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Capitolo 58

Centocelle, 22 aprile 2020

Le settimane sembravano non passare mai, i giorni del lockdown erano tutti uguali; dopo la Pasqua, anche la Festa della Liberazione e quella del Lavoro le avremmo dovute passare chiusi dentro casa: il 4 maggio, giorno della fine di quella galera ormai incredibilmente vicino, era l'unica luce che riuscivamo a vedere in fondo al tunnel.
Quella situazione aveva provato tantissimo la mia relazione con Antonio, anche se cercavamo di non vedere i segnali di una tragedia imminente: mentre lui sopportava con pazienza tutto ciò che il Covid-19 aveva comportato, io mi ero già stufata e desideravo soltanto che tutto ciò finisse.
I nostri problemi erano comuni a quelli di molte coppie, ma a differenza di molti altri che esplodevano e si sfogavano, noi mettevamo la polvere sotto il tappeto.

                                   ***

Anche il nostro lavoro a distanza continuava: cucinavamo in attesa che qualche rider di Glovo, Deliveroo e Just Eat si presentasse per le consegne a chi ci telefonava per ricevere il cibo a casa, ed erano veramente tanti, molti di più di coloro che si erano imparati a cucinare dentro casa attraverso i tutorial.
Finito il nostro orario potevano esserci anche gli straordinari: chiunque poteva telefonarci o scriverci per uno spuntino fuori orario, perfino la notte; così eravamo costretti ad alzarci durante le ore piccole per impastare e sfornare dolci e salati.
L'unica mia valvola di sfogo continuava ad essere "Quante stelle ha il mio cielo", il blog che mi aveva consigliato di scrivere Dante quando credevo ancora che il più grande trauma della mia vita fosse il divorzio da Giuseppe; quest'ultimo era diventato un mio grande lettore da quando era cominciata la pandemia, e mi scriveva spesso per farmi i complimenti e chiedermi consigli.
Questo mi lusingava, riportandomi con la mente a quando eravamo fidanzati, ma poi me ne vergognavo tantissimo: dopotutto ero impegnata con Antonio, e lui lo era con Laura.

                                    ***

Per fortuna le mie amiche mi erano sempre vicine: facevamo videochiamate su Skype quasi tutti i giorni, quando gli orari ce lo permettevano.
Quel martedì aveva piovuto a dirotto tutto il giorno e non accennava a smettere, mentre aggiornavo il blog e parlavano con Elena, Laura e Fabiola; alla radio ascoltavo RDS, più precisamente la rubrica "Guerrini e Lanfranchi Show"; i conduttori lanciavano iniziative sulla Spesa Sospesa - beni di prima necessità e qualche sfizio per i più bisognosi - ed elargivano nozioni sugli studi dei comportamenti delle persone, specialmente in tempi così critici.
<< Quanto è vero quello che ha detto Claudio Guerrini! >> esclamai durante la videochiamata.
<< Perché, cos'ha detto? >> chiese Laura, che la banca Unicredit aveva messo in smartworking.
<< Che la gente tende a confondere tra loro il martedì, il mercoledì e il giovedì >> spiegai, concordando con ciò che avevano detto.
<< Non ditelo a me! Con i bambini dentro casa è impossibile. Tra la DAD e la nostalgia degli amici è sempre più difficile tenerli... >> si lamentò Fabiola, stressata dal ménage familiare ai tempi del Coronavirus.
<< Lo so che è dura, ragazze. Ma tra pochi giorni sarà tutto finito >> ci consolò Elena, che non perdeva mai la speranza.
<< Sentila lei, che è fidanzata con uno psicologo. Ci credo che è positiva! >> la prese bonariamente in giro la Mancuso.
<< Se Dante ha un po' di slogan motivazionali, li desse un po' a me e a Ivan! >> si accodò la Ventresca.
<< Insieme ad un po' di energia, se è possibile! >> concordai.
<< Sfottete pure, ma dobbiamo avere i nervi saldi per davvero. Solo così potremo tornare alla vita di prima senza rimanere traumatizzati! >> sostenne la Castroni, con aria fiera.
Pensai che forse tutti i torti non ce li aveva.
Intanto, alla radio si erano succedute le canzoni "Luci blu" di Emma, "Neon - Le ali" di Elisa e Marrakesh, e "Amici altrove" di Tiziano Ferro.

                                     ***

Avevo quasi finito di aggiornare il blog, quando Antonio venne a bussare per ricordarmi che erano cominciate le richieste di consegne.
<< Ecco, ho fatto ora il logout >> risposi, riposando gli occhi dallo schermo del PC.
<< Dai, che ho il telefono che scotta per via delle richieste! >> mi esortò, mentre prendeva un flaconcino di Amuchina e ne versava un po' del contenuto tra le mani.
Le sue fissazioni si erano amplificate con il prolungarsi della pandemia: i primi tempi le capivo, ma adesso stavano iniziando a scocciarmi.
<< Ma che palle! Stai dentro casa tua, che bisogno c'è dell'Amuchina? >> sbuffai.
Antonio si voltò e mi guardò come se venissi da Marte.
<< La prudenza non è mai troppa, e poi tra un po' arriveranno i rider. Quello sono a contatto con tutti, chi ti ha detto che non sono contagiati? >> sottolineò.
<< Sì, ma ora non ci sono i rider. Ora ci siamo io e te, che stiamo attentissimi dalla fine di febbraio ed è impossibile che il Covid-19 circoli in questa casa! >> mi alterai.
<< Mi stai dicendo che sono fissato, Ani? >> domandò piccato.
<< Ti sto dicendo che a volte esageri. Mettila quando arrivano i rider, ma non dentro casa prima di cucinare! >> insistetti.
<< La verità è che non ti preoccupi abbastanza. Per come ti scocci facilmente, se non ci fossi io probabilmente ti saresti già contagiata! >> mi rinfacciò.
Lo guardai male, malissimo, con un astio che non avevo rivolto nemmeno a Giuseppe poco prima che il nostro matrimonio finisse.
<< Se hai finito di blaterare, io vado in cucina a lavorare. Seguimi se vuoi, ma stai attento a non scivolare sull'Amuchina >> gli dissi in un sussurro talmente ostile che lui non seppe come rispondermi, se non seguirmi in cucina.

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