19. "Speranza"
Due giorni dopo raduno tutto il team del mio ristorante per annunciare la chiusura del ristorante. Non sarà una cosa drastica, ma solo momentanea. Ho preso davvero in considerazione l'idea di Alex di modificare l'interno e ristrutturare questo posto.
Aver iniziato a decidere ora mi è anche tornato utile: ho passato del tempo con Alex, come facevamo prima di tre giorni fa, ma siamo entrambi così impegnati che non abbiamo sollevato in mezzo l'argomento "noi" o cose del genere. È un bene, perché dopo le minacce di Arthur non so proprio come reagire.
Ho tenuto quell'aggressione per me, non l'ho detto neanche a Leah o a mia sorella. Non voglio che si preoccupino, e poi è un mio problema, non loro. «Ho una notizia importante da comunicare.» Siamo nella sala dove ci sono i tavoli. Io sono in piedi a braccia incrociate, Leah è seduta vicino a Sabrina in un tavolo, Mika e gli altri dipendenti in un altro. «Questo posto chiuderà.»
Neanche ho il tempo di continuare, che tutti iniziano a parlare. Ci sono i «cosa?» sorpresi, i «siamo finiti in bancarotta?» e altre espressioni simili. Sabrina scoppia in lacrime, e Leah le dà un paio di pacche sulla spalla per farla smettere.
Per un attimo rimango sorpresa di quanto siano dispiaciuti tutti. Pensavo che fossi l'unica a soffrire perché questo posto non ha successo, ma non è così. Ognuna di queste persone tiene al mio ristorante tanto quanto me, e non lo vuole chiudere. Accenno un sorriso. «Se mi fate finire, stavo dicendo che il ristorante chiuderà momentaneamente. Più precisamente per tre o quattro settimane.»
Sabrina si asciuga le lacrime con il palmo della mano. «Perché? Perderemo anche quei due tavoli giornalieri che vengono a pranzo qui.»
«Questo posto diventerà molto più bello. Faremo una festa di inaugurazione, che significa pubblicità, e creeremo dei volantini. Avrete comunque lo stipendio, ovviamente.» Spiego, passandomi una mano tra i capelli e sorridendo.
Sono abbastanza positiva su quello che succederà a questo posto. Per la prima volta in tanto tempo ho un po' di speranza. Forse le cose andranno meglio. Leah mi viene ad abbracciare e ride. «Idea fantastica. Alex è compreso nel menù?»
La guardo male, mandandole un'occhiataccia, mentre tutti gli altri scoppiano a ridere e mi prendono in giro. Dopo aver chiarito gli ultimi dubbi, però, tutti gli altri se ne vanno. Oggi mi tocca iniziare a levare tutto. «Sicura che non vuoi una mano?» Mi chiede Leah, facendo spallucce. «Posso rimandare la mia uscita pomeridiana con la mia nuova conquista ed aiutarti.» È incredibile come si trovi un tizio diverso ogni settimana.
Alzo gli occhi al cielo. «Ma smettila. Va' e divertiti.» Leah mi ringrazia e dieci minuti dopo sono da sola. Sospiro e mi alzo le maniche della maglietta fino ai gomiti, poi vado in macchina per prendere gli scatoloni. Ne apro uno, e ci inizio a mettere i piatti. Smetto solo quando il mio telefono inizia a squillare. Mi sale l'ansia solo a vedere il suo nome sullo schermo del cellulare. Non vorrei rispondere, da un lato, ma dall'altro mi sentirei in colpa ad ignorarlo dopo tutto quello che sta facendo per me. «Alex?»
«Hey.» Chiudo gli occhi appena sento la sua voce. Mi ritorna in mente l'aggressione fatta da suo padre, così mi mordo il labbro. «Hai già parlato con i tuoi dipendenti?»
Prendo due bicchieri, bloccando il telefono tra la mia spalla e la mia guancia. «Sì. L'hanno presa tutti abbastanza bene. Ora sto iniziando a mettere tutto nelle scatole, come avevamo detto.» Non c'è stato più niente tra noi se non chiacchiere. Niente baci, niente abbracci. Invece di andare avanti è come se fossimo di nuovo due perfetti sconosciuti.
«Vuoi che ti raggiunto e ti aiuto? Sono già a casa, non avevo molto da fare, oggi.» Alex mi dice sempre che io sono molto più importante dell'azienda della madre sbarra del padre, ma è davvero così? Sarei il motivo per cui suo padre non gli darà ciò che lui più desidera. Non potrei mai perdonarmelo.
Eppure è così difficile lasciarlo andare. «Non preoccuparti. Credo di aver bisogno di un po' di tempo da sola.»
«Oh.» È ovvio che ci sia rimasto male, e mi mordo l'interno della guancia così forte che mi salgono le lacrime agli occhi. Perché quello stronzo doveva minacciarmi proprio ora? «Va bene. Ti va la pizza stasera? Un mio collega mi ha consigliato questo nuovo posto.»
«Perfetto.» Dico, chiedendomi se lui lo considera un appuntamento. Qui, dove mi ha chiesto di sposarlo "per finta", ora mi sta chiedendo di uscire nello stesso posto, solo per telefono. «Credo che tornerò tra un paio d'ore.»
«Ti aspettiamo.» Sorrido quando mi rendo conto che si sta riferendo anche a Pumba. Prima che possa dire altro, Alex ha chiuso la chiamata, ed io mi devo trattenere dal non piangere.
Lui mi piace, non ha senso negarlo. Mi sento attratta da lui fisicamente e psicologicamente. È dolce, simpatico e mi fa sentire bene. L'unico contro è suo padre.
Scuoto lentamente la testa per cercare di scacciare questi pensieri. Non dovrei pensarci, non ora per lo meno. Arthur ha detto che Alex deve continuare a dedicarsi all'azienda come prima, ma lui lo può fare anche se continua a stare con me. Solo devo essere più attenta e distante durante l'ora di lavoro.
Prendo una nuova scatola e ci infilo tutte le tovaglie. Nel mentre, ripenso a cosa sarebbe successo se avessi detto ad Alex di raggiungermi. Probabilmente non avremmo messo a posto niente. Lui si sarebbe avvicinato per aiutarmi con una scatola, le nostre mani si sarebbero sfiorate e neanche a saperlo ci staremmo baciando come se dipendesse la nostra vita.
Sono così distratta che un piatto mi cade dalle mani quando lo sto per mettere nella scatola. Borbotto una maledizione contro Zeus mentre mi accovaccio per raccogliere i pezzi bianchi del piatto. Uno è appuntito e mi taglia il dito, facendomi uscire del sangue. «Ma perché tutte a me.»
«Perché non puoi essere una sconosciuta sexy e anche fortunata.» Mi giro con gli occhi spalancati verso Alex. Questo è Zeus che mi punisce per aver borbottato contro di lui, io lo so. «Comunque è pericoloso lasciare la porta aperta mentre tu metti a posto così. Potevo essere un rapinatore, Penny.»
Sono a corto di parole. Gli avevo detto che sarei tornata a casa tra due ore, allora perché diavolo è qui? Alex sembra leggermi nel pensiero, e accenna un sorriso. «So che hai detto di voler stare da sola, ma lo dicevo anche io quando è morta mia madre, e in realtà non lo volevo davvero. Perciò che fidanzato sarei se ti lasciassi da sola quando sei triste?»
«Io...» Provo a dire, ma Alex mi stringe a sé. Appoggio la testa sul suo petto e sorrido sentendo il battito accelerato del suo cuore. «Non devi dire niente. Non so perché stai così e se non me ne vuoi parlare è okay, ma non pensare neanche un minuto che ti lascerò da sola.» Mi lascia un bacio tra i capelli e si allontana, sorridendo di nuovo. «Ora mettiamoci al lavoro: abbiamo un ristorante intero da sgombrare in due giorni.»
Un Alex ce lo meriteremmo tutti, ammettiamolo. Sono riuscita solo ora a finire di scrivere il capitolo, scusate se ci ho messo un po'. Comunque, per chi ancora non l'ha visto, ho pubblicato una nuovissima storia sul mio profilo. Si chiama "Stand by me" e mi farebbe piacere ritrovarvi lì 💕
Aggiornerò tra quattro giorni circa. Vi voglio bene, grazie come sempre per essere qui ❤️
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