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Prompt #2 Day

«Ehi, ragazzo... Sì, tu, vieni qui» Lo straniero si sta rivolgendo proprio a te, nascosto dietro il muro smangiucchiato dalla pioggia e dal vento.

Tu indietreggi di un passo, ma inconsapevolmente sbuchi la testa riccioluta ancora un po', sgranando gli occhi curiosi.

«Vieni qui» ti dice ancora, facendo un gesto con la mano.

È seduto sul bordo del pozzo, al centro della piazza deserta; è ricoperto di stracci, sembra, o di quelli che una volta erano abiti e che ormai sono solo brandelli di stoffa.

È mistero quel che percepisci, non timore: ti avvicini lentamente e scruti i suoi occhi, azzurri, come i tuoi.

«Chi sei?» gli chiede la tua voce da fanciullo.

Lui sorride: «Io sono te.»

La tua bocca si spalanca per la sorpresa, ma in cuor tuo sai di non essere meravigliato: è come se l'avessi sempre saputo. «Come può essere?» Prendi posto al suo fianco per ascoltare il suo racconto.

«Sei cresciuto in questo villaggio per molti anni, finché un crudele guerriero è arrivato con il suo esercito per saccheggiarlo» comincia a narrare il tuo te adulto.

Trattieni il fiato, sperando per un momento che sia un brutto sogno, ma sai che è la verità.

«Ha abbandonato queste terre, lasciando morte e carestia dietro di sé. Così hai deciso di partire, per trovarlo e vendicare la tua gente.» L'uomo fa una pausa, assicurandosi che tu lo stia ascoltando, poi continua: «L'hai inseguito, l'hai scovato, l'hai combattuto. Ma ti hanno fatto prigioniero e ti hanno torturato.» Si scopre gli avambracci e parte del torace muscoloso per mostrarti le sue — le tue — cicatrici.

«E come sono fuggito?» vuoi sapere; se lui è lì, in qualche modo devi essere scappato.

«Grazie a questa.» Lo straniero scosta il mantello e ne tira fuori una fiala di vetro, contenente una polvere scura. «Prendila» ti dice, affidandola alle tue piccole mani di bambino, «e custodiscila fino al giorno della tua partenza.»

«Cos'è?» La osservi affascinato: il vetro riluce al sole, la polvere al suo interno si muove scorrendo su se stessa.

«Alcuni la chiamano "polvere da sparo"» sorride, quasi divertito dal tuo sguardo innocente: «Ma stai attento quando la userai, mantieniti a debita distanza.»

Annuisci obbediente, convinto di aver capito qualcosa che in realtà non è ancora avvenuta. «Però non mi hai ancora risposto» insisti: «Come è possibile che tu... io... sia qui? Ora?»

Il te adulto ride ancora: «Mi ero dimenticato quanto fossi testardo.» Ti posa una mano sulla testa e ti scompiglia i ricci biondi: «D'accordo, ti racconterò tutto. Mettiti comodo.»


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