Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Chapter thirty one

Ed eccomi qui, ancora una volta, persa in quella dimensione oscura, vuota e buia costretta a vagare senza una meta, senza sapere dove andare. Tutto mi sembrava spaventosamente uguale: il buio regnava dappertutto impedendomi vedere anche un piccolo briciolo di luce. La monotonia intorno a me sembrava scavare un profondo buco nel mio petto risucchiando i sentimenti e lasciandomi senza emozioni, vuota e triste come un barattolo di marmellata alla fragola, quando la marmellata finisce.

Quanto tempo era passato? Quanti giorni? Pochi o tanti? Se erano pochi perché mi sembrava di vagare in questo buio da una eternità?

-Hey!- urlai con tutta la forza che avevo in corpo. -C'è qualcuno?- 

Ma non ricevetti nessuna risposta, solo l'eco della mia voce ripetuta numerose volte. Guardare in giro nel tentativo di cercare una via d'uscita non aveva senso, in questo posto non c'era nessuna via d'uscita, solo il nero. Perciò corsi. Era l'unica cosa che mi restava da fare perché non sapevo altri modi per uscire da quel buio. La strada, il pavimento, sulla quale correvo era liscia e senza ostacoli e sebbene fosse tutto buio intorno a me non inciampai nemmeno una volta. Corsi senza pensare ad altro perché volevo a tutti i costi trovare un modo per salvarmi da questa oscurità intossicante. Più tempo passavo intrappolata lì, più mi sembrava di diventare matta. Poi di colpo, in lontananza, intravidi qualcosa. Un puntino bianco. Una luce. La salvezza. Tutto si fermò, fu un attimo e un sorriso si fece largo tra le mia labbra. Il cuore era improvvisamente diventato leggero e sentii la speranza ritornare come una gentile brezza fresca che ti accarezza il viso. In qualche modo, in quel momento, davanti a quella briciola di speranza mi sentii invincibile, come se avessi la forza di mille soldati. Ricominciai a correre, le gambe non volevano fermarsi, volevano a tutti i costi raggiungere quella luce. Aumentai la velocità, mi sembrava di correre per una gara dove dovevo per forza vincere.

Più veloce correvo più il fiato si fece corto, ma senza dare troppa importanza corsi con la mano allungata come per afferrare quella luce. Ma non ci riuscii, perché per quanto veloce correvo quella luce sembrava ancora lontana. Era impossibile raggiungerla. Sembrava quasi un miraggio, forse era un effetto collaterale della follia e l'oscurità che si erano insinuate nella mia testa, perché più correvo per raggiungere quella luce, l'oscurità intorno a me sembrava diventare più fitta e scura di prima, fino a sopprimere quel piccolo raggio di luce. L'oscurità si diffuse rapidamente lasciandomi di nuovo in un buio totale annientando la forza che avevo.

-No!- gridai a squarciagola cadendo in avanti, disperata vedendo tutta la speranza scivolare via dalle mie mani e il sorriso che avevo tra le labbra si trasformò in lacrime. -Io non voglio stare qui! Stupido Ashton dove cavolo sei?- 

Mi misi a sedere, con gli occhi offuscati e pieni di lacrime che cadevano come delle grosse gocce. Intorno a me si era diffusa uno strano odore nauseante, sapeva quasi di ruggine bagnato. Mi guardai in giro, come per individuare da che parte proveniva quel odore disgustoso. Quando cercai di alzarmi che mi resi conto che prima di cadere ero inciampata su qualcosa. A gattoni cercai d'individuare l'oggetto sulla quale mi ero inciampata. Con le mani tesi in avanti, a tastoni cercai di toccarlo la cosa sulla quale inciampai, ma l'unica cosa che riuscii a toccare fu uno strano liquido agrodolce che al tatto sembrava denso. Eppure non ero scivolata su quel liquido, ma inciampata su qualcosa. Lo avevo sentito sulla pelle delle gambe. Gattonando nel buio andai avanti quando qualcosa batté sul ginocchio. Qualcosa di duro e soffice allo stesso tempo. Con le dita che tremavano, accarezzai lo strano oggetto. In vari punti c'erano delle aperture a volte piccole e altre grandi, eppure non riuscii a capire di che cosa trattasse. Mentre quella puzza nauseante di ferro aumentò, sentii una anormale e squilibrata sensazione crescere nello stomaco. Dovevo andare via da lì. Dovevo scappare da quella sensazione inquietante che stava crescendo dentro di me.

Mi alzai in piedi, bensì scivolando una volta su quel liquido per via del lungo vestito che indossavo. Feci qualche passo in dietro, piano come se dovessi stare attenta a non svegliare un mostro invisibile. Quando feci il terzo passo sulla schiena sentii qualcosa, come la mano di qualcuno. Di scatto mi girai, ma per via di questo dannato buio non vidi nulla. La mano era scivolosa, viscida, tremante e bagnata di un liquido caldo.

-A... aiutami.- disse una voce debole, priva di forza e poi lo vidi. Un viso sconosciuto, ferito e ricoperto di sangue. L'occhi destro era chiuso e gonfio e quello sinistro era di un azzurro che un tempo ardeva di vitalità e felicità e ora era smorto e aveva lo sguardo di chi aveva visto tante atrocità.

-Oddio... oh mio dio sei ferito. Ti... ti fa male? Dove sei ferito? Chi ti ha fatto questo?- domandai a raffica iniziando a piangere di punto in bianco quasi come se sentissi il suo dolore.

L'uomo mi fissò mentre lo sguardo del suo occhio sinistro di colpo iniziò ad ardere di rabbia.

-Tu! Tu mi hai fatto questo!- mi urlò addosso e la paura di quel momento feci un balzo in dietro. Mi asciugai le lacrime con il dorso del vestito. -Tu hai fatto tutto questo!- gridò indicando con la sua mano ferita un punto oltre le mie spalle mentre iniziò a piangere. Piano voltai la testa e ai nostri lati si accesero dei fuochi galleggianti illuminando la strada sulla quale avevo camminato prima. Con l'unica differenza che ora quella strada era un campo di battaglia abbandonato. Centinaia di corpi privi di vita erano sparsi dappertutto e tutti quei cadaveri avevano la testa separata dal resto del corpo. Portai le mani davanti alla bocca e la tappai così forte che mi morsi addirittura le labbra. Il respiro mi mancò quando realizzai che quel disgustoso liquido era il sangue di quei soldati e che ora ce lo avevo sparso per tutto il corpo. Cercai di urlare ma il dolore al petto era così forte di che la voce non uscì fuori dalla gola.

-Per colpa tua molte persone hanno perso la vita.- disse la voce di prima. -Perché eri troppo debole per combattere e totalmente inutile.-

Mi piegai in due. Lo stomaco mi doleva per tutti i singhiozzi che avevo accumulato. Mi sentii soffocare, l'unica cosa che volevo era scappare. Ultimamente non facevo altro, ma d'altro canto non avevo molta scelta. Niall aveva torto, io non affronto i miei problemi, io scappo. Ma la verità era semplice: più cerchi di scappare dalle tue paure più ti rendi conto di quanto essa abbia influenzato sulla tua vita. Ero pronta a darmela a gambe però di colpo il scenario cambiò. Il soldato, quel sgradevole odore di sangue e i corpi morti sparirono e rimasi di nuovo sola per un nano secondo di un battito di un cuore e poi il mio sguardo catturò l'attenzione di un petalo che volò lentamente appena accanto al mio viso, come danzando nell'aria seguendo una melodia silenziosa. Alzando la mano la catturai, il petalo era di un viola raggiante. C'era un insolito bagliore intorno essa ma era fredda allo stesso tempo. Poi i petali iniziarono ad aumentare come pollini trasportati dal vento durante la primavera e un mucchio di petali viola danzarono intorno a me circondandomi. Un profumo estraneo si diffuse nell'aria questa volta mentre i petali messi insieme formarono l'immagine astratta di un uomo.

Rimasi a fissare la scena più confusa che incantata.

-Talitha.- il suono di quella voce mi fece sobbalzare per un lieve secondo, prima di riconoscere a chi appartenesse quella ruvida e possente voce, ma gentile allo stesso tempo. Sorrisi mentre quel peso che avevo sul petto sparì. La disperata desolazione e la solitudine che sentii prima sparì in un battito di cuore e provai un insolito calore sulla pelle. Il buio intorno a me però non sparì, ero ancora intrappolata in quella strana dimensione buia.

-Nelumbo, sei... sei qui!-

-Sono qui Talitha.- mi disse sorridendo. 

-Però dove siamo?- chiesi guardandomi in giro, anche non c'era molto da vedere: era tutto buio, nero e uguale. Almeno quella macabra scena era sparita. -È tutto così... uh vuoto!-

-Lo so.- rispose Nelumbo con uno strano tono di voce.

-Che cos è questo posto? Perché è tutto nero qui?-

Nelumbo in quel momento allungò la sua mano fatta di petali viola verso me. Quando posai la mia mano su quei petali, essi sparirono in una nuvola di scintille per dare spazio a una mano di carne e ossa. Lui strinse la mia piccola mano nella sua. Al calore umano della sua mano sentii una stretta al cuore. Osservai bene la sua mano, era l'unica cosa umana di lui che avevo visto fino a ora. Le unghie erano tagliate corte e c'erano delle stirature verticali su esse, chiara dimostrazione di carenza di vitamine. Le nocche erano piane di cicatrici vecchi. Quando la sua mano strinse ancora più forte intorno la mia vidi le vene, sotto la pelle pallida e ruvida, pulsare. La stretta della sua mano era così forte come se non volesse separarsi da me e io dentro di me sapevo di essere protetta e illesa quando lui era con me. Ancora non ero riuscita a spiegarmi da dove avevo tirato fuori quella strana sensazione di sicurezza quando stavo con qualcuno di cui nemmeno sapevo come era fatto.

Lui fece un passo in avanti, incitandomi a seguirlo e quando anche io misi un piede in avanti, sentii i miei piedi sollevarsi dal pavimento nero. Volammo o meglio dire galleggiammo come due piume trasportati da un leggero vento primaverile. Io e Nelumbo fatto di petali viola.

-Questo posto è la tua coscienza.- rispose alla mia domanda di prima.

I miei occhi si spalancarono. La mia coscienza? Come potevo trovarmi dentro la mia coscienza?

-La mia... sul serio?- chiesi e lui annuì. -Perché è buio? È tutto scuro e...-

Nelumbo rise: -Non è buio. È solo nascosta, la tua coscienza. Se vuoi illuminarla svegliati, bambina mia. Questo posto oscuro è fittizio e bieco. Tu hai bisogno della luce e la gente là fuori hanno bisogno di te. Non è ancora arrivata per te il momento di attraversare il Cancello.- 

Con l'altra mano accarezzai un petalo che formava il suo viso, volevo vedere il suo viso, volevo vedere i suoi occhi. Volevo vedere che espressione aveva lui quando era con me, perché da come parlava mi dava spesso l'idea di un uomo perso che cerca pace con se stesso. Un uomo abbandonato al suo destino e solo. Poi ogni volta che mi chiamava bambina mia mi dava l'impressione di parlare con un padre, ma in quei momenti l'unico volto che riuscivo a dare Nelumbo era quello di Simon con i suoi capelli corti color paglia, amorevoli occhi scuri, occhiali rotondi e un sorriso gentile.

-Ma io sono sveglia!- esclamai.

-No, hai bisogno di svegliarti per davvero. Questo posto è per le anime solitarie perse tra il mondo reale e il loro mondo perfetto fatto di illusioni di cartone.- disse. -Tu hai bisogno di tornare nella realtà.- Il petalo che era al posto della sua bocca si curvò come per fare un sorriso dolce e caloroso. Piano a piano la sua mano iniziò a scomparire e il mio cuore iniziò a battere più forte. Non volevo ancora dire addio a lui o separarmi da lui. Per quanto macabro e repellente era questo posto prima, da quando Nelumbo era apparso, a un tratto questo posto mi era sembrato così sicuro e accogliente come nessun altro posto, nonostante il buio che regnava.

-Perché ho l'impressione che questa è l'ultima volta che ti vedo?-

Lui emette un suono che assomigliava vagamente ad un sorriso, ma in realtà era un singhiozzo, come se anche lui stesse faticando a trattenere le risate.

-Ci rivedremo. In futuro. Quando avrai più bisogno di me.- le sue braccia fatte di petali circondarono le mie spalle in un abbraccio. Avrei tanto voluto sentire qualcosa quando mi abbracciò, ma tutto ciò che provai sulla mia pelle fu un immenso vuoto. -Ma non dimenticare mai, bambina mia, io sono sempre con te. Dentro di te lo sai che ci sarò sempre per te.-

Annuii, cercando di fare un sorriso. Una lacrime cadde rigando lungo le mie guance. I petali che formavano il suo corpo uno per uno iniziarono a sparire e le sue dita che per tutto questo tempo erano intrecciate con le mie, mi lasciarono andare, lasciando il mio corpo privo del suo calore e io caddi. 

Caddi giù, nel vuoto. Negli abissi più profondi dell'oscurità.

***

-Te l'ho detto prima e te lo dico per una seconda volta: la risposta è no!- una voce maschile esordì di colpo in bianco, facendo un strappo netto sul velo silenzioso che separava la profonda voragine nella quale continuavo a cadere dal mondo reale.

-Come osi a parlare così a una della famiglia reale? Io sono la principessa e ho tutto il diritto di vedere la paziente!-

-E io sono il dottore che ha curato la paziente e Vi dico per il bene della paziente, principessa, lei non può vederla ancora.- 

Sentii la ragazza dire qualcosa al dottore con fare nervosa, ma che non riuscii a capire perché di colpo il suono delle loro voci diventarono metallici, interrotti e raccapriccianti. Quasi robotica e dolorosa fino a diventare solo un inconsueto rumore tanto forte da strapparti i timpani. Mi tappai le orecchie con entrambe le mani sentendomi vuota e insignificante come un muro bianco. Mi mancava Ashton, non avrei mai penato di sentire la sua mancanza perché quando eravamo insieme eravamo peggio di una bomba nucleare, ma quando eravamo distanti io non potevo fare a meno di contare i giorni aspettando il suo ritorno. A volte quando lo guardavo in faccia, nel mio cuore sapevo che tutto sarebbe andato per il meglio. Era quello che volevo adesso, guardarlo in faccia e avere la conferma che lui era accanto a me e mandare via la mia paura.

-Ma allora perché Louis è dentro?- La voce della ragazza ritornò, questa volta più arrabbiata che mai.

-Perché lui è la sua guardia del corpo.-

-Ma non è giusto!-

-Voi due! smettetela di gridare. Siamo in un ospedale e tu dovresti essere un medico!- gridò una terza voce mettendosi in mezzo alla discussione tra il dottore e la ragazza. Poi qualcosa di freddo toccò il lato destro del mio collo.

-Non capisco perché non si sveglia. Sono passati due giorni dall'attacco.- mormorò la voce della ragazza di prima, poi sentii la sua mano posarsi sulla mia. Ero cosciente di quello che stava accadendo intorno a me, però non sapevo come svegliare il mio corpo che era in trance. -Se Ashton la vedesse in questo modo andrebbe su tutte le furie.-

-Qualcuno sa qualcosa su Ashton? Ci sono notizie?- la voce di Niall mormorò quella frase a bassa voce, come se stesse dicendo un segreto.

-No, non ha cercato di contattarci nemmeno una volta.-

-Nemmeno una volta?- dissero Niall ed Ellen insieme.

-Stiamo parlando di Ashton, non penso gli sia capitato nulla di grave, però è in un regno che è stato raso al suolo da Ren. Non mi sorprenderei se ci sono state delle complicazioni. Forse è stato uno sbaglio a mandarlo a Dowa, con i ricordi di Raini e tutto. Per di più anche Jenma è con lui.-

Ellen sbuffò amareggiata:- Da quando Raini non c'è Ashton è diventato una persona totalmente diversa. È distaccato, diffidente e più antipatico del normale e non ha fatto altro che cercare di riempire il vuoto che ha lasciato Raini con l'odio.-

-Eh ci credo!- esclamò Louis. -Ma se c'è una cosa che ho imparato è che il vuoto che una persona si sente dentro il proprio cuore è qualcosa che solo gli altri possono aiutarti a riempire e Talitha lo ha fatto. Anche se non nel modo in cui ci avevo immaginato.-

Che cosa?

-Lui non aveva mai preso sul serio la faccenda del Angelo Maggiore prima della morte di Raini e stando con Talitha, Ashton in un modo o nel altro, è diventato meno solo, meno triste e più concentrato su un obiettivo che porta ad un bene comune.-

-Immagino che sia stata lei a salvarlo dal baratro allora.- la voce di Ellen era incrinata e se la conoscevo bene aveva già lacrime agli occhi pronta per piangere. -Sopratutto per questo motivo tu devi fare tutto il possibile per svegliarla, Niall. Ashton si romperebbe in mille pezzi se vedesse Talitha ridotta in questo stato. Lei deve svegliarsi.-

" Ashton cadrebbe in mille pezzi. ", quella frase fu l'unica cosa che sentii per un lungo, interminabile minuto fino a quando nel buio che mi circondava notai un frammento di luce. Era la mia l'unica occasione per svegliare il mio corpo, salto verso la libertà per uscire dall'oscurità. Improvvisamente smisi di cadere, come se di colpo fossi atterrata su un pavimento invisibile. Il frammento di luce iniziò a emanare un bagliore caloroso, accecante, accogliente e magnetico che mi attirò verso essa quasi con forza e prima ancora che me ne rendessi conto stavo fissando il soffitto fatto di legno con tre facce sorprese che mi fissavano scioccanti, senza emettere alcun suono.



//

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro