Strappo
Quella notte, al contrario del solito, era riuscita a dormire perché con la presenza di quel ragazzo le guardie preferivano non fare cazzate e per la prima notte da tempo ormai le urla non riempivano i sotterranei di quell'orrido palazzo. Alla mattina, però, Ghedwes rimase decisamente stupita di cosa Manaleb era riuscito a fare. Quel buco scavato nella roccia, che era la sua cella, era diventato accogliente. In un angolo c'era della paglia e probabilmente l'aveva chiesta Manaleb per dormire. Ce n'era dell'altra vicino alla strega che la guardò incuriosita. Il pavimento era stato perlomeno spazzato con una scopa. Le infiltrazioni dal soffitto tamponate. Non capiva da dove potesse arrivare tutta quella roba, ma soprattutto dove era finito Manaleb. Dopo un po' entrò nella cella parlottando con qualcuno.
- Dove diamine eri finito!? - Gridò Ghedwes tendendo le sue spesse catene il più possibile.
- Ho sistemato un po'-
-Lo vedo!-
-Ti piace? -
-Emm.... sì ma come hai fatto?-
-Un patto con il ragazzo dagli occhi verdi-
-Cosa!? Ma sei completamente bruciato?!-
-No!-
-Cosa vuole? -
-Che tu e io gli parliamo un po' della nostra vita-
-Solo questo?-
-Sì-
Ultimamente non capiva più niente, le guardie calme, un paffuto uomo che ottiene tutto, un cadetto che non vuole niente. Che casino, comunque ancora quattro giorni e sarebbe morta quindi poco importava. Per finta certo, ma sarebbe morta. Era tutta indolenzita, ma perlomeno aveva dormito un po'. La porta si aprì e Ghedwes sussultò e si strinse verso il muro mentre Manaleb sembrava solo incuriosito.
-Il sono il cadetto Albeheret. E voi ora mi parlerete di qualcosa riguardante la vostra vita-
-Cosa ci dai in cambio?-
-Ragazza, che ne dici di una doccia?-
Guardò la strega con aria di sfida e un ghigno che deformava quel viso così bello e proporzionato.
-Sì e magari anche calda!-
-Se ti fa piacere!-
Ghedwes stava per fargli del male, non ne sapeva neanche il motivo, ma sentiva il bisogno di aggredirlo. Non sopportava che un semplice cadetto rispondesse in un simile modo ad una "I". Le "I" erano rispettate anche fra i magici, con che coraggio un umano osava non rispettarne una?
-Vi prego! Posso raccontare io?-
Entrambi guardarono perplessi Manaleb che si agitava seduto nel suo angolo. Poi il cadetto, che prima era chino su Ghedwes, si spostò sovrastando Manaleb che deglutí rumorosamente.
-A me non interessi tu, ma la ragazza-
Ghedwes iniziò a ridacchiare. Il soldato le sembrava tanto buffo ed ancora non capiva perché si si comportava così. Il soldato stava per saltarle addosso, ma si trattenne con uno sforzo di volontà. Come poteva una prigioniera essere così insolente verso le persone che la mantenevano in vita?
-Avanti! Se vuole iniziare lui pazienza! Parlerò anche io non ti preoccupare troppo, caro soldatino!-
Al ragazzo ribollí il sangue nelle vene e il groppo di insulti che aveva in gola stava per liberarsi, ma respiró a fondo ed irritato acconsentì all'infantile richiesta dell'uomo grassottello che sussurrava migliaia di "ti prego" nella speranza che servisse a qualcosa.
-Vi parlerò di quando sono stato portato qui.
Era mattina. Io ed i miei figli Chatre e Destryt giocavamo a rincorrerci in mezzo all'erba alta. Destryt, che era il più piccolo, sparì all'interno di essa ed io preoccupato iniziai a cercarlo-
Si leggeva la preoccupazione di quel momento dall'espressione del suo viso. Il ragazzo sembrava annoiato e chiaramente poco interessato mentre Ghedwes era curiosa di sapere cosa ci facesse in quella cella con lei un personaggio simile.
-Il mio adorato figlio iniziò ad urlare e quando lo rividi era tra le braccia di un soldato e si dimenava in preda alla paura. Guardai il soldato ed avvicinandomi notai una figura alle sue spalle: Themte. Mia moglie Themte. Chiesi al soldato di ridarmi mio figlio e lo ringraziai per avermi aiutato a ritrovarlo, intanto Chatre era corso ad abbracciare Themte, ma quando lui tentò di staccarsi e tornare da me la donna lo trattenne per il braccio facendogli addirittura male.
Io li guardavo stupito ed agitato mentre Destryt continuava ad urlare. Chiesi spiegazioni e affermai che rivolevo il mio bambino, ma il soldato si limitò a sghignazzare ed a infastidire il mio caro figlioletto. Themte si avvicinò al soldato prese Destryt per mano e disse semplicemente "uccidete questo sporco magico!" Il soldato si avvicinò a me ed io iniziai a scuotere la testa. Non volevo credere che mia moglie mi avesse tradito. Così le chiesi il motivo del suo tradimento, volevo almeno sapere cosa le avevo fatto di male per meritarmi questo trattamento. Lei fece finta di non sapere per salvarsi, ma Themte sapeva perfettamente che mi riferivo a quello che le avevo detto prima di sposarci. Lei sapeva che io sono un magico, ma ha negato e per poco non si salvò. Il soldato era insospettito dal suo comportamento così chiese come faceva a sapere che io ero un magico. Non seppe rispondere e fu così condannata anche lei, come me, al patibolo e portarono via anche i miei figli-
Si tolse i tondi occhiali che portava e li pulí con un vecchio fazzoletto. Stava piangendo e probabilmente non avrebbe voluto andare avanti, ma decise di farlo comunque perché dopo un attimo di esitazione riprese il discorso.
-Io, Themte e i bambini fummo portati qui, tutti condannati a morte. Era orribile vedere le guardie picchiare a sangue la donna, che nonostante il tradimento, amavo. I bambini morirono di malattia dopo soli quattro giorni e Themte si sacrificò per me. Delle guardie erano arrivate per picchiarci, come sempre, ed io ero in fin di vita così lei venne picchiata a morte al posto mio. Il giorno dopo mi diedero da mangiare e mi curarono perché sarebbe dovuto venire un controllore, ma visto che secondo le guardie ero comunque troppo concio mi hanno sbattuto qui, con te. Il giorno in cui sono arrivato si riferivano a Themte quando dicevano chissà se anche questa ti salva. Ma ho notato che qui non passano spesso quindi non dovrei avere bisogno di altro aiuto-
Ghedwes scoppiò a ridere, non riusciva a trattenersi.
-RIDI DELLE DISGRAZIE ALTRUI CON COSÌ TANTO GUSTO!?-
L'uomo era rabbioso e sconcertato allo stesso tempo. Pensava che la ragazza avrebbe capito visto che era una magica anche lei, ma forse si sbagliava, forse era una solitaria senza emozioni.
-Io sono qui da due mesi e dieci giorni circa. Sono viva per miracolo visto che quelli rinchiusi nelle celle dell'ultimo piano interrato sono quelli trattati peggio!-
Il ragazzo, Albeheret, era confuso e notevolmente contrariato da quell'affermazione. Non voleva credere che le guardie facevano quello che volevano all'interno delle segrete e stava per ribattere, ma la ragazza riprese parola.
-Comunque tocca a me. Cosa volete che racconti?-
Ghedwes osservò con noncuranza i due passando dall'uno all'altro con lo sguardo. Il cadetto decise per entrambi.
-Parlaci di casa tua-
-Casa... casa... sai che non ricordo molto la mia casa? In effetti io a casa ci sono stata poco. Ci proverò, ma in cambio voglio una luce per la mia cella-
-Ok ma ora parla! -
-Quello che ricordo risale alla mia infanzia. Molto, ma molto più a nord di qui. Oltre le montangne crescono alberi immensi con tronchi larghissimi e altissimi i cui rami partono tutti dallo stesso punto e si sviluppano per un certo raggio in orizzontale, quasi parallelamente al terreno. Su queste enormi superfici legnose sono costruite le grandiose città di Mantrok, Dempre e Satyum, su quest'ultima sono nata e cresciuta fino a sette anni. Poi mi venne affidata la mia lettera. Dalle mie parti è così, quando sei abbastanza forte vai in una delle tre grandi biblioteche degli scribi e ascolti i testi. La sensazione più bella che avessi mai provato. Trovare il mio opposto.
§°§°§°§
Sarasarasalve gente biribippante ed abitanti di Statyum!
Ringrazio Ellyma per i consigli e correzioni e non so come sdebitarmi. Spero vi piaccia e... bo fate come volete con i commenti e, sempre se vi va, pigiate la stellina che di certo non fa male.
Va bene così secondo voi?
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro