CAPITOLO 09 - The Wall
Mikhail era incredulo di come tutto apparisse diverso. Osservava Maël seduto di fronte a lui, la boria del cacciatore si sgretolava davanti sempre più. A quel profilo si sovrapponeva un volto improvvisamente e dolorosamente familiare. Tutto acquisiva una luce diversa ora che ricordava. Il Creatore sorrise divertito quando la fata si toccò le labbra nervosamente, aveva sognato di baciarlo un tempo, poi lo aveva scordato e le aveva odiate senza capirne il motivo.
Quell'immagine era così vivida nella sua mente che credeva di percepire il tocco delle sue labbra. La sua risata, il suo corpo nudo illuminato dal sole, i suoi occhi che apparivano dorati, baciati da quella luce. La sua bocca, un bocciolo di rosa appena dischiuso, pronto per essere colto.
Maël si morse le labbra facendole sbiancare, il silenzio gravava su di loro, la fata pareva voler trattenere con forza le sue urla, le ali erano sparite eppure il dolore pareva non voler svanire.
Mikhail gli si avvicinò, non era un sogno, Kian era li davanti a lui, era stato così vicino per tutti quegli anni eppure non lo aveva riconosciuto. Lo aveva sognato, desiderato senza capire, senza accorgersi che la causa dei suoi incubi e dei suoi sogni più belli era al suo fianco. Non più, ricordava ogni loro momento, ogni suo sorriso e ogni sua risata e adesso voleva suggellare quel momento con un bacio. E assaporare quel frutto tanto desiderato.
Maël sussultò e credette di svegliarsi da un sogno. La realtà era tornata prepotentemente su di lui spezzando quel momento di perfezione non appena le labbra del Creatore si posarono sulle sue, il contatto fu appena accennato, era un bacio delicato e cauto ma bastò a scatenare incubi e dolore, Il panico lo attanagliò e la gioia scomparve, quel contatto gliene riportò alla mente troppi altri... Il bacio vorace di Niklas ma anche le labbra del Primo, la sua lingua che come un viscido rettile si insinuava con forza in lui... Fino al ricordo di quelle spire di tenebra che lo riempivano con forza portandogli la nausea, volevano lasciare il segno su di lui, divorarlo e farlo a pezzi finché di lui non fosse rimasto niente.
Con un gemito strozzato si scostò bruscamente da Mikhail e allontanandosi rapidamente. Maël sentiva il cuore che gli martellava in petto mentre la testa gli pulsava come se volesse esplodergli.
Mikhail trattenne il respiro, c'era una barriera tra loro, Maël si era asserragliato di nuovo dentro la sua corazza, l'intimità e la gioia nei suoi occhi era svanita. Il cacciatore aveva uno sguardo vuoto, il silenzio era assordante, il loro legame si era definitivamente spezzato?
Maël chiuse gli occhi cercando inutilmente di calmarsi. Anni a ripetersi che l'odio fosse la sola cosa che gli fosse rimasta e adesso? Aveva capito non solo di non voler morire, schiacciato da quell'oscurità dilagante, ma anche che il dolore della perdita non lo aveva mai davvero abbandonato.
Il rintocco di un cortese bussare lo fece sussultare e Yuichi entrò nella stanza. «Sei sveglio...» sussurrò.
Maël aprì gli occhi, riconosceva quella voce? Arrivava da un lontano passato che ricordava a stento ma non riusciva a metterla a fuoco. I suoi ricordi si confondevano tra loro non riuscendo più a distinguere gli incubi dalla realtà.
Il nome di Kian che emergeva di nuovo ma soprattutto quel dolore che lo dilaniava e gli toglieva la ragione.
Si sentiva così confuso, non ricordava quasi niente di come erano arrivati in quella casa, si era fatto guidare da Mikhail come un sonnambulo.
Il Creatore inizialmente aveva cercato di spiegargli cosa fosse accaduto ma poi vedendo il suo sguardo vuoto aveva scelto di tacere.
Quella era la casa di quel ragazzo asiatico, quella era la casa delle fate di ghiaccio. Ma a Maël non importava nulla, le aveva cercate per tanto tempo e adesso che le aveva a portata di mano era troppo accecato dal dolore per pensare. Sapeva solo di non esser più certo di niente, solo della propria paura. Paura che il dolore potesse aumentare ulteriormente, paura che il Primo lo sfiorasse ancora, paura di quella tenebra che scaturiva da quella creatura fatta di ombre di cui persino il Primo aveva timore.
«Mio principe... è giunto il momento, dobbiamo mostrarvi la via...».
La voce del ragazzo giungeva a Maël come un eco lontano. Si strofinò gli occhi mentre il battito del suo cuore non accennava a rallentare. La tenebra non voleva lasciarlo e la sua paura aumentava sempre più. Come poteva sopravvivere senza la luce? In un mondo che cercava costantemente di farlo a pezzi?
Maël annuì ricusando le lacrime, cercando di ritrovare la sua maschera di consueto disprezzo.
Avanzò a testa alta cercando di espandere i suoi sensi guidandosi attraverso la magia di quel luogo.
I suoi sensi erano in costante allarme, la cecità gli faceva percepire incombere su di se una costante persistente minaccia. Una paura radicata nel dolore, delle ferite infertegli dal Primo, dalle proprie ali e dalla tenebra che gravava sul suo mondo. Stava diventando cieco. Cercava di nasconderlo ma l'eccessivo utilizzo della magia aveva consumato le sue scarse risorse, e un velo oscuro era calato su di lui.
Si sentiva costantemente minacciato, aveva come l'impressione di aver dimenticato come respirare. Il mondo gli si era chiuso opprimendolo in quella morsa oscura.
Quando la sua mano sfiorò la fredda superficie della parete si fermò.
Percepiva la presenza delle due fate che non celavano più la loro natura, la loro aura splendeva così forte da raggiungerlo nella sua oscurità.
Anche l'energia del Creatore splendeva come il fuoco, bruciava ardente come il suo amore.
«Cosa sapete di me?»
La voce di Maël era quasi gracchiante. Aveva perso tutta la sua melliflua dolcezza, ogni cellula del suo corpo urlava.
Yuchine fissò i suoi compagni, era così tanto che aspettavano quel momento e vedeva così tanta emozione negli occhi dei propri compagni. Tuffy, il più giovane era il più felice.
Ricordava meglio di tutti chi era Maël prima che il loro incubo avesse inizio, molti anni prima. Serbava con cura la rosa che il loro principe gli aveva donato vedendolo nascere. Era stato lui a dargli quel nome, Tuffy. Dopo tutto era da lui che ra nato, da una sua risata. Grazie a essa dall'albero era spuntato un piccolo bocciolo e da li era nato il piccolo Tuffy.
Ognuna delle quattro fate era nata da Kian, dalla sua gioia, dalla sua energia che si sprigionava incontenibile da quel corpo minuto e splendente, eppure lui non lo ricordava.
Le fate di ghiaccio erano solo una leggenda che la fata impossibile aveva reso realtà.
Lionel strinse il pugno e Yuichi temette che esplodesse, lo osservava raccontare con voce pacata la loro storia le loro incredibili nascite della lunga attesa prima del risveglio. Del dolore, della perdita.
«Tu sei nato per regnare, solo tu puoi proteggere questo mondo dall'oscurità che dilaga».
«Dove eravate quando il Primo mi ha catturato? Dove eravate quando mi ha...». Maël interruppe bruscamente Yuichi con un urlo che si spense mentre la gola gli si chiudeva mozzandogli il respiro. Non riusciva più a dirlo, si sentiva troppo vulnerabile per nominare la sua debolezza. Per mostrare altre delle sue fragilità.
I desideri che aveva cercato? Quelli per cui era stato catturato e seviziato, esistevano dunque? Non gli importava nemmeno più. Se le leggende fossero state vere potevano solamente essere donati e perché mai avrebbero dovuto farlo? In passato aveva contato di ottenerli con la forza ma adesso? Era solo un fragile e inutile esserino morente che possibilità aveva.
Mikhail se ne stava in silenzio, quelle parole erano nuove per le sue orecchie eppure così familiari. Perché quella storia un tempo l'aveva conosciuta. Fu lui a porre la domanda che attanagliava la mente di Maël.
«Il Conte ha incaricato Niklas di trovarvi, il Conte vi ha visto... il Conte sa più di quanto vuole dirci?».
«Il Conte vuole liberarsi di questa prigione». L'uomo emerse da una stanza buia e si avviò con passo deciso verso il salone. Un tempo doveva esser stato molto più bello, quando ancora scorreva sangue nelle sue vene e il suo cuore batteva.
Maël sorrise, aveva percepito l'aura del vampiro ma aveva preferito tacere, non poteva combatterlo e quel senso di rassegnazione quasi l'aveva confortato.
«Tutti sapevano tutto giusto? I desideri erano cosa? Una trappola? Per attirare il Primo allo scoperto?» Maël pose quella domanda con placida calma. Mentre la sua voce si faceva inespressiva di parola in parola la sua anima si logorava nel dubbio. Sapere di esser stati soli tanti anni era forse meglio di scoprire che molti lo attendevano senza fare nulla, accettando con crudele calma il suo dolore?
Il Conte prese la mano di Yuichi e la baciò «No, i desideri esistono e le fate possono donarli solamente alla fata impossibile, destinata a regnare su ogni essere magico... Ma non solo esse possono spazzare via l'influenza malevola del Primo... Il Primo umano che nel folle tentativo di acquisire controllo su tutta la magia ha permesso all'oscurità l'accesso nel nostro mondo... Lo hai incontrato Maël, ha giaciuto con te poche notti fa. Il suo nome è Leonard, il suo corpo contiene il male più puro ed il suo unico scopo è portare la notte eterna su ogni regno, ogni mondo. Il suo potere ha generato i vampiri, essi hanno il solo scopo di distruggere la magia di questo posto soppiantandola con la propria. Tutto questo era stato predetto e tu sei il solo che può impedirlo. I desideri esistono per questo. Io sono stato liberato dal potere del Primo per questo... Per difendere le fate, per servire te...».
Maël colpì la parete con un pugno, era tutta una follia. «Mi avete abbandonato! Se mi amavate, se tenevate a me... perché avete lasciato che Kian morisse? Un tempo credevo all'amore, credevo che non sarei mai stato abbandonato... Evidentemente l'amore non era sufficiente...». Le ultime parole gli uscirono di bocca come un singhiozzò.
Mikhail si sentì come pugnalato al cuore, davvero poteva giustificarsi?
Non fu necessario fu Yuchine a giungere in soccorso dell'anima affranta del Creatore.
«Il Primo ti ha precluso a noi, solo i suoi succubi sono accettati nel nido. Mikhail ha provato a entrarci e ha scoperto nel peggiore dei modi cosa comporti sfidare un vampiro. Il suo morso lo avrebbe ucciso, abbiamo dovuto bloccargli la memoria o sarebbe impazzito... E quando hai lasciato quel luogo eri diverso, ti aveva forgiato nell'odio... potevamo solo aspettare, sperando che Kian emergesse di nuovo. Non credevamo che i ricordi di Mikhail potessero emergere di nuovo... Non possiamo pretendere che tu ci perdoni, ma non avremmo mai abbandonato il nostro principe».
La voce di Yuichi era calma e gentile eppure non era di nessun conforto nella tenebra per Maël.
«Non chiamarmi così... Kian non tornerà mai più...» sussurrò.
Non me ne sono mai andato via... Io sono te, sono colui che ti riporterà alla luce.
La sua voce non lo abbandonava mai.
«Quindi ora sei un principe... un principe bugiardo... un assassino... » ad udire la voce di Niklas Maël si sentì raggelare. Non riusciva a vederlo, era solo umano, la sua aura gli era preclusa. Non sapeva dove guardare, si volse nella direzione della voce, voleva vedere i suoi occhi, gli occhi grigi del suo allievo che adesso lo stavano puntando con un arco.
Percepiva la tensione nelle auree degli altri, doveva andarsene o la situazione sarebbe potuta precipitare.
«Guardami, perché ti rifiuti di guardarmi...» ringhiò Niklas. Maël poteva solo percepire la furia nella sua voce, la stessa che gli aveva giurato di amarlo in un sogno lontano, se solo fossero rimasti là, se solo il suo potere non lo avesse distrutto.
Voleva tornare in quel luogo, non era un principe, non era un salvatore era solo una creatura morente.
Le loro auree si surriscaldavano e brillavano nell'oscurità, il vampiro, le fate di ghiaccio, persino Mikhail avrebbe sacrificato Niklas per la loro folle causa?
Non avevano visto lo stregone oscuro? Maël lo ricordava fin troppo bene. Gli aveva detto di aver dominato altri come lui, non solo... altre versioni di lui nei vari mondi. Forse altri se che non avevano sofferto, che pattinavano sereni su sottili distese di ghiaccio... come il luogo in cui era nato. Il ghiaccio lo seguiva ovunque andasse, era da li che era nato ed era là che voleva tornare.
Il lampo fece distogliere a tutti lo sguardo e quando riacquisirono la vista Maël era svanito.
Mikhail corse alla finestra e lo vide volare lontano in sella al suo destriero meccanico.
Lo avevano travolto di informazioni, capiva il suo spaesamento, ma era davvero troppo pericoloso per lui fuggire, doveva ritrovarlo, doveva trovare il coraggio di parlargli.
«Niklas...»
Il cacciatore si guardò attorno e il suo sguardo si incrociò con quello di Jake, ricordava il dolce ragazzo.
«Ti prego aiutaci, ci sono molte cose del tuo mondo, della tua vita che tu non sai... Maël ha bisogno di te...».
Niklas sorrise vedendo le ali apparire sulle spalle del suo nuovo giovane amico. Erano tutte fate, e Mikhail lo aveva ingannato, era circondato da traditori. «Avrei dovuto capire il senso di tutti quei discorsi sul voler abbandonare la caccia, ti sei fatto forviare da loro gusto? E i miei sentimenti per Maël? Era un effetto della polvere di fata vero? Era solo un inganno...».
Mikhail scosse la testa, loro non lo conoscevano non sapevano quanto l'odio fosse radicato in profondità nel suo cuore, ciò che suo padre aveva fatto. Amava Maël forse tanto quanto aveva iniziato ad odiarlo, cosa potevano dirgli per comprendere?
L'albero si ergeva sempre al centro della radura, si era lasciato guidare dal suo destriero, ricordava la strada.
Crollò al suolo privo di forze e il cavallo si dissolse.
Doveva provare, non gli restava altro.
Non riusciva a camminare così dovette strisciare ansimante.
L'eco della maestosa entità lo chiamava ma rimaneva silente.
Quando le sue dita sfiorarono la dura corteccia Maël comprese di non saper cosa fare.
«Ti prego... riportami indietro...» singhiozzò la fata. Si sentiva così debole, indifeso, voleva quel mondo, non voleva la magia, voleva essere solo un normale umano non un principe, non ne aveva la forza. Non era in grado nemmeno di salvare se stesso, come poteva salvare quel mondo? Si erano certamente sbagliati.
«Perché non mi parli... Perché sei morto? Ti ho ucciso io... Ho ucciso così tanti dei tuoi figli... Perché...».
La fate era aggrappata piangente al tronco morto, non vide le figure emergere dalla foresta.
Percepì il pericolo solo troppo tardi e non riuscì a scansarsi in tempo, prima che la rete calasse su di lui inchiodandolo al suolo. Dalle risate capì subito chi fossero i suoi assalitori, erano Troll, non era riuscito a mascherare il suo odore, sapevano bene cosa avevano preso, e si leccavano i baffi pensando al lauto pasto.
Le corde dei Troll gli serrarono i polsi, a niente era servito concentrarsi e tirare se non ad incidere in profondità la carne.
Erano stati più abili di quanto potesse immaginare, quel grossolano incantesimo era stato sufficiente a togliergli la parola, ingabbiandogli la voce impedendogli di evocare parole di potere.
Avrebbe gradito che gli impedissero di sentire anche il loro terribile fetore e non poter commentare la cosa con sferzanti commenti gli pesava non poco.
Sentì la rocciosa mano sfiorargli la pelle della schiena esposta la dove il coltello aveva fatto a brandelli la stoffa. Stupide creature credevano bastasse così poco per obbligarlo a mostrare le sue ali?
«Che sguardo...» disse con un ghigno beffardo il Troll incrociando lo sguardo con la fata, gli occhi di Maël fissavano il vuoto, non poteva vederli e per una volta la cecità non fu una maledizione.
«In forma umana sono anche più divertenti, c'è carne da assaggiare... ma noi avremo bisogno delle tue ali farfallino... e se non le farai apparire troveremo di certo un altro modo per divertirci assieme a te, stanne pur certo».
Sentiva le loro ruvide mani sgraziate toccarlo bramose, volevano dilaniarlo farlo a pezzi, e lo avrebbero fatto tenendolo cosciente il più tempo possibile, così la carne non si sarebbe guastata.
Era davvero così che se ne voleva andare? Divorato come una bestia da macello?
Non era questo che era? Un corpo privo di spirito? Non era in questo che il primo lo aveva trasformato?
Forse non era un principe, ma di certo non era un agnello sacrificale.
Se anche liberarsi avrebbe comportato un dispendio di energia che non poteva permettersi, meglio morire lottando che passare un solo secondo ancora in ginocchio.
Niklas fu trascinato a terra da Mikhail, il secondo Troll sollevò lo sguardo incuriosito e Niklas si ritrasse tra le frasche dell'albero. Dovevano essere cauti. Il cacciatore osservò la sua arma, non era certo che il suo arco servisse a molto con quelle creature.
Era risaputo che i Troll si cibassero di carne di fata e che prediligessero in particolar modo le loro ali, non pensava però che potessero nutrire ben altri appetiti. Era sempre stato convinto che i Troll non avessero altro interesse se non quello di riempire il proprio stomaco.
Quando Niklas udì il gemito soffocato del compagno sentì il proprio battito accelerare, aveva detto a Mikhail che lo avrebbe seguito solamente per obbligare Maël ad aiutarlo a ritrovare suo padre. Il conte non aveva voluto dirgli altro, solo che Maël sapeva dove si trovasse ma era davvero li solo per quello?
Mikhail fremette con in mano il suo taccuino
Jake sussultò «Fate qualcosa... loro...». Le sue giovani ali tremavano.
Non fecero a tempo a muoversi che un verde baleno illuminò l'aria. Le ali di Maël splendevano e il suo corpo emanava energia, era il canto del cigno morente. Le creature si tramutarono in pietra davanti alla sua luce e Niklas non poté non restarne ammaliato.
Increduli gli si avvicinarono.
Per un attimo il suo cuore fu avvolto dalla luce e apparve loro come il Re che poteva essere, poi la luce svanì e Maël crollò a terra mentre l'ala spezzata sanguinava copiosamente dalla ferita che aumentava sempre più di dimensione.
Jake gemette e si precipitò al suo capezzale, Maël respirava a malapena, all'ombra di quell'ultimo sole si stava assopendo per sempre.
Avrebbe voluto vedere il mondo non solo delle pallide auree.
Ma all'ombra dell'ultimo sole si era destato un viaggiatore, aveva udito il richiamo del principe.
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