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Capitolo 7

Davide si strofinò energicamente il viso con acqua gelida per svegliarsi, si sistemò i capelli e indossò velocemente la maglietta per l'allenamento.

In ritardo come sempre, scese le scale infilandosi le scarpe e cercando le chiavi della macchina in tutte le tasche. Ignorò il telefono che continuava a squillare e si precipitò nel cortile verso la sua Mini Cooper.

«Mister sono quasi arrivato. Sì... Ha ragione. Sì. È solo che... d'accordo». Gettò il telefono sul sedile passeggero e accelerò a tutta birra.

Arrivò quando gli tutti altri già stavano correndo in campo. Il mister gli lanciò un'occhiataccia e gli fece cenno di entrare.

Davide si affiancò a Manuel, che lo guardava ridendo.

«Piantala», borbottò Davide scherzosamente dando una gomitata all'amico.

«Stavolta ti uccide».

«Tanto sono le ultime due settimane per me».

«Che stai dicendo? Trasferimento confermato?».

«Sì. Ieri sono andato ad iscrivermi al nuovo liceo per l'anno prossimo».

«Quando pensavi di dirmelo?».

«È già abbastanza difficile per me, Manuel. I miei hanno aperto una filiale e ci trasferiremo tutti insieme».

«Ma ormai ti manca solo l'ultimo anno. Potevi rimanere qui almeno tu, fino al diploma!».

«Credo sia meglio così, Manuel».

Il ragazzo, abbattuto per la notizia appena ricevuta, continuò a correre con meno energia fissando il suolo davanti a sé. Davide era uno di quei tipi esuberanti che quando non ci sono fanno sentire la loro mancanza e Manuel si era divertito con lui sin dal primo anno di liceo. Insieme ne avevano fatte di tutti i colori, insieme facevano colpo sulle ragazze. Insieme si allenavano, suonavano e andavano a ballare quasi ogni sera.

E sebbene non sarebbe andato lontanissimo, era un gran brutto colpo perdere la vicinanza di un amico come lui.

«Il Mister lo sa?».

«Ci parlerò a fine allenamento, forse», disse Davide dandogli un buffetto affettuoso sulla testa. «Avanti, non fare quella faccia! Verrai a studiare giurisprudenza lì e prenderemo un appartamento insieme. Tanto non vedo l'ora di andare via di casa».

«Giurisprudenza la studierai tu! Io non ci penso nemmeno!». Risero insieme inseguiti dal fischio del Mister che richiamava al silenzio.

I ragazzi si fermarono per lo stretching. Manuel era pensieroso e Davide non sapeva come riportarlo su di morale. Il mister cominciò a dare indicazioni e i ragazzi alzarono lo sguardo verso di lui; Manuel notò una figura femminile seduta sulle panchine. Il sole dietro di lei le oscurava il viso e non riusciva a distinguerne i lineamenti.

Quando cominciarono i palleggi e la squadra si spostò sul centro campo, riuscì ad identificarla perfettamente: Greta!

Si avvicinò a Davide per metterlo furtivamente in guardia: «Guarda chi c'è», bisbigliò.

Davide si guardò intorno e, quando vide Greta, il mondo gli piombò addosso. Non la vedeva da una settimana, precisamente dalla catastrofica serata della festa in cui si erano lasciati con un acceso diverbio pubblico.

«Accidenti».

«Aspetterà che tu finisca l'allenamento».

«Non ho intenzione di parlarci».

«Non so perché ma... non vorrei essere nei tuoi panni!!», ridacchiò Manuel.

«Oh, piantala!», Davide gli diede una spinta scherzosa e riguardò verso le panchine.

Greta lo fissava senza sosta. Forse stava preparandosi il discorso un'altra volta sperando che funzionasse.
Era tutta la settimana che provava a chiamarlo e non faceva che inviargli lunghissimi messaggi di scuse e giustificazioni.

Davide era irremovibile. Non voleva più saperne di lei. La stessa che un tempo gli aveva fatto girare la testa, la stessa con cui aveva avuto la storia più lunga di tutte, ben sette mesi, ora era per lui un capitolo chiuso.

La guardava e si chiedeva come aveva potuto provare qualcosa per una ragazza così frivola e leggera. Forse per puro divertimento. D'altronde Greta era una delle più belle e popolari ragazze del suo quartiere e della sua scuola e Davide altrettanto.

Forse le cose erano andate così per pura routine. Il bello e la vip. La tipica coppia popolare di un quarto liceo.

L'unica cosa di cui era certo era di non averla mai amata. Forse solo ora si rendeva conto che non aveva mai provato più di una semplice attrazione fisica.

Pensava di essersi almeno affezionato dopo quasi un anno insieme. Ma nel guardarla in quel momento percepiva totale apatia. Attrazione. Sesso. Come per tutte le altre.

E lei era stata così stupida da pensare di fargliela sotto il naso. Davide era cresciuto fra i peggiori ragazzi del suo quartiere e non era certo facile ingannarlo. Aveva pensato di trattarlo come tutti gli altri uomini della sua lista. Era andata con un suo amico e dopo aver negato più volte ora era passata a milioni di giustificazioni per la sua azione.

Le cose che Davide odiava di più al mondo erano il tradimento e la menzogna. Da chiunque.

Non aveva provato gelosia. Non era così preso sentimentalmente da ingelosirsi di lei, ma aveva provato una rabbia incandescente per la bugia e per il disonore da parte di entrambi.

Odiava qualsiasi mancanza di lealtà. Se lei aveva intenzione di passare, come una farfalla, da un fiore all'altro poteva anche continuare la sua carriera brillantemente, ma non doveva mentirgli o far passare la cosa per un affare da nulla.

Anche i suoi amici sapevano che alla prima mancanza di sincerità avrebbero rischiato di interrompere ogni minimo legame con lui. Per questo motivo veniva rispettato da tutti quelli che aveva intorno. Non sarebbe stata una svampitella qualsiasi a mentirgli. E poi era una faccenda vecchia ormai. Un fatto successo a febbraio. Erano passati due mesi, Davide era stanco di tornarci su!

Il fischio del Mister segnò la fine dell'allenamento. Davide raccolse le sue cose per andare verso lo spogliatoio, fingendo di non vederla.

«Davide, aspetta».

Aveva voglia di ignorare quella voce supplicante alle sue spalle.
Si voltò a guardarla seccato. Non la vedeva da qualche giorno. Era bella. Disgraziatamente bella. Come sempre. Qualsiasi uomo arrabbiato avrebbe sentito crollare in sé ogni muro nel vedere quella bellezza acuta, fine e seducente.

Lei lo guardò con occhi languidi. «Davide dobbiamo parlare, non puoi continuare a sfuggirmi!».

«Credo proprio che non abbiamo più nulla da dirci, Greta».

«Ti stai trasferendo con la tua famiglia e nemmeno me lo fai sapere».

«Perché dovrei? E poi, perché sei qui? Fai aspettare il tuo nuovo ragazzo? Sempre che tu non abbia già cambiato! A proposito, salutamelo. Digli che mi dispiace di come ci siamo lasciati l'ultima volta e digli che in settimana mi faccio sentire».

«Davide smettila...».

«Ah, digli anche che ho cambiato numero ma gli manderò un messaggio così rimaniamo in contatto... Potrà venire a trovarmi nella mia nuova sistemazione».

«Davide! Ti prego! Non c'è più nulla».

Davide fece una smorfia derisoria. «Ah... di già? Peccato... Eravate carini insieme».

Greta si avvicinò a lui per cercare un contatto fisico sapendo che ciò lo avrebbe fatto cadere, ma lui la sorprese e si scansò.

Lei gli accarezzò la guancia. «Davide... non ti riavrò mai più?», gli chiese con gli occhi luccicanti per l'occorrenza.

«Credo proprio di no, Greta», la voce di Davide si ammorbidiva lentamente, preda del suo fascino irresistibile che per tanto tempo lo aveva catturato.

La sua carezza delicata sprigionava milioni di ricordi piacevoli. Aveva voglia di baciarla solo per sentire di nuovo il suo sapore.

Si avvicinò e lei gli sfiorò le labbra.

Poi riprese immediatamente il controllo di sé. Le scansò il braccio e allontanò il viso. «Vai per la tua strada, Greta», le disse riprendendo il borsone e voltandole le spalle per andare via.

«Davide... Ti prego!».

Il ragazzo accelerò il passo fuggendo dalla trappola di quei grandi occhi blu di cui un tempo era stato ammaliato e ignorò il suo piagnucolio che, tuttavia, non durò moltissimo.

Quando sentì che era lontana si voltò di nuovo a guardarla. Lei stava già andando via. Camminava lentamente, con elegante passo da modella. I lunghi capelli biondi svolazzavano abbagliati dalla luce del sole. Chiunque si girava a guardarla.

Davide provò l'ultimo leggero brivido. Poi la lasciò andare. Dimenticando, senza troppa fatica, quei sei mesi della sua vita passati con lei.

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