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14. ATTENTI ALLE FESTE IN RIVA AL MARE

Lovie

Sarah mi ha costretta a indossare un abito dorato con uno spacco laterale che non lascia niente all'immaginazione. Non ho perso tempo a dirle che è esagerato. Non avrei ottenuto altro che un discorso sull'importanza dell'autostima.

Il problema non è l'autostima, ma sono io. Non mi sento Cenerentola in vista del ballo. Sono la ragazza di sempre. Un po' insignificante. Senza magia.

Cammino, i sandali bassi che affondano nella sabbia. Ai due lati dell'ingresso sono state sistemate delle candele che tracciano un sentiero fino al bagnasciuga. Le fiammelle tremolano alla brezza serale. L'ambientazione è fiabesca. L'aria profuma di salsedine, cioccolato e sogni.

Peccato che non riesca a godermi tutto questo. Il cuore mi sussulta contro le costole. Ho la nausea. Continuo a pensare a Nicolas. A lui e Alya. E poi a Lugh. I miei pensieri sono mine. Rischiano di esplodere.

Faccio un lungo respiro. Devo mant...

-Ehi, non farti prendere dal panico- Sarah mi posa una mano sulla schiena. –Va tutto bene

Sicuro, per lei è semplice dirlo. Sembra una modella con l'abito bianco glitterato che le si apre sulla schiena e i sandali a zeppa ricoperti di stelle argentate. Devo sforzarmi di non pensare che vorrei essere come lei.

-Non so se ho fatto bene a venire- mormoro.

-Non vorrai arrenderti?- mi si ferma davanti.

-Non c'è speranza, hai visto come si comporta Nicolas?

-Non devi lasciar perdere, non adesso- mi sistema il colletto dell'abito. -Sei splendida

-Sono sconfitta

-No che non la sei

-Di che parlate, ragazze?- Jack si avvicina con Lugh che gli cammina accanto. Lo stomaco mi si chiude. Vederlo è un coltello che mi gira e mi rigira nella carne. La camicia rossa e i jeans neri gli donano tanto da lasciare senza respiro.

-Della serata- Sarah squittisce e mi passa un braccio intorno alle spalle. –Piuttosto, dov'è Nicolas?

-Con Alya- Lugh mi fissa. Ho l'impressione che il terreno si apra sotto di me.

-Passano parecchio tempo insieme quei due- Jack ridacchia. –Vedo un fidanzamento all'orizzonte

-Non se ne parla nemmeno- Sarah pesta i piedi, i capelli biondi le ricadono sugli occhi circondati di ombretto nero. –Siamo impazziti?

-Non ti piace Alya?- aggrotta la fronte, sembra confuso. Con la sua maglietta bianca e i pantaloncini blu è fuori posto accanto a Sarah. Sono una coppia male assortita, ma si amano.

-Non ho... - capisco che qualcosa non va dal modo in cui Sarah solleva la testa. Seguo il suo sguardo, le gambe che diventano molli. Nicolas e Alya camminano, il braccio di lui intorno alle spalle di lei.

La risata di Lugh mi riempie le orecchie. –E poi il polpo sono io, eh?

Gli darei una botta in testa. Mi giro per fronteggiarlo.

-No, perché forse non ti sei accorta che quei...

-Devi infierire? Non ti basta aver vinto?

-Credi che sia una vittoria per me?- piega la testa di lato. Le ciocche nere gli incorniciano il viso. -Qui non vince nessuno- gli occhi guizzano sopra la mia spalla.

So di non dovermi voltare. Alcune cose però non si possono impedire. Guardo.

Nicolas e Alya ballano, le braccia di lei gli circondano le spalle, lui le cinge la vita. Le stelle splendono come una corona su di loro. Sono una sola cosa. Le bocche sono tanto vicine che sembra che si stiano per baciare. La gola mi si chiude. Tiro su con il naso. È assurda questa situazione. Non è giusto. Do un calcio alla sabbia. Non avrei dovuto venire qui. Non...

-Non vorrai stare tutta la notte a fissare quei due, Cenerentola

Di male in peggio. Incrocio le braccia.

-Cosa mi proponi, Lugh? Una fuga romantica in mezzo all'oceano? O il lancio delle candele?

-Un ballo

Ha qualcosa di strano nella voce. Sembra sconsolato. Ripenso alla scena con Alya, a come le ha detto di non toccarlo. Ho bisogno di guardarlo.

Lugh ha il volto in ombra, ciocche nere gli rigano le guance come lacrime. Un rovo mi stringe lo stomaco. È il ritratto della sofferenza. Poi si avvicina e l'illusione esplode. Come una bolla di sapone.

-Penso che sia un peccato sprecare una serata così bella senza ballare, non credi?- mi porge la mano, il palmo girato verso di me. È un patto con un demone. Un modo per perdere l'anima.

In un'altra situazione non accetterei. So che è meglio non fidarsi di Lugh. Tende a manipolare gli eventi in suo favore. Non so quante volte ha sedotto qualche sprovveduta ragazza per abbandonarla il mattino successivo. Questa notte però è diverso. C'è una malinconia nei suoi occhi che non gli avevo mai visto prima. Non sorride. È un'altra persona. Un Lugh che non conosco e che mai pensavo esistesse. Oppure sono io a essere diversa. Magari non sono Cenerentola, magari, per una sera voglio giocare a essere la cattiva. E poi forse ha ragione Sarah. Magari la gelosia è la chiave del cuore di Nicolas.

Prendo la mano. La pelle è ruvida e calda. Mi ricorda che è un appassionato di tiro con l'arco. Ecco un altro frammento della sua vita.

Lugh serra la presa e nel farlo infila le dita tra le mie. Sussulto. Strano come s'incastrino in modo naturale.

-Non vale la pena essere tristi in una notte così

Lugh mi fa scivolare un braccio intorno alla vita e mi attira di più a sé. Senza una parola. Senza cambiare l'espressione che gli deforma il volto e che mi fa pensare che abbia un cuore e che sia spezzato.

-Non mi accusi di essere un polpo?- non c'è traccia d'ironia nella sua voce. Anzi. È cupa. Se non lo conoscessi bene direi che è venata di rabbia.

-Cambierebbe qualcosa?

Mi stringe di più. Il seno si scontra contro il suo petto. Deglutisco pezzi di vetri. Butto indietro la testa per guardarlo in faccia. Ha gli occhi socchiusi. Sognanti. Mi fissa. Un brivido caldo mi attraversa la schiena. Non credo di essere mai stata guardata in modo così intenso. Come se esistessi solo io nell'universo.

Mi fa ballare con lentezza. Sento il suo respiro addosso. Giriamo, le mie scarpe che affondano nella sabbia. Scivoliamo verso la riva del mare, dove il rumore delle onde che vanno in mille pezzi diventa più forte. Oltre la sua spalla la luce della luna si riflette sull'acqua. È un paesaggio da fiaba.

-Non c'è niente di più bello del cielo notturno

Porto lo sguardo su Lugh. Da quando è così romantico? Tutto ciò si scontra con ciò che è. Con chi ho sempre creduto che fosse.

-Sei diverso stasera- mormoro.

-Forse è la mia vera natura- inclina la testa di lato.

-Che c'è?- di nuovo mi rendo conto di sapere poco della sua vita privata.

-Tu non mi conosci

-Non è vero- mento. Non voglio che conosca i miei dubbi. –Ti conosco da anni, abbiamo passato molto tempo insieme

-Qual è il mio cognome?

-Cosa?

Serra la stretta e sbatto contro il suo petto. Mi manca l'aria. Sono in gabbia. -Il mio cognome, su, dimmi qual è

-Non pensavo che fossi Tremotino, che dovessimo giocare agli indovinelli- non voglio che sappia che non lo conosco. Raschio in ogni parte della mia memoria. È impossibile che non lo sappia, no? Sarah deve pur avermelo detto. Di sicuro Jack ha la sua amicizia su Facebook. Più rifletto, più non c'è altro che vuoto. Frugo nei suoi lineamenti decisi. Nei puntini violacei nelle iridi azzurre. Nelle labbra tra le quali si vedono i denti, appena accavallati.

-Rispondi alla domanda, qual è il mio cognome?

Non riesco a sostenere il suo sguardo. Lo abbasso. Il cuore mi batte all'impazzata.

-Non lo sai

-Non l'hai mai detto

-No, probabilmente no, non amo il mio cognome- mi spinge indietro e mi fa fare una giravolta. Barcollo, le ginocchia che minacciano di farmi cadere. È tutto assurdo. Sono venuta qui per stare con Nicolas e invece discuto con Lugh sul suo cognome.

-Perché non lo ami?- mormoro.

-Perché alcune cose sono impossibili da amare- la sua mano mi scivola in mezzo alla schiena e preme. Un gemito mi graffia la gola. Ho il cuore che fa le capriole. Ricordo dove ho già visto uno sguardo come il suo. È quello di un cervo che fugge dai predatori in un documentario. È una bruciatura che mi fa intravedere la sua vulnerabilità. Non è Lugh.

-E la tua famiglia?- voglio vedere nello scorcio che si è aperto nella sua anima.

-Questa è un'altra cosa che non amo

-È tanto terribile?- sorrido. So che sono in un terreno minato, ma non posso tirarmi indietro perché mi rendo conto di non sapere davvero nulla di Lugh. Questa sera voglio sapere.

-Non immagini- solleva gli angoli della bocca. Credo che voglia scherzare, che stia per ridere, che dichiari di volermi fare uno scherzo. Invece il sorriso si deforma in un ghigno.

-Tutte le famiglie sono terribili, ho una matrigna che mi chiama Stupidella- senza contare quello che dice la mia sorellastra. Mi mordo il labbro. Forse me lo merito. Dopo quello che ho fatto. La pancia mi brucia. So cosa si nasconde sotto la stoffa dell'abito. Quel segreto che ha cambiato la mia vita.

-Mmm, sì, ammetto che è una dura competizione

-I familiari s'impegnano a rendere la vita difficile

-Molto- mi fa fare un'altra giravolta.

Ho il cuore che esplode. Faccio scorrere le dita sulle sue spalle. Sfioro i capelli. Sono morbidi.

Di colpo l'acqua mi avvolge le caviglie. Sussulto. Senza accorgermene ci siamo avvicinati troppo al mare. -È gelida

-Chissà perché la cosa non mi sorprende- mi spinge di lato e s'immobilizza.

Penso che si tratti di un gioco. O di uno scherzo. Lugh però continua a non muoversi e guarda oltre la mia spalla. Seguo il suo sguardo. All'orizzonte si vedono dei fasci di luce proiettati nel cielo. Sembrano venire da una nave. Socchiudo gli occhi per mettere a fuoco. No, non è una nave, ma un'isola. Sembra che ci sia una torre. Possibile che sia un castello in mezzo al mare? L'idea sarebbe davvero romantica.

-Cos'è?

Lugh mi lascia. Ho freddo. Sono lanciata nel vuoto. Un senso di tristezza mi scava lo stomaco.

-Devo andare- sussurra.

-Dove?

Lugh si allontana. Il cuore accelera. Il momento da fiaba è finito. Sono di nuovo sola.



NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao!

Il capitolo è un po' più lunghetto del solito, spero che la cosa non vi dispiaccia :)

Ricordate di esprimere il vostro parere! Per me è importante sapere se la storia vi sta piacendo o se vorreste che approfondissi qualcosa.

A venerdì con il POV di Lugh ;)

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