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Capitolo 42

Centocelle, 20 gennaio 2020

I cinque giorni che seguirono li passammo appresso ad Elena, che non volle uscire di casa per ben quattro giorni: l'ultima volta fu la sera in cui scoprì la tresca di Federico con Sofia, per poi barricarsi dentro la sua stanza.
Sua madre Daniela ci raccontò perfino che Stanzi si era presentato al negozio, il 16 gennaio, per dare spiegazioni, ma che lei l'aveva cacciato lanciandogli tutto ciò che trovava per metterlo in fuga: pensai che avesse fatto benissimo; non osò ripresentarsi, ma la depressione della mia amica rimaneva.
Fu Laura ad avere un'idea che non subito approvai: accompagnare Elena allo studio di Dante, aiutarla a riprendersi; io non parlavo più col mio psicologo da quando avevamo litigato, dopo la piazzata di Marco.
La Mancuso però mi ricordò che l'amicizia e l'amore erano le due uniche cose talmente potenti da far mettere da parte anche l'orgoglio, così la domenica precedente telefonai a Mainetti e le raccontai il caso della Castroni: avevamo appuntamento il giorno successivo alle quindici.

                                   ***

Lo scandalo di Sofia e Federico mi aveva permesso di tornare alla Panetteria Mainetti a testa alta: ai loro occhi dovevo essere una sorta di miracolata, della serie "La donna che visse due volte"; dopo i difficili primi giorni di quel 2020, in effetti, mi sembrava di vivere davvero una seconda volta: avevo trovato un po' di pace, finalmente.
Anche i miei colleghi se n'erano accorti.
<< Sembri rinata, sai? >> mi fece Antonio, mentre mi cambiavo.
<< Lo credo bene. Avrei voluto vedere te nella mia situazione >> risposi, raggiungendolo vicino al forno.
<< Touche. Deve essere stato un incubo. Non so se avrei avuto la tua stessa forza, intendo quella che hai dimostrato da quando ti ho conosciuta. Io non ho saputo neanche contrastare quella pazza di Teresa, quando si incatenava ai locali a rischio chiusura >> confessò.
<< Effettivamente, guardandomi indietro, mi chiedo come ho fatto a sopravvivere. Ma adesso sto bene. Starei meglio se non dovessi accompagnare Elena da Dante... >> commentai.
<< Sono sicuro che questo cruccio sparirà, una volta che avrai fatto. Mia nonna dice sempre: "Via il dente, via il dolore" >> motteggiò sorridendo.
<< Tua nonna è molto saggia, quasi quanto la mia. Vorrei conoscerla >> ammisi, sentendo nominare quella matriarca barese che aveva infuso le sue perle di saggezza al nipote.
Ne avrei avuto bisogno anch'io, quel giorno.

                                   ***

Andai a prendere Elena con la macchina, facendomi aiutare dalla signora Castroni per tirarla fuori dalla sua stanza e metterle un vestito diverso dal pigiama: riuscimmo a pattuire una tuta moderatamente dignitosa.
<< Dobbiamo proprio andarci? >> sbuffò, con la guancia incollata sul finestrino, mentre attraversavamo Via dei Castani.
<< Guarda che nemmeno a me fa piacere vedere lo strumentalizzatore seriale. Ma come professionista è bravo, ti ci vuole >> risposi, mentre guidavo alla volta di Via Costantino Sabbati, dove si trovava lo studio di Dante.
<< Beh, magari ce la fa a tirarmi su. Dopotutto è anche un bell'uomo. E grazie alla stronza tinta e al fedifrago, anche libero >> constatò, utilizzando le uniche energie che aveva per fare apprezzamenti su Mainetti.
Per fortuna trovai subito parcheggio, poi scesi e trascinai la mia amica fuori dall'abitacolo.
Appena fummo sotto il portone, però, esitò.
<< Dobbiamo proprio entrare? >> biascicò guardando il palazzo dalla facciata bianca.
<< Faccio finta di non averti neanche sentita! >> dissi secca, trattenendola e suonando il campanello.

                                    ***

<< Quando mi hai chiamato per dirmi che venivi, non ci credevo! >> esordì Mainetti, mentre ci apriva la porta.
<< Vaffanculo, Dante >> berciai, mentre trascinavo dentro Elena, che guardava lo studio ammirata.
<< Ani non mi aveva mai detto che questo studio fosse così bello. Lo chiamava solo "lo studio". Non si è mai sperticata in complimenti >> ammise lei, mentre ci mettevamo sedute di fronte a Dante.
La guardai malissimo.
<< Perché sei diventata improvvisamente ciarliera? >> feci, irritata dalla sua sincerità.
<< Ma no, è bello sentire parole sincere da qualcuno che ha un approccio benevolo nei confronti degli altri, ogni tanto >> intervenne Mainetti, per lanciarmi una stilettata.
<< Io non ho un brutto carattere. Io ho un carattere, e basta! >> protestai.
<< Non siamo qui per te. Non direttamente, almeno. Ma visto che ci sei, e che tutto è partito da te, lasciami dire una cosa: quando tradii Sofia, era perché non mi sono mai fidato di un'arrampicatrice sociale come lei >> esordì l'uomo.
<< E da come è finita, faceva bene! >> concordò Elena.
<< Ma lei, signorina Castroni, non ha mai avuto nemmeno un dubbio rispetto al suo fidanzato? >> continuò lo psicologo.
<< No, nessuno. Sapevo che veniva dalle case popolari di Via Tor de Schiavi. Che faceva il rider, ma voleva migliorarsi. Mai avrei immaginato che la sua ex fidanzata se la fosse portata avanti come amante >> parlò liberamente la Castroni.
<< Pensa solo a come faceva lo scemo con me, quando non vedevi. Meno male che l'ho sempre tenuto a bada... >> mormorai, mentre l'aspirante giornalista si affidava sempre di più alle sapienti tecniche di quell'uomo che, nonostante i metodi bruschi, mi aveva seguita egregiamente.

                                     ***

Quando uscimmo, Elena sembrava rasserenata: addirittura giurai di averle visto un sorriso in volto.
<< Ma quant'è bravo Dante! Veramente uno psicologo straordinario, oltre che un bell'uomo, come già sapevo! >> esclamò, mentre si accomodava sul sedile del passeggero.
<< Sì, ha delle capacità manipolatorie fantastiche >> risposi in tono sarcastico, mettendo in moto l'automobile.
<< Non dovresti essere troppo severa, con lui. Dopotutto ha subito un tradimento, come te. La sua ex si è sempre sollazzata con Federico, non hanno mai smesso di vedersi >> replicò lei tranquilla, guardando le nuvole fuori dal finestrino.
<< Mi ha buttata fra le braccia del suo migliore amico, un caso umano che mi stalkerava dal 2014, per poi scoparmi e dimostrargli quanto sono emotivamente instabile! >> ribattei seccata.
<< Ma tu sei emotivamente instabile! >> obbiettò Elena, con tutta la sincerità di cui era capace.
<< Non ti butto fuori dalla macchina solo perché sei mia amica e sei pure depressa >> la minacciai, mentre parcheggiavo di fronte casa sua.
<< Vado da sola, mi sento già meglio! >> cinguettò slacciandosi la cintura di sicurezza, aprendo la portiera e scendendo dall'auto.
La guardai dirigersi verso il portone: dovetti ammettere che forse era stato più Dante, piuttosto che la sua terapia, a farle bene.

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