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Capitolo 7

- Perché stai piangendo? – le sussurrò lui non appena se ne accorse.

Vederla in quello stato per colpa sua gli straziò il cuore.

Non aveva capito quanto lei fosse sensibile, mentre lui forse era stato troppo precipitoso con lei.

Si era lasciato fuorviare dal fatto che dimostrava di essere più matura per la sua età, ma forse non aveva considerato che avesse bisogno anche di più tempo per fidarsi di lui.

La prima volta che l'aveva baciata lei aveva ricambiato subito, ma forse solo perché aveva bevuto.

Le volte successive invece l'aveva sentita tremare tra le sue braccia come se fosse spaventata, mentre lui le era quasi saltato addosso.

Ma come aveva potuto comportarsi in quel modo?

Ora era in lacrime davanti a lui e le parve una bambina spaurita.

- Sono una persona orribile! – gli rispose Miriana singhiozzando.

- Mi hai detto che ti sei innamorato di me ed io non ti ho nemmeno risposto...

Marco ci impiegò qualche secondo per capire: cioè, lui si era comportato come un ragazzino in preda agli ormoni, l'aveva spinta verso qualcosa di più grande di lei e lei si sentiva quella orribile?

Se non si fosse reso conto che le sue lacrime erano reali, si sarebbe messo a ridere.

Le faceva così tanta tenerezza in quel momento...

Rimase lì accanto a lei, ma decise che non l'avrebbe più toccata.

- Ascolta – le disse facendo un respiro profondo.

- Ricominciamo tutto daccapo, ok? È successo tutto troppo in fretta tra noi e non sarebbe dovuto andare così... Sei solo spaventata adesso: ne riparleremo non appena sarai più calma. Ora va a casa a riposarti...

Giusto in quel momento si fermò l'autobus, così Miriana annuì, si alzò e asciugandosi le lacrime, se ne andò via.

La settimana a scuola passò in fretta: diverse volte s'incrociarono nei corridoi, tra la paura di essere visti, ma scoprendosi entrambi ancora troppo attratti l'uno dall'altra.

Marco si comportò in maniera più cauta e aspettò che fosse lei a riprendere il discorso.

Miriana quando finalmente ne ebbe occasione, gli chiese di parlargli lontano da occhi indiscreti, così Marco le propose di vedersi nel tardo pomeriggio sul lungomare.

Il primo appuntamento gli sembrò giusto che fosse proprio lì.

C'era un vento fortissimo quel giorno, così rimasero in macchina per tutto il tempo a parlare, con unica spettatrice la luna che si specchiava nel mare.

Miriana si accorse subito che lui aveva cambiato atteggiamento nei suoi confronti, così gli chiese se fosse arrabbiato con lei. In fondo l'aveva respinto.

- Perché dovrei essere arrabbiato con te? – le chiese lui di rimando.

- Dopo quello che mi hai detto, sono scappata senza nemmeno una parola...

Lui la guardò e non poté fare a meno di sorriderle.

- Certo che sei davvero incredibile! Hai detto di sentirti orribile e hai pianto per me?

- Non mi piace ferire i sentimenti delle persone... mi hai detto di esserti innamorato di me... - continuò lei come a chiedergli conferma.

Lui ripercorse velocemente nella sua mente quella scena: l'aveva fatto nel luogo e nel momento meno adatto. Era stato troppo impulsivo, ma gli era uscito perché era la verità.

Le prese una mano e quando lei non si ritrasse, continuò.

Si era ripromesso di non toccarla, ma quello non valeva, giusto?

- Te lo ripeto nuovamente, sono innamorato di te... completamente e perdutamente. Sono innamorato della tua semplicità, della tua intelligenza e soprattutto della tua sensibilità d'animo. Ti sei preoccupata prima di tutto per me, per la mia posizione, dei miei sentimenti, invece di pensare a te stessa in primis. Ma nonostante tutto ti sei sentita orribile, solo perché non mi hai risposto.

Lei rimase senza fiato arrossendo per l'imbarazzo.

- ... e mi sono innamorato perché sei bellissima quando diventi rossa – continuò - e anche se non ti senti di dire niente, non voglio più forzarti in nessun modo. In questo momento mi basta averti qui accanto a me davanti a questa luna che mi permette di ammirare i tuoi occhi.

Miriana gli sorrise anche se avrebbe voluto trovare parole altrettanto belle per dirgli quello che provava lei, ma scelse di rimanere in silenzio.

Fece diversi respiri profondi dopo aver trattenuto il fiato a lungo e poi guardò la luna.

Cercò di imprimersi nella memoria quel momento, anche se era del tutto certa che non l'avrebbe dimenticato per tutta la vita.

Senza neanche rendersene conto cominciò a disegnare dei piccoli cerchi col pollice sul palmo della mano di Marco.

Lui dovette fare uno sforzo enorme per rimanere fermo: di sicuro lei non si stava nemmeno rendendo conto di quanto quel semplice gesto lo stesse facendo impazzire.

Avrebbe tanto voluto baciarla, ma forse lei non era ancora pronta.

Era una situazione complicata la loro e lei gli aveva detto chiaro e tondo che non voleva continuare, anche se era combattuta.

Miriana guardò le onde infrangersi sugli scogli per qualche secondo e d'un tratto capì: - Perché mi hai portata qui? – gli chiese improvvisamente.

- Penso che tu sappia già la risposta... - le disse.

- Immaginavo che fosse per quello che ho scritto il giorno che sei venuto in classe per la prima volta.

Lui annuì.

- Perché ti piace questo posto? Hai qualche ricordo particolare? – le chiese sperando che non le ricordasse qualche ragazzo.

- Mi ricorda la mia mamma – rispose lei abbassando lo sguardo per qualche attimo, ma poi si fece coraggio e si girò verso di lui per guardarlo negli occhi.

- Ci venivamo spesso insieme quando ero bambina e adesso che non c'è più, quando mi manca vengo qui e mi sembra di averla ancora vicino.

Lui le strinse la mano più forte e pensando a quanto dovesse essere stato terribile per lei perderla a quell'età, non riuscì a dirle niente.

Poi l'abbracciò. Si era ripromesso di non toccarla più ammenoché fosse stata lei a chiederglielo, ma fece uno strappo a quanto si era imposto per quella singola volta.

Era l'unica cosa che poteva fare in quel momento per farle capire quanto fosse dispiaciuto: in certi casi un gesto è meglio di una parola.

Rimasero a lungo così e in quel momento Miriana finalmente si rese conto di non avere nessuna intenzione di smettere quella follia.

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