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Capitolo 23

Centocelle, 9 dicembre 2019

Da quando avevo spronato Marco a non fare il mammone, dormiva spesso e volentieri da me; quel lunedì mi svegliai con lui, la sera prima avevamo partecipato ad una festa.
Entrambi avevamo la sveglia presto, alle cinque.
<< Buongiorno... >> mi salutò con un bacio a stampo, svegliandosi per primo.
<< Che ore sono? >> biascicai, con gli occhi ancora chiusi.
<< Come se non sapessi che sono le cinque... >> mi prese in giro lui, baciandomi sul collo.
<< Ok, ok... Sono sveglia! >> feci un po' ridendo. Se ci avesse provato in un altro frangente lo avrei scaraventato fuori dal letto.
Adesso invece la sua compagnia mi faceva piacere, anche se non sapevo esattamente quale sarebbe stato il nostro epilogo.
<< Vado a preparare la colazione >> affermò, ma prima si girò e vide la mia reazione.
<< Guarda che l'ho capito che cucini abbastanza bene. Non come me ovviamente, ma abbastanza bene >> rimarcai, mettendomi a sedere sul letto.
<< Ovviamente, Artista del Pane! >> ridacchiò, andando in cucina.
Mi risdraiai sul cuscino, fissando il soffitto ad occhi aperti: era tanto tempo che i miei risvegli con un uomo non erano così sereni.

                                     ***

Quando uscimmo, sotto casa trovammo Fabiola che ci aspettava.
<< Meno male che siete scesi! >> esclamò, venendoci incontro.
<< Che è successo? >> le domandai, salutandola.
<< Ho fatto una promessa che non so di poter mantenere! >> confessò, mentre Marco e io la guardavamo con aria interrogativa.
<< In che senso? >> domandai perciò.
<< Avete presente l'importanza dei cambiamenti climatici? Ecco, con le mamme della classe abbiamo stabilito che una di noi avrebbe inventato una favola sull'ambiente e allora io mi sono candidata... Il problema è che non ho in mente niente! >> mi confidò, preoccupata.
<< E allora perché l'hai fatto? >> intervenne Marco.
La Ventresca sospirò.
<< Perché le ho viste, le altre mamme. Sono tutte commercianti, maestre, dottoresse, qualcuna fa pure l'avvocato... Io sono un'estetista, faccio le unghie. Secondo me loro pensano che non ho un cervello, quindi lo devo dimostrare >> disse la mia ex cognata.
<< E quindi? >> volli sapere, anche se in cuor mio già immaginavo dove voleva andare a parare.
<< Non è che la inventi tu, la storia, e poi la raccontiamo insieme, magari facendo venire i bambini alla Panetteria Mainetti per una merenda? >> propose.
<< Una classe di bambini per una merenda ok, ci può stare... Ma come faccio a farmi venire in mente una favola sull'ambiente così, a caso? E poi entro che giorno sarebbe questa iniziativa? >> sbuffai, scocciata per l'ennesima situazione assurda in cui mi avevano trascinata.
<< Beh, tu hai tanta fantasia. E comunque è oggi pomeriggio >> rispose Fabiola.
<< Ok, tu sei pazza... >> la additai, girando i tacchi e facendo per andarmene, ma Venturi si fermò.
<< E dai, è una tua amica... Tu ti sei sempre spesa per le amiche, e loro per te... Pare brutto tirarsi indietro... >> mi fece ragionare. Allora tornai dalla Ventresca.
<< E va bene, ma se la storia non venisse un granché, la responsabilità te la prenderai tu >> pattuii.
<< Grazie, grazie, grazie! >> mi abbracciò Fabiola, abbracciando poi anche Marco.

                                     ***

<< Una merenda qui in panetteria, nel mentre si racconta una favola sull'ambiente che avresti inventato tu ma che dovrebbe essere farina del sacco di tua cognata? >> mi chiese Antonio sbigottito, quando gli raccontai cosa mi fosse successo.
<< Non è più mia cognata, ma comunque è un'amica quanto Elena e Laura. E mi ha quasi trovato un lavoro, prima che ti facessi avanti tu >> gli ricordai.
<< Io penso che sia un'iniziativa meravigliosa, oltre che un grande atto di amicizia! >> mi appoggiò Stella.
<< Io invece penso che avremo un casino inimmaginabile fino a sera >> sbuffò Fabio.
<< Così però no, ragazzi. Va bene il brainstorming, ma che vi ci vuole ad aiutarmi ad inventare una favola per bambini? >> sospirai.
<< I classici Disney vanno bene? Magari un estratto? >> propose Stella.
<< Deve essere inedita >> puntualizzai.
<< Potrei chiamare mia nonna Crocifissa, racconterà qualche aneddoto sulla campagna, ma non credo possa corrispondere ad una favola >> si fece avanti Antonio.
<< Magari anche in dialetto barese stretto >> infierì Fabio.
<< E va bene, va bene... Ma non ho cuore di dire a Fabiola che se la deve cavare da sola, ci teneva a far vedere alle altre mamme che ha un cervello anche lei... Non fa niente, mi verrà qualcosa in mente da sola... >> decisi, pensando che forse l'ispirazione mi sarebbe venuta sulla strada per andare allo studio di Dante.

                                     ***

Alla pausa uscii per prendere un po' d'aria - a lungo andare le cucine erano insopportabili anche a dicembre - e non appena uscii vidi una scena che mi incuriosì: dall'altra parte della piazza, Laura correva con aria circospetta, come se avesse paura che qualcuno la scoprisse.
Non la chiamai, nemmeno mi avrebbe sentito, così decisi di informare Elena, scrivendole su WhatsApp:

Ok, Laura è ufficialmente strana.

Non immaginavo che mi avrebbe risposto in poco meno di un secondo:

Anche secondo me nasconde qualcosa. O meglio, qualcuno.

Aveva il mio stesso sospetto, ossia che la nostra amica avesse un uomo e che ce lo nascondesse per scaramanzia.
Appena sollevai la testa dallo schermo dello smartphone, feci in tempo a vedere una testa maschile piena di riccioli neri, di spalle, che faceva la stessa strada della Mancuso e poi spariva nello stesso angolo.
Doveva essere lui l'uomo misterioso.

                                      ***

Esposi il mio problema a Dante, nel nostro consueto appuntamento postprandiale.
<< Quindi la sorella del tuo ex marito ti ha chiesto di inventare una favola per i suoi figli e i loro amici, i quali verranno a fare merenda alla panetteria, e tu sei a corto di idee sull'ambiente in un'epoca in cui questo argomento è trend topic, giusto? >> analizzò lui, con una punta di sfottò che non potevo soffrire.
<< Che fai, infierisci? Io a malapena so chi è Greta Thunberg e che ha ragione a dire quello che dice >> commentai stizzita.
<< È per spronarti, cazzo... Sei una donna in gamba, hai un lavoro, una casa tua e un nuovo fidanzato, ma ti comporti come una casalinga che vive fuori dal mondo! >> sottolineò.
<< Vorrei avere più tempo, che c'entra... Più tempo per leggere le notizie dal mondo, per curare di più il mio aspetto esteriore, per capire cosa passa per la testa delle mie amiche... >> sospirai.
<< Ancora con la storia che la tua amica Laura ha un uomo misterioso? >> mi domandò.
<< Oggi li ho visti... Non so chi sia lui, ma so che si incontravano clandestinamente, in una stradina dopo Piazza dei Mirti >> gli confidai.
<< Secondo me non dovresti starle addosso. Non dovresti stare addosso a nessuno, sembra quasi che tu abbia la mania del controllo >> affermò.
<< Io non ho la mania del controllo! >> sbottai.
<< E allora dimostralo. Dimentica questa storia, pensa alla storia sull'ambiente. Sicuramente entro oggi pomeriggio ti verrà l'ispirazione >> rispose tranquillo.
Lo salutai in tono spento, convinta che quel giorno non mi avesse aiutato affatto, quando una fogliolina gialla del tardo autunno, non appena uscii dallo studio, svolazzò davanti a me, volteggiò nell'aria dicembrina e poi si posò a terra: fu proprio quella fogliolina a farmi venire l'idea.
La raccolsi per un attimo e la ringraziai: avevo letto che le piante ascoltano tutto ciò che diciamo, addirittura comunicano tra loro.
Dopodiché presi lo smartphone e cercai il contatto di Fabiola.
<< Cara Fabi, la tua reputazione è salva... >> cominciai, esponendole tutto ciò che mi era venuto in mente.

                                    ***

Due ore dopo il locale era pieno di bambini con le loro mamme, i loro papà e diversi parenti, tra cui le nonne: Assunta non poteva mancare alla ribalta di sua figlia e dei suoi nipoti; risi dentro pensando a che faccia avrebbe fatto se le avessi detto che era farina del mio sacco, ma mi parve maleducato e mi trattenni; c'era anche Elena, pronta a scrivere questa iniziativa sul suo giornale online "La Voce di Centocelle"; c'era anche Laura, che forse pensava al suo uomo segreto; c'era perfino Giuseppe, che parlava col cognato Ivan.
I camerieri aspettavano che avessimo sfornato qualche leccornia, e solo quando cominciarono a servire bambini e adulti Fabiola prese la parola e cominciò a raccontare.
<< Bene, bambini. Vi ho promesso una storia sull'ambiente. Questa è la storia di Leafy, una fogliolina del tardo autunno che venne scelta da Madre Natura per informare gli abitanti della Terra dei cambiamenti climatici. Le altre erano tutte cadute, e nonostante fosse ormai dicembre faceva sempre più caldo. Ebbene, questa fogliolina impiegò molto tempo per mettere d'accordo tutti, ma portò a termine la sua missione e nel giro di qualche anno il clima tornò normale. Perfetto, bambini: qual è la morale? >> narrò la Ventresca, guardando i suoi piccoli interlocutori.
<< Che Leafy è più coraggiosa di tanti umani! >> esclamò una bambina coi capelli rossi e le lentiggini.
<< Che bisogna stare attenti al clima! >> disse un bambino con gli occhiali rotondi.
<< Bravi bambini! E adesso arrivano altri dolcetti e salatini! >> fece Fabiola, mentre i camerieri e le cameriere entravano con grandi vassoi ricolmi di manicaretti.
Guardai soddisfatta la scena, dalla porta delle cucine.

                                    ***

Ci mettemmo parecchio per rimettere a posto la sala: i bambini erano adorabili, senza dubbio; addirittura ne desideravo.
Ma erano anche capaci di creare un tasso di disordine pari solamente ad un'esplosione.
Notai che diverse persone se n'erano andate, ma Laura e Giuseppe continuavano a rimanere.
<< Anita? Hai finito? >> mi chiese la mia amica.
<< Come mai me lo chiedi? >> risposi con un'altra domanda, mentre trascinavo l'ultima sedia.
<< Ani, è una cosa seria. Mi hai sempre chiesto se ho un uomo >> esordì.
<< Ormai lo avevano capito anche i sassi >> affermai.
<< Ecco, sono rimasta per presentartelo >> continuò, mentre Giuseppe si posizionava accanto a lei.
Guardai prima la mia amica di sempre, poi il mio ex marito, come se li vedessi per la prima volta.
<< È Giuseppe l'uomo misterioso >> proseguì la Mancuso, mentre la fissavo a bocca aperta.
<< Da quanto dura? >> riuscii solo a chiedere con un filo di voce.
<< Da circa tre settimane >> confessò Giuseppe, mentre rientravo pian piano verso le cucine.
<< Scusate, devo andare in bagno >> mi congedai, mentre i due amanti clandestini, credendo che l'avessi presa bene, uscirono dalla panetteria.
Sicura di non essere vista né sentita, chiusi la porta a chiave e vomitai con tutte le energie che avevo in corpo: le immagini di Giuseppe che scopava Laura in quello che era stato il nostro letto coniugale mi contorceva gli intestini.

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