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RIVELAZIONE

Cammino cercando di non fare rumore. Nella casa regna la calma e il silenzio. Harry è uscito da circa mezz'ora. Ho voluto aspettare un po' prima di tentare questa esplorazione. Non accendo neppure la luce del corridoio, nonostante fuori il cielo sia nuvoloso e qua non si veda quasi nulla. Sto attenta a non andare a sbattere contro nulla. La porta è vicina. Ho il cuore in gola. Mi ripeto che posso ancora tirarmi indietro. Resto un attimo immobile, poi inspiro a fondo. Devo farlo. Appoggio una mano sulla maniglia gelida, l'abbasso e spingo. Prego che non cigoli. La prima cosa che mi colpisce è il pungente profumo di rose. Mi fermo. La seconda cosa è la tenue luce che filtra dalla finestra. Mi sembra quasi di essere entrata in un altro mondo. Quasi non voglio girare la testa. Mi devo obbligare a farlo con tutta la mia forza di volontà. La stanza è piccola. Alla mia destra c'è la poltrona. Di fronte a me si trova un tavolino di vetro con sopra un vaso pieno di rose rosse. Inspiro a fondo e mi volto verso la poltrona. Vedo subito la mano femminile abbandonata sul bracciolo. Resto un attimo ferma. Potrei tornarmene indietro, potrei semplicemente ignorarla. Sarebbe la cosa migliore, ma so di non poterlo fare. Avanzo e supero la poltrona. Mi giro quindi a guardarla. È perfetta. Ha un viso bianco, liscio, privo di età. Due grandi occhi scuri spalancati circondati da belle ciglia nere. Lunghi capelli neri che scendono a boccolo. Ha un nasino piccolo e una boccuccia rosea a cuore. Indossa un abito bianco di pizzo e un paio di stivaletti dello stesso colore. È Claire, ma non è davvero Claire. È incantevole, la sarà per sempre. È una bambola. La fisso senza sapere cosa fare. Tutto mi aspettavo tranne che una bambola identica a Claire. Ho letto da qualche parte che nell'Ottocento le bambole venivano fatte con la fisionomia della bambina a cui venivano regalate. Quella bambola è identica alla Claire delle foto, solo che il suo viso è pacifico. Nessun pensiero infelice turba la sua mente. Quasi la invidio. Mi sento una sciocca. Cosa ci faccio qua? Faccio per dirigermi verso la porta, ma un'ombra mi blocca la strada. Harry è immobile davanti a me. Il viso è privo di espressione. Indietreggio, il cuore che minaccia di esplodere. Mi fissa senza dire una parola.  

-Io... - esordisco, ma poi non so cosa aggiungere. Non c'è niente che possa aggiungere.

-Non dovevi entrare qua- la voce è fredda, gelida come il ghiaccio.

-Scusa, mi dispiace- sono rossa, imbarazzata.

Harry mi fissa a lungo, poi scuote la testa. –Lei è Claire- dice infine, indicando con un cenno del capo la bambola.

Lo fisso senza parlare, aspetto che continui.

-Una volta conoscevo una ragazza di nome Claire- sussurra –lei mi amava, io forse non l'amavo così tanto... le ho detto che avevo bisogno di tempo e lei è scomparsa, se n'è andata- volta la testa e fissa la bambola –ho voluto che fosse identica a lei... speravo così che questo dolore avesse avuto fine-

Deglutisco. –La bambola... urla?- chiedo in un soffio.

Lui annuisce. –Ha un registratore incorporato... Claire prima di andarsene mi ha maledetto e chissà, forse speravo in questo modo di riottenere un po' di pace, mi sono punito da solo in fondo- mi sorride, ma non è un vero sorriso, sembra più una smorfia –ma da certe cose non si ottiene mai la pace-

-Lo sai che non è vero- mormoro. Non so cosa dire.

-Non ci credevo neppure io- sussurra.

-Ma ora ci credi, giusto?- chiedo, conoscendo già la risposta.

-Non riesco più a cantare da allora-

Resto in silenzio, non sapendo cosa dire. Non c'è nulla che possa dire.

-Su, scendiamo in cucina... non credo che questo sia il luogo adatto per parlare- con un cenno della testa indica la bambola, come se fosse reale.

-Va bene- sussurro. Questa stanza mi rende inquieta. Seguo Harry senza una parola. Non ci sono parole.

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