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Capitolo 57

Centocelle, 5 aprile 2020

Fu il suono delle campane della chiesa di San Felice a svegliarmi, quella mattina: era ufficialmente Pasqua, anche se si sarebbe festeggiata in modo decisamente diverso.
Sorrisi quando vidi il tavolo della cucina pieno di uova di cioccolato, sapientemente posizionate da Antonio.
<< Però, che opera d'arte... >> commentai allegra.
<< Non si è mai troppo grandi per le Uova di Pasqua >> amiccò lui, cominciando a scartarle.
<< Vedi se c'è qualche braccialetto o portachiavi come sorpresa... Giuseppe diceva sempre che mi impressionavo per delle cavolate come una bambina, poi però si mangiava tutta la cioccolata >> ricordai malinconico.
<< Io però non sono Giuseppe: amo la cioccolata, ma anche le sorprese >> mi rassicurò, cominciando a dividere le uova e a raggrupparle nei piatti, dividendo le cioccolate al latte, fondente e bianca.
<< Lo so >> constatai, addentando un pezzo della cioccolata più scura.

                                    ***

I nostri cellulari squillarono in continuazione per gli auguri.
Le chat di WhatsApp erano letteralmente intasate di immagini pasquali e aforismi sulla vita.
Il primo messaggio che vidi fu quello di Elena e Dante, che mi facevano gli auguri insieme:

Tantissimi auguri a te e ad Antonio!

Quello di Laura era un po' più articolato:

Auguro a te e ad Antonio di passare una buona Pasqua, anche se non esattamente canonica. Baci!

Seguivano gli auguri di Stella, Fabio, Sofia e il resto dei Mainetti, di Fabiola e Ivan, senza contare quelli della mia famiglia, specialmente di mia nonna che mi ricordava il collegamento su Skype per festeggiare tutti insieme.
Infine vidi il messaggio di Giuseppe:

Lo so che la Pasqua con me non ti ha lasciato proprio buonissimi ricordi, comunque i primi tempi sono stati felici. Spero che tu abbia trovato molte sorprese, nelle uova. Auguri!

Quelle parole mi scombussolarono un po': non solo il mio ex marito si scusava per come si era comportato, ma si era ricordato anche della mia passione per le sorprese.
Sorrisi impercettibilmente, attenta a non farmi scoprire da Antonio.

                                   ***

Prima di collegarci via Skype con la mia famiglia, Antonio e io ci dividemmo i compiti: lui avrebbe apparecchiato la tavola e io lavato le stoviglie.
Alla televisione c'era la messa, anche se ormai era diventata una consuetudine mandarla in onda ogni mattina alle sette: era un modo di dare conforto a tutti, credenti, atei o appartenenti ad altre religioni.
<< Certo che c'è un silenzio... >> constatai, guardando con la coda dell'occhio fuori dalla finestra: di solito a Pasqua c'era sempre un gran viavai di gente; quel giorno invece non volava una mosca.
<< Il silenzio, specialmente nelle situazioni in cui non è abituale, può diventare assordante: l'ho imparato proprio in questi giorni di festa >> ammise Antonio, mentre infornava la lasagna.
<< Già... >> concordai, pensando al fatto che parlavamo sempre meno.

                                     ***

Appena i miei familiari comparvero tutti insieme sullo schermo del mio pc, capii che era davvero un modo come un altro per riprodurre un clima di festa.
<< Auguri, tesoro! Certo che questa Pasqua a distanza è il non plus ultra della tristezza, ma tant'è... Antonio, come mi farebbe piacere rivederti dal vivo, tu non ne hai idea! >> esordì mia madre.
<< Anch'io, signora! >> esclamò lui, ricordando di quando aveva organizzato, insieme al resto dei miei amici, un pranzo di Ognissanti mentre io e la mia famiglia venivamo scarrozzati da Marco Venturi col 542 per il Piazzale del Verano.
<< E magari in una circostanza più piacevole... >> sottolineai.
<< Beh, però ci siamo divertiti! >> intervenne mia sorella.
Temevo che si mettesse a parlare del mio ex, quando mio padre intervenne miracolosamente.
<< Cosa avete cucinato? >> domandò prontamente.
<< Abbiamo gli antipasti di salame, formaggio e uova sode. Poi c'è la lasagna, il pollo ripieno, il casatiello, le melanzane al funghetto, le patate al forno, un po' d'insalata verde per sciacquare lo stomaco... >> elencai.
<< Per non parlare dei dolci, signor Baldi: pastiera, bignè fatti a mano, biscotti al cioccolato, crostata alla marmellata di frutti di bosco, e le uova di Pasqua ovviamente >> continuò il mio fidanzato.
<< Vi siete talmente superati che sono impallidita, giuro! >> alzò le mani mia nonna, facendo ridere tutti.
<< Peccato solo che non si possono scambiare, tutte queste prelibatezze >> sospirò mio cognato Fabrizio.
<< Vabbè, dai. È comunque festa, e allora festeggiamo! >> esclamai, cercando di scacciare quel velo di malinconia che si era posato sulla nostra tavolata virtuale.
Ma ogni tentativo di entusiasmo mi moriva in gola, mi scorticava il cuore: quel lockdown stava durando troppo; rivolevo la vita, quella vera.

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