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Capitolo 11

Alex sbuffò martellando le dita sul mouse del computer. Internet come al solito aveva prosciugato troppo del suo tempo. Inizialmente l'aveva solo aperto per una ricerca di storia. Poi YouTube, Facebook e altre sciocchezze avevano come al solito richiamato la sua attenzione. Aveva passato circa mezz'ora a chattare con diversi amici per informarli che dall'anno seguente avrebbe cambiato scuola.
"Prima che tu vada via vorrei darti una cosa. Ci tengo molto". Quest'ultima frase scritta da Samuel lo spiazzò per un momento. Alex aggrottò le ciglia. Erano compagni di classe dal primo superiore... cosa mai doveva dargli dopo quattro anni?
"Mi fai paura" rispose aggiungendo qualche emoticon scherzosa.
"Non è droga. Puoi starne certo :)"
"Bene... oggi vieni all'allenamento?" "Sì, certo! Ci vediamo lì allora?"
"D'accordo".
"A dopo".
Chiuse il computer e mise a posto i libri. Non aveva nessuna voglia di studiare. Era riuscito a stare incollato alla scrivania due ore ed era già abbastanza inusuale.
Pensò a quando aveva litigato con sua madre tre anni prima per Samuel. È l'unico ragazzo normale da quando mi porti in casa i tuoi amici, Alex. Sarebbe meglio che inizi a frequentare gente come lui piuttosto che quegli sbandati! Non mi piacciono, te l'ho sempre detto. Avevano litigato così tanto quel pomeriggio del suo primo superiore che Alex aveva quasi iniziato a non volere più vedere Samuel. Invece poi, fra una risata e un'altra, erano diventati ottimi amici.
Un mondo di vite del tutto differenti li divideva. Ma qualcosa continuava a mantenerli uniti. Alex il pomeriggio se ne stava con i suoi amici in piazza o nel loro bar di ritrovo fra giri di canne e bevute.
Samuel si asteneva sempre dalla loro compagnia e Alex non ne aveva mai compreso il motivo. "Sarà perché non fumi e ti senti a disagio?" Gli aveva chiesto un giorno. "No, frequento altri amici e facciamo altre attività". Alex non gli aveva mai chiesto cosa intendesse ma si era sempre chiesto che razza di attività facesse con i suoi amici. Sicuramente però, erano passatempi migliori dei loro, che nella loro ripida discesa verso il basso, continuavano a sporcare la loro vita.
Samuel era un buon aiuto per lui. Aveva ottimi voti e più volte era stato la sua salvezza nelle interrogazioni all'ultimo minuto o nei compiti in classe nei quali Alex non aveva mai aperto il libro. E così era andata avanti la loro amicizia. Due mondi differenti ma complici compagni di banco.
Ammucchiò i libri in fondo alla scrivania. La villa era vuota. C'erano solo i cani in giardino.
Odiava quel silenzio. Il silenzio lo faceva sentire vuoto e aveva bisogno di riempirlo a tutti i costi.
La noia è desiderio inappagato di felicità. Era la scritta sul muro affianco all'armadio. Aveva letto questa frase da qualche parte e ne era rimasto tremendamente colpito ed affascinato. Ci si era identificato perfettamente. Suo fratello era esuberante e frenetico. Alex era sempre stato quello più silenzioso e malandrino. Davide riempiva la sua giornata di attività e a scuola riusciva a cavarsela molto meglio mentre Alex sfidava tutto e tutti con maliziosa arguzia. Non aveva mai agito per cattiveria. Era solo
infelice. Sentiva che nulla delle cose che aveva riusciva ad appagarlo. Tutto qui.
La sua famiglia era una delle più benestanti della città. Aveva soldi, bellezza, salute, vestiti delle migliori firme, l'ultimo modello di cellulare, ogni sorta di ragazze a disposizione, amici in ogni angolo e distrazioni di ogni tipo.
Il problema era che in pomeriggi come quelli, di totale silenzio, riassaporava tutto il senso di infelicità che tornava a galleggiare nella sua anima quando tutto il resto taceva.
Infelicità oppure... vuoto. Vuoto interiore. Vertiginoso, buio, profondo, vuoto interiore. Né il sesso, né il fumo, né l'alcol, né le discoteche, nulla appagava quel fitto intersecarsi di convulsi e frenetici pensieri di solitudine.
Con il borsone sulle spalle e una mano in tasca percorse il lungo viale fino alla piazza. Mancava un'ora prima che passasse l'autobus ma non poteva più stare in casa.
Sperò di trovare qualcuno al bar ma era troppo presto. Anche in piazza c'era il silenzio del primo pomeriggio. La quiete lo innervosiva tremendamente.
** *
"Sai cosa ho scoperto?" urlò Samuel dalla doccia accanto. "Nella scuola che frequenterai c'è mia cugina!"
"Bene, è bella almeno?"
Samuel scoppiò a ridere.
"Certo che lo è! È mia cugina!"
"Se ti somiglia non ho buone speranze! Passami l'asciugamano!"
I due ragazzi uscirono dalle docce quasi zoppicanti.
"Oggi ci ha fatto lavorare di brutto! Sento già l'acido lattico". "Che fai dopo? Ci prendiamo qualcosa da bere?"
Alex guardò l'amico scrutando il suo sguardo e i suoi movimenti. Sorrise divertito dallo strano imbarazzo che trapelava dal suo viso.
"Sembra che tu stia per farmi qualche strana confessione. A proposito, hai portato la cosa che devi darmi?"
"Sì... appunto... andiamo a prenderci da bere e ne parliamo"
"Accidenti, cominci davvero a farmi paura".
Il sole declinava dietro i palazzi. I due amici, sfiniti e appesantiti dai grossi borsoni, si avviarono verso il bar per concludere la loro faticosa giornata.
L'aperitivo durò più del previsto. La conversazione fu lunga ed impegnativa. Tornarono a casa tardi e Alex aveva fra le mani un oggetto di cui non sapeva esattamente cosa farsene.

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