Capitolo 39
Roma, 9 gennaio 2020
Passai un giorno intero a rimuginare su ciò che avevo fatto: la mia storia con Marco, in cui non credevo ma un minimo confidavo, era così fragile da andare in frantumi per il mio psicologo per cui provavo attrazione fin dal primo giorno?
Mi risposi che forse aveva ragione, che ero emotivamente instabile, essendo stata capace di mollare Ernesto, di sposare e divorziare da Giuseppe, di stare con Marco e avere come amante Roberto, di provare dei sentimenti per Dante e per Antonio.
Marco non doveva sapere ciò che era successo, avrei dovuto parlarci per lasciarlo in maniera naturale, fargli capire che forse per lui era più adatta una donna stabile e priva di insicurezze, sia su sé stessa che sull'amore provato per lui.
***
Il giovedì era giorno di palestra, per cui mi diressi al corso di pilates, dove Fabiola notò immediatamente la mia brutta cera.
<< Che ti è successo? >> mi domandò mentre ci preparavamo in spogliatoio.
<< Ho fatto un casino >> risposi a mezza voce, sperando di non farmi sentire specialmente da Flora e Sofia Mainetti.
<< Cos'hai combinato stavolta? >> insistette la Ventresca.
<< Uno di quei casini a cui non penso vi sia proprio rimedio >> replicai, mentre le Mainetti ci venivano incontro.
<< Anita cara, ma come stai? Come sono andate le vacanze a Firenze? >> esordì la cognata di Dante.
<< Meno peggio di quanto mi aspettassi >> dissi sinceramente.
Era sempre stata gentile con me, e non avrei voluto che tale gentilezza si trasformasse in furia cieca e vendetta: dopotutto era stata la ex fidanzata di Dante e tuttora era la sua amante in carica; ci avrebbe messo un attimo a buttarmi fuori dalla panetteria, e forse nessuno avrebbe alzato un dito per difendermi.
<< L'importante è che tu non abbia perso il tuo amore per la cucina, sei il nostro fiore all'occhiello! >> aggiunse Flora, facendomi sentire ancora più in colpa per come mi ero lasciata andare con Dante.
<< No, quello mai! >> le rassicurai, fingendo un barlume di calma e tranquillità, al quale abboccarono.
La verità non sarebbe dovuta mai e poi mai uscire fuori.
***
Finita la lezione, aspettai che lo spogliatoio femminile rimanesse vuoto perché sapevo che Roberto si sarebbe intrufolato per stare con me nelle docce; al suo segnale lo feci entrare e gli saltai letteralmente addosso.
<< Cos'è tutta questa foga? >> rise soddisfatto.
<< Sono nei casini e ho bisogno di sfogarmi >> risposi, trascinandolo nelle docce.
Una volta consumato il rapporto, mi guardò di sottecchi.
<< Mi vuoi dire cos'è successo? >> chiese.
<< È successo che ha ragione il mio psicologo: sono emotivamente instabile >> ammisi, omettendo il fatto che con Dante c'ero stata insieme.
Con lui non potevo parlare, perché si sarebbe innescato un circolo vizioso: Mainetti era l'amante di sua cognata Sofia, il cui marito Carlo si sollazzava con Cristina Ferri, la moglie di Roberto; erano equilibri fragili e contorti e io ero l'ultima ad avere il diritto di farli saltare.
<< E allora molla l'autista dell'Atac e mettiti con me >> ipotizzò.
<< Tu molla la regina delle estetiste >> lo presi in giro.
Si fece una risata, non come se avessi fatto una battuta, ma come se avessi espresso un desiderio impossibile.
***
Andai al lavoro nel pomeriggio, mentre i miei colleghi già impastavano per infornare le prelibatezze che avremmo servito quella sera a cena.
<< Hai qualche idea per il menu di questi primi giorni del 2020? >> esordì Antonio, non appena mi vide.
<< Non so, pensavo di lavorare sul fatto che tutti credono che sia un anno spaziale... >> commentai, ma non appena finii la frase la porta delle cucine si spalancò di scatto.
<< E tu sei una stronza spaziale! >> fece Marco, entrando nel locale e rivolgendosi a me con una furia che non gli avevo mai visto.
<< Anita, mi dispiace... Io ho provato a fermarlo, ma... >> lo seguì Chiara, tutta trafelata.
<< Marco, ma cosa stai facendo? >> sibilai imbarazzata, mentre la cameriera e i tre panettieri mi guardavano come se mi vedessero per la prima volta.
<< Sapevo che fossi emotivamente instabile, Dante me l'aveva detto, ma mai avrei immaginato che saresti caduta nella sua trappola andando a letto con lui! >> sbottò, cosicché fui costretta a prendere l'iniziativa.
<< Adesso andiamo a parlarne fuori... >> lo spintonai fuori, mentre lui si faceva trascinare via controvoglia.
***
<< Cos'ha fatto Dante? >> lo affrontai, una volta che ci fummo nascosti in una traversa.
<< Lui non si è mai fidato di te, era sicuro che mi avresti tradito e chissà quante volte lo avrai fatto, oltre che con lui... >> ipotizzò Venturi con una smorfia di disgusto.
<< Guarda te che stronzo... >> osservai, ancora più disgustata di lui.
<< Invece devo ringraziarlo, perché mi ha aperto gli occhi su di te! E io scemo che mi sono fidato, esattamente come mi sono fidato allora... >> mi rinfacciò, gli occhi azzurri che emanavano lampi furiosi.
<< Non lo dirai a nessuno, vero? >> lo trattenni, prima che se ne andasse, ma lui si liberò dalla mia stretta con una strattonata.
La sua reazione mi fece temere che non sarebbe stato un segreto troppo a lungo.
***
Decisi di affrontare Dante quel pomeriggio stesso, all'ora della seduta: non appena mi vide entrare nello studio a grandi passi nervosi, sorrise nella maniera di chi aveva capito tutto.
<< Sarai contento adesso! >> berciai, rimanendo in piedi di fronte a lui.
<< Di cosa stiamo parlando? >> fece lui tranquillo.
<< Non provare a fare lo gnorri, non con me! Hai idea di cos'ha fatto Marco poco fa? >> sbottai.
<< Come facevo, se stavo qui? >> rispose tranquillo.
I miei occhi si ridussero a due fessure.
<< È entrato nelle cucine come un pazzo, e meno male che siamo andati a parlare fuori altrimenti avrei fatto una figura di merda fino in fondo! >> continuai furibonda.
<< Beh, almeno adesso sa la verità. E cioè che sei emotivamente instabile, e pure un po' zoccola. Capisco che stando cinque anni con un uomo solo, e pure fedifrago, dovevi pur sfogarti, ma... >> ribatté, ma siccome non ci stavo a farmi offendere così, feci cadere con una manata tutti i fascicoli che aveva sul tavolo.
<< Dimenticavo: sei anche pazza! >> esclamò basito.
<< Ricordati molto bene queste mie parole: non sono il tuo esperimento sociale! >> dichiarati, mentre lasciavo lo studio e uscivo fuori alla ricerca di una boccata d'aria.
Camminai verso casa, e mi preparai per una sfuriata a Federico Stanzi che mi era sfrecciato davanti con la sua bicicletta ma lui, per la seconda volta da quando erano finite le vacanze, mi snobbò, come se non stessi passando di lì: pensai che durante le feste fossero tutti impazziti, prima di tornare al lavoro.
Avevo già in mente di lasciare Marco, ma volevo farlo in maniera decisamente più civile di quella.
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