La storia che ancora non conosci ― Incipit Day #2 Day
Tra tutti i libri del mondo questo è il mio preferito, anche se non l'ho mai letto.
Come mai? Vediamo di spiegarlo.
Il suo titolo è "La storia che ancora non conosci".
La prima volta che lo presi tra le mani avevo cinque anni e non sapevo leggere, ma mia madre mi aveva abituato a una dolce tradizione: mi metteva a letto, mi rimboccava le coperte e, prima di spegnere la luce, mi leggeva una storia per augurarmi la buonanotte.
Una sera però mi mise tra le mani, minute e paffute, questo libro: mi sembrava così piccolo e sottile; aveva la copertina rigida e calda al tatto.
Sfogliai le pagine e annusai il profumo della carta immacolata; alzai la testolina verso mia madre: «Perché si chiama così?» le chiesi.
Lei sorrise e mi accarezzò i riccioli biondi: «Perché racchiude la prossima storia, quella che ancora non conosci.»
Un'esclamazione di stupore mi si dipinse in viso: «Me la leggi?»
Scosse la testa: «Posso raccontartela.»
Fu così che mia madre cominciò a raccontarmi la storia più bella che avessi mai conosciuto, piena di avventure, draghi e cavalieri, principesse da salvare e pozioni da preparare.
Ogni sera la tradizione continuava, con mia madre che mi metteva a letto e mi porgeva questo libro. E ogni sera avevo l'impressione che fosse più grande e più pesante, nonostante io diventassi più forte e più maturo.
Stavo crescendo e questo libro cresceva con me e, nonostante questo, mia madre mi raccontava la storia che ancora non conoscevo.
Ho incontrato molte persone nella mia vita, pronte a condividere con me momenti della loro vita, a raccontarmi la loro storia, una storia che ancora non potevo conoscere e, col passare degli anni, questo libro è diventato ancora più grande e pesante: più esperienze vivevo, più sentimenti provavo, più pagine andavano a rimpolpare questo magico libro, proprio per ricordarmi che molto ancora avrei dovuto conoscere e scoprire e vivere e provare.
Perché non l'ho mai letto, quindi?
Perché non ho mai potuto farlo, non ho mai potuto distinguere il tratto nero dei caratteri sul fondo bianco della cellulosa.
Perché tutto quello che conosco è già nei miei ricordi, mentre quello che non conosco non può essere già scritto.
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