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12°capitolo: Alex


La sveglia suonò così insistentemente che mi costrinse ad aprire gli occhi. Erano le sette e mezza, ero così stanco che il mio corpo non aveva la forza di alzarsi.
Avevo un forte mal di testa, avevo bevuto così tanto la sera precedente in discoteca che nemmeno mi ricordavo di avere una ragazza nel mio letto. Le coperte azzurre erano tutte stropicciate e la luce del sole illuminava le pareti della mia stanza colorate di giallo.
Era passata già una settimana dalla morte di mia madre e invece di comportarmi come un bravo figlio diligente, passavo intere notti a sballarmi per le strade di Milano. Mi facevo schifo da solo. Mia madre non avrebbe mai voluto questo da me, ma io non riuscivo a essere come mi voleva lei, non ora che ero rimasto da solo.


Mi alzai, la svegliai e le dissi: «Ehi, svegliati, te ne devi andare da qui, mio padre non ti deve vedere. »Lei mi rispose mugugnando qualcosa di impossibile da capire, ma per fortuna dopo pochi minuti si alzò.

Successivamente mi infilai veloce come un razzo dei jeans presi a caso.

Dopo sentii un brivido partire dal collo e poi percorrere tutto il mio corpo.
Era il bacio caldo di quella ragazza, che la notte precedente, avevo fatto gridare come una pazza dal piacere, ma che ora io, neanche ricordavo. Mi faceva quasi pena.

«È stata una notte indimenticabile, spero che mi richiamerai. »mi disse tutta eccitata.
Io mi morsi il labbro inferiore e poi la baciai profondamente sulle labbra. Era davvero bella, aveva dei lunghi capelli rossi, pelle chiara e occhi verdi, un sedere niente male e un seno molto prosperoso, da farmi letteralmente impazzire.

«Ok, però adesso devi andare. » risposi stavolta più gentile, allora sbuffando prese le sue cose e se ne andò chiudendo forte la porta di casa.
Appena mi resi conto che ero rimasto solo, emisi un respiro di sollievo.

Arrivai a scuola, un po' in ritardo, ma niente di grave, saltai solo la prima ora.

Quando entrai, non vidi Angelica e subito mi sentii morire.

"Oddio gli è successo qualcosa per colpa mia?"Pensai terrorizzato.

«Annalisa, dov'è Angelica? Perché non è venuta?»Le chiesi preoccupato.
Annalisa scoppiò a ridere. Mi morsi il labbro dalla rabbia, la odiavo quando faceva la sua stupida risata, ma poi per fortuna mi rispose: «Non sapevo che ti interessasse quello che fa Angy, comunque se proprio ci tieni a saperlo, durante la prima ora l'ho chiamata e mi ha detto che era fuori con il suo fidanzato. »

«Cosa? Da quando Angelica ha un fidanzato? »Sbottai sconvolto. Dovevo essere solo io il suo ragazzo.

«Non ti deve interessare, è fidanzata e basta! »mi disse scocciata dalle mie domande.

«Chi è? Come si chiama?»Le domandai con tono molto serio.

«Non lo so, so soltanto che si chiama Vincent e comunque fatti gli affari tuoi!»Mi rispose arrabbiata, io sentendo quel nome, mi sentii sprofondare.

"Può essere proprio quel Vincent? O è solo una coincidenza?" Pensai sconvolto.
Poi i miei pensieri, furono interrotti dal prof di storia che mi disse con tono severo: «Alexander Rossi, vada al suo posto»

«Che coglione. » bisbigliai a Daniel quando mi sedetti al mio banco.
Se avessi potuto ucciderlo, lo avrei fatto all'istante, lo odiavo e lui odiava me.
Era invidioso della mia bellezza e del mio successo con le donne, visto che lui era brutto da far paura, con la sua testa pelata, con il suo nasone orrendo e poi era grasso e portava gli occhiali.

"Il solito sfigato che per vivere fa l'insegnante. " Pensai ridendo.

Passarono sei ore d'inferno e finalmente uscimmo da quella prigione.
Andai da due miei amici che mi chiesero: «Questa sera che fai? Vuoi uscire con noi? Andiamo a una festa»

« Sì, sì, va bene, ho bisogno di distrarmi un po'. »Gli risposi nervoso. Dopo li salutai e andai a casa di corsa.

Erano le sette di sera, mi ero appena svegliato, poiché quando arrivai a casa, subito mi gettai nel mio morbido letto e stanco mi addormentai.
Dopo un po', iniziai a vestirmi.
Ero stufo di restare a casa solo come un pazzo.
Successivamente uscii, mi recai dai miei amici che mi stavano aspettando e insieme andammo a quella festa.

Appena entrai, vidi dei ragazzi già ubriachi vomitare, la musica era assordante, le mie orecchie sanguinavano dal dolore. Subito mi buttai sopra l'alcool.

Iniziai a bere, non mi interessava niente, volevo dimenticare, volevo che il giorno successivo, appena mi fossi svegliato Angelica non sarebbe stata più fidanzata. Dovevo smettere di farmi paranoie era inutile, dovevo pensare alla mia vita non a quella degli altri. Così, cercando di pensare ad altro, andai da una ragazza che in quel momento mi stava mangiando con gli occhi e le dissi: « Se continui così, mi sciupi. » Era una frase troppo scontata perfino per me, ma fu la prima che mi venne in mente, per fortuna, superando ogni mia aspettativa, la ragazza abboccò.
Infatti si mise a ridere nervosamente.

"Chissà se con Angelica avrei ottenuto lo stesso risultato". Mi passai una mano davanti agli occhi come per scacciare quel pensiero, da quando quella biondina piagnucolona occupava ogni spazio della mia mente? Per distrarmi iniziai a osservare le curve formose della ragazza che avevo di fronte a me e dovevo ammettere che non mi dispiaceva affatto. Era graziosa, mi piaceva, aveva i capelli castani tendenti al nero, un sedere enorme, era alta, e aveva dei magnetici occhi verdi.
Così eccitato e convinto di voler dimenticare per un po,' tutti i problemi che mi assalivano, le presi la mano e la portai in una stanza al piano di sopra.

Quando finii scesi le scale e presi un altro bicchiere di liquore, ma mentre stavo andando fuori, un coglione mi urtò e mi fece bagnare i pantaloni. Allora pieno di rabbia, iniziai a picchiarlo con tutta la mia forza.

A un tratto però si mise male per me, perché i suoi amici arrivarono per aiutarlo, erano tre contro uno e cosi finii a terra.
Iniziarono a darmi pugni e calci, sentivo il sapore metallico del sangue scendere nella mia gola, quei bastardi mi avevano dato un pugno bello forte al naso. Quella tortura continuò fino a quando intervennero i miei amici e mi salvarono da quella situazione. Finalmente ero uscito da quell'inferno, però mi pizzicava un po' il sopracciglio destro, così andai alla mia macchina e mi guardai allo specchio. Ero orribile, avevo il viso tumefatto, un occhio gonfio, intorno al naso vi era del sangue ormai secco e il labbro inferiore gonfio e pieno di sangue.

"Quei bastardi me la pagheranno, nessuno si può mettere contro Alexander Rossi e sperare di uscirne illeso, nessuno!" Pensai sorridendo. Mi sentivo invincibile.

Tuttavia riflettei che forse era meglio scappare, mi sarei vendicato un altro giorno, quei bastardi mi avevano ridotto davvero male, ma mentre stavo aprendo lo sportello della mia auto per andarmene, mi fermai e mi ricordai che ero ubriaco, non potevo guidare.

"Cazzo!" Imprecai dando un calcio a una lattina. La mia casa era dall'altra parte della città, troppo lontana per andarci a piedi e troppo ubriaco per guidare. Senza riflettere decisi di andare da Angelica che abitava vicino alla casa dove un attimo prima, ero a "divertirmi".

Arrivai e iniziai a bussare e a gridare. Erano le undici, nessuno sembrava sentirmi, che cavolata stavo facendo? Sembravo un pazzo maniaco, forse sarebbe stato meglio andare a dormire per strada insieme ai topi. A un tratto sentii Angelica aprire la porta e io non sapendo cosa dire rimasi in silenzio a guardarla come uno scemo.

Come era bella, ero davvero uscito di senno? Che cosa ci facevo lì davanti a lei? Mi sentivo un coglione, l'avevo svegliata e con quale coraggio poi, non meritavo la sua bontà. Eravamo entrambi in silenzio a fissarci e nessuno dei due sapeva cosa dire. Lei era stupenda con i suoi capelli biondi arruffati e i suoi meravigliosi occhi blu che brillavano come due gemme preziose nella notte più oscura.

«Ciao Angy, scusa se ti disturbo, posso entrare?» Le chiesi singhiozzando, ero ubriaco e avevo avuto la sfacciataggine di voler entrare a casa sua come se niente fosse successo tra me e lei, che uomo orribile ero diventato.
Lei come risposta mi tirò un ceffone così forte che mi sentii rimbombare le orecchie.

«Ti sembra l'orario giusto per fare visite? Stupido mi hai fatto prendere uno spavento, credevo che fosse successo qualcosa di grave a mia madre, vattene, non voglio vederti! »Mi rispose più offesa che spaventata, chiudendomi la porta in faccia. Già, me lo meritavo, alcuni giorni prima l'avevo cacciata da casa mia, era giusto che mi dicesse quelle cose, e che a sua volta mi cacciasse.

«Angelica scusa, non volevo disturbarti, ma come vedi sono ubriaco e non posso guidare, non posso ritornare a casa mia, ti prego fammi...» Non riuscii a concludere la frase che un dolore lancinante percosse tutto il mio corpo. Angelica preoccupata aprì nuovamente la porta e vedendomi in quello stato pietoso, si dimenticò per un istante di odiarmi e titubante mi fece entrare. Mi portò nel suo letto e mi fece distendere.

«M... ma cosa ti è successo?»Mi domandò preoccupata guardandomi teneramente con i suoi occhi belli e profondi come il mare.
Io iniziai a ridere, ma il dolore mi fece subito smettere.

«Scusami Angelica per tutto quello che ti ho fatto, mi dispiace e comunque niente, non ti preoccupare, sono caduto dalle scale. » le mentii gurdandola anch'io teneramente, era davvero spaventata.

A un tratto la vidi piangere e mi disse:«Stupido! Credi davvero che ti creda? Lo so che di sicuro hai litigato con qualcuno, ti conosco troppo bene!»Mi urlò furiosa. Piangeva a dirotto e io le asciugai le lacrime con i pollici e poi la baciai teneramente sulle labbra e lei, anche se prima cercò di allontanarsi, vinta dalla mia insistenza, acconsentì al bacio.

«Ma cosa fai Alex? Lo sai benissimo che sono fidanzata! »Mi urlò adirata. Il mio bacio l'aveva colta di sorpresa, non era preparata a quel mio gesto fuori luogo e io vedendola in difficoltà sorrisi. Era bellissima e guardandola intensamente negli occhi, mi accorsi che le sue guance erano diventate rosse dall'imbarazzo.

«Ti ho baciata, che male c'è? Avevo voglia e l'ho fatto, ma non ti preoccupare lo lascerai subito, quel coglione non fa per te!» ribattei ridendo.

«Non credo proprio, io lo amo e non lo lascerò mai per te. Non farlo più ti prego. » Mi supplicò con gli occhi, era disorientata e spaventata, ma sopratutto non voleva innamorarsi di uno come me.

Però non capivo che male ci potesse essere in quello, io ne sarei stato immensamente felice. Così per tranquillizzarla le accarezzai i suoi morbidi capelli biondi e le promisi: «Tranquilla, non ci proverò più. »

Sospirò sollevata e poi lei, sentendosi più sicura, prese un materassino gonfiabile che si usava per il campeggio, un cuscino, una coperta e si distese a terra.
«Cosa fai? Non dormi con me?» le domandai deluso.

«Ovvio che no, accontentati che ti ho fatto entrare, ora buonanotte!» mi disse con tono severo e io non potendo ribattere spensi la luce e mi girai dal lato opposto. E prima di cedere al sonno, giurai che prima o poi lei sarebbe stata mia.

Spazio autrice:
Ciao ragazzi, allora? Che ne dite? Ma vi siete accorti per caso che Alex conosce molto bene Vincent? Chissà perché?
Vi è piaciuto il nuovo colpo di scena? Angelica e Alex hanno dormito insieme! E Vincent cosa dirà?
Beh se volete saperlo leggete il prossimo capitolo. A presto ciao!

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