Corvo in trappola
Era seduto nella sua nuova cella a leggere un piccolo libricino. Stava così bene, era quasi felice di trascorrere nelle prigioni il suo ultimo giorno di vita. L'unica cosa che rendeva quel giorno meno piacevole era l'odio per i due ragazzi che gli avevano tenuto compagnia in quei giorni. Non poteva fare a meno di pensare che entrambi erano un disonore anche se non ne ricordava il motivo. Non sapeva se quello sarebbe stato il suo ultimo giorno da vivere oppure no, ma certamente era un bel giorno, fino a quando non la vide. Incatenata, e un po' sanguinante. Gli sfilava davanti a testa alta con l sguardo fiero, annebbiato e ceco di orgoglio, fisso sul suo scopo. Fino a quando non lo vide, in quel momento, solo in quel momento, cambiò espressione e si rivelò per quello che era.
_:_:_:_:_:
Per riuscire a scappare aveva promesso la sua carne ai corvi.
I corvi erano diventati infidi con il passare degli anni. Se alla sera, quando si ritrovano, uno di loro è ferito e sanguina gli altri lo uccidono e lo mangiano. Il principio da sapere per richiamare un corvo si basa su questa loro caratteristica. Al posto di trovarsi alla sera ed uccidere un possibile compagno sanguinante i corvi si recano sul luogo da cui è stato lanciato il richiamo grazie al sangue e ricevono dal corvo messaggero, in cambio dell'aiuto, la promessa carne una volta che il magico muoia.
Ghedwes quel giorno aveva perso una mano ed in tutta la sua vita aveva perso un braccio.
Doveva essere veloce se voleva arrivare a palazzo durante il cambio della guardia ed entrare senza farsi vedere. Non sapeva perché all'improvviso aveva tutta quella voglia di salvare Manaleb. Si sentiva in dovere di aiutarlo a tutti i costi, forse perché lo aveva abbandonato. Era quasi arrivata, le guglie del palazzo in stile gotico si innalzavano sul profilo della città alta ed il profumo delle cene delle persone le inebriava le narici, specialmente quando, saltando da un balconcino all'altro, passava vicino ad una cucina o ad una sala da pranzo. Improvvisamente una corda le si arrotolò attorno alla caviglia. Dei soldati dalla strada l'avevano vista e le avevano lanciato corde e reti per catturarla. Con un movimento veloce la ragazza tagliò la corda e saltò dal balcone ove si trovava alla strada e nel mentre un'altra corda si avvolse attorno al suo braccio destro. Con uno scatto del braccio tirò il gracile soldato che cadde a terra di faccia. Estrasse velocemente il suo pugnale senza filo ed in un attimo colpì allo stomaco due dei soldati più forti. Si voltò di scatto ed attaccò con un calcio uno che voleva prenderla alle spalle, si abbassò velocemente per evitare un colpo diretto ed afferrò il braccio del soldato dal quale si allontanò rapidamente per poi avvicinarlo a se altrettanto velocemente dandosi lo slancio in avanti e spingendo i soldati l'uno contro l'altro. Iniziò a correre ma una voce la richiamò. Albeheret aveva appena svoltato l'angolo e con il fiatone la implorava di evitare la sua folle prospettiva.
-Scappa ti prego!-
Ghedwes non sapeva cosa fare, voleva salvare Manaleb ma era conscia del fatto che le sue azioni erano da pazzi. Ma non lo avrebbe abbandonato. Fece una smorfia quasi di dolore e gridò ad Albeheret -Non posso!- Ricominciò a correre, per strada, fino a quando non arrivò nella piazza.
Decine e decine di soldati l'aspettavano lì e l'avevano rinchiusa sbarrando le vie d'accesso con altrettanti soldati armati. Non poteva eseguire un altro richiamo, averlo usato tre volte in tutta la sua vita era stato sufficiente. Non poteva volare, non poteva finché non fosse tornata ad essere un covo vero. Non poteva scappare, non solo perché era in trappola ma anche perché non se lo sarebbe mai perdonata. Rimaneva solo combattere e lo fece, combatté fino allo sfinimento, ferendo e ferendosi, abbattendo soldati senza crollare mai, ma tutto ha un limite, anche lei.
Arrivarono in cinque, e la presero, senza molti problemi. Era stanca, ferita, sola e confusa, cinque uomini freschi di giornata non ebbero problemi ad imprigionarla.
Le sensazioni erano ovattate, non sentiva nulla con chiarezza, solo qualche parola ogni tanto le arrivava alla mente un po' più nitida alla mente ma non serviva a chiarire, anzi peggiorava la situazione. Non vedeva per niente bene, era notte e questo solitamente la avvantaggiava ma era tutto sfocato e spesso si avvicinavano a lei con del fuoco facendo passare i suoi occhi da buio a luminoso in pochissimo tempo numerosissime volte e stordendola ancora di più. Alla fine cadde, si lasciò svenire tra le braccia di alcuni uomini e poté vedere per ultimo Albeheret che si stagliava di fronte ad una rosea alba del deserto. Disperato o arrabbiato, poteva addirittura sembrare schifato ma di sicuro non era felice della sorte di Ghedwes e la ragazza, sapendo di andarsene con una persona che si ricorderà di lei, sorrise. Si era arresa.
Quando si risvegliò era nell'infermeria delle segrete, la riconobbe perché ci era stata diverse volte durante la sua prigionia. Sentiva la testa pesante ed il corpo dolorante ma tutto intorno a lei era chiaro e nitido, ed un po' sapere dove si trovava la rendeva tranquilla. Solo che quello era il giorno in cui sarebbe dovuta morire, o meglio tornare a casa, ma non era riuscita né a salvare Manaleb né a trovare Corimmber, era stata un fallimento. Difficilmente sarebbe riuscita a tornare a casa con la sua lettera ancora tra i vestiti. Anche se in ritardo avrebbe portato la lettera a quel maledetto uomo che non aveva fatto altro che crearle problemi in tutto quel tempo. Ma prima doveva salvare Manaleb o perlomeno chiedergli scusa dopo averlo abbandonato. E poi c'era Abeheret, chissà se aveva capito la ragazza. Troppi pensieri le affollavano la mente, tanti che non si accorse quando un'infermiera era entrata nel locale con una bacinella d'acqua ed alcune bende.
-S-scusa, Ghedwes, il corvo di grado I? Giusto? C'è un ferito più grave di te e non abbiamo altri posti se vuoi seguirmi nella cella abbinatale per oggi la medicherò lì-
Era davvero carina. Tratti sottili, delicati, occhi enormi e castani, da cerbiatta. Capelli fulvo-rossicci raccolti in una coda di cavallo alta erano all'apparenza morbidi e setosi e le ricadevano lunghi e lisci dietro le spalle. Una bella bocca carnosa si era allargata in un sorriso e Ghedwes le rispose con una leggera inclinatura delle sue labbra verso l'alto.
-Certo. Chi sarà il mio compagno di cella per un giorno?-
La ragazza alzò lo sguardo verso il basso soffitto con aria pensosa e dopo aver fissato per qualche attimo un anglo pieno di ragnatele rispose.
-Se non erro, lo stesso di prima, Manaleb. Per un po' è stato qui perché si sentiva male ma è guarito subito-
Ghedwes spalancò gli occhi ma non aggiunse altro e si limitò a seguire la ragazza che si dirigeva verso la nuova cella. Prima di entrare nella zona dedicata ai prigionieri delle guardie furono obbligate ad incatenare Ghedwes ed a scortarla alla nuova abitazione per un giorno. Quasi tutti i prigionieri erano svegli perché ormai erano circa le 9:30 del mattino e su quel piano passavano con la colazione tutte le mattine alle 9:00. La ragazza camminò a testa alta, senza voltarsi o dimostrare debolezze fin quando non vide Manaleb in quella cella. Aveva tanto sperato di rivederlo per implorare perdono ma all'improvviso non ne era più in grado.
Entrò nella cella, la ragazza la medicò per poi andarsene e rimase lì a fissare il vuoto per un po' mentre Manaleb leggeva, non lo vedeva capace di non parlare, non era da Manaleb tacere. Chi era quello?
-Non sono cambiato, sono tornato-
Si guardarono: lei confusa, lui divertito, poi ognuno tornò alla sua occupazione.
In che senso sono tornato?
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro