Allora...
In che senso sono tornato?
Non riusciva a capire, ma doveva. Di una cosa era certa: quello non era il Manaleb che aveva conosciuto, quello era il vero Manaleb e lei non lo conosceva.
Era divertente per Manaleb osservare le azioni di quella ragazzina traditrice. Aveva ottenuto quello che meritava, era stata catturata. Ovviamente non pensava quelle cose ma da ore fissava la stessa pagina di libro sperando di riuscirci. L'aveva odiata tanto assieme all'altro moccioso, fino a quel momento, ma non poteva più, non con il suo sguardo davanti, non sapendo che lei era lì perché aveva tentato di salvarlo, era pur sempre un veggente, sapeva cosa passava per la testa della ragazza, altroché se lo sapeva. Odiava saperlo.
Scostò lo sguardo dal suo libro ed osservo la fanciulla. Non sbatteva neanche le palpebre. Faceva paura.
-Perché non leggi?-
Manaleb ci mise un po' a comprendere la domanda poi optò per una bugia.
-Sto leggendo-
-La stessa pagina da esattamente...-
Ci furono degli attimi di silenzio che l'uomo non comprese appieno.
-Un'ora e quarantacinque minuti?-
Era stato colto in fragrante, la stessa pagina per un'ora quasi due, non c'erano scuse. Chiuse il libro e lo appoggiò sul tavolino della nuova cella, voleva parlare.
-Cosa hai fatto fuori?-
La ragazza parve pensarci e rendersi conto di non avere una risposta sensata.
-Nulla di ché, e tu qui dentro?-
-Letto le stesse pagine di libri per ore ed ore-
Sorrise ma non venne ricambiato, semplicemente Ghedwes si voltò a guardarlo impassibile o forse preoccupata.
-Ho sentito che sei stato male e che ti hanno portato in infermeria-
-Girano in fretta le voci in questo posto né?-
-Abbastanza, sì. Comunque volevo sapere se sei in grado di reggere una fuga.-
Era seria, voleva aiutarlo a scappare.
-Ho intenzione di portarti via di qui quando sarà l'ora dell'esecuzione, a mezzogiorno preciso. Sarà il momento più facile in cui fuggire-
Rimase in silenzio per un po' come per capire se le parole che aveva pronunciato erano corrette ed esaustive. Poi riprese.
-Sola potrei scappare anche ora, giusto perché tu lo sappia. Ma sono in debito morale con Manaleb e sei l'unica persona con cui potrei saldarlo. Non so chi tu sia ma non sei il Manaleb che ho conosciuto cinque giorni fa-
-No non sono lo stesso Manaleb, non sono proprio Manaleb, se vuoi saperlo, ma essere lui mi piace e mi è utile. Ma neanche tu sei la Ghedwes che ricordo. Sei molto cresciuta come effettivamente l'incontro con gli umani dovrebbe fare per ogni magico, specialmente corvo, che si rispetti. Sbaglio?-
-No, non sbagli-
Tornò a fissare il muro.
-Quando saremo lì capirai se sarà il momento giusto, quando lo sentirai dovrai iniziare a correre e non tornare in dietro perché ci sarà un gran baccano-
-Come vuoi-
Solo dopo poco delle guardie fecero la loro comparsa alla porta della cella con delle divise uguali alle altre ma bianche e rosse.
.-.-.-.-.-.
Per protesta si era messo a dormire su patibolo. Non poteva permettere che morissero ma non aveva le forze di lottare per le ferite che si erano riaperte così si incatenò alla struttura e si addormentò ma senza che se né accorgesse lo avevano spostato ed una piccola folla che attendeva l'esecuzione si era riunita separandolo dal palco in legno. Cosa poteva fare se non assistere passivamente? Non aveva la forza di opporsi e non sarebbe riuscito a portarsi via due persone così facilmente. Non era come Ghedwes, lui pensava. Ed a furia di pensare aveva perso le speranze di riuscire a trovare una soluzione sensata al suo problema. Si era arreso a dover vedere due delle poche persone a cui aveva raccontato il suo passato e le uniche, forse, che potevano aiutarlo ad andare avanti senza dimenticare.
Un numero sempre maggiore di persone si stava riunendo attorno al palco in legno in attesa dell'esecuzione pubblica. E li videro comparire all'estremità della piazza dove si accedeva al tribunale, l'entrata e l'uscita di ogni prigioniero per il palazzo. Erano quasi piccoli in mezzo a tutta quella gente e per tutta quella gente tranne che per Albeheret. Ormai non poteva più fare finta di niente, non con se stesso. Aveva smesso di mentirsi da solo, lui a quei due ci teneva e non voleva separarsene, non lo avrebbe mai rivelato ad anima viva però perché era troppo orgoglioso per ammettere a qualcuno di provare affetto per una persona, figuriamoci per un magico.
Camminavano piano a testa alta, senza farsi piegare dagli insulti delle guardie o delle persone, senza farsi toccare dagli sputi o dagli sguardi del popolo, anzi, talvolta anche rispondendo in malo modo ai primi. C'era qualcosa di diverso in entrambi e non lo avrebbero nascosto.
Gli occhi di Ghedwes erano quasi totalmente trasformati e spirali di piume si disegnavano sulla sua pelle, i capelli erano stati quasi interamente sostituiti da penne nere e lucide ed il naso era un po' più adunco rispetto a prima ma appena impercettibilmente. I due iniziarono a parlarsi sorprendendosi a vicenda.
-Manaleb, mi dispiace tantissimo di essere scappata-
-A me dispiace di non essermi ricordato prima di me-
-Cosa?-
-Dopo essermi picchiato con Albeheret sono stato male ma sono guarito da un'amnesia volontaria-
-Capisco...- Guardò un attimo a terra poi si voltò di scatto verso l'uomo -E quindi chi sei in verità?-
-Una persona molto in alto tra il popolo magico-
-Quindi sai qualcosa su di un falso di nome Cormmber?-
-Speri davvero che ti aiuterò a trovare il tuo destinatario?-
-No, lo incontrerò sicuramente oggi ma vorrei sapere qualcosa su di lui-
-So molto più di quanto immagini, ma prima dimmi una cosa. Qual è il tuo più grande desiderio?-
-Sapere dove si trova mio padre-
-Sbagliato-
-Trovare Corimmber-
-Ancora errato-
-Salvare Manaleb-
-Avanti puoi trovarlo!-
-Volare-
-Esattamente-
-Ma tu come lo sai?-
-Non sarò Manaleb ma sono ugualmente un veggente-
-Quando troverò Corimmber riuscirò a volare-
-Sai che se non lo trovi in tempo ti uccideranno degli umani?-
La ragazza si voltò a guardare l'uomo che le sorrideva benevolo. Non aveva pensato al fatto che di lì a poco sarebbe morta se non avesse trovato Corimmber perché era convinta di salvarsi ma poteva farlo solo se Corimber le si fosse mostrato e lei l'avesse riconosciuto. Se così non fosse stato sarebbe morta e la sua anima avrebbe vagato in cerca di un corpo. Era un problema. Il suo piano consisteva nel liberare Manaleb dal cappio con la magia perché intanto lei avrebbe consegnato la lettera al destinatario, ma senza destinatario in vista non aveva abbastanza energia per aprire un varco a Manaleb per scappare e non avrebbe potuto consegnare la lettera che aveva nei vestiti e non sarebbe più potuta uscire dai confini del regno Amente, quello dei magici, se non avesse rispettato la data di scadenza. Era un enorme problema.
Intanto senza che se ne accorgessero stavano salendo i gradini di legno cigolante e si stavano preparando a morire. I collo nel cappio, le mani legate ed un peso su cuore. Non aveva più tempo.
-Ho molta paura, Manaleb-
-Di cosa?-
-Di sbagliare, e morire-
-Se non hai il coraggio di fare le cose morirai qui!-
-Non voglio morire, prima devo consegnarla!-
-Allora vola! Vola per tutti noi! Vola sulle ali che chiami libertà!-
La ragazza spalancò gli occhi. Qualcosa in leiera cambiato, si era mosso e sbloccato.
Parlò in un sussurro che pochi sentirono e molti nascosero sotto urla di gioia.
-Sei tu... Corimmber-
L'uomo sorrise mentre entrambi cadevano inesorabilmente verso il terreno, verso la morte.
Improvvisamente qualcosa accadde, la ragazza era sparita in una nuvola di piume e di stoffa degli abiti stracciati in mille pezzi. Solo il suo viso pallido ma non più stanco si intravide per un breve momento tra il piumaggio che si ricompose a formare un corvo che teneva tra le zampe un piccolo quaderno con impressa l'immagine di un corvo dorato. Infilò il quaderno tra gli abiti dell'uomo che emise un soffio leggero per poi scomporsi anche lui in migliaia di piccole luci biancastre ed azzurrognole, alcune color acqua marina mentre altre erano color germoglio. Fluttuarono nel vento come polline a primavera e dopo qualche attimo di profondo silenzio il corvo gracchiò e numerosi altri esemplari si innalzarono da chissà dove. Un ragazzo iniziò a correre verso il corvo che brillava di riflessi dorati sul manto scuro. Tentò di raggiungerlo ma quello volò via insieme agli altri in una nuvola nera. Eppure il ragazzo anche sul letto di morte ribadì che nel punto dove nel cielo dove il corvo scomparve si creò una stella.
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