Capitolo 19
Cindy ebbe la sua conferma su Anita quando la vide ingerire una pillola antidepressiva dopo un'altra crisi di nervi. C'era stato un altro aspro litigio fra loro e, come sempre, si erano tutte ben coalizzate contro Cindy.Samantha stava ancora piagnucolando in giro per la casa.
Era successo tutto all'improvviso durante il pranzo. Samantha aveva iniziato a stuzzicare Cindy con battute di ogni tipo per vederla esplodere ma non ci era riuscita. Cindy quel giorno era colma di una smisurata pace interiore e nulla poteva smuoverla da quell'idillio cominciato due sere prima. Samantha invece, ce l'aveva a morte con lei. Vederla parlare con Davide aveva aumentato ogni complesso di inferiorità nei suoi confronti. Aveva cercato ripetutamente di infastidirla durante il pranzo e lei era rimasta calma e sorridente fin quando era riuscita a toccare il suo punto debole.
"A quanto pare tua madre non è riuscita nemmeno ad insegnarti l'educazione visto che nemmeno mi guardi in faccia quando ti parlo". Quando Cindy sentiva il nome di sua madre pronunciato da quelle donne non poteva frenare la sua ira. Quella mocciosetta viziata non sapeva un bel nulla di sua madre. Si era alzata in piedi e le aveva mollato un sonoro ceffone. Samantha l'aveva spinta indietro, si erano tirate i capelli e Cindy le aveva dato un pugno sulla testa. Samantha si era messa a piagnucolare e Anita, che in tutto quel delirio aveva invano cercato di dividerle, si scaraventò contro Cindy urlandole contro milioni di insulti e parolacce. Le aveva tirato a sua volta uno schiaffone e le aveva anche assegnato la punizione: per tutta la settimana sarebbe uscita solo per andare a scuola, doveva occuparsi interamente della casa, delle camere, della veranda, dei bagni e di riempire i nuovi armadi con i pacchi del cambio stagione.
"E chi sei tu per impartire ordini in casa mia?"
In tutta risposta Anita, con le sue dita lunghe e affilate, le aveva stretto il braccio in un pizzico lento e doloroso.
"Io sono la tua matrigna se vuoi. Oppure considerami quello che ti pare, ma una cosa è certa: tuo padre non c'è e io, come sua futura moglie e tua futura educatrice, sono la governante di questa casa. Quindi stabilisco io l'ordine e le regole, qui dentro. Non tollero in nessun modo la tua maleducazione. Sono stata sufficientemente chiara?" Le strinse il braccio sempre più forte e Cindy cominciò a gemere.
"Levami le mani di dosso! Vecchia strega raggrinzita". Aveva pronunciato questa frase con tutto l'odio che le pulsava nel sangue. Così Anita le aveva tirato un altro schiaffo e Cindy, in tutta risposta, l'aveva spinta indietro facendole quasi perdere l'equilibrio. Samantha non faceva altro che piangere, Anita aveva iniziato ad urlare in modo del tutto isterico e Cindy era corsa in salone. L'aveva sentita sbraitare per qualche minuto sbattendo le mani contro il tavolo e contro tutto quello che trovava. Poi più nulla. Si sporse aprendo di qualche centimetro l'uscio della porta del salone e la vide ingoiare la sua pasticca. Sentì per un attimo il suo odio sciogliersi in pietà.
Andò allo specchio e si toccò i capelli. Man mano che toccava le rimanevano ciocche in mano nel punto in cui le erano stati tirati dalla sorellastra.
Ci aveva messo tanto a far crescere i suoi capelli. Era riuscita ad ottenere una morbida e lunga chioma castana che faceva l'invidia di chiunque la vedesse.
Che male aveva fatto per meritare questi sfregi? Era rimasta zitta fino all'ultimo. Aveva pregato in silenzio perché Gesù la riempisse di calma e di pazienza. Certe frasi erano impossibili da tollerare.
Non era giusto che tutto questo accadesse in casa sua. Vedere i folti ciuffi di capelli a terra le provocò una crisi di pianto e disperazione. Per una sera aveva respirato il paradiso ma subito dopo era stata sfinita dalle sue conviventi.
Perché? Perché proprio a me, Signore? Perché la mia vita sembra andare a rotoli anche dopo che sei arrivato tu? E poi, guarda! Non ho più tempo per me stessa. Non faccio che andare a scuola e lavorare per queste tre sfaticate.
Si guardò attentamente allo specchio. Era dimagrita e aveva gli occhi leggermente affossati per la stanchezza. Si portò le mani al viso. Aveva le unghia mangiate e i segni visibili di incidenti domestici. Una scottatura su un polso, un taglio su un dito.
Perché doveva essere lei a portare il peso di tutto quello che stava accadendo? Perché non poteva essere un'adolescente libera come tutte le altre invece di convivere con tre orribili nemiche?
Si appoggiò sul divano continuando a massaggiarsi la parte ancora dolorante della sua testa.
"Gesù", disse a voce bassa, "non ho mai pregato fin ora... o almeno... dopo sabato sera... non ci siamo più parlati. Ci sono cose che non capisco. Non capisco perché hai portato via mia mamma che era una donna buona e generosa e invece fai vivere gente come questa. Non capisco perché mio padre debba comportarsi in modo cosi indifferente ai miei sentimenti e non capisco... perché Marco non va via una volta per tutte dalla mia vita, dai miei ricordi, dal mio cuore... e poi... pensavo che dopo sabato sera tutto sarebbe andato meglio, pensavo che potevo conservare quella pace e quella gioia tutti i giorni.... tutti i miei sogni sono ridotti in cenere, Signore! Mi senti? Puoi sentirmi? Sento che tutto viene bruciato nella mia vita... perché?"
Nessuna risposta. Aveva forse pregato nel modo sbagliato? Forse doveva tornare in chiesa. Da quanto aveva capito quella chiesa non era aperta tutti i giorni ma solo per le riunioni come quella del sabato precedente. E allora? Dove andare? Che fare per parlare con Dio?
Soffiò sulla ciocca di capelli che aveva davanti al viso. Si rannicchiò sul divano. Affianco a lei c'era la Bibbia che le avevano regalato. Quello era l'unico prezioso residuo di quella serata magnifica.
La prese fra le mani. Non sapeva nemmeno da dove cominciare. Jenny le aveva detto di aver evidenziato con un pastello rosa dei versi molto belli che sperava andasse a leggere. Aprì verso il centro. Sfogliò un po' fino a trovare una frase colorata di rosa.
...per darle un diadema invece di cenere,
olio di gioia invece di dolore,
il mantello di adorazione invece di un cuore rotto. Isaia 61
Di nuovo i brividi le pervasero tutto il corpo. Non aveva pochi secondi prima dichiarato "cenere" tutti i suoi sogni? Le parole entrarono in lei come una sottile spada impregnata di una potente medicina che si disperdeva velocemente nel suo cuore.
Qualcuno le aveva detto che la Bibbia è Spirito. Non ricordò chi fosse stato a dirlo né quale reazione aveva avuto a quella affermazione, ma una cosa era certa: non aveva mai avuto la sensazione, come in quel momento, di avere fra le mani un libro così misteriosamente vivo. Ebbe un fremito. Lo stesso Gesù di due sere precedenti era lì. Forse le stava accarezzando il cuore con quel libro e lui stesso l'aveva spinta ad aprirlo per poterle sussurrare quelle parole.
".. per darle un diadema invece di cenere..."
continuò a leggere l'intero capitolo; i temi erano sempre e solo guarigione, consolazione, promesse, amore, pace. Fra le lacrime di gioia le venne da sorridere. Iniziava a sentirsi adornata da diademi di gioia. Un piccolo diadema alla volta. Dentro di lei qualcosa stava cambiando. Le ore del pomeriggio passavano lentamente e la Bibbia guidava come un faro la sua strada verso Dio.
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