Capitolo diciotto: Mi piaci sempre di più
ANDER
«Non mi piace questa canzone» dice Natalie imbronciata.
La vedo rannicchiarsi sul sedile del passeggero.
«Cosa c'è che non va?»
«E' troppo triste!»
Si avvicina alla radio e cambia stazione. La osservo con la coda dell'occhio mentre continuo a guidare e non riesco a non ridere; preme concentrata i tasti, uno dopo l'altro, sperando prima o poi di trovare una canzone che le piaccia.
«Fammi una lista e ti faccio un CD così la smetti di torturare la mia radio»
«Dici davvero?» Sgrana gli occhi.
«Sì, davvero»
«Bene! Allora devo cominciare a pensarci su, devi sapere che ho un sacco di canzoni preferite!»
È elettrizzata, glielo si legge in faccia. Adoro questo suo lato; prende tutto molto sul serio, si impegna affinché il risultato sia perfetto. Pensavo che lo facesse solo con lo studio, perché so che ci tiene molto, invece mi accorgo che lei è proprio così.
«Sto parlando troppo?»
«No, affatto... anzi, mi piace. Per me puoi parlare anche tutto il tempo, non ti direi mai di smettere.» Le sorrido dolcemente.
Arrossisce e si mette seduta composta, appoggiandosi allo schienale.
Mi conforto pensando che da quando sono passato a prenderla non abbiamo parlato proprio di ciò che è successo ieri sera. Provo ancora imbarazzo per aver tentato di baciarla ed essere stato respinto; ora che ci penso è la prima volta che mi succede. Nessun'altra ragazza l'aveva mai fatto prima, ma Natalie è diversa, l'ho sempre sostenuto. Lei è speciale, in ogni cosa che fa. È una di quelle persone che ti senti fortunato ad avere accanto, basta solo che sorrida e ti migliora la giornata.
La guardo per un secondo, è così impegnata a guardare fuori dal finestrino che non sembra accorgersene, per fortuna. Di solito la prendo in giro quando è lei a farlo, ma in realtà sono io che non riesco a toglierle gli occhi di dosso; osservarla è diventato il mio passatempo preferito.
Mancano cinque minuti alle sette, il sole è quasi tramontato e stiamo andando a casa di Marcus. In realtà il suo appartamento non è tanto lontano da Yale, bisogna solo attraversare qualche isolato e ci si arriva, ma io ho preferito fare il percorso più lungo affinché potessi stare più tempo da solo con Natalie. Sono rimasto sorpreso quando Marcus mi ha telefonato e mi ha pregato di portare anche lei... non che io non volessi, anzi, mi ha piacevolmente sorpreso la sua richiesta, perché non me lo aspettavo.
Sono contento che lei abbia la possibilità di conoscere meglio Marcus e Jack, dato che sono le uniche persone che frequento, be'... oltre Nora. In realtà l'idea che ci sia anche lei stasera mi turba un po'. Ha sempre sperato che ci potesse essere qualcosa di serio tra noi, nonostante avessi negato più e più volte l'esistenza di un vero e proprio interesse da parte mia.
«Finalmente! Quanto ritardo! Temevo che non veniste più!!» dice Marcus non appena arriviamo a casa sua e io preferisco ignorarlo dato che so che ha ragione.
«Ciao» mormora Natalie leggermente imbarazzata.
Marcus, Jack e Nora rispondono in coro, chi più entusiasta di averla qui e chi un po' meno, come Nora. Ma cerco di non darci tanta importanza.
«Come stai Natalie?» chiede Jack.
«Molto bene grazie, che combinate?»
«Be'... è sabato quindi, si beve!» Solleva un bicchiere con dentro un liquido trasparente, probabilmente vodka.
«Sei già ubriaco? Non sono neanche le sette!» Alzo gli occhi al cielo e lui risponde con una smorfia, dando l'impressione che non gli interessi affatto.
«Natalie vuoi qualcosa da bere? C'è tutto!» urla Marcus dalla cucina.
«Ce l'hai una birra?» domanda lei mentre lo raggiungiamo.
«Certo!»
«Allora prendo quella, grazie.»
Avvicino una sedia alla penisola della cucina e mi siedo. «La voglio anche io... e che sia ghiacciata!»
Marcus mi fa cenno di aver capito.
Natalie rimane in piedi al mio fianco, si appoggia al marmo bianco di fronte a noi e mi da le spalle. Non riesco a non guardare il suo perfetto fondoschiena e combatto contro il desiderio di prenderla per i fianchi e avvicinarla a me, affinché appoggi la sua schiena contro il mio petto. Ma no, ovviamente non posso farlo, sarebbe troppo strano dato che non stiamo insieme.
«Hai veramente una bella casa Marcus» dice Natalie guardandosi intorno.
«Be', merito di mia madre... è lei che l'ha comprata! È qui che sto da quando studio a Yale.» Si avvicina alla penisola e ci porge le birre. «Non è male, è vero. E' bello vivere da solo quando sei al college, praticamente questo mi permette di fare tutto quello che voglio.» Ridacchia.
«E i tuoi genitori vivono a New Haven?»
«Mia madre sì. Ha un'azienda di moda che va fortissimo qui in città, invece mio padre vive a Londra con la sua nuova moglie.»
«Ti invidio, anch'io vorrei avere una casa tutta per me. Per il momento mi accontento di una stanza a Berkeley. Non è male, anzi, mi permette di svegliarmi tardi e arrivare comunque puntuale alle lezioni, quindi a dire la verità mi piace... ma se non ci fosse Rebecka sarebbe tutto molto più noioso.»
«Non sai quante lezioni salto io per questo motivo! Aspetta un secondo... ma quindi la tua amica si chiama Rebecka!?»
Natalie annuisce per poi bere un sorso della sua birra.
«Jack, vieni subito qui!» urla Marcus subito dopo, muovendosi elettrizzato.
«Che cosa c'è?» domanda l'altro una volta arrivato in cucina.
Ha in mano un bicchiere di plastica, questa volta contenente un liquido giallastro, probabilmente birra; gli occhi sono lucidi e ha l'aria estasiata, come se avesse fumato un po' di roba buona, ma in realtà è solo perché ha bevuto.
Io lo guardo smarrito, non avendo la minima idea di cosa stia succedendo.
«La biondina... si chiama Rebecka!» rivela Marcus lanciandogli uno sguardo complice.
Jack è al mio fianco e gli risponde con lo stesso sguardo. «Bene amico, così finalmente la smetterai di imparanoiarti!»
«Ehi, aspettate un attimo... ma di che parlate?!» intervengo e Natalie si gira verso di me per un secondo guardandomi in modo simpatico per poi voltarsi nuovamente verso Jack, probabilmente curiosa di ascoltare la risposta.
«Niente amico, Marcus si è preso una cotta.» Ride sotto i baffi.
«No! Non è vero!» risponde lui fulminandolo con lo sguardo. «Penso solo che sia carina, nient'altro!»
«Sta solo facendo il trattenuto, in realtà non fa altro che parlare di lei, notte e giorno... è diventato noioso!» lo prende in giro Jack.
Io e Natalie scoppiamo a ridere non appena Marcus gli dà un leggero schiaffo sulla spalla.
«Ma che cos'è questo baccano?» Nora entra in cucina con aria seccata.
«Niente, niente.» Marcus si agita per poi bere un sorso d'acqua, come se questo servisse a placare la vergogna che prova in questo momento; in faccia è rosso come un pomodoro e io non riesco a smettere di ridere.
Intanto Nora si è seduta all'angolo della penisola e Jack accanto a Marcus, di fronte a me a Natalie.
«Comunque sia, Natalie... dicevamo?» cerca di cambiare discorso, esortandola a riprendere la precedente conversazione, mentre l'atmosfera pian piano ritorna tranquilla.
«Be'...» Lei fa una pausa, come se stesse pensando alla cosa più giusta da dire. «Sarebbe bello avere una madre che se ne intende di moda. Mia madre invece, è davvero una frana in questo settore... ogni volta che andiamo al centro commerciale sono costretta a toglierle di mano un sacco di roba a dir poco oscena!».
«Quanti anni ha tua madre?» le chiede Marcus.
«Quaranta due."
Lui spalanca gli occhi.
«Lo so ... è molto giovane. Mi ha avuta quando ne aveva solo ventitré!» aggiunge prima che lui possa dire qualsiasi cosa.
«E di cosa si occupa?» chiede Jack.
«Ha un piccolo negozio di antiquariato ad Hartford... non è un granché ma le permette di pagare le bollette, fare la spesa, sai... le cose essenziali» deglutisce e improvvisamente sembra rattristita.
Non posso vederla così, mi si spezza il cuore; balzo in piedi e le metto un braccio intorno alle spalle. «Natalie è una cima a scuola, lo sapevate? Non c'è esame che non superi con il massimo di voti, e quando ai professori consegna le tesine,sono sempre impeccabili!» rivelo.
Lei mi guarda sorpresa, con gli occhi che le brillano. Immediatamente le sue labbra si dilatano in un sorriso sincero, mentre faccio finta che il fatto di averla stretta a me non mi faccia perdere la testa. E invece sto morendo dentro. Vorrei che rimanessimo abbracciati per tutto il resto della serata; riesco a sentire il profumo dei suoi capelli, il calore della sua pelle, e non c'è sensazione più bella.
«Come fai a saperlo?» mi domanda, con gli occhi fuori dalle orbite.
«Ti ricordo che seguo anche io il corso di latino, quindi mi accorgo come ti parla la professoressa. Si nota che sei una delle sue studentesse preferite! E poi non avevo dubbi che fossi brava, quindi ho tirato a indovinare e non mi sorprende che avessi ragione»
Scoppia a ridere e mi dà un debole schiaffo sulla spalla, per poi farfugliare qualcosa che non riesco a sentire. Esito un po', indeciso, ma alla fine lascio che l'impulso domini sulla ragione, così le metto nuovamente un braccio intorno alle spalle, riportandola vicino a me.
«Cosa vorresti fare dopo il college?» s'intromette Nora, e noto che mi fulmina con lo sguardo; è chiaramente irritata, ma non ha alcun motivo per esserlo.
Natalie se ne accorge, perché alza leggermente la testa su di me, attonita. «Vorrei insegnare letteratura...» dice poco dopo con un filo di voce. Le viene la pelle d'oca, forse perché la sto abbracciando; in realtà non sono sicuro che sia per questo motivo, ma pensarlo mi compiace.
«Ah... carino.» Fa una smorfia. «Se è quello per cui sei portata, allora è giusto che tu lo faccia!»
«Che cosa ci sarebbe di male?» domanda Natalie subito dopo.
«Mm, niente... ma al giorno d'oggi ci sono così tanti altri lavori da fare. Magari potresti fare la modella... in fondo sei anche carina!» il sarcasmo è chiaramente percepibile nel suo tono di voce.
«Nora... che cazzo ti prende? Mm?» inveisco contro di lei, profondamente irritato.
«Tranquillo, Ander... non c'è motivo di scaldarsi così» dice Natalie con voce flebile.
«Comunque no, non m'interessa fare la modella, con tutto il rispetto per le modelle! Credo che al giorno d'oggi sia anche fondamentale praticare la cultura prima che si perda totalmente a causa di gente che come te, non ne coglie il valore!» si sfoga allontanandosi leggermente da me.
Cavolo, questa ragazza mi piace sempre di più!
Nora si zittisce, finalmente, e io non riesco a trattenere un sorriso.
«Ad ogni modo... secondo me saresti molto brava, e magari puoi darmi qualche ripetizione di latino... sono una vera frana!» interviene Jack.
«Be', anche a me!» risponde Marcus.
Natalie ride. «D'accordo, lo faccio con piacere!»
«Bene, ora possiamo fare qualcosa di divertente? Parlare dopo un po' è noioso, soprattutto di sabato sera.» propone Nora.
«Sì, ci sto!» acconsente Jack.
«Come volete, ma io prima voglio fumare una sigaretta» esclamo. «Vieni con me?» mi rivolgo a Natalie, che immediatamente punta gli occhi su di me.
«Sì, ti raggiungo tra un minuto.»
«Va bene. Sentiamo... che devi fare di tanto importante in questo minuto?»
Mi sorride e si gira completamente verso di me, così che siamo uno di fronte all'altra. «Te lo spiego bene più tardi.» Le labbra si aprono in un timido sorrido.
«Ok» mormoro non togliendole gli occhi di dosso.
Successivamente prendo la camel blue dalla mia giacca di pelle, esco in terrazza e me l'accendo. Do un'occhiata in cucina e strabuzzo gli occhi quando mi accorgo che Natalie si è avvicinata a Nora, e le sta parlando.
Ma che cazzo?
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro