Vedo da lontano Lizzie seduta ad un tavolo tutta sola, intenta a studiare dal pc mentre mangia velocemente un'insalata comprata alla mensa. Batte nervosamente il piede a terra mentre guarda l'orologio, come se fosse in ritardo per qualcosa ma al tempo stesso non volesse rinunciare alla sua pausa pranzo.

Il rumore di sottofondo della mensa coprono il rumore dei miei passi pesanti e stanchi dopo 5 infinite ore di lezione. Mi avvicino al suo tavolo con il vassoio tra le mani e la sorprendo alle spalle.

《Ciao! Mi siedo qui.》

Salta sulla sedia, da una gomitata alla bibita vicino al pc rovesciandola su alcuni dei suoi appunti che prende al volo nonostante si siano già inzuppati completamente.

《Tu hai idea del danno che hai fatto?》

Mi guarda minacciosa riducendo gli occhi a due fessure.
Scuoto la testa in religioso silenzio e deglutisco.
È come se in questo momento le fossero spuntate delle corna rosse sulla fronte, una coda e tenesse tra le mani un forcone pronta ad infilzarmi e cuocermi sulle fiamme infernali come fossi uno spiedino, per poi mangiarmi.

《Perché non hai fatto come le persone normali che evitano di cogliere alle spalle gli altri?》

Sospira e appoggia i gomiti al tavolo, si tiene la testa con le mani.
Mi siedo vicino a lei mentre pulisco con i miei tovaglioli il lago di Seven Up che si è creato sul tavolo.

《Mi dispiace. Non ci ho pensato.》

《Certo che no! - Dice infastidita. - Non pensi mai tu. Credi non sappia chi sei?》

Alzo le sopracciglia stupito e scuoto la testa. Mi appoggio col gomito al tavolo e metto il mento sul pugno chiuso.

《Ti prego dimmi di più di me, chi sarei?》

《Un coglione, ecco cosa sei.》

Si alza, prende tutte le sue cose mettendole sotto le braccia e si allontana velocemente dal tavolo.

Perché pensano sempre tutti che io sia un coglione?

Guardo il mio pranzo e inizio a mangiare.

Forse non sbagliano dopotutto, insomma prendo sempre tutto poco seriamente...

Il mio flusso di coscienza è interrotto bruscamente.

《Vieni alla festa di Sabato? È nella nostra congrega. Potresti divertirti un bel po'.》

Jane, una delle poche cheerleader del primo anno mi sbatte in faccia il volantino mentre sfoggia il suo sorriso bianco.

《Ci sarai tu?》

Le chiedo mentre afferro il volantino.

Alza le spalle.

《Sarò lì ad aspettarti.》

Strizza l'occhio e mi manda un bacio con la mano, poi se ne va verso un altro tavolo continuando a distribuire volantini.

Ho sempre avuto un discreto successo con le ragazze, perché lei si comporta così?