16. "Sono un pesce fuor d'acqua in mezzo ad uno stormo di pellicani"
«Sorridi e stammi vicina.» Sussurra Alex, prendendomi a braccetto, non appena entriamo a casa di suo padre. La porta è spalancata e c'è un viavai mai visto di persone. Tutte in abiti eleganti, modi raffinati e sorrisi cortesi. Mi irrigidisco subito. Non mi sento a mio agio con queste persone. «Molti sono soci di mio padre, o almeno hanno aziende simili. Tutti snob miliardari che si credono chissà chi.» Mi spiega, bisbigliando in modo che solo io lo senta.
Ringrazio mentalmente Leah per avermi trovato all'ultimo minuto in vestito adatto. È lungo, così tanto che ho dovuto mettere per forza i tacchi per non inciampare, color rosa pastello. L'ha anche preso scollato sulla clavicola apposta, farneticando qualcosa sul fatto che devo almeno tentare di conquistare il cuore di Alex, parole sue. «Non sono fatta per questi posti.»
«Sei perfetta, Penelope.» Il mio cuore regge a stento l'emozione. «E se ti può rincuorare, anche io odio questi tipi di eventi. Soprattuto dal momento che c'è così tanta gente finta che mi sembra di star parlando con qualcuno che si è imparato a memoria le battute.»
Accenno un sorriso, ma si affievolisce quando vedo Arthur Torres dirigersi verso di noi. «Tu fammi segno se te ne vuoi andare prima. Posso fingere di inciampare sui tacchi e rompermi una caviglia.»
«Se non l'avessi già fatto, a quest'ora ti starei chiedendo di sposarmi.» Entrambi ridiamo, un po' troppo forte dal momento che alcune persone si girano verso di noi. Non ho mai esplorato la casa del padre di Alex: quando sono venuta qui la prima e l'ultima volta, dall'ingresso siamo andati direttamente in sala da pranzo. Mi stupisco di quanto sia grande il giardino, anche se non dovrei.
Arthur si ferma davanti a noi. «Sono felice che ce l'abbiate fatta. Penelope, sei incantevole stasera.» Mi prende la mano libera e la bacia, lanciando un'occhiata di sfida a suo figlio. Alex sembra infastidito e smette di tenermi a braccetto per circondarmi la vita con un braccio. La sua mano mi accarezza lentamente il fianco ed io trattengo il respiro. Vorrei proprio fingere che le cose tra noi non siano cambiate da quel bacio, ma non è così. Adesso sento le farfalle nello stomaco ad ogni nostro contatto fisico.
Arthur lascia la mia mano, ridendo lievemente. È palese che sia una risata finta, tuttavia. «Stai tranquillo, figliolo, non ti ruberò la ragazza. O forse hai bisogno che complimento anche te?»
«Fottiti.» Sbotta Alex, alzando gli occhi al cielo, ed io istintivamente porto la mano sulla sua. Deve calmarsi, se vuole ricavarne da questa storia.
Arthur ha un sorriso cortese incorniciato sulle labbra e si guarda lentamente intorno, per assicurarsi che nessuno abbia sentito. «Ti consiglio di tenere a bada il linguaggio, Alex.»
Decido di intervenire prima che la situazione degeneri. «Signor Torres, con permesso noi ci dirigiamo al buffet.» E anche se gli rivolgo un sorriso, mentalmente sto invocando Zeus e tutti i suoi fratelli per annientarlo.
Alex sbuffa non appena siamo lontani dal campo visivo di suo padre, senza lasciarmi la vita. «Gli volevo rompere il naso.»
«Ho notato.» Mi giro verso di lui e la mia fronte arriva al suo mento. «Ma ho bisogno che resti buono. Ricorda per chi lo stiamo facendo.» Mi riferisco ovviamente a sua mamma, e lui annuisce. Gli lascio un bacio sulla guancia ed il gesto lascia sorpresi entrambi. Devo ricordarmi che è okay farlo ora che stiamo in pubblico e dovremmo fingere di essere innamorati. Invece a stento non arrossisco. «Vado a prendere qualcosa da bere. Tu aspettami qui.» Ho l'impressione che mandarlo al buffet dove c'è la compagna di suo padre non è una buona idea.
Alex la pensa allo stesso modo, perché sposta il braccio dai miei fianchi senza troppe cerimonie. Arthur ha detto che avrebbe fatto bene alla sua immagine, ma non so quanto bene possa fare ad Alex stare qui tutto imbronciato. Anche se devo dire che vederlo in giacca e cravatta non è per niente un male.
C'è un barman dietro il bancone delle bevande, perciò chiedo la prima cosa che mi passa per la testa. Champagne. Sono digiuna, ma non m'importa. Tanto faccio figuracce sia da ubriaca che da sobria. Mentre aspetto ascolto la conversazione di due donne vicino a me e devo trattenermi per non fare una smorfia. Tutti argomenti superficiali ed entrambe si mandano frecciatine su quanto siano più ricche dell'altra. «Ecco a lei.» Il barman mi porge due calici di champagne e lo ringrazio sottovoce.
Quando mi giro per cercare Alex, vorrei averlo non fatto. Tre ragazze gli stanno parlando ed una di loro ha poggiato la mano sul suo petto. Non dovrei essere gelosa, non ho motivo per esserlo, eppure fremo di rabbia. In più sembro un idiota, qui in pubblico, a fingere un momento di amarlo e l'attimo dopo lui è tra le braccia di una sconosciuta.
Tutte e tre hanno vestiti che fasciano alla perfezione i loro corpi, visi angelici da togliere il fiato. Non mi stupirei se facessero le modelle. Io sono un pesce fuor d'acqua in mezzo ad uno stormo di pellicani. In questo caso, i pellicani sono tre, ed io sono incapace di muovermi e di fare qualcosa per salvare qualunque cosa ci sia fra me ed Alex. Sono sorpresa quando lui le sposta la mano, in faccia ha un'espressione infastidita. Trattengo un sorriso e mi avvicino, giusto in tempo per sentire Alex allontanare le tre ragazze. «Per la decima volta: mi sto per sposare. Non so quale siano i vostri problemi, ma dovete tenere le mani al loro posto.»
«Tieni.» Gli porgo lo champagne e fa una faccia sorpresa: probabilmente non mi ha visto arrivare. Sorrido in modo finto alle tre modelle davanti a me e cerco di non prenderle per i capelli a tutte e tre. «Possiamo aiutarvi in qualcosa? Io sono Penelope, la sua fidanzata.»
«Dobbiamo andare.» Quella che aveva la mano sul petto del mio finto-fidanzato prende le sue amiche per mano, ma non se ne vanno prima di aver lanciato un'occhiata a lui. «Ci vediamo in giro, Alex.»
Corrugo la fronte e lo guardo. «Le conosci? Pensavo ti stessero soltanto importunando.» Non mi sarei mai messa in mezzo, altrimenti, anche se sembrava infastidito dalla loro presenza.
«Vecchie compagne del liceo.» Fa spallucce. «Dire di conoscerle però è un parolone.» Annuisco e continuo a guardare le persone intorno a noi. Certe donne hanno vestiti lunghi e persino i guanti, mi sembra di essere in un film ambientato nel mille ottocento. «Vieni, ti presento ad alcune persone.»
Ed è così che passiamo le successive due ore: Alex mi presenta a dipendenti dell'azienda o soci, mentre io ascolto storie che mi raccontano loro. Così, mi sento a mio agio, ma tutto cambia quando ritorno a prendere altri due calici di champagne ed una donna mi rovescia per sbaglio il suo sul mio vestito. «Mi dispiace!» Si scusa subito, mortificata.
Scuoto lentamente la testa. Ci mancava soltanto questa. «Non si preoccupi.» Faccio segno ad Alex che vado un attimo in bagno, anche se non ho la più pallida idea di dove sia. Sono sollevata vedendo il lontananza Linda, la moglie di Arthur.
Non ho parlato abbastanza da avere una considerazione su di lei, devo ancora capire se mi è simpatica o antipatica, ma almeno so che vive qui. Sicuramente sa dov'è il bagno. «Ciao, Linda.»
«Ciao...» Mi guarda confusa, come se non si ricordasse chi sono. Ci vuole poco a capire che non si ricorda come mi chiama. «... cara. Ti stai divertendo?» Annuisco, anche se è una bugia. Per quanto sia piacevole la compagnia di Alex, dire che mi sto divertendo è esagerato. Diciamo che sto sopravvivendo. «Mio Dio, ma che roba è quella?» I suoi occhi sono puntati sul mio stomaco, dove c'è una macchia grossa quanto una mano.
«Già.» Mi schiarisco la voce, a disagio. «Una signora mi ha rovesciato il suo drink addosso. Puoi dirmi dov'è il bagno?»
Linda fa una smorfia. «Lo sai che la macchia rimarrà anche con acqua e sapone, no?» Ora non è più la signora che mi ha rovesciato lo champagne addosso ad essere mortificata, ma io. «Senti, ragazza, secondo me dovresti direttamente andartene. Questo posto non fa per te, e con quella macchia metteresti soltanto in imbarazzo il povero Alex.»
Sbatto le palpebre, incapace di comprendere a pieno le sue parole. «Cosa?»
Linda sfiora con i polpastrelli la collana che ha indossato stasera con le perle. «Questa è una specie di prova per Alex da parte di Arthur. E secondo te farebbe una bella impressione presentando la sua fiancée con un vestito macchiato e la faccia di una che si vuole buttare giù da un ponte?»
Sento la rabbia ribollirmi nelle vene, ma dalla mia bocca non esce nessun suono. Forse perché so, dentro di me, che Linda ha perfettamente ragione. Mi lancia un'ultima occhiata prima di girare i tacchi e andarsene, quando mi rendo conto che alla fine davvero non mi ha detto dov'è il bagno.
Cerco di nuovo l'ingresso per andare in giardino, ma vedo Alex che sorride e stringe la mano ad un uomo di qualche anno più grande di lui. I miei occhi poi passano sulla macchia del mio vestito. Mi mordo l'interno della guancia e mando un messaggio ad Alex, dicendo che mi sono sentita male e che sono tornata a casa prima.
Sta ancora parlando con l'uomo, per cui credo se ne accorgerà tra un po'. E in realtà non ho neanche intenzione di tornare a casa. Non quella che crede lui, comunque.
Mi dispiace Alex, penso, uscendo da quella casa. Ma i nostri mondi sono troppo diversi.
Scusate per l'orario, ma non sono riuscita ad aggiornare prima. Tutti vi aspettavate che attuavano il piano B, ed invece.... Secondo voi come reagirà Alex una volta scoperto che Penny se n'è andata?
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