Capitolo 16
Quando si svegliò, Cindy riusciva a pensare ad una cosa sola: era sabato e aveva fatto una promessa a Jenny.
Non aveva nessuna voglia di uscire né tanto meno di andare con lei in quello strano luogo. Ma decise che non l'avrebbe delusa per nulla al mondo.
"Allora stasera passi a prendermi?" le chiese appena la vide entrare in classe.
"Ovvio! Alle 19.30, tieniti pronta".
"Dove la porti, Jenny?" Intervenne Carol mentre prendeva posto accanto a Cindy.
"Ad una serata per ragazzi .. La organizza la mia chiesa" rispose Jenny leggermente seccata dall'intrusione. Carol guardò verso Cindy e scoppiò in una fragorosa risata.
"E tu ci vai? Non ti ci vedo proprio in chiesa". Cindy sorrise, a dire il vero non ci si vedeva nemmeno lei. Non le piacevano le faccende religiose, né tanto meno andare in un luogo dove non aveva la più pallida idea di chi fosse presente e in cosa consisteva il loro "riunirsi". Se andava era solo per il gran ben che voleva all'amica e fu dispiaciuta per il tono con cui Carol la stava "snobbando"; prese immediatamente posizione per difenderla e si finse interessata.
"Beh... bisogna sperimentare prima di giudicare, no? Se ci vanno tanti giovani non sarà poi tanto male".
Gli occhi di Jenny guizzarono, lasciando intravedere un barlume di sollievo. "E se non fai la brava porto anche te!" disse ridendo a Carol.
"Ah, no grazie! La chiesa di certo non è posto che fa per me!" rispose la ragazza tornando seria e mettendo in ordine le sue cose sul banco.
Cindy guardò Jenny e sorrise. Poi, quando entrò il professore, si voltò verso la lavagna per iniziare a seguire la lezione di letteratura.
Anche su quel banco c'erano una marea di scritte, di cui la maggior parte erano opera sua: conteggio dell'orario al rovescio, faccine, cuori spezzati, tris, frasi smielate di canzoni, brevi dialoghi con Carol e versi di poesie celebri. Dovrei smetterla di lasciare il mio segno ovunque, pensò sorridendo.
Decise che avrebbe seguito con attenzione la lezione, quindi prese la penna in mano pronta a riempire la pagina di appunti. Tuttavia il professore si dilungò in una premessa che c'entrava ben poco e questo le fece perdere ogni tentativo di concentrazione. I suoi pensieri iniziarono a prendere il volo come uno stormo di gabbiani che sorvolano sul mare agitato. Nel suo cuore aveva gridato basta! al passato ma la depressione sembrava un ombra schiacciante che non voleva lasciarla andare. La avvolgeva col suo mantello oscuro fino a soffocarla. A volte con la tremenda nostalgia di sua madre, altre volte con il tormentato ricordo di Marco, misto a domande senza risposte e a ricordi che frustavano il suo orgoglio.
Si guardò le mani: aveva quasi smesso di avere cura di se stessa. Forse per il continuo dover lavorare in casa sua o forse perché non aveva più nessuna voglia di apparire bella e avvenente come lo era stata per un ragazzo che aveva gettato tutto nel cassonetto, scegliendo un'altra al suo posto. Aveva smesso di mettere lo smalto sulle unghia, la crema sulle mani e l'olio sulle punte dei suoi bei capelli lunghi e ondulati.
Si era lasciata andare. Sul polso aveva anche la cicatrice di una scottatura fatta con il ferro da stiro. Passava ore a stirare i vestiti di cinque persone. Stava buttando la sua vita? Come sarebbe andata avanti? Sempre così? Fare la schiava per tre perfette sconosciute per proteggere la sua vera famiglia e la casa dove era cresciuta? E l'amore? Se Marco era stato capace di una crudeltà simile, quale ragazzo poteva meritare fiducia? Domande... domande... futuro incerto... passato crudele trasformatosi improvvisamente in incubo... presente orribile.
"Vieni allo School Party?" Carol interruppe bruscamente quel vorticoso turbine di pensieri.
"Sì... credo proprio di sì. Ho bisogno di distrarmi!"
"Mettici una pietra sopra, Cindy; bisogna andare avanti. Non ti meritava!" Cindy sorrise debolmente. Tutti bravi a dire vai avanti. Aveva voglia di chiederle: Su cosa la metto la pietra, precisamente? Non so precisamente quale, fra tutte le maledette circostanze che sto vivendo, mi fa più male! Nessun tipo di pietra può coprire questo vuoto vertiginoso che mi sta lasciando questa vita che è appena diventata orribile.
Si poggiò la testa sulla mano tamburellando la penna sul banco. A ricreazione molti studenti si ritrovarono davanti alla locandina dello School Party che era stata appena appesa sulla vetrata dell'ingresso. C'erano anche volantini sparsi ovunque. Cindy ne raccolse uno. Le feste in discoteca, soprattutto quelle scolastiche, erano l'ultima cosa alla quale aveva voglia di partecipare. Sicuramente ci sarebbe stato Marco con la sua nuova ragazza, Samantha con il suo stormo di oche a sculettarle dietro, gli occhi addosso da parte di tutti quelli che non l'avrebbero vista accanto a Marco e tutti i vecchi amici che non aveva voglia di incontrare.
"Va tutto bene?" una voce maschile parlò alle sue spalle. Si voltò di scatto. Dietro di lei c'era il ragazzo contro cui aveva urtato due giorni prima dopo che suo padre le aveva dato la "bella" notizia del suo matrimonio. Desiderò sprofondare e cercò immediatamente dentro di lei qualche risposta da dare al volo per giustificare quel pianto isterico con il quale lui l'aveva vista andare via da scuola.
Sì... grazie!" sorrise avvampando sempre più. "L'altro giorno ero... sotto tensione... per un voto!"
"Ah, capisco! Non preoccuparti! Ti ho riconosciuta e volevo sapere come andava! L'altro giorno mi è dispiaciuto non poter fare nulla..."
"Oh certo. Ma... va tutto benissimo". Cindy si morse il labbro inferiore. Che stupida! Che scusa stupida!
"Vedo che hai il volantino. Vai anche tu a ballare?"
"Sì... solitamente... mi piace..."
"Anche io ci sarò". Davide le sorrise. Cindy sentiva ogni barriera a terra. Non aveva trovato una buona scusa e continuava a non sapere cosa dire. Voleva svincolarsi immediatamente da quel momento di imbarazzo e chiuse rapidamente la conversazione.
"Bene! Allora ci vedremo! Mi ha fatto piacere conoscerti". Gli porse la mano in segno di saluto e lui ricambiò, incuriosito dalla fugacità della ragazza.
"Non ci siamo nemmeno presentati ma... anche a me ha fatto piacere. Ci rivediamo allora... ci conto..."
La guardò salire le scale. Era una ragazza particolare e qualcosa di incomprensibilmente intrigante la rendeva diversa da tutte le ragazze che lui conosceva.
Mise in tasca il volantino e tornò a sedersi sulla sedia di fronte all'ufficio, in attesa di parlare con il preside per il cambio delle materie. Da quella posizione poteva vedere quasi tutti gli alunni del liceo classico bazzicare fra il cortile ed i corridoi. Ripensò per un attimo alla mattina in cui quella ragazza aveva urtato contro di lui. Non era un voto. No! Erano gli occhi lacrimanti che velavano un pozzo profondo di sofferenza.
Chiamarono il suo nome ed entrò in ufficio.
** *
In fondo all'atrio, Samantha e Roberta avevano assistito alla scena per filo e per segno. Avevano capito che probabilmente i due si erano presentati e che parlavano del party. Samantha ebbe un fremito dentro di lei.
Sebbene non l'avrebbe mai ammesso, era tremendamente invidiosa di Cindy sin dal primo momento in cui l'aveva vista. Era bella anche nella sua pura semplicità. Era bella quando i suoi lunghi capelli ondeggiavano liberi senza una piega, quando dalle sue magliette larghe e lente si intravedeva un corpo bellissimo ed era bella nelle espressioni del suo viso pulito e profumato solo da acqua e sapone.
Se lui si fosse innamorato di lei non sarebbe mai riuscita ad accettare questa sconfitta. E sua madre? Come l'avrebbe presa? Davide Berlisi con Cindy? No! Le aveva anche comprato un vestito bellissimo. Era costato un sacco e avrebbe fatto l'invidia di tutte. Non poteva deluderla. Il principino Berlisi era suo. Sarebbe stato un colpo perfetto. Bello, desiderato da tutte, sfondatamente ricco e con i genitori titolari di sua madre. Cindy, con quell'aria da povera bambolina sciupata doveva solo levarsi dai piedi. Al più presto. Non avrebbe dovuto partecipare alla festa per nessun motivo al mondo!
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro