trattata diversamente.-
Negli occhi di Shivarra lessi lo stesso stupore di prima. Tirò il mio braccio verso sé e fissò il marchio del Buio per alcuni secondi come per memorizzarla, poi alzò lo sguardo su di me. Era chiaramente arrabbiata e allo stesso tempo furiosa. Tutto di lei urlava di odio e di rabbia e in una frazione di secondo mi trovai con la mia schiena attaccata all'armadio e la sua mano che stringeva forte intorno al mio collo. Per la botta avevo lasciato cadere il pugnale che avevo in mano.
-Come osi?- la sua voce, questa volta, non era arrabbiata. Era come se in qualche modo fosse delusa. Mi guardava con uno sguardo indecifrabile, aggrottando le sopracciglia. -Come puoi essere una strega del Buio e allearti con il nemico? Come puoi tradire così la tua gente?- Strinse la presa intorno al collo. Sentii mancare il respiro, boccheggiai appena cercando aria. Mi sentii come un pesce fuori d'acqua, detto letteralmente. Portai le mani sulla sua, cercando di togliermela di dosso, ma lei aveva una forza sovrumana in sé. A questo punto diedi un calcio alla sua gamba. Uno non bastava quindi ne diedi un altro e un altro ancora, ma Shivarra rimase a fissarmi con quel suo strano sguardo, come se stesse cercando di decifrare un messaggio segreto nascosto sul mio viso.
Ora ne ho abbastanza!
-S... sposta... ti...- balbettai e diedi una ginocchiata sulla sua ventre e nel momento in cui lei mostrò quel debole segno di dolore, la spinsi via con tutta la forza che avevo in me e corsi dall'altra parte della stanza. Almeno quello era quello che volevo fare, ma Shivarra era disumanamente forte e veloce. Riuscii a fare solo alcuni passi che lei mi afferrò per la gamba e mi fece cadere per terra come un pezzo di legno. Mi acciuffò per i capelli e batté forte la mia fronte sul pavimento. Gridai per il dolore lacerante alla testa, in quel momento mi sembrò come se qualcuno mi avesse trafitto un dannato chiodo in testa. Vidi alcune gocce di sangue cadere sul pavimento e di colpo sentii un peso sulla mia schiena. Dimenai sotto il suo peso per togliermela di dosso.
Stupida racchia!
-Dimmi perché. Voglio sapere perché...- mentre lei parlava di colpo la sua voce cambiò. Ora era diventata più mascolina e profonda. Le sue mani si fondarono nuovamente sui miei capelli e li tirò in dietro, verso sé, alzando la mia testa. -Dimmi perché hai scelto loro invece di noi!- gridò con quella voce. Quella voce, che la conoscevo bene come le mie tasche. Infondo dopo diciotto anni di risate, litigate, scherzi, pianti e cazzate non potevo mica dimenticare la voce di Theo dopo qualche mese. Ma io sapevo che in realtà era tutta una finta, era solo un'illusione. Era Shivarra che parlava e non Theo.
-Non imitare mio fratello... brutta stupida!-
Lei rise, con la sua voce, il che mi fece arrabbiare ancora di più perché Theo non aveva quel sorriso maligno. Theo era una persona gentile e brava e l'unica cosa brutta che aveva fatto era di fumare erba con i sui amici più grandi. Theo, mio fratello Theo non sorrideva così. Lui non era una persona malvagia.
-Tu hai scelto loro. Hai scelto di stare dalla loro parte invece dalla nostra pur essendo una Strega del Buio. Questa si chiama tradimento e io odio persone che tradiscono la sua gente.- sentii le sue labbra sul mio orecchio. -Non avrò nessuna pietà per te.- L'ultima frase disse cambiando di nuovo la voce. Appena la sentii un brivido corse lungo la mia schiena.
-Non so per quale stupida ragione il Dono aveva scelto una mezza Elfa come Strega del Circolo, ma sappi che se tu non avessi il Dono ora saresti rinchiusa in qualche prigione segreta sotterranea perché è quello che fanno agli BlackSiders.- poi rise. -Senza il Dono saresti una fuorilegge!-
Mi fece girare su e appena vide il mio viso stupito, ferito e addolorante, lei fece uno dei suoi soliti sorrisi sadici. Aveva ancora la presa sui miei capelli.
-Wow, anche gli Elfi hanno sangue rosso, questo non lo sapevo!- ridacchiò.
-Va all'inferno!- sputai sulla sua faccia, sperando che assumesse la sua vera forma, invece mi guardò con i suoi occhi verdi. Sapevo di non dover dar retta a quello vedevo, era solo Shivarra, non poteva essere lui. Lui non era nemmeno qui. Shivarra, ancora sotto forma di Ashton, mi tirò per capelli verso il suo viso. Era il suo viso, quello che avevo davanti a me. Dettaglio per dettaglio, per ogni ciocca dei capelli, quella illusione davanti a me assomigliava dannatamente alla persona più sbagliata al mondo a cui potevo affezionarmi, mentre quella persona per qualche assurdo motivo, ultimamente non faceva altro che allontanarsi da me. Fui quasi tentata di accarezzare il suo viso e sentire la sua pelle calda sulle punta delle mie dita.
Ferma! Non farlo, non è Ashton. Questo è solo un illusione!
-Ora mi sono stancata. Dimmi dove è nascosta il pezzo dell'anima di Uphali!- gridò.
Il pezzo di cosa?
-Non ho idea di che assurdità stai... parlando... lascia stare i miei capelli!- urlai contorcendosi sotto il peso di quella pazza.
-Non mentire! Dove è il Dono?-
-Non sto mentendo!- ribattei morendo per il dolore alla testa. In quel momento capii il dolore che provava Emily ogni volta che aveva l'emicrania. Non sapevo di nessun Dono, nemmeno avevo idea di che cosa fosse questo Dono.
-Bugiarda! Sei una Strega del Buio e sei del Circolo! La precedente Strega del Buio che ha fatto parte del Circolo aveva con sé un pezzo dell'anima di Uphali, così da fare il lavaggio del cervello alle Streghe del Buio eliminando la loro vera natura! È quel dannato pezzo dell'anima di Uphali che ti ha fatto decidere di stare dalla loro parte, invece di stare dalla nostra. Ti sta annebbiando la mente! Voglio solo renderti libera!-
Quella donna di sicuro ha qualche problema serio alla testa.
In quel momento, con l'angolo dell'occhio notai che accanto alle sue gambe c'era qualcosa di affilato che luccicava. La riconobbi subito: era il pugnale che avevo trovato prima dentro l'armadio, quello con quella strana incisione scritto sulla punta della lama. Guardai Shivarra ancora sotto forma di Ashton, si preparava a soffiare ancora una volta quella sostanza verde. Ma non potevo permettere a lei di farmi lo stesso incantesimo per una seconda volta. Raccolsi tutto il coraggio che avevo in me e diedi un pugno sotto il mento, più forte che potevo. Anche se non ero molto sicura che le avrebbe fatto alcun torto visto la sua forza. Lei non sembrava voler lasciarmi andare.
-Bastarda!- mi diede un pugno aperto sulla guancia spingendomi a terra, ma prima di cadere per qualche fortuna che non sapevo nemmeno di avere, riuscii ad acciuffare il pugnale.
-Pensi di cavartela così? Pensi che ti basti a prendermi a pugni? Io non ti mollerò finche non mi dirai dove è nascosto il Dono, stupida strega.- mi girò di nuovo, con la testa rivolta per il pavimento. Strappò la cerniera del mio vestito come se fosse fatta di carta. Sentii il freddo di qualcosa venire al contatto con la pelle della mia schiena.
-Dove è?- urlò lei ancora con la voce di Ashton e io ormai ne avevo abbastanza. La testa mi faceva un male cane per la botta e la guancia punzecchiava per via del pugno che prima mi aveva dato, per non parlare di tute le volta in cui mi aveva lanciato di qua e di là come se fossi una fottuta bambola. Questa donna era un demonio con la faccia d'angelo. Strinsi il manico del pugnale.
In quel momento ricevetti una ginocchiata sulla schiena.
-Dimmi dove è? Altrimenti ti strapperò tutti i vestiti per cercare il segno del Dono e sappi che dopo ti taglierò a pezzi per aver giocato con la mia pazienza e...- lei continuò a minacciarmi chiedendomi del Dono, mentre in quel momento, non avendo più lacrime per piangere, feci quello che dovevo fare. O successe tutto a rallentatore o lei non se lo aspettava minimamente, ma quando la lama diede un taglio netto e definito ai miei capelli che Shivarra teneva forte, separandola da me, lei cadde all'indietro. Mi girai dall'altra parte e diedi un calcio dritto sul suo viso, spingendola via da me, mentre lei mi guardava con uno sguardo scioccato come se fossi uno spettro, più scioccata di quello che mi aspettavo.
Mi alzai sulle mie gambe tremanti, con il pugnale in mano puntato verso lei e sebbene ancora tremassi debole e impaurita, qualcosa dentro di me diceva che non era ancora arrivato il momento per me di darsela a gambe.
-I capelli.- mormorò lei, riassumendo la sua vera forma e si alzò in piedi. -Il Dono erano... i capelli!-
Guardai per terra, dove i capelli tagliati erano caduti per terra, ma diversamente dal solito, i miei capelli non erano biondi come me li ricordavo. Spalancai gli occhi stupita e confusa allo stesso tempo. I capelli caduti per terra erano diversi. Erano di un verde scuro.
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Buona lettura! :)
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