34. CERCANDO MEROPE
Lovie
Sono bagnata, la salsedine mi fa pizzicare la pelle, il cuore fa le capovolte e si schianta contro le costole. E rido. Rido così tanto che i polmoni mi fanno male. Tanto che le gambe mi cedono e mi schianto sul bagnasciuga, la sabbia che mi si appiccica addosso.
Siamo lontani dagli ospiti. La cosa mi rassicura. Mi piace credere di essere libera. Mi piace avere l'illusione di vivere in un sogno. Solo per questa sera. Ne sono tanto consapevole da stare male.
Lugh mi cade accanto. -Ammetto che la serata è molto divertente- si spinge su un fianco. Ha i capelli appiccicati sul volto. Serpenti neri sugli altri serpenti neri. Una ciocca gli copre l'occhio destro. Lo fa assomigliare a un pirata con la benda e l'iride azzurra scoperta più brillante. Fosforescente. Un groppo mi chiude la gola. -Di solito non mi diverte così- si allunga. Un braccio mi circonda. Il suo braccio.
È una sensazione che mi scalda dentro. Un fuoco sotto la pelle.
Il cielo ormai è scuro, si possono vedere le stelle.
-Sai che non ho mai fatto un bagno in mare di sera- non so perché lo dico. È un bisogno di condividere che non ho mai provato.
-Questo vale decisamente come bagno di sera
-Credo di sì- irrigidisco le labbra per non sorride.
-Lo ammetti che ci siamo divertiti
-Abbastanza
-Solo abbastanza?- solleva le sopracciglia. Serra appena la stretta intorno alla vita.
-Molto- mi strappa la parola di bocca. Sposto lo sguardo. La luna si riflette nel mare. Disegna una strada sulle onde.
-Ti piace?- Lugh mi prende la mano. Un altro gesto per il pubblico? Un tassello in più per fingersi fidanzati? Non lo so. Qui non c'è nessuno, ma forse lo fa per essere sicuro che se qualcuno dovesse arrivare, non avrebbe dubbi su noi due.
Noi due siamo irreali. Spettri. Una storia da raccontare. Una bugia.
Per stasera però voglio giocare a fare l'innamorata. Sono curiosa di sapere cosa si prova a essere la sua ragazza. È la ragazzina che è in me a parlare. Quella che lo sognava non appena arrivata al campus. L'adulta ride.
-Avere una spiaggia privata non è male- non resisto più. Il sorriso mi piega le labbra.
-Forse... ma sei gelata- mi attira di più a sé. Mi piace la sua vicinanza. Il contatto che non è contatto perché è una finzione. Il suo profumo di cocco. –Mi dispiace averti messa in una simile situazione
-Tu che non ti dispiaci di niente
-Ho un cuore, piccolo forse, ma ho pur sempre un cuore
Come reagirebbe se gli facessi scivolare una mano sul petto, sotto la camicia? Me lo immagino sussultare contro i miei polpastrelli. Un animaletto in gabbia. Le sue cicatrici a contatto con la mia pelle. E magari in giorno a contatto con le mie.
Ho caldo. Mi spingo indietro. Il braccio di Lugh mi accarezza la vita. Piccoli vulcani eruttano. Sono fatta di mille terminazioni nervose che non conoscevo.
Fingo di non stare per esplodere. So che è una follia. Lugh è perfetto questa sera. È il sogno di un principe fatto in una notte d'inverno. Ma quanto potrà durare? Chi mi garantisce che non si sciolga domattina? È un pupazzo di neve. È un Olaf. Ehm, solo molto più sexy.
Cerco di dire qualcosa che non mi faccia pensare a lui. -Sono bellissime le stelle, non le ho mai viste così intense
-Colpa dell'inquinamento luminoso, per fortuna noi ricconi possiamo comprare anche un cielo stellato
-Piantala di vantarti dei tuoi soldi- gli do un colpetto al braccio.
-Ahia- Lugh si massaggia la parte colpita e avvicina la bocca il mio orecchio. Posso sentire il suo respiro sfiorarmi il lobo.
Parlo, la gola secca, il bisogno di distrarmi dalla sua vicinanza. -Come hai fatto a non parlare dei tuoi soldi per tutto questo tempo?
-Ho sofferto parecchio- butta la testa all'indietro. Ha lo sguardo perso nel cielo. –Scegli una stella?
-Come faccio a sceglierla? Sembrano tutte uguali
-Allora devo scegliere io per entrambi... - indica un ammasso di stelle. –Quelle sono le Pleiade, sette stelle raggruppate insieme a formare una costellazione
-Sette? Ne conto sei- strizzo gli occhi per mettere a fuoco.
Lugh abbandona a un profondo sospiro. -Merope è sempre indietro rispetto alle altre, è la stella che non c'è
-Perché?- mi giro a guardarlo. Lugh continua a fissare il cielo, l'espressione concentrata. Mi piace guardarlo. È piacevole tratteggiare con lo sguardo i suoi lineamenti. Sono marcati. Scolpiti nella carne. Mi provocano uno spasmo alla bocca dello stomaco. Una sensazione che non comprendo fino in fondo, ma che è piacevole.
-Dicono che Merope s'innamorò di un mortale e che per questo fu presa in giro dalle sue sorelle
-Per questo resta indietro? Perché non la vogliono?- è triste. Deve essere orribile sentirsi così sole. Le cicatrici mi bruciano sotto la stoffa bagnata. Contraggo la pancia. Odio le cicatrici. Odio quello che rappresentano.
-O perché lei se ne vergogna
-Si vergogna del proprio amore? Ma è una cosa folle, non ci si dovrebbe vergognare di chi si ama
-Mmm, questo è proprio un discorso da Cenerentola
-Smettila- gli do un colpetto sul braccio.
Lugh fa spallucce.
-Tu ti vergogni di chi ami?- voglio metterlo in difficoltà.
-Di te non potrei mai vergognarmi- poi abbassa la voce. –Sarebbe più facile il contrario
Di me? Beh, di sicuro è solo per dire. -Che io mi vergogni di te?- è un'idea così assurda che penso di aver sentito male. Chi potrebbe vergognarsi di amare Lugh? Ha un aspetto da principe, un sorriso tanto smagliante che brilla nella notte, una personalità esplosiva. La gola mi si stringe quando mi rendo conto che sto pensando a Lugh come se mi piacesse. Non devo dimenticare che è arrogante, insopportabile... terribile. Ma ciò non vuol dire che ci si debba vergognare.
-Tu preferiresti che qui ci fosse Nicolas, no?
-Questo non vuol dire che mi debba vergognare di te
Lugh s'irrigidisce.
Capisco che la situazione sta slittando su un terreno pericoloso. Provo a concentrarmi su altro. –L'amore di Merope almeno fu felice?
-Amò un uomo che ingannò gli dei per tornare in vita- sospira. –Certi amori non sono destinati a nascere, lui non era abbastanza per lei, avrebbe dovuto lasciarla libera
-Ma l'amore va vissuto sempre, anche quando è destinato a una brutta fine
-Sei proprio una Cenerentola- allarga la bocca in un sorriso.
-Sono una Cenerentola, orgogliosa di esserla- riporto lo sguardo alle Pleiade, a quella stella che non si vede. –Secondo me Merope resta indietro perché non può stare vicina a coloro che l'hanno disprezzata
-Mmm, non è tanto assurda come teoria
-Ha avuto la forza di combattere le convenzioni sociali e la propria famiglia, è un bel messaggio
-Un sogno, alcune cose non si sconfiggono mai del tutto
Non voglio dargli ragione. Vorrebbe dire ammettere che i miei sogni sono cenere. -Come si chiama quell'uomo?
-Sisifo
-Come il gatto
-Te lo avevo detto che era un nome importante- sorride. -Perché non scrivi di Merope? Racconta cosa le è successo secondo te
-Te ne viene sempre in mente una nuova, eh? Tranquillo proprio non resti a stare...
-Dico sul serio
-Non credo di esserne in grado, io...
-Devi provarci, il punto è questo, provarci, il resto è privo d'importanza- mi sorride. Come può sorridere così? Come può essere così perfetto? Ha il sorriso più bello del mondo. È un faro nelle tenebre. Fa sorridere anche me.
-Non so da dove cominciare
-Lasciati guidare dall'istinto- piega di lato la testa. -E poi non sei tu la sognatrice?
-Non è proprio semplice
La sua mano mi accarezza la guancia. È un gesto lento, carico di una dolcezza che mi chiude la gola. -Tu sei fatta di sogni- il pollice mi accarezza il labbro inferiore. -Lo devi ricordare
Sì che lo ricordo. Me lo imprime lui addosso. Spingo avanti la bocca. Come a mandare un bacio. Non appena me ne rendo conto rilasso le labbra. Ci manca solo che fraintenda. -Ehm... da quando parli bene dei sogni?
-Forse...
-Ma allora siete davvero una coppia
Mi tiro indietro, il cuore in gola. Quando sollevo lo sguardo incontro l'espressione divertita di Kayla.
-Hilda sosteneva che non foste reali, ma è l'invidia a farla parlare
-Senza dubbio- Lugh mi passa un braccio intorno alla vita.
-Bene, perché è ora della prova
NOTE DELL'AUTRICE:
Ciao!
Che ne pensi dell'avvicinamento tra Lovie e Lugh?
A venerdì!
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