Capitolo 10
Centocelle, 13 novembre 2019
I cupcake alla marmellata di nonna Bice furono un vero successo, tanto che passai l'intera prima mattina a sfornarli e farli servire ai clienti della Panetteria Mainetti, ma non furono i commenti di questi ultimi a farla da padroni, a partire dalle nove in poi: si sentiva infatti, per tutta Piazza dei Mirti, una voce maschile amplificata da un megafono, probabilmente giovane, che a quanto pareva scaldava gli animi della folla.
<< Ma che c'è qualche elezione e non lo sapevo? >> domandai ad Antonio.
<< Se anche ci fossero, magari è qualche nuovo partito che promette tutto e non mantiene niente >> affermò il mio collega.
<< Ragazzi, venite a vedere! >> esclamò Chiara, irrompendo nel forno.
<< A vedere cosa? >> chiese Fabio.
<< Ci sta uno stand di matti che voglio proporre ventiquattro ore senza tecnologia e social! >> dichiarò la cameriera, guidandoci fuori.
***
Aveva ragione: proprio di fronte alle principali attività di Piazza dei Mirti c'era uno stand, dove un gruppo di ragazzi proponeva le sue particolari idee al ritmo dello slogan "Torniamo umani".
<< Gente, fermatevi un attimo! Ma soprattutto alzate i volti dai vostri smartphone... Sì, proprio i vostri smartphone, che vi tengono incollati impedendovi di vedere il mondo che vi circonda! Si dice che finché il telefono rimase attaccato al filo, l'uomo rimase libero! E invece adesso siamo tutti schiavi: della tecnologia, dei social, dei like, dell'approvazione di persone che probabilmente non vedremo mai in faccia! Perché abbiamo dimenticato come ci si guarda in faccia... >> gridava il ragazzo col megafono, mentre il resto dei suoi accoliti raccoglieva firme e distribuiva volantini.
Nel frattempo si erano avvicinati diversi abitanti di Centocelle: Elena e Daniela, Federico, Laura, Fabiola e Ivan, Dante, Marco, perfino Assunta e Giuseppe, che non avevo più visto dal 29 ottobre.
<< Ma adesso dobbiamo dire basta! Torniamo umani, almeno per ventiquattro ore... Sì, ventiquattro ore in cui parlarsi faccia a faccia, passeggiare nella natura, visitare la città senza postare foto su Facebook e Instagram, parlare di argomenti senza che siano trend topic su Twitter... Iscrivetevi a questo esperimento, e chissà se non ritroverete voi stessi! >> intervenne una ragazza, anch'essa dotata di megafono.
<< Ma questi sono pazzi... >> mi sussurrò Elena all'orecchio, avvicinandosi a me.
<< Si vede che non hanno un cazzo da fare... >> commentò Ivan.
<< Ma dov'è il signor Dante? >> domandò Stella, non vedendo più il figlio del titolare della panetteria.
Lo scoprimmo presto, visto che si era avvicinato allo stand.
<< Ho una lista di iscritti! >> esclamò soddisfatto. Avevo paura a immaginare di chi si trattasse.
<< Bene! Ce li dica subito! >> fece l'ultima ragazza che aveva parlato.
<< Dante Mainetti cioè io, Anita Cecchi, Antonio Patriarca, Stella Marini, Fabio Beretta, Elena Castroni, Daniela Castroni, Laura Mancuso, Ivan Ventresca, Fabiola Ventresca, Marco Venturi, Federico Stanzi, Chiara Donadoni, Tatiana Ronchi, Margherita Brizzi, Valerio Bianchi, Gaetano Greco, Stefano Landi, Assunta Lojacono e Giuseppe Lojacono >> elencò il mio psicologo, tra le nostre facce sgomente.
Nel frattempo, alcuni ragazzi dello stand cominciarono a girare con delle ceste: dovevamo consegnare gli smartphone.
<< Fabiola, consegnalo >> fece Elena incoraggiando la sorella del mio ex marito. Lei ubbidì a malincuore.
***
Ci portarono a Piazza Teofrasto, dove sorgevano le Scuole Bianche: era l'estremo limite di Via dei Castani, superato il prolungamento di Via Filippo Parlatore; in mezzo c'erano una fontana spenta e delle panchine dove ci si poveva sedere: prendemmo tutti posto, sperando già che quell'assurdo esperimento finisse.
<< Allora, vi chiederete perché siamo qui: ebbene, si tratta del primo degli esperimenti di oggi >> esordì il ragazzo.
<< Tutti insieme in una piazza, privi dei vostri smartphone, farete quello che non avete più fatto negli ultimi anni: parlarvi, guardarvi negli occhi, vis a vis. Il vostro virtuosissimo amico Dante Mainetti ha fatto le strisce con i vostri nomi. Ora li pescherete e parlerete, finalmente, con le persone pescate. Faremo l'appello >> spiegò la ragazza, mentre Dante si metteva accanto a lei con la sua cesta piena di nomi.
<< Elena Castroni! >> fece Mainetti, e la mia amica si avvicinò e pescò uno dei nominativi.
<< Federico Stanzi. Sono fortunata! >> esclamò soddisfatta, non sapendo che, con quell'arrivista del suo fidanzato, non aveva proprio nulla da dirsi.
<< Anita Cecchi! >> proseguì Dante, cosicché mi avvicinai molto, molto a lui.
<< Questa me la paghi >> sibilai.
<< Mi ringrazierai >> rispose con lo stesso tono di voce, mentre pescavo.
<< Giuseppe Lojacono >> lessi sgomenta.
Avrei dovuto interfacciarmi con il mio ex marito.
***
Rimanemmo in silenzio per un po', poi fu lui a cominciare a parlare.
<< Come stai? >> mi domandò.
Avrei voluto alzarmi in piedi e chiedergli come si permetteva di farmi una domanda simile, dopo che mi aveva bistrattata per cinque anni di matrimonio e mi aveva tradita con una serie di troiette conosciute in palestra.
<< Vorrei essere al forno >> dissi invece. D'altra parte era vero anche questo.
<< È strana questa cosa che stiamo facendo. Non so se ci saremmo mai parlati altrimenti, se non tramite gli avvocati >> mi confidò, nel modo più sincero possibile.
Ogni silenzio che intercorreva tra di noi era imbarazzante, dato che eravamo stati moglie e marito.
<< Hai ragione. Sebbene sia difficile passare ventiquattro ore senza la tecnologia... >> commentai.
<< Sì, anche per me. So che sei brava, nel tuo lavoro, che hai anche un blog. Come vedi, la tecnologia e i social servono sempre un po'... >> proseguì, trovandosi per la prima volta nella sua vita sulla mia stessa lunghezza d'onda.
<< Grazie. Per la stima e per il blog >> replicai, sinceramente stupita.
Mi guardai intorno, per vedere se qualcuno della famiglia ci stesse osservando. Temevo lo sguardo inquisitorio di Assunta.
<< Secondo te impareremo veramente qualcosa da questa storia? >> mi chiese infine.
<< Io... Lo spero proprio >> affermai.
Nonostante fossimo entrambi seriamente a disagio, non mi era dispiaciuto parlare in maniera normale, finalmente, con quello che era stato il compagno di una vita.
***
Salimmo poi tutti sul tram 19, che da Piazza dei Gerani portava a Piazza Risorgimento, per andare a Villa Borghese, il più grande polmone verde di Roma: era la seconda tappa dell'esperimento "Torniamo umani".
Marco approfittò subito per sedersi vicino a me.
<< Com'è andata la conversazione con quello là? >> domandò subito. Con "quello là" intendeva Giuseppe.
<< Non mi ha importunata, se è quello che vuoi sapere >> risposi, guardando fuori dal finestrino.
<< Ah bene. Questo mi rende molto più tranquillo >> fece lui, distendendosi.
Quel ragazzo non era cattivo, ma a volte sapeva essere veramente appiccicoso; una parte di me rimpiangeva Giuseppe.
Scendemmo dal tram, e il parco di Villa Borghese si stagliò davanti a noi in tutta la sua bellezza.
<< È meraviglioso, vero? La tentazione di fare una foto e metterla su Instagram è forte... Peccato che i vostri smartphone siano stati tutti spenti e messi dentro la nostra cesta! Non avete scampo: dovete godervi la natura circostante senza piazzarla sui social! >> esclamò la ragazza del movimento.
<< La sto odiando >> mi confessò Laura.
<< Anch'io >> ammisi, anche se al primo posto c'era Dante, che si sarebbe un po' scandalizzato come noi e poi, alla fine di quella bizzarra avventura, ci avrebbe resi tutti materiale per i suoi studi.
<< E dai, ragazze! Chiudete gli occhi, respirate la natura! Penso proprio che scriverò un articolo su "La Voce di Centocelle"! >> esclamò Elena, venendoci incontro e abbracciandoci entrambe.
Ne dedussi che l'interfaccia con Federico era andata bene, che ancora non sapeva quale imbecille fosse il suo fidanzato.
***
La terza tappa dell'esperimento sociale fu quella di visitare la città, ma in una maniera diversa da quella tipica dei social addicted, i quali fotografavano ogni scorcio del luogo natio o visitato per ricevere quanti più like possibili; lo scopo era quello di guardare Roma con occhi differenti, che non fossero la lente dello schermo di uno smartphone.
Mi trovai veramente bene, durante quella passeggiata, tanto che quasi non sentii la nostalgia dei cellulari e dei social network: parlai con tutti, addirittura scambiai due battute con Assunta senza che quest'ultima mi sbranasse.
Eravamo davanti al Colosseo, quando Antonio mi si avvicinò.
<< Hai avuto degli spunti, durante questa avventura? >> mi chiese.
<< Forse. Ho delle idee >> affermai, con un mezzo sorriso.
<< E come farai con il blog, fino a domani? >> proseguì, anche se immaginava già la risposta.
<< La verità è che siamo agevolati, visto che il nostro lavoro è prevalentemente manuale. Per quanto riguarda il blog, non ti preoccupare. Scriverò la ricetta su un foglio, poi domani la trascriverò su "Quante stelle ha il mio cielo" >> replicai.
Non sarebbe stato male usare carta e penna, come quando non c'erano ancora i computer.
***
A fine giornata ci restituirono gli smartphone e ci fecero i complimenti per quanto fossimo stati bravi e resistenti; non appena i ragazzi dello stand si allontanarono, però, accendemmo i nostri cellulari e ascoltammo il rumore delle notifiche come una goduria.
<< Curioso, vero? Sembra quasi che non abbiamo imparato niente... >> ridacchiò Dante avvicinandosi a me.
<< A parte che sei stato un grandissimo stronzo a mandarci al macello con questa manica di fanatici... Ma penso che una parte di me ti dovrà ringraziare: perfino la mia ex suocera mi ha rivolto parole diverse dalle ingiurie >> risposi.
<< Ci vediamo domani alle quindici, così mi racconti cosa vi siete detti tu e Giuseppe >> mi ricordò, allontanandosi prima che potessi replicare.
Laura e io tornammo a casa ripercorrendo le tappe di quella particolarissima esperienza, ma quando la Mancuso mi vide prendere carta e penna, sgranò gli occhi celesti.
<< Ma perché fai così? L'esperimento è finito... >> mi ricordò.
<< Già, ma ventiquattro ore sono ventiquattro ore, e almeno qualcosa, vorrei che questa esperienza me la lasciasse. Domani trascriverò la mia nuova ricetta e la metterò anche in pratica >> promisi, mentre l'inchiostro blu si diffondeva sulla carta bianca.
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